domenica 31 luglio 2016
sulla ferrovia Cuneo-Nizza
COMUNICATO STAMPA
I Verdi Liguri intendono partecipare al movimento franco-italiano a sostegno della ferrovia Cuneo-Ventimiglia.Si tratta di una infrastruttura di grande valore storico e paesaggistico sia per le vedute che offre che per i luoghi attraversati nonche' per le notevoli opere infrastrutturali necessarie per la realizzazione.
I Verdi Liguri ritengono che la montagna alpina paghi già troppo il prezzo del peso eccessivo delle automobili ed il rischio di un pesante inquinamento da petrolio e suoi derivati.
Su queste basi riteniamo indispensabile una azione di difesa ma soprattutto di sostegno e di rilancio di una infrastruttura ferroviaria,che può assumere anche una importante valenza sociale per i luoghi attraversati (Tenda,Briga,Limone,...) nonche' un valore turistico di assoluto rilievo.
Saremo quindi in prima fila a difesa di una infrastruttura ferroviaria di primo ordine insieme ai Verdi francesi e a tutte e tutti coloro che intendono intervenire a sostegno della montagna alpina.
Lia Giribone-co portavoce dei Verdi Liguri
sebastiano Sciortino-co-protavoce dei Verdi Liguri
Danilo Bruno-consigliere federale dei Verdi Liguri
sabato 30 luglio 2016
Nessuno tocchi Caino
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Anno 16 - n. 34 - 30-07-2016
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA
2. NEWS FLASH: INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
3. NEWS FLASH: IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
4. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
5. NEWS FLASH: ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA
Sarà presentato alla 73° Biennale del Cinema di Venezia (31 ago – 10 sett 2016) il Docu-film ‘Spes contra spem – Liberi dentro’ di Ambrogio Crespi, prodotto da Nessuno tocchi Caino.
Si tratta di un lavoro frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di Reclusione di Opera.
Il docu-film si compone di immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere e agenti di polizia penitenziaria e il capo del DAP Santi Consolo.
Dal documento emerge con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti - nel loro modo di pensare, di sentire e di agire - ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni.
Dalle testimonianze emerge anche che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di persone detenute in persone autenticamente libere.
Sarà questa una preziosa occasione per promuovere un messaggio di grande valore umano e civile.
Per saperne di piu' :
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
29 luglio 2016: l’Indonesia ha effettuato le sue prime esecuzioni in più di un anno, nonostante una serie di ricorsi legali, la pressione diplomatica e la condanna internazionale.
Quattro prigionieri, tutti condannati a morte per reati di droga, sono stati scortati fino ad una radura sull'isola penale di Nusa Kambangan e giustiziati da un plotone di esecuzione la mattina presto.
Sono stati identificati come Freddy Budiman, cittadino indonesiano; Humphrey Jefferson Ejike Eleweke e Michael Tito Igweh, dalla Nigeria; e Seck Osmane, dal Senegal.
Altri dieci detenuti che dovevano essere giustiziati - tra cui tre indonesiani, e stranieri di paesi tra cui Pakistan e l'India - non sono stati uccisi, tuttavia i funzionari hanno detto che saranno messi a morte in un secondo momento.
Le autorità non hanno spiegato il motivo della sospensione di queste esecuzioni, tuttavia l'isola è stata colpita da una violenta tempesta mentre le altre esecuzioni venivano effettuate.
Il Vice procuratore generale Noor Rachmad ha detto che i quattro uomini sono stati giustiziati poco dopo la mezzanotte ora locale.
"Questo non è un lavoro divertente. Per noi è davvero un lavoro triste perché coinvolge la vita delle persone ", ha detto. "Non viene fatto per togliere la vita ma per fermare le cattive intenzioni e l'atto malvagio del traffico di droga."
L'avvocato di Jefferson, Afif Abdul Qoyim, ha detto alla AFP che l'esecuzione non sarebbe dovuta andare avanti perché il suo cliente questa settimana aveva presentato un ricorso legale. "Quando questa procedura non viene rispettata significa che questo non è più un paese che applica la legge, né i diritti umani", ha detto.
Secondo gli avvocati c’erano prove che indicano la non colpevolezza di Jefferson per il reato per cui è stato condannato a morte - il possesso di 1,7 kg di eroina – inclusa un'ammissione di colpa sul letto di morte dell’uomo che lo avrebbe incastrato.
Jefferson si era precedentemente rifiutato di chiedere clemenza, sostenendo che si sarebbe trattato di un'ammissione di colpa. In un ultimo tentativo, i suoi avvocati hanno presentato una richiesta di clemenza il 25 luglio mattina. Secondo la legge indonesiana, esecuzioni non possono essere praticate mentre una richiesta di clemenza è in sospeso.
