http://www.huffingtonpost.it/vannino-chiti/vertice-ue-africa-servono-sviluppo-e-il-rigore-che-non-ce-stato-in-passato_a_23292639/?utm_hp_ref=it-homepage
giovedì 30 novembre 2017
chi governa il territorio a Savona?
MA CHI GOVERNA IL TERRITORIO A SAVONA?
Qualche giorno fa abbiamo appreso tramite la stampa locale alcune idee espresse dalla società Binario Blu in merito all’utilizzo di piazza del Popolo. Ciò che colpisce non sono tanto le intenzioni della proprietà anche se il titolo degli articoli di stampa, che farebbero presagire meno residenziale ma piu’ commercio e piu’ servizi ,porterebbero a concludere che forse con tale scelta potrebbe continuare ad aggravarsi la crisi del commercio cittadino mentre non si comprenderebbe cosa si identifichi con il termine “servizi” se attività collegate alle imprese o l’ennesimo trasferimento di uffici pubblici in spazi privati ,quanto il fatto che la proprietà darebbe per scontata la necessità dell’ennesima variante del Piano Urbanistico Comunale (PUC).
Noi Verdi abbiamo atteso una reazione del Comune o delle maggiori forze di opposizione ma ad oggi tutto è rimasto nel completo silenzio.
Il centrodestra locale pare continuare con l’antico sistema già tipico del centrosinistra per cui le scelte urbanistiche vengono imposte e misurate sulle esigenze dei privati in nome di quell’”urbanistica contrattata”, che ha provocato danni enormi al consumo del suolo nel nostro paese.
Le principali forze di opposizione tacciono come sempre poiche’ paiono tristemente impegnate a “litigare fra di loro” piuttosto che pensare almeno a iniziative comuni su singoli punti per impedire il progressivo degrado cittadino.
Noi Verdi vogliamo ribadire che lo strumento essenziale per il governo del territorio rimane il PUC e che esso è approvato tramite una apposita procedura dal consiglio comunale allo scopo di avere il maggiore consenso e consultazione di cittadine e cittadini.
Confermiamo poi la necessità di una variante integrale al PUC, che ribadisca alcuni concetti chiave:
a) Eliminazione di tutte le possibilità di nuovi interventi urbanistici in città abbandonando tutte le idee di nuove colate di cemento;
b) Necessità di un piano di riqualificazione dell’esistente sia sotto il profilo energetico che abitativo;
c) Investire in progetti di social housing e di edilizia popolare poiche’ oggi chi fatica a tirare avanti, a fronte di un patrimonio immobiliare spesso invenduto, sono le giovani coppie, gli anziani e le famiglie a basso reddito;
d) Avvio di un piano di manutenzione del territorio, che possa impedire fenomeni di dissesto e soprattutto riporti le aree boscate della città a migliore destino come prevedeva l’antico progetto verde elaborato dal Comune di Savona alla fine degli anni ottanta del secolo scorso.
A questo punto sorge una domanda finale :chi governa le scelte territoriali a Savona? Secondo noi dovrebbero essere cittadine e cittadini mentre per PD e centrodestra, intrappolati nella visione dell’urbanistica contrattata, pare che il ruolo del Comune si debba ridurre a quello quasi notarile di scelte altrui.
A questo punto un consiglio :il centrodestra potrebbe anche lasciare la direzione del Comune prima di affondare la città nel cemento e nel bitume.
Danilo Bruno
i Verdi discutono
Cara/o,
come annunciato oggi, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, i coordinatori dell'Esecutivo Nazionale Angelo Bonelli, Luana Zanella e Gianluca Carrabs, hanno annunciato l'indizione di un Referendum consultivo tra gli iscritti sul futuro delle alleanze dei Verdi alle Politiche del 2018 e proposto i 10 punti programmatici da sottoporre alla coalizione. I Verdi come già deciso dal CFN del 1 ottobre 2016, hanno deciso di guardare con interesse all'iniziativa lanciata da Giuliano Pisapia di costruire un'area civica, ecologista e riformista all'interno di una coalizione di centrosinistra con il PD e contro le destre e le istanze demagogiche.
Il Referendum online avrà luogo nelle giornate del 4-5-6 dicembre attraverso le seguenti modalità: o rispondendo al quesito presente nell'email che riceveranno o compilando un form sul sito per coloro i quali non hanno fornito l'indirizzo alla Federazione nazionale.
Ci scusiamo per lo scarso preavviso, ma le accellerazioni di questi giorni ci impongono delle decisioni veloci che verranno ratificate nel CFN del 17 dicembre a Roma al Centro Congressi Cavour.
