http://www.huffingtonpost.it/2018/02/28/enrico-letta-un-tweet-tre-messaggi-spero-gentiloni-ne-esca-rafforzato_a_23373351/?utm_hp_ref=it-homepage
mercoledì 28 febbraio 2018
martedì 27 febbraio 2018
sono un polittico
Buongiorno Sig.ra Sindaca,
mi permetto di scriverLe queste brevi note per esporre all’assessora alla cultura alcuni problemi, che mi stanno a cuore. Sono il polittico trecentesco di Barnaba da Modena, che si trova nella chiesa di Lavagnola.
Ella, sempre presa dalla Sua Giunta “Polifonica” (tutte e tutti parlano di tutto forse senza una chiara idea di ciò che affermano) e dalle folle, che la acclamano in strada in particolare lavoratori e lavoratrici di ATA e di TPL in lotta per la conservazione del posto di lavoro e contro le privatizzazioni proposte dal centrodestra, non avrà ancora notato forse che esisto per cui vorrei invitarLa a venirmi a trovare per porle alcune domande ma mi raccomando di venire con l’assessora alla cultura:
a) Forse non sa che la chiesa di S.Dalmazio di Lavagnola si chiama così perche’ era posta su un antico itinerario storico medievale, che conduceva a Borgo S.Dalmazzo?
b) Forse non sa che al museo archeologico è esposto un vaso di vetro di origine romana donato dal cap.Minuto alla città e probabilmente originario di Lavagnola. A proposito le chiedo a nome del museo ma per quanto ancora durerà questa situazione di un museo, che sopravvive senza un contributo pubblico ,pur essendo civico?
c) Vicino a me c’è l’oratorio di San Dalmazio, che costituisce un secolare scrigno di storia, arte e fede perche’ non proporre itinerari anche alla cittadinanza sui monumenti cittadini?
d) Poco distante c’è la chiesetta e il ponte di San Martino, che si sente sempre piu’ triste, solo ed abbandonato anche perche’ la Sua assessora al commercio quest’anno è riuscita nell’ennesimo miracolo: non fare la fiera piccola ma prestigiosa di San Martino. Cosa possiamo dirgli per tirarlo un po’ su ?
e) Mi permetto poi di parlarLe pure a nome di tutti i monumenti collinari (chiesa di San Pietro e Paolo ad esempio) che vorrebbero essere catalogati ed illustrati anche alla cittadinanza. Che ne dice?
Sig.ra Sindaca e sig. Assessora alla cultura,
i Verdi sono sempre disponibili a farLe fare il giro, che Le ho proposto gliene parli e poi per far stare meglio Savona vada a Palazzo Civico .Indi ritiri le Sue cose e si dimetta così da evitare che la città sprofondi nel bitume, nel carbone e nel cemento.
Con amicizia
Danilo Bruno e il quadro di Barnaba di Modena nella chiesa di san Dalmazio di Lavagnola
lunedì 26 febbraio 2018
domenica 25 febbraio 2018
Cara Repubblica ti scrivo
Cara Repubblica,
oggi nelle pagine regionali viene chiesto ai candidati e alle candidate liguri di far sentire nell'ultima settimana cosa intendono fare e/o proporre per la propria regione.
Io sono capolista al Senato in Liguria per la lista Italia,Europa,Insieme e sto tenendo un diario della campagna elettorale per capire quanti incontri ho fatto e cosa ho dato e cosa ho ricevuto dalle persone,che ho incontrato.
E' una campagna elettorale molto diversa dalle altre,che ho fatto con pochi dibattiti e molti incontri mirati ma mi piacerebbe poter spiegare cosa vorrei fare per la Liguria.Nel mio diario alla voce giornalisti compare solo il Letimbro e il secolo XIX e Stampa alla conferenza stampa di presentazione delle candidate e dei candidati savonesi del 17 febbraio u.s.
Cosa posso fare per esaudire il vostro desiderio?Passeggiare su una fune tesa in Piazza Defferrari declamando il nostro programma elettorale? Entrare in redazione armato e sequestrarvi finche' non pubblicherete una mia intervista (non mi vedo molto in questa veste avendo anche fatto l'obiettore di coscienza)? Telefonarvi ogni cinque minuti leggendovi il programma?Fatemi sapere perche'non saprei proprio cosa fare visto che ci ignorate praticamente in forma quasi sistematica.
Cordiali saluti
Danilo Bruno
sabato 24 febbraio 2018
io l'ho sottoscritto
Se eletto o eletta al Parlamento Italiano, mi impegno a tenere il rispetto dei diritti umani
come fondamento non negoziabile nell’azione politica e a sostenere tutte le iniziative volte
a riconoscere diritti civili e sociali a chi ne è ancora ingiustamente escluso.