La polizia, personale dell'esercito e della marina controllavano il porto, e la porta d'ingresso del carcere di Nusa Kambangan, con 1.500 agenti che presidiavano la zona.
Le bare sono state trasportate fino a Nusa Kambangan il 28 mattina, ed ai consiglieri spirituali - che forniscono assistenza ai prigionieri nelle loro ultime ore - è stato detto di preparare i detenuti per le esecuzioni.
Amnesty International ha descritto le esecuzioni come "un atto deplorevole".
"Tutte le esecuzioni in programma devono essere fermate immediatamente. L'ingiustizia già fatta non può essere invertita, ma c'è ancora speranza di non aggravarla", ha detto Rafendi Djamin, direttore di Amnesty per il sud-est asiatico e Pacifico.
L’Indonesia non ha fornito all’opinione pubblica molte informazioni su questo round di esecuzioni, evitando anche di confermare pubblicamente la lista dei condannati da giustiziare.
Due persone i cui casi sono noti a livello internazionale non sono state giustiziate.
Il primo è il pakistano Zulfiqar Ali, che ha sostenuto di essere stato picchiato per confessare il possesso di eroina. L'altra è una donna indonesiana, Merri Utami, che è stata catturata con l'eroina nella sua borsa mentre attraversava l’aeroporto di Giacarta e che sostiene di essere stata ingannata al fine di diventare un corriere della droga.
Ricky Gunawan, direttore del Community Legal Aid Institute, ha detto che la mancanza di trasparenza in quest’ultimo round di esecuzioni è una copertura di comodo. "Per tutto questo tempo hanno mantenuto il segreto", ha detto. "L'Indonesia è forse consapevole di violare tante leggi, così hanno mantenuto il segreto."
Secondo la legge indonesiana, i condannati a morte non possono essere giustiziati prima che tutte le vie legali - tra cui gli appelli di clemenza - siano completamente esaurite.
(Fonti: theguardian.com, 29/07/2016)
Per saperne di piu' :
IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
26 luglio 2016: secondo un rapporto pubblicato da Iran Human Rights (IHR), le autorità iraniane hanno giustiziato almeno 250 persone tra il 1° gennaio e il 20 luglio di quest'anno, il che rappresenta una media di più di una esecuzione al giorno. I numeri delle esecuzioni praticate finora nel 2016 sono comunque sensibilmente inferiori rispetto allo stesso periodo del 2015.
L'anno scorso, le autorità iraniane hanno giustiziato più di 700 persone nei primi sette mesi dell'anno. Il numero delle esecuzioni per l'intero anno fu superiore a 969, il più alto in più di 25 anni.
"Nonostante la significativa riduzione del numero di esecuzioni rispetto agli ultimi due anni, l’Iran rimane in cima alla lista dei carnefici dopo la Cina. Inoltre, non vi è alcuna indicazione che la riduzione del numero di esecuzioni sia dovuta ad un cambiamento della politica da parte delle autorità iraniane. I numeri sono più bassi rispetto allo scorso anno molto probabilmente a causa delle elezioni politiche nel febbraio e marzo di quest'anno e al mese islamico del Ramadan a giugno", ha dichiarato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights.
Le analisi di IHR mostrano che il numero di esecuzioni in Iran è normalmente molto basso nel mese del Ramadan, nelle settimane intorno al Capodanno iraniano (20 marzo) e nelle settimane prima delle elezioni parlamentari e presidenziali.
"Più di 40 esecuzioni sono state effettuate nelle prime tre settimane di luglio, e temiamo che le esecuzioni aumenteranno ulteriormente nei prossimi mesi. Facciamo appello alla comunità internazionale e a tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran affinché pongano la questione della pena di morte in Iran in cima all'agenda nei colloqui bilaterali con le autorità iraniane", ha detto Amiry-Moghaddam.
Secondo il rapporto di IHR, come negli anni passati, la maggior parte delle esecuzioni effettuate finora quest'anno sono per reati di droga e omicidi. Le autorità iraniane continuano a giustiziare persone nei luoghi pubblici di fronte a comuni cittadini, compresi i bambini. Ci sono anche diversi possibili minorenni tra i giustiziati finora nel 2016; IHR sta indagando ulteriormente su questi casi.
Alcuni dati dal recente rapporto di IHR sulle esecuzioni tra 1° gennaio e 20 luglio 2016 evidenziano che:
Il 45% delle esecuzioni sono state riportate da fonti iraniane ufficiali;
Il 47% delle esecuzioni sono legate a reati di droga;
Il 39% delle esecuzioni sono per omicidio;
19 persone sono state impiccate in pubblico;
E' importante sottolineare che IHR sta ancora indagando su alcune notizie di esecuzione, che non sono state incluse nel rapporto a causa della mancanza di sufficienti dettagli.
