http://www.ivg.it/2017/02/commissione-dindagine-ata-primo-ok-alle-sedute-segrete-protesta-del-m5s-coshanno-nascondere/
martedì 28 febbraio 2017
la fronda
Genova, i grillini ortodossi si ribellano a Grillo
LA FRONDA - UN GRUPPO DI STORICI MILITANTI CONTRO IL CANDIDATO SCELTO DALLA CONSIGLIERE REGIONALE SALVATORE: “UN VALLETTO”
LA FRONDA - UN GRUPPO DI STORICI MILITANTI CONTRO IL CANDIDATO SCELTO DALLA CONSIGLIERE REGIONALE SALVATORE: “UN VALLETTO”
di Ferruccio Sansa
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No al ‘sindaco valletto’, voi avete ucciso il Movimento”. Non c’è pace per i Cinque Stelle genovesi a tre mesi dal voto per il sindaco della città. Dopo la fuoriuscita di tutti i consiglieri comunali tranne uno; dopo le minacce arrivate ai fuoriusciti vicini a Federico Pizzarotti; ecco una lettera firmata da un gruppo di attivisti della prima ora.
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No al ‘sindaco valletto’, voi avete ucciso il Movimento”. Non c’è pace per i Cinque Stelle genovesi a tre mesi dal voto per il sindaco della città. Dopo la fuoriuscita di tutti i consiglieri comunali tranne uno; dopo le minacce arrivate ai fuoriusciti vicini a Federico Pizzarotti; ecco una lettera firmata da un gruppo di attivisti della prima ora.
Non gente che ha sposato la linea del sindaco di Parma, ma uomini e donne che vogliono restare nel Movimento: “Noi siamo quelli che da anni vanno a raccogliere firme, a volantinare. Siamo stati i primi a scegliere il Movimento”, spiega Maurizio Boccardo, uno dei firmatari. Aggiunge: “Siamo decine e adesso mettiamo l’appello online”. L’accusa: aver partorito un metodo di selezione ad personam, cioè per incoronare candidato sindaco Luca Pirondini, ex collaboratore di Alice Salvatore, candidata sconfitta alle Regionali 2015. Un sistema, dicono i dissidenti, con “liste bloccate”.
Così dopo mesi di polemiche ieri è arrivato il messaggio: “Avete ucciso il M5S, lo avete fatto in modo cosciente; avete calpestato il volere di centinaia di attivisti, persone che nel corso degli anni si sono spese in mille battaglie; avete decretato che anche nel Movimento le scelte di pochi valgono più di quelle della comunità”, esordisce il documento. Poi un attacco durissimo ai portavoce che stanno conducendo la selezione e al candidato dato per favorito, Salvatore e Pirondini appunto: “Avete creato dal nulla un candidato Sindaco valletto totalmente asservito ad una portavoce… avete annichilito attivisti e plasmato tifosi, che approverebbero qualsiasi cosa compaia sul Blog”. Oggetto dell’attacco il “sistema Genova”, cioè quel modello di selezione che dovrebbe poi servire non solo per il capoluogo ligure.
Ma chi sono Boccardo e i suoi? Il Fatto ha chiesto a Pirondini di commentare la accuse che gli sono rivolte, ma l’aspirante sindaco M5S ha ritenuto di non intervenire. Dura Salvatore: “È l’iniziativa strumentale di una persona sola”.
Insomma, la vecchia guardia - Boccardo e anche Putti - contro la nuova. A far deflagrare la situazione sono state le “graticole” per selezionare il candidato sindaco M5S. C’è chi parla di “listino bloccato” per i consiglieri. Chi rispolvera termini - “apparato”, “lottizzazione” - che si credevano cancellati dal M5S. La scintilla è la frase di uno dei candidati: “Di persone competenti che hanno tradito il Movimento ne ho viste abbastanza e sono stufo. La convinzione e la conoscenza nel Movimento saranno requisiti fondamentali”.
Fino ai messaggi al calor bianco inviati da un militante, Daniele Tizzanini, a consiglieri comunali filo-Pizzarotti: “Domani vengo a casa tua, ti vengo a prendere. Chi finisce all’ospedale non fa più denunce”. Poi altri messaggi su internet dove erano state postate anche le foto delle mogli dei dissidenti. Tizzanini, raggiunto dal Fatto, ha chiesto scusa: “Mi dispiace immensamente. Io sono una testa calda, mai e poi mai ho sfiorato una persona. Mi hanno provocato e ci sono caduto dentro”.
ma Green Italia con chi sta?
