domenica 26 aprile 2015

Ricordando un martire del Nazismo

Paul Schneider pastore a Buchenwald
Fu tra i primi martiri della Chiesa evangelica confessante in Germania, assassinato nel luglio 1939







(ve/epd) Il 18 luglio 1939 la voce del “predicatore di Buchenwald” fu messa a tacere per sempre. Paul Schneider, pastore della chiesa evangelica confessante (quella parte della chiesa protestante tedesca decisa a resistere, fin dalla metà degli anni Trenta, alle pressioni del regime nazista), fu ucciso mediante un’iniezione letale. Il quarantunenne pastore fu tra i primi membri della chiesa confessante a cadere sotto la violenza hitleriana. Morì al termine di un calvario durato 15 mesi, trascorso in isolamento nel famigerato “Bunker” del campo di concentramento di Buchenwald nei pressi di Weimar. I compagni di prigionia raccontarono che dalla sua cella Schneider non cessò mai di testimoniare ad alta voce la sua fede e di denunciare le torture e gli omicidi commessi dai nazisti. 

Profeta, martire o fanatico? 
Settant’anni dopo la sua morte, Paul Schneider è ammirato e celebrato, ma c’è anche chi lo ricorda con una certa perplessità. Quel pastore della cittadina di Dickenschied, nella Renania, è stato un martire, come ha sostenuto ad esempio Dietrich Bonhoeffer, o era invece un fanatico? È stato un combattente antifascista, un eroe della fede o era invece un cristiano fondamentalista? Perché ha deciso di opporsi apertamente ai nazisti, invece di limitarsi a disapprovare in privato le scelte del regime? 

Rifiuto di ogni compromesso 
Paul Schneider, figlio di un pastore, è nato il 29 agosto 1897 a Pferdsfeld, nei pressi di Bad Kreuznach. La sua fede, forte e non disposta a scendere a compromessi, lo ha inevitabilmente spinto a entrare in conflitto con lo stato nazista, ma anche con la sua chiesa di appartenenza, quella del Land della Renania. Entrato a far parte della “chiesa confessante”, è stato arrestato una prima volta nel 1934. Altri arresti si sono succeduti, ad esempio per non avere rispettato il divieto di annunciare dal pulpito della sua chiesa i proclami della chiesa confessante. 
Nel novembre del 1937, Schneider viene trasferito dal carcere della Gestapo di Koblenz nel campo di concentramento di Buchenwald. Dopo alcuni mesi di lavori forzati nelle cave di pietra, è rinchiuso nel “Bunker”. Il motivo della condanna alla cella di rigore: Schneider si è rifiutato di salutare la bandiera uncinata nel giorno del compleanno del Führer. 

Predicatore di Buchenwald 
Il pastore Paul Schneider si è costantemente opposto, con irremovibile coerenza, alle pressioni e agli ordini delle autorità naziste, fuori e dentro il carcere e il campo di concentramento. I compagni di prigionia sopravvissuti hanno ribadito a più riprese la forte impressione provocata su di loro dalla sua fermezza e dal suo coraggio. Le testimonianze raccolte hanno portato a definire Schneider il “predicatore di Buchenwald”: dalla finestra della sua cella, il pastore gridava dei versetti biblici ai prigionieri radunati per l’appello sul piazzale del campo di concentramento.

Il ricordo 
La chiesa evangelica tedesca ha ricordato, sabato 18 luglio 2009, il pastore Paul Schneider. A Buchenwald, dove oggi sorge la “KZ-Gedenkstätte Buchenwald”, la sua memoria è stata onorata nel corso di un culto ecumenico. 

Bibliografia: 
Margarete Dieterich Schneider, Il predicatore di Buchenwald. Il martirio del pastore Paul Schneider (1897-1939), Claudiana, Torino 1996 

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