(Fonti: Iran Human Rights, 26/07/2016)
Per saperne di piu' :
ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
27 luglio 2016: due milionari sauditi hanno donato 225.000 riyal per pagare la “diya” (prezzo del sangue) di un autista filippino che era stato condannato a morte per aver ucciso un cittadino indiano, salvandolo quindi dall’esecuzione.
Il filippino guidava un furgone nella città centrale di Al Rass quando investì il pedone, uccidendolo all'istante, ha riportato il 'Sabq'.
Dopo la condanna a morte dell’autista, la famiglia della vittima chiese un prezzo del sangue di 225.000 riyal.
In base alla legge islamica applicata rigorosamente in Arabia Saudita, la famiglia della vittima può chiedere qualsiasi cifra come risarcimento per la perdita del parente, anche se la “diya” standard per una vittima musulmana è 300.000 riyal.
Il lavoratore filippino in questione non aveva però i soldi per pagare la diya e sarebbe quindi stato giustiziato. Per fortuna due ricchi cittadini sauditi si sono interessati al caso e hanno deciso di pagare la somma.
La notizia non spiega perché questi sauditi abbiano pagato la diya per il filippino, né rende noti i nomi delle persone coinvolte nella vicenda, limitandosi a riportare che "La corte ha appena inviato una lettera al carcere per liberare il filippino e considerare il caso chiuso."
(Fonti: kami.com.ph, 27/07/2016)
Per saperne di piu' :
ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
25 luglio 2016: nonostante la nuova legge sulla segretezza, individuato dalla Associated Press il fornitore di vecuronium bromide. L’agenzia giornalistica ha ottenuto dall’Amministrazione Penitenziaria foto dei flaconi recentemente acquistati. Le foto avevano alcune parti oscurate, ma gli esperti della Associated Press, confrontando le foto “censurate” con quelle ricavate dall’archivio della agenzia governativa National Institutes of Health, hanno identificato i flaconi come proveniente dalla Hospira, una ditta farmaceutica già in passato coinvolta in polemiche sui farmaci letali, e acquistata l’anno scorso dalla Pfizer.
La Pfizer a marzo aveva preso posizione contro l’uso dai propri farmaci nelle iniezioni letali, e si era impegnata a “monitorare costantemente” che nessuno dei 7 farmaci letali contenuti nel suo portafoglio finisse nelle camere della morte.
La Associated Press ha contattato la portavoce della multinazionale, Rachel Hooper. La Hooper, rispondendo per iscritto, ha confermato che la Pfizer ha posto restrizione sulla vendita dei farmaci che potenzialmente potrebbero essere usati nelle iniezioni letali “implementando una strategia complessiva e migliorando i controlli per contribuire a contrastare l’uso non autorizzato di propri prodotti nella pena di morte. La Pfizer sta inviando agli stati comunicazioni per ricordare loro la nostra linea di condotta”.
Hooper non ha risposto alla domanda se la Pfizer fosse al corrente della vendita di vecuronium bromide all’Arkansas.
(Fonti: Associated Press, rt.com, 25/07/2016)
Anno 16 - n. 34 - 30-07-2016
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA
2. NEWS FLASH: INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
3. NEWS FLASH: IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
4. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
5. NEWS FLASH: ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA
Sarà presentato alla 73° Biennale del Cinema di Venezia (31 ago – 10 sett 2016) il Docu-film ‘Spes contra spem – Liberi dentro’ di Ambrogio Crespi, prodotto da Nessuno tocchi Caino.
Si tratta di un lavoro frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di Reclusione di Opera.
Il docu-film si compone di immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere e agenti di polizia penitenziaria e il capo del DAP Santi Consolo.
Dal documento emerge con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti - nel loro modo di pensare, di sentire e di agire - ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni.
Dalle testimonianze emerge anche che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di persone detenute in persone autenticamente libere.
Sarà questa una preziosa occasione per promuovere un messaggio di grande valore umano e civile.
Per saperne di piu' :
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
29 luglio 2016: l’Indonesia ha effettuato le sue prime esecuzioni in più di un anno, nonostante una serie di ricorsi legali, la pressione diplomatica e la condanna internazionale.
Quattro prigionieri, tutti condannati a morte per reati di droga, sono stati scortati fino ad una radura sull'isola penale di Nusa Kambangan e giustiziati da un plotone di esecuzione la mattina presto.
Sono stati identificati come Freddy Budiman, cittadino indonesiano; Humphrey Jefferson Ejike Eleweke e Michael Tito Igweh, dalla Nigeria; e Seck Osmane, dal Senegal.