Vi segnaliamo inoltre che il 16 dicembre sempre a Roma ci sarà una Convention dei Verdi “La Coalizione per il Clima” con Giuliano Pisapia, esponenti del Governo tra i quali sono stati invitati Martina, Del Rio, Orlando, Franceschini, Nencini, esponenti dei Verdi Europei e altri esponenti della coalizione, dell'associazionismo e della società civile.
Vi trasmetto il link http://bit.ly/CoalizionePerIlClima dove trovate le nostre proposte programmatiche presentate alla conferenza stampa e vi prego di mobilitarvi fin da ora per assicurare la massima partecipazione al Referendum online.
come annunciato oggi, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, i coordinatori dell'Esecutivo Nazionale Angelo Bonelli, Luana Zanella e Gianluca Carrabs, hanno annunciato l'indizione di un Referendum consultivo tra gli iscritti sul futuro delle alleanze dei Verdi alle Politiche del 2018 e proposto i 10 punti programmatici da sottoporre alla coalizione. I Verdi come già deciso dal CFN del 1 ottobre 2016, hanno deciso di guardare con interesse all'iniziativa lanciata da Giuliano Pisapia di costruire un'area civica, ecologista e riformista all'interno di una coalizione di centrosinistra con il PD e contro le destre e le istanze demagogiche.
Il Referendum online avrà luogo nelle giornate del 4-5-6 dicembre attraverso le seguenti modalità: o rispondendo al quesito presente nell'email che riceveranno o compilando un form sul sito per coloro i quali non hanno fornito l'indirizzo alla Federazione nazionale.
Ci scusiamo per lo scarso preavviso, ma le accellerazioni di questi giorni ci impongono delle decisioni veloci che verranno ratificate nel CFN del 17 dicembre a Roma al Centro Congressi Cavour.
Vi segnaliamo inoltre che il 16 dicembre sempre a Roma ci sarà una Convention dei Verdi “La Coalizione per il Clima” con Giuliano Pisapia, esponenti del Governo tra i quali sono stati invitati Martina, Del Rio, Orlando, Franceschini, Nencini, esponenti dei Verdi Europei e altri esponenti della coalizione, dell'associazionismo e della società civile.
Vi trasmetto il link http://bit.ly/CoalizionePerIlClima dove trovate le nostre proposte programmatiche presentate alla conferenza stampa e vi prego di mobilitarvi fin da ora per assicurare la massima partecipazione al Referendum online.
mercoledì 29 novembre 2017
pesticidi nei campi giochi
PESTICIDI NEI CAMPI GIOCHI
Affronte: "Non solo Glifosato. I pesticidi anche dove giocano i bambini"
"Nuovo Report rivela che in Sud Tirolo i parchi giochi sono contaminati. Abbiamo interrogato la Commissione"
"Mentre il nostro Sud-Tirolo offre mele per tutta l'Europa, a pagarne le spese potrebbero essere i bambini locali che sono cronicamente esposti ai pesticidi" - dice Marco Affronte, Eurodeputato indipendente del Gruppo Verdi/ALE che riprende un recente studio dell'Organizzazione Sud Tirolese per la Conservazione della Natura e la protezione dell'Ambiente fatto in collaborazione con PAN Europa - "dal rapporto si evince chiaramente che è presente una forte contaminazione dei parchi giochi locali a causa dei pesticidi provenienti dalla produzione industriale di mele. Campioni di erba rivelano che il 40% dei parchi giochi sono contaminati da pesticidi, esponendo i bambini a sostanze chimiche tossiche. Abbiamo interrogato la Commissione Europea sulla questione (vedi sotto) per sensibilizzarla e spronarla ad una revisione della Direttiva 2009/128 sull'uso sostenibile dei pesticidi. La Direttiva" spiega Affronte - "richiede chiaramente alle Amministrazioni di adottare misure per proteggere la popolazione dagli gli effetti nocivi dei pesticidi, nello specifico per gruppi vulnerabili come neonati e bambini. Il Ministro regionale per l'agricoltura dell'Alto Adige ha definito delle "zone tampone non irrorate" per aree specifiche, ma i risultati di questo studio dimostrano che non sono risultate efficaci per tamponare alcunché."
I risultati dello studio ci dicono che 71 parchi gioco della Valle dell'Adige sono stati testati per i principi attivi dei pesticidi. 29 campioni (40%) sono risultati positivi per un massimo di 4 pesticidi, nonostante il fatto che molti dei campi analizzati si trovino a più di 50metri dalle coltivazionii. Nella maggior parte dei casi, il livello di residui nell'erba è superiore a quello autorizzato per - ad esempio - insalata, spinaci e fragole, che sono stati raccolte nel periodo nel quale sono stati raccolti i campioni di erba dai parchi. Anche se i bambini non mangiano l'erba, è ben noto che la pelle sia un importante veicolo di esposizione. Inoltre, questi alti livelli implicano che il resto dell'ambiente (case, giardini, orti) sia molto probabilmente altamente contaminato.