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11 marzo 2017 parte campo progressista
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lunedì 27 febbraio 2017
Carnevale di Rio e valorizzare gli Indios
In Brasile il Carnevale inizia il giovedì santo e finisce all’alba del giorno delle Ceneri. Quest’anno la scuola di samba Imperatriz, di Rio de Janeiro, ha incentrato la propria allegoria sugli indios dello Xingu e sulla loro lotta per la preservazione di territorio e diritti. Il coreografo della scuola ha chiesto la consulenza di un antropologo e si è recato nel Parco Indigeno dello Xingu, area in cui vivono diciassette differenti etnie. Sulla carta il territorio è protetto, nella realtà è contaminato da agro-tossici, i suoi fiumi stanno seccando, la foresta è progressivamente divorata. Il coreografo ha concepito lo spettacolo insieme agli indios, convivendo con loro, ascoltandoli. Le varie sezioni della parata carnevalesca affrontano temi legati alla sacralità dei territori indigeni, alla ricchezza di flora e fauna, all’invasione e furto delle terre indigene, agli incendi, alle segherie, ai prodotti agro-tossici, a un’idroelettrica mostruosa beffardamente chiamata Belo Monte, alle alleanze degli indios con i non indigeni. Quando è trapelato il tema scelto per la propria rappresentazione, la scuola e i suoi componenti hanno sofferto pressioni, minacce, violenze verbali, attacchi dei mezzi di comunicazione di massa, naturalmente sempre asserviti ai (pre)potenti di turno.
Un nutrito gruppo di leader indigeni, tra cui alcune battagliere amazzoni, ha visitato la scuola di samba per ringraziarla della coraggiosa scelta fatta. Durante la conferenza stampa indetta dalla scuola Imperatriz ha parlato, nella sua lingua, lo storico leader indigeno dello Xingu, Raoni, il quale, tra l’altro, ha detto di sentirsi vecchio e stremato dalla lotta portata avanti durante tutta la vita. Un interprete ha tradotto il suo pensiero in portoghese, ma il timbro di voce di Raoni era ben più persuasivo, convincente, caldo, emozionante delle parole in portoghese, che resta pur sempre la lingua degli invasori e colonizzatori. Sugli striscioni posti accanto al tavolo da cui il leader indigeno ha parlato c’era scritto: “Il nostro oro è la natura”, “La nostra energia è la vita”.
La Imperatriz ha messo in campo tremila figuranti, trentadue cosiddette ali, sei carri allegorici. Agli indios è stata assicurata una grande visibilità, attraverso la valorizzazione di pitture corporali, artigianato, strumenti musicali, tecnologie atte a preservare l’ambiente, e attraverso anche la valorizzazione della sacralità del loro rapporto con la natura. La scuola di samba ha attinto dall’antropologia, dalla museologia, dalla storiografia per allestire uno spettacolo che non ha discriminato gli indios facendoli apparire come arretrati, né li ha consegnati al folclore spacciandoli per esotici. Il Carnevale carioca di quest’anno ha dialogato con gli indios e i loro alleati del mondo accademico. Una scuola di samba ha contribuito a far capire al popolo brasiliano quale differenza passa tra una manifestazione di folclore e un’espressione di cultura, e ha anche fornito il suo apporto alla lotta contro preconcetti e razzismo. Accanto a personalità varie e molti leader indigeni, il vecchio Raoni ha preso parte alla parata carnevalesca e si è immerso nella moltitudine del sambodromo di Rio de Janeiro, contribuendo a far giungere “il clamore che viene dalla foresta” fin dentro l’udito di chi non vuol sentire.
Fonti:
parlare di terzo valico
Alessandria, il commissario Iolanda Romano: «Verso la revisione del progetto del Terzo valico»
piero bottino secolo xix
Alessandria - «La domanda sull’utilità del Terzo valico me la sono posta». Anche Iolanda Romano arriva al cuore del problema. Meglio tardi che mai, dirà qualcuno. Ma lei è stata nominata solo il 25 dicembre 2015 commissario per la grande opera, con il compito di farla andare avanti («Attività di coordinamento e di impulso alla realizzazione») e i giochi ormai sono quasi fatti: dei 6 lotti previsti, siamo arrivati al via libera del quarto e la copertura della spesa - 6,2 miliardi - è al 60%.
«Insomma ci sono ormai quelli che tecnicamente definiamo “costi affondati”» quindi, è il ragionamento, tanto vale andare fino a in fondo. Ma non senza quello che definisce un «project review», termine che ricorda sia il «financing» sia la «spending» e significa in pratica una revisione progettuale in quanto «non è mai troppo tardi per fare miglioramenti nell’interesse pubblico».