Altri dieci detenuti che dovevano essere giustiziati - tra cui tre indonesiani, e stranieri di paesi tra cui Pakistan e l'India - non sono stati uccisi, tuttavia i funzionari hanno detto che saranno messi a morte in un secondo momento.
Le autorità non hanno spiegato il motivo della sospensione di queste esecuzioni, tuttavia l'isola è stata colpita da una violenta tempesta mentre le altre esecuzioni venivano effettuate.
Il Vice procuratore generale Noor Rachmad ha detto che i quattro uomini sono stati giustiziati poco dopo la mezzanotte ora locale.
"Questo non è un lavoro divertente. Per noi è davvero un lavoro triste perché coinvolge la vita delle persone ", ha detto. "Non viene fatto per togliere la vita ma per fermare le cattive intenzioni e l'atto malvagio del traffico di droga."
L'avvocato di Jefferson, Afif Abdul Qoyim, ha detto alla AFP che l'esecuzione non sarebbe dovuta andare avanti perché il suo cliente questa settimana aveva presentato un ricorso legale. "Quando questa procedura non viene rispettata significa che questo non è più un paese che applica la legge, né i diritti umani", ha detto.
Secondo gli avvocati c’erano prove che indicano la non colpevolezza di Jefferson per il reato per cui è stato condannato a morte - il possesso di 1,7 kg di eroina – inclusa un'ammissione di colpa sul letto di morte dell’uomo che lo avrebbe incastrato.
Jefferson si era precedentemente rifiutato di chiedere clemenza, sostenendo che si sarebbe trattato di un'ammissione di colpa. In un ultimo tentativo, i suoi avvocati hanno presentato una richiesta di clemenza il 25 luglio mattina. Secondo la legge indonesiana, esecuzioni non possono essere praticate mentre una richiesta di clemenza è in sospeso.
La polizia, personale dell'esercito e della marina controllavano il porto, e la porta d'ingresso del carcere di Nusa Kambangan, con 1.500 agenti che presidiavano la zona.
Le bare sono state trasportate fino a Nusa Kambangan il 28 mattina, ed ai consiglieri spirituali - che forniscono assistenza ai prigionieri nelle loro ultime ore - è stato detto di preparare i detenuti per le esecuzioni.
Amnesty International ha descritto le esecuzioni come "un atto deplorevole".
"Tutte le esecuzioni in programma devono essere fermate immediatamente. L'ingiustizia già fatta non può essere invertita, ma c'è ancora speranza di non aggravarla", ha detto Rafendi Djamin, direttore di Amnesty per il sud-est asiatico e Pacifico.
L’Indonesia non ha fornito all’opinione pubblica molte informazioni su questo round di esecuzioni, evitando anche di confermare pubblicamente la lista dei condannati da giustiziare.
Due persone i cui casi sono noti a livello internazionale non sono state giustiziate.
Il primo è il pakistano Zulfiqar Ali, che ha sostenuto di essere stato picchiato per confessare il possesso di eroina. L'altra è una donna indonesiana, Merri Utami, che è stata catturata con l'eroina nella sua borsa mentre attraversava l’aeroporto di Giacarta e che sostiene di essere stata ingannata al fine di diventare un corriere della droga.
Ricky Gunawan, direttore del Community Legal Aid Institute, ha detto che la mancanza di trasparenza in quest’ultimo round di esecuzioni è una copertura di comodo. "Per tutto questo tempo hanno mantenuto il segreto", ha detto. "L'Indonesia è forse consapevole di violare tante leggi, così hanno mantenuto il segreto."
Secondo la legge indonesiana, i condannati a morte non possono essere giustiziati prima che tutte le vie legali - tra cui gli appelli di clemenza - siano completamente esaurite.
(Fonti: theguardian.com, 29/07/2016)
Per saperne di piu' :
IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
26 luglio 2016: secondo un rapporto pubblicato da Iran Human Rights (IHR), le autorità iraniane hanno giustiziato almeno 250 persone tra il 1° gennaio e il 20 luglio di quest'anno, il che rappresenta una media di più di una esecuzione al giorno. I numeri delle esecuzioni praticate finora nel 2016 sono comunque sensibilmente inferiori rispetto allo stesso periodo del 2015.
L'anno scorso, le autorità iraniane hanno giustiziato più di 700 persone nei primi sette mesi dell'anno. Il numero delle esecuzioni per l'intero anno fu superiore a 969, il più alto in più di 25 anni.