"Questi numeri non sono certo rassicuranti. Ed è preoccupante che i due pesticidi più frequentemente rilevati siano altamente tossici per la salute umana e per l'ambiente. L'insetticida Phosmet è addirittura vietato in Germania e Svizzera mentre il fungicida Fluaziman oltre ad essere tossico per l'inalazione e altamente tossico per la vita acquatica, è anche sospettato di causare infertilità in caso di esposizione del feto."
L'Alto Adige è famoso per il turismo ma anche per ospitare la maggior parte della produzione di mele italiane. Il 10% delle mele dell'Unione Europea crescono in Alto Adige. Le varietà utilizzate sono altamente sensibili ai parassiti, nel quadro di un modello di produzione di intensiva monocoltura. In questa zona, le mele vengono spesso coltivate vicino e persino all'interno dei centri abitati, vicino a case, scuole o ospedali. La produzione di mele è un settore economico molto importante nella regione in cui gli agro-chimici vengono utilizzati in modo massiccio, come rilevato da questo studio, quindi mettendo a rischio le popolazioni locali.
Koen Hertoge (membro del consiglio di amministrazione di PAN Europe): "Ringraziamo Marco Affronte per l'interessamento e per l'interrogazione. E' preoccupante vedere che non esiste assolutamente un quadro giuridico vincolante per proteggere i bambini nella nostra zona. E' necessaria un'azione immediata e aree specifiche dovrebbero essere definite come aree a "tolleranza zero" in cui non dovrebbero essere trovati residui. Esortiamo i politici a sviluppare un quadro giuridico nel quale la salute dei cittadini e dei residenti sia meglio protetta dai pesticidi."
***
In May 2017, in South-Tyrol, 71 gras samples on children's playground were taken and tested on pesticide residues. According to EU Directive 2009/128 (Sustainable Use of Pesticides) - Article 12 - playgrounds are considered sensitive areas. Article 1 states that the risks and impacts of pesticide use on human health must be reduced. Children are vulnerable.
32 playgrounds (i.e. 45%) in the agricultural area were contaminated with substances. 14 different substances have been fund, of which 7 substances are only authorized to be used in agriculture, and not for non-professional users. 1/4 of the playgrounds were contaminated with more than 2 different substances (cocktail).
We ask the European Commission if EU Directive 2009/128 be adapted to specifiy that sensitive areas must be zero-tolarance and pesticide-free areas and define that the application close to sensitive areas must be reduced and eliminated, to ensure that no spray drift contaminates the sensitive areas
if the allocation of EU-funding to farmers using pesticides could be reduced or cancelled when proved affecting playgrounds and sensitive areas
con Emiliano sull'ILVA
LVA
Affronte (Greens/EFA): "Ricatti di Calenda inaccettabili, tutti i Governi collusi con la tragedia"
"Ridicolo addossare la colpa del fallimento dell'Ilva agli ambientalisti"
"E' inaccettabile che il Ministro Calenda parli in questo modo, ponendo delle condizioni, molto più simili e veri e propri ricatti, per una trattativa" - dice Marco Affronte, Eurodeputato indipendente del Gruppo Greens/EFA che siede in Commissione Ambiente e Salute a Bruxelles - "Questo Governo, come quelli che da decenni lo hanno preceduto, sono gli unici responsabili della tragedia sanitaria, ambientale e lavorativa dell'ILVA. Ancora una volta" - prosegue Affronte - "i tarantini sono trattati da cittadini di Serie C. Il loro diritto alla salute è rinviato al 2023, in attesa della prossima volta in cui il Governo di turno riterrà necessario un rinvio. Ormai abbiamo perso il conto dei rinvii per la realizzazione di queste che sono le precondizioni minimi per l'operatività dell'impianto. Tentare di addossare la colpa agli ambientalisti o al ricorso del Governatore Emiliano è semplicemente ridicolo. Quella dell'ILVA è una tragedia per cui a pagare sono i cittadini di Taranto e gli italiani tutti. Il Ministro Calenda si scusi per le sue frasi infelici e sieda al tavolo delle trattative. E il Governo la smetta di rinviare i termini per l'applicazione del piano ambientale."
martedì 28 novembre 2017
sulla vendita di armi da ecumenici-it
(Foto di La Porzione)
Diminuisce, seppur di poco, l’export italiano di armi e munizioni, ma toccano record storici le forniture al Medio Oriente di munizionamento militare e di armi leggere, soprattutto di pistole. E’ questo, in estrema sintesi, ciò che emerge dal “Rapporto sulle esportazioni nel 2016 di armi e munizioni dall’Italia e dalla provincia di Brescia” che gli analisti dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e di Difesa (OPAL) hanno presentato in anteprima nazionale durante una conferenza stampa venerdì scorso a Brescia.