Perché, aggiunge, c’è stato «un cambiamento epocale e ora c’è il nuovo Codice degli appalti al posto della Legge obiettivo» che aveva dato tutto il potere a Cociv, con le conseguenze giudiziarie che si sono viste, ed è per altro tuttora in vigore. Sul tema, meglio dirlo subito, lei conferma di essere per il commissariamento del Consorzio senza se e senza ma: «Fui una dei primi a chiederlo già durante l’Ost (l’Open space technology tenuto ad Alessandria subito dopo la retata; ndr)».
Cambio di prospettiva
Ma una volta superata la questione Cociv (si spera presto), resta quello che Romano definisce «un cambio di prospettiva»: vuole metterlo a punto e rendere pubblico in un appuntamento (a marzo?) che faccia il bilancio sul primo anno del suo mandato: «Parteciperà anche il professor Ennio Cascetta», il «luminare dei trasporti» che il ministro Delrio ha nominato a capo della Struttura tecnica di missione.
Ma è un altro esperto in materia che il commissario si è scelto come consulente, nome che ha sorpreso gli osservatori: è l’ing. Andrea Debernardi, assieme a Marco Ponti sul fronte scettico della linea Torino-Lione. Se non ha cambiato idea sarà un bel match.
Incognita consulente
Romano non svela i contenuti del project review e sta sulle generali: «Bisogna spostare l’attenzione dall’infrastruttura al suo utilizzo: che tipi di treni usiamo, come sarà il servizio? Si deve parlare di sistema trasporto: che tipo di mobilità? Perché ritorna il tema dell’alta velocità».
«Alta velocità - prosegue - non vuol dire solo riduzione dei tempi di percorrenza, ma anche un diverso utilizzo delle altre linee per il trasporto locale, quindi per i pendolari». La palla passa dunque alle Fs, su cui però il consulente Debernardi cinque anni fa (parlando della Torino-Lione) avanzava non poche riserve: «Dal 2000 ad oggi le Ferrovie italiane non sono riuscite a rendere disponibili le potenti locomotive politensione promesse. I francesi hanno messo le locomotive, ma gli italiani no; con il risultato che non riescono più a produrre treni competitivi con quelli che gli svizzeri portano attraverso le linee storiche del Gottardo e del Sempione-Lötschberg».
Q uale futuro?
Ecco, appunto, il Gottardo, nuovo tunnel di cui il Terzo valico dovrebbe essere il transito decisivo verso i porti liguri. La Romano rilancia sulla «nostra capacità di attrarre le merci da e per il Nord Europa. Senza valico gli siamo noi che abbiamo tutto da perdere» non svizzeri, tedeschi, olandesi. I corridoi continentali sono il grimaldello usato per far passare l’opera.
Ma anche su questo Debernardi nel 2011 era tranchant: «L’idea, spesso ripresa, che per l’Italia sia indispensabile attrarre al bacino padano flussi commerciali Lisbona-Kiev, attestati oggi a Nord delle Alpi, senza i quali rischia di restare tagliata fuori dallo sviluppo europeo, è idea di moda, ma non trova a suo supporto elementi fattuali. Il fatto è che quei flussi semplicemente non esistono».
Un consulente così rischia di non fare sconti ai voli pindarici sul futuro del Terzo valico, ma al contempo porta alla causa un realismo che un po’ manca a chi pensa che l’opera si possa ancora fermare. Ritardare forse sì, sperando magari in un governo «amico» che blocchi tutto, buttando comunque un bel po’ di soldi pubblici (ma non sarebbe la prima volta). La Romano è lì per garantire il rispetto dei tempi (termine al 2021) e con il carattere che ha è certo che pure lei non cederà di un palmo.
piero bottino secolo xix
Alessandria - «La domanda sull’utilità del Terzo valico me la sono posta». Anche Iolanda Romano arriva al cuore del problema. Meglio tardi che mai, dirà qualcuno. Ma lei è stata nominata solo il 25 dicembre 2015 commissario per la grande opera, con il compito di farla andare avanti («Attività di coordinamento e di impulso alla realizzazione») e i giochi ormai sono quasi fatti: dei 6 lotti previsti, siamo arrivati al via libera del quarto e la copertura della spesa - 6,2 miliardi - è al 60%.
«Insomma ci sono ormai quelli che tecnicamente definiamo “costi affondati”» quindi, è il ragionamento, tanto vale andare fino a in fondo. Ma non senza quello che definisce un «project review», termine che ricorda sia il «financing» sia la «spending» e significa in pratica una revisione progettuale in quanto «non è mai troppo tardi per fare miglioramenti nell’interesse pubblico».