"Nonostante la significativa riduzione del numero di esecuzioni rispetto agli ultimi due anni, l’Iran rimane in cima alla lista dei carnefici dopo la Cina. Inoltre, non vi è alcuna indicazione che la riduzione del numero di esecuzioni sia dovuta ad un cambiamento della politica da parte delle autorità iraniane. I numeri sono più bassi rispetto allo scorso anno molto probabilmente a causa delle elezioni politiche nel febbraio e marzo di quest'anno e al mese islamico del Ramadan a giugno", ha dichiarato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights.
Le analisi di IHR mostrano che il numero di esecuzioni in Iran è normalmente molto basso nel mese del Ramadan, nelle settimane intorno al Capodanno iraniano (20 marzo) e nelle settimane prima delle elezioni parlamentari e presidenziali.
"Più di 40 esecuzioni sono state effettuate nelle prime tre settimane di luglio, e temiamo che le esecuzioni aumenteranno ulteriormente nei prossimi mesi. Facciamo appello alla comunità internazionale e a tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran affinché pongano la questione della pena di morte in Iran in cima all'agenda nei colloqui bilaterali con le autorità iraniane", ha detto Amiry-Moghaddam.
Secondo il rapporto di IHR, come negli anni passati, la maggior parte delle esecuzioni effettuate finora quest'anno sono per reati di droga e omicidi. Le autorità iraniane continuano a giustiziare persone nei luoghi pubblici di fronte a comuni cittadini, compresi i bambini. Ci sono anche diversi possibili minorenni tra i giustiziati finora nel 2016; IHR sta indagando ulteriormente su questi casi.
Alcuni dati dal recente rapporto di IHR sulle esecuzioni tra 1° gennaio e 20 luglio 2016 evidenziano che:
Il 45% delle esecuzioni sono state riportate da fonti iraniane ufficiali;
Il 47% delle esecuzioni sono legate a reati di droga;
Il 39% delle esecuzioni sono per omicidio;
19 persone sono state impiccate in pubblico;
E' importante sottolineare che IHR sta ancora indagando su alcune notizie di esecuzione, che non sono state incluse nel rapporto a causa della mancanza di sufficienti dettagli.
(Fonti: Iran Human Rights, 26/07/2016)
Per saperne di piu' :
ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
27 luglio 2016: due milionari sauditi hanno donato 225.000 riyal per pagare la “diya” (prezzo del sangue) di un autista filippino che era stato condannato a morte per aver ucciso un cittadino indiano, salvandolo quindi dall’esecuzione.
Il filippino guidava un furgone nella città centrale di Al Rass quando investì il pedone, uccidendolo all'istante, ha riportato il 'Sabq'.
Dopo la condanna a morte dell’autista, la famiglia della vittima chiese un prezzo del sangue di 225.000 riyal.
In base alla legge islamica applicata rigorosamente in Arabia Saudita, la famiglia della vittima può chiedere qualsiasi cifra come risarcimento per la perdita del parente, anche se la “diya” standard per una vittima musulmana è 300.000 riyal.
Il lavoratore filippino in questione non aveva però i soldi per pagare la diya e sarebbe quindi stato giustiziato. Per fortuna due ricchi cittadini sauditi si sono interessati al caso e hanno deciso di pagare la somma.
La notizia non spiega perché questi sauditi abbiano pagato la diya per il filippino, né rende noti i nomi delle persone coinvolte nella vicenda, limitandosi a riportare che "La corte ha appena inviato una lettera al carcere per liberare il filippino e considerare il caso chiuso."
(Fonti: kami.com.ph, 27/07/2016)
Per saperne di piu' :
ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
25 luglio 2016: nonostante la nuova legge sulla segretezza, individuato dalla Associated Press il fornitore di vecuronium bromide. L’agenzia giornalistica ha ottenuto dall’Amministrazione Penitenziaria foto dei flaconi recentemente acquistati. Le foto avevano alcune parti oscurate, ma gli esperti della Associated Press, confrontando le foto “censurate” con quelle ricavate dall’archivio della agenzia governativa National Institutes of Health, hanno identificato i flaconi come proveniente dalla Hospira, una ditta farmaceutica già in passato coinvolta in polemiche sui farmaci letali, e acquistata l’anno scorso dalla Pfizer.
La Pfizer a marzo aveva preso posizione contro l’uso dai propri farmaci nelle iniezioni letali, e si era impegnata a “monitorare costantemente” che nessuno dei 7 farmaci letali contenuti nel suo portafoglio finisse nelle camere della morte.
La Associated Press ha contattato la portavoce della multinazionale, Rachel Hooper. La Hooper, rispondendo per iscritto, ha confermato che la Pfizer ha posto restrizione sulla vendita dei farmaci che potenzialmente potrebbero essere usati nelle iniezioni letali “implementando una strategia complessiva e migliorando i controlli per contribuire a contrastare l’uso non autorizzato di propri prodotti nella pena di morte. La Pfizer sta inviando agli stati comunicazioni per ricordare loro la nostra linea di condotta”.