I dati rivelano diverse cose interessanti e sollevano più di un interrogativo sul rispetto delle normative vigenti da parte dell’ormai decaduto governo Renzi (in carica fino al 12 dicembre 2016), ma anche sull’attuale governo Gentiloni, responsabile della continuazione di diverse esportazioni di materiali bellici. Meritano pertanto di essere considerati con attenzione.
Diminuisce l’export, un’incoerenza?
Il primo dato del Rapporto di OPAL è all’apparenza anomalo rispetto a quanto si era appreso dalla Relazione sulle esportazioni di materiali militari inviata dal governo alle Camere lo scorso aprile. Quella Relazione, che riguarda le esportazioni del 2016, cioè lo stesso anno preso in considerazione da OPAL sulla base dei dati forniti da Istat e Eurostat, rivelava infatti una vera e propria esplosione delle autorizzazioni all’export di sistemi militari: “l’esecutivo Renzi ha portato le licenze per esportazioni di sistemi militari da poco più di 2,1 miliardi ad oltre 14,6 miliardi di euro”, scrivevo in un ampio e dettagliato articolo lo scorso giugno.
Un errore quindi rispetto a quanto evidenzia il rapporto di OPAL? Nient’affatto. Perché il record raggiunto dall’esecutivo Renzi riguarda le licenze all’esportazione, cioè come scrivevo, le autorizzazioni rilasciate e non le consegne effettive che invece, come documentavo fornendo anche un preciso grafico, erano in calo rispetto al 2015. La differenza tra autorizzazioni e consegne è nota agli esperti, ma è bene spiegarla. Innanzitutto va considerato che, trattandosi in gran parte di sistemi complessi, vi è necessariamente uno sfasamento temporale tra il rilascio delle autorizzazioni e il momento delle consegne: cioè, in parole semplici, ci vuole del tempo per fabbricarli e consegnarli e quindi ciò che è stato autorizzato lo scorso anno solo in gran parte verrà esportato a partire dal quest’anno. Ma occorre anche ricordare che le autorizzazioni comprendono una fetta, a volte consistente, di licenze di fabbricazione all’estero che l’Agenzia delle Dogane, che è quella che certifica appunto i passaggi doganali, non può riportare nella relazione di sua competenza perché non si tratta di beni tangibili ma, appunto, di licenze di fabbricazione.
I dati esaminati da OPAL, si riferiscono propriamente alle esportazioni, cioè ai materiali esportati (e non quindi alle autorizzazioni o licenze) e soprattutto non considerano tutti i materiali militari complessi (aeromobili, navi, mezzi terrestri, sistemi elettronici e di radaristica, ecc.) ma solo le “armi e munizioni”, cioè tutto (e solo) quanto riguarda le armi propriamente dette (mitragliatrici, fucili, carabine, pistole, revolver, ecc.) sia di tipo militare che cosiddetto “comune” e il munizionamento sia pesante (come bombe e altri ordigni) che “leggero” (munizioni, pallottole, cartucce ecc.).
Cala l’export, ma fa il botto in Medio Oriente
Le esportazioni effettive dall’Italia di armi e munizioni, di tipo militare e comune, mostrano anche nel 2016 un leggero calo(-2,4%): dai 1.252.573.023 euro del 2015 – che avevo esaminato in questo articolo – si passa ai 1.222.438.632 euro dello scorso anno in contrazione anche rispetto ai 1.302.319.271 euro del 2014. Fanno il botto invece le forniture, soprattutto di munizionamento militare, ai paesi del Medio Oriente: si tratta di oltre 161 milioni di euro con un incremento del 63,0%rispetto al 2015. In particolare aumentano le esportazioni all’Arabia Saudita (40 milioni di euro), ma soprattutto verso la Giordania (52 milioni di euro).
