Alessandria, il commissario Iolanda Romano: «Verso la revisione del progetto del Terzo valico»
piero bottino secolo xix
Alessandria - «La domanda sull’utilità del Terzo valico me la sono posta». Anche Iolanda Romano arriva al cuore del problema. Meglio tardi che mai, dirà qualcuno. Ma lei è stata nominata solo il 25 dicembre 2015 commissario per la grande opera, con il compito di farla andare avanti («Attività di coordinamento e di impulso alla realizzazione») e i giochi ormai sono quasi fatti: dei 6 lotti previsti, siamo arrivati al via libera del quarto e la copertura della spesa - 6,2 miliardi - è al 60%.
«Insomma ci sono ormai quelli che tecnicamente definiamo “costi affondati”» quindi, è il ragionamento, tanto vale andare fino a in fondo. Ma non senza quello che definisce un «project review», termine che ricorda sia il «financing» sia la «spending» e significa in pratica una revisione progettuale in quanto «non è mai troppo tardi per fare miglioramenti nell’interesse pubblico».
Perché, aggiunge, c’è stato «un cambiamento epocale e ora c’è il nuovo Codice degli appalti al posto della Legge obiettivo» che aveva dato tutto il potere a Cociv, con le conseguenze giudiziarie che si sono viste, ed è per altro tuttora in vigore. Sul tema, meglio dirlo subito, lei conferma di essere per il commissariamento del Consorzio senza se e senza ma: «Fui una dei primi a chiederlo già durante l’Ost (l’Open space technology tenuto ad Alessandria subito dopo la retata; ndr)».
Cambio di prospettiva
Ma una volta superata la questione Cociv (si spera presto), resta quello che Romano definisce «un cambio di prospettiva»: vuole metterlo a punto e rendere pubblico in un appuntamento (a marzo?) che faccia il bilancio sul primo anno del suo mandato: «Parteciperà anche il professor Ennio Cascetta», il «luminare dei trasporti» che il ministro Delrio ha nominato a capo della Struttura tecnica di missione.
Ma è un altro esperto in materia che il commissario si è scelto come consulente, nome che ha sorpreso gli osservatori: è l’ing. Andrea Debernardi, assieme a Marco Ponti sul fronte scettico della linea Torino-Lione. Se non ha cambiato idea sarà un bel match.
Incognita consulente
Romano non svela i contenuti del project review e sta sulle generali: «Bisogna spostare l’attenzione dall’infrastruttura al suo utilizzo: che tipi di treni usiamo, come sarà il servizio? Si deve parlare di sistema trasporto: che tipo di mobilità? Perché ritorna il tema dell’alta velocità».
«Alta velocità - prosegue - non vuol dire solo riduzione dei tempi di percorrenza, ma anche un diverso utilizzo delle altre linee per il trasporto locale, quindi per i pendolari». La palla passa dunque alle Fs, su cui però il consulente Debernardi cinque anni fa (parlando della Torino-Lione) avanzava non poche riserve: «Dal 2000 ad oggi le Ferrovie italiane non sono riuscite a rendere disponibili le potenti locomotive politensione promesse. I francesi hanno messo le locomotive, ma gli italiani no; con il risultato che non riescono più a produrre treni competitivi con quelli che gli svizzeri portano attraverso le linee storiche del Gottardo e del Sempione-Lötschberg».
Q uale futuro?
Ecco, appunto, il Gottardo, nuovo tunnel di cui il Terzo valico dovrebbe essere il transito decisivo verso i porti liguri. La Romano rilancia sulla «nostra capacità di attrarre le merci da e per il Nord Europa. Senza valico gli siamo noi che abbiamo tutto da perdere» non svizzeri, tedeschi, olandesi. I corridoi continentali sono il grimaldello usato per far passare l’opera.
Ma anche su questo Debernardi nel 2011 era tranchant: «L’idea, spesso ripresa, che per l’Italia sia indispensabile attrarre al bacino padano flussi commerciali Lisbona-Kiev, attestati oggi a Nord delle Alpi, senza i quali rischia di restare tagliata fuori dallo sviluppo europeo, è idea di moda, ma non trova a suo supporto elementi fattuali. Il fatto è che quei flussi semplicemente non esistono».
Un consulente così rischia di non fare sconti ai voli pindarici sul futuro del Terzo valico, ma al contempo porta alla causa un realismo che un po’ manca a chi pensa che l’opera si possa ancora fermare. Ritardare forse sì, sperando magari in un governo «amico» che blocchi tutto, buttando comunque un bel po’ di soldi pubblici (ma non sarebbe la prima volta). La Romano è lì per garantire il rispetto dei tempi (termine al 2021) e con il carattere che ha è certo che pure lei non cederà di un palmo.
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