Hooper non ha risposto alla domanda se la Pfizer fosse al corrente della vendita di vecuronium bromide all’Arkansas.
(Fonti: Associated Press, rt.com, 25/07/2016)
I Verdi sul cemento in via Nizza a Savona
MASTERPLAN DI VIA NIZZA
Avevamo appena finito di dire che votare Battaglia o Caprioglio rappresentava la medesima scelta per la crescita della città e purtroppo i fatti ci stanno dando ragione.
La Giunta Caprioglio a trazione leghista ha presentato in questi giorni al Ministero delle Infrastrutture il piano per il riassetto del ponente cittadino,che era stato praticamente predisposto durante la Giunta Berruti.
In esso viene previsto tra l'altro:
a) una pista ciclabile;
b) il taglio di oltre duecento posti auto anche per i residenti;
c) ma soprattutto ed è il fatto veramente piu' grave in cambio della possibile ristrutturazione di Villa Zanelli, condannata a divenire una sorta di contenitore per asciugamani e costumi (o "museo dell'estate"come piace definirlo al presidente regionale Toti) invece che il museo del Liberty per cui esiste già un progetto scientifico di rilievo, viene dato il via libera a tutte le operazioni edilizie in zona:torri al posto dei cantieri Solimano,spostamento del LDL,ristrutturazione del Famila,....con conseguente aumento delle cubature cementizie e di appartamenti in una città,che vanta ormai un record per le case vuote ed invendute.
A questa ennesima operazione cementizia si associa il completo silenzio dell'assessora ai servizi sociali leghista ed esperta di co-housing,social housing e quant'altro poiche' nulla viene previsto in tal senso nel riassetto delle aree tanto per rammentare che Savona ha al piu' bisogno di case per i ceti meno abbienti,gli anziani e le coppie giovani,che rischiano sempre piu' di dover emigrare per trovare una abitazione a prezzi ragionevoli.
In questo quadro i Verdi chiamano ancora una volta tutte le cittadine e tutti i cittadini alla lotta per impedire l'ennesimo saccheggio edilizio e l'ennesimo tentativo di privatizzare il nostro mare e le nostre spiagge,consci che una forte opposizione civile e democratica saprà opporsi a questo ennesimo esempio di crescita a base di cemento.
Gabriello Castellazzi -co-portavoce dei Verdi Savonesi
Mirella De Luca-co-portavoce dei Verdi Savonesi
Danilo Bruno-consigliere federale dei Verdi
__._,_.___
venerdì 29 luglio 2016
I Liberali per il No
Referendum: Lettera comitato liberali per No a Mattarella
ZCZC5825/SXA XPP93209_SXA_QBXB R POL S0A QBXB Referendum: Lettera comitato liberali per No a Mattarella Preoccupazione per indiscrezioni sulla data quesito (ANSA) - ROMA, 21 LUG - Come anticipato il 27 giugno scorso, in seguito all'assemblea del Comitato, il Presidente del Comitato dei liberali per il NO alla riforma Costituzionale Prof. Giuseppe Bozzi,ha scritto al Presidente Mattarella. La lettera e' stata recapitata questa mattina. E' quanto scritto in una nota. I liberali per il NO - ha dichiarato il presidente Bozzi - hanno espresso preoccupazione per le indiscrezioni sulla data in cui si terra' il Referendum, sostenendo l'inopportunita' che essa preceda l'udienza davanti alla Corte Costituzionale sulla legittimita' dell'Italicum, o che addirittura sia fatta slittare al prossimo anno. I Liberali per il NO - si legge nella lettera - confidano che Ella esercitera' la Sua alta vigilanza affinche' l'indizione del Referendum non sia subordinata, come potrebbe apparire nel caso di anticipazione o eccessiva postergazione della data del Referendum, alle mutevoli esigenze del Governo e affinche' gli organi di controllo assicurino la neutralita' delle istituzioni, il pluralismo e la correttezza della pubblica informazione. Nella lettera si chiede anche un intervento del Presidente della Repubblica in riferimento al fatto che l'informazione pubblica radiofonica e televisiva, appare ormai pressoche' monopolizzata dalla pervasiva propaganda del Governo, in termini e forme che sembrano contraddire il pluralismo e la correttezza della pubblica informazione, in totale dissonanza con le modalita' con le quali altri Governi si sono confrontati con i referenda costituzionali che si sono svolti nel 2001 e nel 2006. (ANSA). TG-COM 21-LUG-16 17:46 NNNN