E qui troviamo una conferma e una vera e propria anomalia. Innanzitutto i dati Istat esaminati da OPAL confermano il protrarsi nel 2016 di spedizioni di munizionamento dalla Sardegna alle Forze armate dell’Arabia Saudita. Si tratta, di fatto, delle bombe aeree prodotte nella fabbrica della RWM Italia di Domusnovas in Sardegna che – come ha documentato un rapporto delle Nazioni Unite – sono utilizzate dall’aeronautica militare saudita per effettuare bombardamenti in Yemen, anche sulle zone civili, in un intervento militare mai legittimato dall’Onu che in tre anni ha causato più della metà degli oltre diecimila morti tra la popolazione inerme. Le esportazioni di queste micidiali bombe sono proseguite anche durante quest’anno con il beneplacito del governo Gentiloni: nei primi sei mesi ne sono state spedite dalla Sardegna per oltre 28,4 milioni di euro che significa che le forniture sono sestuplicate rispetto ai 4,7 milioni del primo semestre del 2015. Si tratta di esportazioni che il Parlamento europeo ha chiesto, per ben tre volte, di fermare perché, in considerazione del coinvolgimento dell’Arabia Saudita “nelle gravi violazioni del diritto umanitario accertato dalle autorità competenti delle Nazioni Unite” nel conflitto in Yemen sono in violazione dei criteri stabiliti dalla Posizione Comune dell’UE. Violazioni sulle quali la maggioranza del nostro parlamento ha deciso di sorvolare, non sospendendo le forniture di bombe ai militari sauditi.
Armi e munizioni alla Giordania: chi le ha autorizzate?
Ma c’è un altro dato, particolarmente strano, sul quale gli analisti di OPAL hanno posto l’attenzione. Nel 2016 sono state esportate alla Giordania armi e munizioni per oltre 52 milioni di euro, per l’esattezza 52.213.637 euro. Se una piccola parte riguarda armi leggere esportate dalle aziende della provincia di Brescia (1.832.709 euro) e di munizioni dalla provincia di Lecco (986.134 euro), la parte più consistente riguarda esportazioni dalla provincia di Roma (49.331.855 euro). L’anomalia sta nel fatto che, dato l’ammontare, è impensabile che si tratti di “armi comuni”, cioè di armi destinate alla popolazione civile e quindi non soggette alle prescrizioni della legge n. 185 del 1990. E’ logico quindi pensare che si tratti di materiali militari, ma – ed è qui il punto – nelle Relazioni governative inviate negli anni recenti al Parlamento le autorizzazioni all’esportazione di armamenti alla Giordania non raggiungono i 28 milioni di euro. E quindi, all’appello, ne mancano due dozzine di milioni di euro. Per capirci: chi e quando ha autorizzato l’esportazione alla Giordania di oltre 49 milioni di euro di “armi e munizioni”? E di che tipo di materiali si tratta? Due domande semplici che i parlamentari – e anche qualche organo di informazione nazionale – farebbero bene a porre al governo. Vedremo nei prossimi giorni se vi saranno riscontri.
Tante pistole per gli Usa, ma anche all’Iraq
Un altro forte incremento illustrato da OPAL consiste nell’export di rivoltelle e pistole: nel 2016 ammonta a 76.442.770 euro raggiungendo così la cifra record dal 1990. Un record ottenuto soprattutto all’aumento di esportazioni verso gli Stati Uniti(40.496.862 euro), ma anche verso diversi paesi del Medio Oriente (17.732.923 euro, cifra record dal 1990), tra cui principalmente l’Iraq (38.100 pistole per un ammontare di 14.820.131 euro), ma pure alla già citata Giordania (8.332 pistole per un valore di 1.732.839 euro), all’Oman (3.500 pistole per 977.364 euro) e finanche all’Egitto (1.233 pistole per 433.607 euro). A cui vanno aggiunte le esportazioni soprattutto al Messico (5.293 pistole per 1.645.377 euro) e al turbolento Venezuela (1.550 pistole per 762.061 euro) di cui ho già parlato in due precedenti miei articoli. In lieve calo (-1,6%) invece le esportazioni di carabine e fucili (258.465.526 euro) che però vedono una ripresa soprattutto nei paesi dell’UE (82.650.507 euro).
Gli affari delle aziende di Brescia
La provincia di Brescia si conferma anche nel 2016 come la principale zona di esportazione di armi e munizioni sia di tipo militare che per armi comuni: con quasi 326 milioni di euro ricopre più di un quarto di tutte le esportazioni nazionali in questo settore e rispetto al 2015 il giro di affari nel 2016 è aumentato del 9,6%. In forte crescita sono soprattutto, anche in questo caso, le esportazioni di armi e munizioni verso il Medio Oriente che nel 2016, con oltre 31 milioni di euro, hanno raggiunto la cifra recorddegli ultimi venticinque anni. Gli Stati Uniti (131 milioni di euro) si confermano il principale acquirente di armi prodotte a Brescia, ma nel 2016 figurano consistenti spedizioni anche verso l’Iraq (16 milioni), la Turchia (12 milioni), gli Emirati Arabi Uniti (6 milioni), Singapore (5,6 milioni) e Messico (4,2 milioni).