Perché, aggiunge, c’è stato «un cambiamento epocale e ora c’è il nuovo Codice degli appalti al posto della Legge obiettivo» che aveva dato tutto il potere a Cociv, con le conseguenze giudiziarie che si sono viste, ed è per altro tuttora in vigore. Sul tema, meglio dirlo subito, lei conferma di essere per il commissariamento del Consorzio senza se e senza ma: «Fui una dei primi a chiederlo già durante l’Ost (l’Open space technology tenuto ad Alessandria subito dopo la retata; ndr)».
Cambio di prospettiva
Ma una volta superata la questione Cociv (si spera presto), resta quello che Romano definisce «un cambio di prospettiva»: vuole metterlo a punto e rendere pubblico in un appuntamento (a marzo?) che faccia il bilancio sul primo anno del suo mandato: «Parteciperà anche il professor Ennio Cascetta», il «luminare dei trasporti» che il ministro Delrio ha nominato a capo della Struttura tecnica di missione.
Ma è un altro esperto in materia che il commissario si è scelto come consulente, nome che ha sorpreso gli osservatori: è l’ing. Andrea Debernardi, assieme a Marco Ponti sul fronte scettico della linea Torino-Lione. Se non ha cambiato idea sarà un bel match.
Incognita consulente
Romano non svela i contenuti del project review e sta sulle generali: «Bisogna spostare l’attenzione dall’infrastruttura al suo utilizzo: che tipi di treni usiamo, come sarà il servizio? Si deve parlare di sistema trasporto: che tipo di mobilità? Perché ritorna il tema dell’alta velocità».
«Alta velocità - prosegue - non vuol dire solo riduzione dei tempi di percorrenza, ma anche un diverso utilizzo delle altre linee per il trasporto locale, quindi per i pendolari». La palla passa dunque alle Fs, su cui però il consulente Debernardi cinque anni fa (parlando della Torino-Lione) avanzava non poche riserve: «Dal 2000 ad oggi le Ferrovie italiane non sono riuscite a rendere disponibili le potenti locomotive politensione promesse. I francesi hanno messo le locomotive, ma gli italiani no; con il risultato che non riescono più a produrre treni competitivi con quelli che gli svizzeri portano attraverso le linee storiche del Gottardo e del Sempione-Lötschberg».
Q uale futuro?
Ecco, appunto, il Gottardo, nuovo tunnel di cui il Terzo valico dovrebbe essere il transito decisivo verso i porti liguri. La Romano rilancia sulla «nostra capacità di attrarre le merci da e per il Nord Europa. Senza valico gli siamo noi che abbiamo tutto da perdere» non svizzeri, tedeschi, olandesi. I corridoi continentali sono il grimaldello usato per far passare l’opera.
Ma anche su questo Debernardi nel 2011 era tranchant: «L’idea, spesso ripresa, che per l’Italia sia indispensabile attrarre al bacino padano flussi commerciali Lisbona-Kiev, attestati oggi a Nord delle Alpi, senza i quali rischia di restare tagliata fuori dallo sviluppo europeo, è idea di moda, ma non trova a suo supporto elementi fattuali. Il fatto è che quei flussi semplicemente non esistono».
Un consulente così rischia di non fare sconti ai voli pindarici sul futuro del Terzo valico, ma al contempo porta alla causa un realismo che un po’ manca a chi pensa che l’opera si possa ancora fermare. Ritardare forse sì, sperando magari in un governo «amico» che blocchi tutto, buttando comunque un bel po’ di soldi pubblici (ma non sarebbe la prima volta). La Romano è lì per garantire il rispetto dei tempi (termine al 2021) e con il carattere che ha è certo che pure lei non cederà di un palmo.
salvare il leopardo delle nevi
Il leopardo delle nevi sta scomparendo!
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Il loro numero è diminuito del 20% negli ultimi 20 anni e con meno di 4.000 esemplari liberi in natura, questo straordinario e maestoso felino rischia di scomparire per sempre.
Ma con il tuo aiuto possiamo ancora fare molto per salvarlo! |
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Il leopardo delle nevi è il simbolo delle alte montagne dell'Asia Centrale. Questa straordinaria regione ospita una vasta gamma di fauna selvatica unica nel mondo e fornisce acqua per decine di milioni di persone.
Lavorare per proteggere il "fantasma delle montagne" vuol dire anche impegnarsi per contribuire a costruire un futuro per tutte le specie e le comunità locali che vivono in questo territorio. Scopri più sul fanstama delle montagne >> |
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