ZCZC5825/SXA XPP93209_SXA_QBXB R POL S0A QBXB Referendum: Lettera comitato liberali per No a Mattarella Preoccupazione per indiscrezioni sulla data quesito (ANSA) - ROMA, 21 LUG - Come anticipato il 27 giugno scorso, in seguito all'assemblea del Comitato, il Presidente del Comitato dei liberali per il NO alla riforma Costituzionale Prof. Giuseppe Bozzi,ha scritto al Presidente Mattarella. La lettera e' stata recapitata questa mattina. E' quanto scritto in una nota. I liberali per il NO - ha dichiarato il presidente Bozzi - hanno espresso preoccupazione per le indiscrezioni sulla data in cui si terra' il Referendum, sostenendo l'inopportunita' che essa preceda l'udienza davanti alla Corte Costituzionale sulla legittimita' dell'Italicum, o che addirittura sia fatta slittare al prossimo anno. I Liberali per il NO - si legge nella lettera - confidano che Ella esercitera' la Sua alta vigilanza affinche' l'indizione del Referendum non sia subordinata, come potrebbe apparire nel caso di anticipazione o eccessiva postergazione della data del Referendum, alle mutevoli esigenze del Governo e affinche' gli organi di controllo assicurino la neutralita' delle istituzioni, il pluralismo e la correttezza della pubblica informazione. Nella lettera si chiede anche un intervento del Presidente della Repubblica in riferimento al fatto che l'informazione pubblica radiofonica e televisiva, appare ormai pressoche' monopolizzata dalla pervasiva propaganda del Governo, in termini e forme che sembrano contraddire il pluralismo e la correttezza della pubblica informazione, in totale dissonanza con le modalita' con le quali altri Governi si sono confrontati con i referenda costituzionali che si sono svolti nel 2001 e nel 2006. (ANSA). TG-COM 21-LUG-16 17:46 NNNN
Comitato Liberali x il NO alla riforma Costituzionale
Roma - via delle Carrozze 19
info@liberalixilno.it
www.liberalixilno.it
06 6796011
fermare i trafficanti d'avorio
|
Torino acqua bene comune W i cinque stelle e i pinocchi
Il gruppo 5 Stelle del Consiglio comunale di Torino ha appena respinto
l'emendamento al Programma di Governo della Sindaca Appendino, presentato
dalla Consigliera Artesio, Gruppo Torino Bene Comune, che proponeva la
trasformazione di SMAT SPA in Azienda di diritto pubblico. Il parere
dell'assessora all'Ambiente S. Giannuzzi era stato un secco NO.
Respinto anche il successivo emendamente Artesio che proponeva una serie di
azioni volte all'uso responsabile dell'acqua.
Il Gruppo 5 stelle si è votato invece un suo emendamento che ripete pari
pari, la posizione tenuta dal PD in questi 5 anni che ha impedito la
trasformazione di SMAT. In extremis una consigliera 5Stelle ha proposto un
sub emendamento che è risultato incomprensibile al publico. Verificheremo
domani.
Ma da questa sera è risultato chiaro che la 5 stella è cadente.
Mariangela Rosolen
Dal Consiglio comunale di Torino, 28 luglio 2016, ore 22,10
l'emendamento al Programma di Governo della Sindaca Appendino, presentato
dalla Consigliera Artesio, Gruppo Torino Bene Comune, che proponeva la
trasformazione di SMAT SPA in Azienda di diritto pubblico. Il parere
dell'assessora all'Ambiente S. Giannuzzi era stato un secco NO.
Respinto anche il successivo emendamente Artesio che proponeva una serie di
azioni volte all'uso responsabile dell'acqua.
Il Gruppo 5 stelle si è votato invece un suo emendamento che ripete pari
pari, la posizione tenuta dal PD in questi 5 anni che ha impedito la
trasformazione di SMAT. In extremis una consigliera 5Stelle ha proposto un
sub emendamento che è risultato incomprensibile al publico. Verificheremo
domani.
Ma da questa sera è risultato chiaro che la 5 stella è cadente.