E proprio a questo riguardo l’Osservatorio OPAL non ha mancato di notare che anche quest’anno le esportazioni di armi italiane e bresciane rivelano il “permanere di consistenti forniture di tipo militare a paesi in zone di conflitto” ed “il persistere di spedizioni di armi semiautomatiche alle forze dell’ordine e a corpi di sicurezza di regimi autoritari internazionalmente riconosciuti per le reiterate violazioni dei diritti umani”.
Un festival controcorrente
«Riteniamo importante – ha commentato Piergiulio Biatta, presidente di OPAL – portare all’attenzione nazionale queste informazioni per riaprire il confronto pubblico, anche nella città e nella provincia di Brescia, sulla produzione e soprattutto sulle esportazioni di materiali militari e di armi comuni. Il forte incremento di esportazioni verso le zone in cui sono in corso conflitti armati, verso paesi governati da regimi autoritari, a monarchie assolute islamiche e a paesi belligeranti pone gravi interrogativi a tutte le parti sociali ed in particolare alle rappresentanze politiche» – ha aggiunto Biatta.
Si tratta di questioni a cui sono particolarmente sensibili le associazioni che fanno parte dell’Osservatorio OPAL che, insieme a numerose altre associazioni locali e all’Amministrazione comunale hanno promosso e celebrato nei giorni scorsi proprio a Brescia il primo “Festival della pace”. Un evento sul quale le realtà vicine al settore armiero hanno manifestato, nei modi che conoscono bene, più di qualche rimostranza. Ma che ha saputo sollevare, in alcuni dibattiti particolarmente partecipati dalla cittadinanza, questioni importanti che riguardano quei “beni comuni” che molti, in direzione ostinata e contraria ai venti di guerra, continuano a considerare preziosi: il disarmo e la pace.
Giorgio Beretta
una idea per migranti
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lunedì 27 novembre 2017
la fine di un museo a Savona
MA IL MUSEO DELLA CERAMICA VERRA' PRIVATIZZATO?
"L’affidamento della gestione sperimentale - per un periodo di due anni, con possibile proroga per un successivo triennio - sarà preceduto da un percorso in cui i partecipanti, singolarmente o in gruppi, saranno guidati nella formulazione di un business plan e di un modello innovativo di gestione che comprendano, oltre alle attività di accoglienza, mediazione culturale e didattica, anche tutti i servizi di management museale, dalla biglietteria all'organizzazione di eventi."
Le poche righe scritte sopra emergono da un bando di gara della Fondazione Garrone volto all'individuazione di nuove forme di promozione e gestione del Museo della Ceramica di Savona.
Team di esperti dovranno presentare il progetto di gestione entro il 13 dicembre 2017 indi partecipare ad un evento denominato "Hackathon day:un futuro di ceramica",che si svolgerà il 16 gennaio 2018 dalle 9,30 alle 18,30 al Campus di Savona in cui si presume che sarà individuato il progetto migliore.
Noi Verdi vorremmo sollevare alcuni dubbi sempre che la notizia ,così come ricevuta sia stata ben compresa, poiche' si tratterebbe di cedere la gestione di una delle piu' importanti strutture culturali della città per almeno cinque anni senza capire quale sia il ruolo futuro dell'ente pubblico o forse si spera che esso venga definito nel progetto vincitore poiche',forse, il centrodestra locale non ha ancora capito quali siano i compiti culturali del comune?
Tale decisione,qualora corrisponda al vero così come è stata pubblicata, non è stata portata a conoscenza del consiglio comunale nel Documento Unico di Programmazione (DUP) dove invece ci si affretta a ribadire che la sperimentazione della gestione del museo archeologico deve continuare nel medesimo modo ovvero senza che il comune tiri fuori un soldo per la gestione lasciando quindi la conservazione,la didattica,la produzione culturale e scientifica nella capacità dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri,che cerca di farvi fronte solo per amore dell'archeologia e della città.
Ci piacerebbe poi sapere se,tornando al museo della ceramica, la competente Sovrintendenza sia stata informata e quali eventuali disposizioni abbia dato in merito alla gestione e /o rotazione delle opere esposte?
Infine vorremmo capire se vi saranno due biglietterie separate o se ciò significa il passaggio all'esterno di tutti i servizi sopra descritti anche per la Pinacoteca?