In tema di diritti delle persone lgbti, faccio miei i seguenti obiettivi, affinché trovino
traduzione in altrettante iniziative legislative:
1 - MATRIMONIO PER TUTT*
L’estensione dell’istituto del matrimonio civile a tutte le coppie, omosessuali e
eterosessuali, così come accade in moltissimi Paesi nel mondo, superando l’idea
discriminatoria di un istituto ad hoc per le coppie formate da persone dello stesso sesso.
2 - ADOZIONI PER SINGLE E COPPIE DELLO STESSO SESSO
La riforma della legge 184 del 1983 sulle adozioni, affinché, tenendo al centro l’interesse
primario del minore, sia resa possibile l’adozione per i single e le coppie formate da
persone dello stesso sesso.
3 - LEGGE DI CONTRASTO E PREVENZIONE DELLE VIOLENZE E DELL’ODIO
OMOTRANSFOBICO
Dopo il naufragio del tentativo di riforma della legge Mancino, è necessario riaprire una
discussione finalizzata a produrre un’iniziativa legislativa che definisca un’aggravante per i
crimini che hanno origine nell’omofobia, nella lesbofobia, nella bifobia e nella transfobia, e
che metta in campo azioni strutturali di contrasto e di prevenzione soprattutto in ambito
educativo.
4 - ACCESSO ALLE FECONDAZIONE ETEROLOGA PER TUTTE LE DONNE
La riforma della legge 40 del 2004 al fine di garantire l’accesso alla fecondazione
eterologa a tutte le donne, anche omosessuali e single, con riconoscimento della
genitorialità alla nascita e risoluzione delle problematiche di riconoscimento del rapporto
genitori figli per le famiglie omogenitoriali già esistenti.
5 - VERSO LA DEPATOLOGIZZAZIONE DELL’IDENTITÀ TRANS
Un’iniziativa legislativa volta al recepimento della depatologizzazione della condizione
trans in ogni ambito dell’ordinamento e dei servizi pubblici e privati, che preveda un
servizio sanitario dedicato e finanziato dallo Stato; volta a garantire, altresì, il diritto al
nome e all’identità come scelta libera e autonoma, pertanto senza oneri e sottratta
all’obbligatorietà dell’azione giudiziaria contenziosa.
venerdì 23 febbraio 2018
sui sacchetti riciclabili
SACCHETTI: RICICLABILI O NO?
Mannino: "Legge scritta male: distinguere fra materiali naturali e chimici, o i consumatori pagano doppio"
Affronte: "Normativa UE contraddittoria, chiediamo spiegazioni"
Interrogazione al Parlamento e in Europa degli esponenti Verdi
"Non vogliamo parlare della polemica relativa ai 2 centesimi per il sacchetto biodegradabile per frutta e verdura" - chiarisce Claudia Mannino, Deputata dei Verdi - "ma della contraddizione nata dal recepimento della normativa Europea: in pratica la mancata distinzione mancata distinzione, all’interno della legge di conversione, tra polimeri chimici (come la plastica) e polimeri naturali (seta, cotone, carta,...) fa sì che i polimeri naturali e biodegradabili vengano sottoposti alle stesse restrizioni alle quali sono sottoposti quelli chimici, ovvero al loro pagamento obbligatorio. Una beffa per i consumatori, e un chiaro tradimento dello spirito della normativa."
Ancora Mannino: "Abbiamo depositato un'interrogazione parlamentare nella quale chiediamo ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di inserire la distinzione fra polimeri naturali e chimici nella normativa, eliminando così le restrizioni riguardanti i naturali, per agevolare l’uso di materiale biodegradabile e riciclabile, eliminando costi a carico del consumatore."
"La situazione che si è venuta a creare è paradossale, anche perché l'inghippo sembra piuttosto semplice" - dice Marco Affronte, Europarlamentare indipendente del Gruppo Greens/EFA - "Sia la Direttiva Europea 2015/720 che la legge italiana 3 agosto 2017 n. 123 danno la definizione di plastica, e dicono che la plastica è "un polimero ai sensi dell’articolo 3, punto 5), del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio". Ma purtroppo l'art. 3 punto 5 del reg. 1907/2006 dice che un polimero è "una sostanza le cui molecole sono caratterizzate dalla sequenza di uno o più tipi di unità monomeriche, ecc... ecc...", includendo quindi anche i polimeri naturali! Assimilare plastica a seta, carta o cotone è, ovviamente assurdo. Abbiamo quindi depositato un'interrogazione alla Commissione Europea" - dice Affronte - "per chiedere un chiarimento al riguardo ed invitare ad una correzione della Direttiva. Così com'è la legge oggi disincentiva anche l'uso di materiale perfettamente eco-compatibile."