Mariangela Rosolen
Dal Consiglio comunale di Torino, 28 luglio 2016, ore 22,10
mercoledì 27 luglio 2016
psichiatria e relazioni sociali
La psichiatria non vede le relazioni sociali
- Maria Grazia Giannichedda,
dal manifesto 26.07.2016
Storie "americane". I casi di Monaco e Ansbach. Non si può accettare che il comparto dei saperi psico-sociali contribuisca a occultare, mistificare, cancellare la dimensione politica della vita Sono storie molto diverse questa del giovane suicida che domenica ad Ansbach cercava la strage e quella di Ali Sonboly, suicida anche lui, che a Monaco è riuscito a realizzarla. Il primo, Mohammed Deleel, è un profugo siriano, e il fatto che giusto sabato un altro profugo siriano abbia commesso, sempre in Germania, un delitto di tutt’altra natura l’uccisione di una donna che lo respingeva ha subito spostato il discorso sui rischi dell’accoglienza e sul pericolo islamico. Sono temi questi assai più drammatici ma in fondo meno inquietanti di quelli evocati dalla strage fatta dallo studente tedesco-iraniano, integrato e problematico come tanti ma con un abisso dentro, su cui nulla ha potuto il trattamento psichiatrico che il ragazzo seguiva da tempo. Questa di Sonboly è una storia americana ( anche se si è ispirato, pare, alla strage compiuta da Tim Kretfchner a Winnenden, vicino a Stoccarda, nel 2009), del tutto simile a quella di Adam Lanza, che nel 2012 uccide in una scuola elementare del Connecticut venti bambini, sette adulti e sua madre; a quella di Cho Seung Hui, autore suicida della strage al Virginia Polythecnic Institute nel 2007, a quelle di Eric Harris e Dylan Klebold, che hanno fatto il massacro di Columbine nel 1999. Tutti studenti, apparentemente integrati, in trattamento psichiatrico con farmaci e colloqui, con accesso troppo facile alle armi nei casi americani, il che ha indotto a tematizzare di quelle vicende solo questo aspetto, sottovalutando l’importanza delle domande che sollevano sulla psichiatria e sui suoi giudizi e rimedi. Sono domande che oggi invece vanno riprese anche perché hanno a che fare con il nesso fra terrorismo e follia su cui ci si sta interrogando in questi giorni. La prima cosa da dire è che il caso Sonboly e gli altri non vanno rubricati come insuccessi degli psichiatri che non hanno evitato, previsto, impedito i delitti dei loro pazienti. Il fatto è che gli psichiatri non possono prevedere ciò che accadrà come i «precog» di “Minority Report”, il racconto di Philip K. Dick. Sarebbe quindi corretto che la psichiatria finalmente abbandonasse le pretese in questo senso, che producono danni soprattutto sulle persone socialmente più deboli (gli internamenti reiterati in ospedale psichiatrico giudiziario nascono da previsioni di pericolosità sociale). La psichiatria sbaglia non perché non prevede ma perché non vede, perché non sa guardare oltre il perimetro della malattia come essa stessa lo ha definito, sbaglia perché non guarda alle persone, alle esistenze, alle relazioni sociali prima e al di là dei codici in cui le inquadra. Codici che sono diventati pericolosamente diffusi e apparentemente banali: dico sono depressa, non sono triste. Alì Sonboly dice, in quello straordinario colloquio con l’uomo che venerdì sera si beveva una birra al balcone, sono «vittima di bullismo», e se questa è la traduzione corretta delle parole del ragazzo, significa che nessuno gli ha mai insegnato a dare il nome all’oppressione che viveva – e che non è «bullismo» ma prepotenza dei forti o supposti tali né gli ha insegnato a combatterla quest’oppressione per non essere vittima, anche quando eventualmente perdente. Sia chiaro: il discorso sulle persone, le esistenze e le relazioni sociali è discorso politico, è politica. Non si può chiedere alla psichiatria di sostituirsi alla politica, ma non si può accettare che la psichiatria (usando per comodità questo concetto ma il discorso vale per tutto il comparto dei saperi psico – sociali ) contribuisca a occultare, mistificare, cancellare la dimensione politica della vita. Durante le lotte per la liberazione dal manicomio è stato fondamentale, per gli internati non meno che per quelli di noi a vario titolo impegnati nell’impresa, scoprire la dimensione politica di ciò che accadeva e trovare le parole per denominarla. Il femminismo ha fatto la stessa operazione. Tutto ciò non abolisce il dolore, le difficoltà, le ingiustizie, l’oppressione, e anche la follia se ti è accaduta in sorte. Ma ti aiuta a prendere in mano la tua vita, a riconoscere amici e nemici, le persone complici e quelle da tenere a distanza. Sono anche storie simili quella di Sonboly e quella del giovane siriano che cercava la strage. Anche lui era stato psichiatrizzato, due tentati suicidi, diversi ricoveri in ospedale psichiatrico. Del ragazzo afghano o pachistano che una settimana fa, sempre in Germania, si è avventato armato di ascia sui passeggeri di un treno finendo ucciso dalla polizia, non si sa di trascorsi psichiatrici ma non si può evitare la sensazione che fosse posticcio il suo grido «allah è grande» e che in realtà fosse una disperazione senza rimedio a guidare il suo gesto. In queste giornate da incubo in cui c’è chi ha visto i segni della psicopatologia anche nel terrorista di Nizza, riconoscere i segni della follia non deve significare la morte della dimensione politica dell’esistenza, né la fine della politica e della possibilità di trasformare il mondo.
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