Se gli eventuali soldi risparmiati verranno finalmente investiti nel museo archeologico o nell'apertura continuata della cella di Mazzini o nell'affidamento al museo archeologico della gestione dei musei Cuneo e Pertini?
Ci permettiamo quindi di esprimere la nostra preoccupazione per una operazione apparentemente poco realistica e soprattutto che apre tanti e tali problemi da indurre a pensare che,come al solito, il centrodestra locale "governa non avendo mai piena cognizione di ciò che sta facendo".
Danilo Bruno
domenica 26 novembre 2017
marcia mondiale per la pace e la non violenza
Durante le Giornate della Nonviolenza, svoltesi a Madrid dal 15 al 18 novembre, è stata presentata la 2ª Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che avrà inizio il 2 ottobre 2019 a Madrid e terminerà l’8 marzo 2020.
Le Giornate della Nonviolenza, promosse e organizzate da Mondo senza Guerre e senza Violenza insieme a molte altre associazioni, tra cui PNND[i], Fundación Cultura de Paz, WILPF-Spagna, Noviolencia 2018, Ecologistas en Acción, Pressenza, AiPaz, si sono svolte in diversi punti della capitale spagnola: dalla simbolica Camera dei Deputati al quartiere popolare di Vallecas, passando per il Comune di Madrid in Piazza Cibeles. L’interesse degli organizzatori è stato quello di introdurre la nonviolenza nelle sue diverse espressioni in tutti gli ambiti sociali, a livello statale, comunale e di quartiere. Tale dinamica sarà potenziata dalla 2ª Marcia Mondiale, che punta a diffonderà i temi della pace e della nonviolenza in tutti i settori sociali.
Il 15 novembre, nella Sala Clara Campoamor della Camera dei Deputati, si è parlato della sicurezza globale, dell’aumento del rischio dell’utilizzo di armi nucleari e del recente Trattato per la proibizione delle armi nucleari[ii] , che è stato ratificato da molti Stati, ma non dal governo spagnolo. Durante l’incontro il parlamentare Pedro Arrojo[iii] ha annunciato l’adesione al PNND di 50 deputati di Podemos.
Si è svolto un incontro anche tra Pablo Bustinduy[iv] e Alyn Ware[v], che hanno discusso della via seguita dalla Nuova Zelanda per riuscire, mantenendo in vigore il patto di difesa comune tra Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, a rispettare la decisione del popolo neozelandese di non consentire l’installazione di armi nucleari sul proprio territorio. Pedro Arrojo ha annunciato l’attivazione a livello internazionale di una rete di parlamentari a sostegno della 2ª Marcia Mondiale.
Foto di René Gomez
Nella giornata del 17 novembre, nell’auditorium del Palazzo di Cibeles, sede del Comune di Madrid, si è svolta un’attività intensa e serrata con 30 relatori distribuiti tra 10 tavole rotonde e conferenze.
Alla tavola rotonda “Mezzi di Comunicazione, al servizio di chi?” hanno partecipato Stéphane Grueso[vi] di Radio Carne Cruda, Magda Bandera[vii] della rivista La Marea e Javier Belda dell’agenzia internazionale Pressenza. Tutti i relatori hanno evidenziato la necessità di contrastare le informazioni promosse dai grandi gruppi economici, spesso assai lontani dalle reali necessità d’informazione dei cittadini.
Nella tavola rotonda dedicata alla Nonviolenza e alla Spiritualità nel mondo d’oggi si sono sviluppati diversi punti di vista. Moisés Mato ha messo in rilievo la campagna Nonviolenza 2018, Philippe Moal del Centro Studi Umanisti Noesis ha esposto le basi filosofiche e psicologiche della nonviolenza, Houssein el Ouarachi del Collettivo ONDA ha parlato della nonviolenza dal punto di vista dell’Islam e l’antropologa Aurora Marquina lo ha fatto dal punto di vista della nuova spiritualità del Messaggio di Silo.
Foto: René Gómez (Album)
Antonio Zurita, direttore della UCCI [viii] ha dichiarato che il Comune di Madrid e la UCCI avrebbero collaborato alla preparazione della 2ª Marcia Mondiale e ha espresso l’interesse a sostenere i valori della nonviolenza e a sviluppare la proposta delle Città della pace. Ha evidenziato la necessità di un’alleanza tra il potere politico locale e quello sociale per la piena realizzazione di questo tipo di azioni. Ha riportato una frase del professor Tierno Galván, ex sindaco di Madrid, che sosteneva: “Gli imperi crollano, ma le città rimangono”. Ha annunciato che nel 2018 si celebrerà una nuova edizione del Forum Mondiale sulle Violenze Urbane con l’obiettivo di costruire Città della Pace e Città della Convivenza. Zurita ha invitato Mondo senza Guerre a partecipare al comitato organizzatore del Forum.
Sarà in questo Forum Internazionale, a cui sono invitati i sindaci delle 300 città più popolose del pianeta, che si realizzerà nel 2018 il lancio mondiale ufficiale della 2ª Marcia per la Pace e la Nonviolenza.
Ecco il calendario provvisorio della 2ªMM:
EUROPA: Madrid – 2/10/2019, Cadice – 6/10
AFRICA: Casablanca 8/10, Dakar 27/10
AMERICA: New York 28/10, San José di Costa Rica 20/11, Bogotà 21/11, Santiago – Cile 3/1/2020
OCEANIA-ASIA: Wellington – 4/1, New Delhi 30/1/2020
EUROPA: Mosca 6/2, Madrid 8/3/2020
EUROPA: Madrid – 2/10/2019, Cadice – 6/10
AFRICA: Casablanca 8/10, Dakar 27/10
AMERICA: New York 28/10, San José di Costa Rica 20/11, Bogotà 21/11, Santiago – Cile 3/1/2020
OCEANIA-ASIA: Wellington – 4/1, New Delhi 30/1/2020
EUROPA: Mosca 6/2, Madrid 8/3/2020
Tali date saranno confermate, così come i percorsi dettagliati in ogni paese, nel mese di ottobre 2018 durante il lancio mondiale della 2MM.
Rafael de la Rubia
Membro dell’Equipe di coordinamento mondiale di Mondo senza Guerre e senza Violenza e coordinatore dell’Equipe Base che ha realizzato la 1ª Marcia Mondiale
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[i] PNND- Rete dei parlamentari per la non proliferazione e il disarmo nucleare
[ii] Lo scorso 7 luglio 2017, su iniziativa dell’ONU, 122 paesi hanno ultimato i negoziati e l’elaborazione di un Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Dal 20 settembre 2017 il Trattato è stato aperto alla firma degli Stati, con l’aspettativa fondata di essere ratificato da più di 50 paesi quale condizione per entrare in vigore.
[iii] Pedro Arrojo Agudo, deputato di Podemos. Ha conseguito il dottorato in Fisica e insegna nell’Università di Saragozza; le sue ricerche sono concentrate sull’economia dell’acqua.
[iv] Pablo Bustinduy Amador è il Portavoce del Gruppo Parlamentare di Unidos Podemos nella Commissione Affari Esteri del Congresso e deputato di Podemos per Madrid. E’ anche coordinatore della Segreteria Internazionale del partito.
[v] Alyn Ware, fondatore e coordinatore della Rete dei Parlamentari per la non proliferazione e il disarmo nucleare.
[vi] Stéphane Grueso, giornalista, cineasta e attivista sociale.
[vii] Magda Bandera è giornalista e scrittrice.
[viii] UCCI-Unione delle Città Capitali Ibero-Americane. Rete di cittadini che raggruppa tutte le capitali ibero-americane e altre città emblematiche della regione.
Membro dell’Equipe di coordinamento mondiale di Mondo senza Guerre e senza Violenza e coordinatore dell’Equipe Base che ha realizzato la 1ª Marcia Mondiale
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[i] PNND- Rete dei parlamentari per la non proliferazione e il disarmo nucleare
[ii] Lo scorso 7 luglio 2017, su iniziativa dell’ONU, 122 paesi hanno ultimato i negoziati e l’elaborazione di un Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Dal 20 settembre 2017 il Trattato è stato aperto alla firma degli Stati, con l’aspettativa fondata di essere ratificato da più di 50 paesi quale condizione per entrare in vigore.
[iii] Pedro Arrojo Agudo, deputato di Podemos. Ha conseguito il dottorato in Fisica e insegna nell’Università di Saragozza; le sue ricerche sono concentrate sull’economia dell’acqua.
[iv] Pablo Bustinduy Amador è il Portavoce del Gruppo Parlamentare di Unidos Podemos nella Commissione Affari Esteri del Congresso e deputato di Podemos per Madrid. E’ anche coordinatore della Segreteria Internazionale del partito.
[v] Alyn Ware, fondatore e coordinatore della Rete dei Parlamentari per la non proliferazione e il disarmo nucleare.
[vi] Stéphane Grueso, giornalista, cineasta e attivista sociale.
[vii] Magda Bandera è giornalista e scrittrice.
[viii] UCCI-Unione delle Città Capitali Ibero-Americane. Rete di cittadini che raggruppa tutte le capitali ibero-americane e altre città emblematiche della regione.
Traduzione dallo spagnolo di Giovanna Vasciminno
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