MARCO AFFRONTE
CLAUDIA MANNINO
*
Qui l'interrogazione UE depositata:
INTERROGAZIONE SCRITTA
Marco Affronte
Nel corso della conferenza Our Ocean 2017, l'Unione europea si è impegnata a realizzare 36 azioni concrete volte a migliorare lo stato di salute, la pulizia e la sicurezza dei mari. Con l'emanazione della direttiva 2015/720 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015 si vuole disincentivare l'utilizzo di borse di plastica che viene definita come un polimero ai sensi dell'articolo 3, punto 5), del regolamento (CE) n. 1907/2006. Tuttavia tale definizione senza alcun correttivo rimandando alla definizione chimica di polimero, comporta, come effetto paradossale, che anche i polimeri naturali quali carta, cotone, seta, lana - che possono essere facilmente recuperati o riciclati - ricadendo invece in tale Direttiva, siano sottoposti alle stesse restrizioni e disincentivazioni dei polimeri di sintesi di derivazione principalmente da fonte fossile e che nel sentire comune sono intesi come “plastica”.
Si chiede alla Commissione Europea
se intenda proporre una modifica alla predetta Direttiva precisando che sono esclusi dall'ambito di applicazione di tale Direttiva i Polimeri naturali non modificati chimicamente con l'introduzione di gruppi funzionali.
Marco Affronte
Nel corso della conferenza Our Ocean 2017, l'Unione europea si è impegnata a realizzare 36 azioni concrete volte a migliorare lo stato di salute, la pulizia e la sicurezza dei mari. Con l'emanazione della direttiva 2015/720 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015 si vuole disincentivare l'utilizzo di borse di plastica che viene definita come un polimero ai sensi dell'articolo 3, punto 5), del regolamento (CE) n. 1907/2006. Tuttavia tale definizione senza alcun correttivo rimandando alla definizione chimica di polimero, comporta, come effetto paradossale, che anche i polimeri naturali quali carta, cotone, seta, lana - che possono essere facilmente recuperati o riciclati - ricadendo invece in tale Direttiva, siano sottoposti alle stesse restrizioni e disincentivazioni dei polimeri di sintesi di derivazione principalmente da fonte fossile e che nel sentire comune sono intesi come “plastica”.
Si chiede alla Commissione Europea
se intenda proporre una modifica alla predetta Direttiva precisando che sono esclusi dall'ambito di applicazione di tale Direttiva i Polimeri naturali non modificati chimicamente con l'introduzione di gruppi funzionali.
i Verdi aprono il discorso con il centrosinistra di Savona
L’OPPOSIZIONE DI NARCISO?
In queste ore mentre il centrodestra “polifonico”, che governa Savona, sta smantellando ATA e privatizzando numerose strutture pubbliche una richiesta sorge dalla città ma le principali forze di opposizione (cinquestelle e PD) che fanno?
A nostro parere, oltre a non parlarsi, forse si beano della loro capacità di opporsi singolarmente alla giunta di centrodestra guardandosi allo specchio come faceva il mitico Narciso.
Qui vogliamo ringraziare nel contempo rete a Sinistra e soprattutto Noi per Savona con cui le forze civiche, ecologiste e sociali collaborano per la puntuale capacità di opposizione propositiva, che esercitano da tanto tempo.
Noi Verdi però siamo convinti che la ricostruzione del centrosinistra possa passare anche da alcune proposte programmatiche, che vorremmo nuovamente sottoporre alle principali forze di opposizione:
a) CEMENTO: noi crediamo che sia indispensabile bloccare ogni nuovo progetto di cementificazione anche quelli in itinere e già approvati o in corso di approvazione per restituire al Comune le proprie funzioni di programmazione e di governo del territorio e al PUC la funzione di strumento per esercitare queste funzioni. Crediamo indispensabile una variante generale al PUC, che fissi i suddetti principi e avvii una riqualificazione generale del patrimonio abitativo, il recupero edilizio, soluzioni di social housing e un piano di manutenzione territoriale volto ad avviare il recupero anche a fini produttivi del bosco e a fermare il dissesto idrogeologico;
b) ATA : noi riteniamo ormai urgenti le dimissioni dell’attuale consiglio di amministrazione e la definizione del piano industriale,che nessuno ha visto negli ultimi due anni al fine di prevedere: la differenziata spinta e porta a porta, il recupero e la prevenzione dei rifiuti nonche’ il riuso e un adeguato supporto di educazione ambientale. ATA dovrebbe poi divenire una azienda ,che si occupi di energie rinnovabili e soprattutto per il Comune capoluogo del controllo degli impianti termici. Questa soluzione può però solo passare attraverso una garanzia per lavoratori e lavoratrici della conservazione del posto di lavoro, del mantenimento del carattere pubblico dell’azienda e soprattutto del coinvolgimento di tutti i comuni nella gestione visto il palese fallimento di centrosinistra prima e centrodestra poi;
c) CULTURA questa dovrebbe diventare l’asse strategico per rinnovare la coscienza civile cittadina ma occorrono scelte politiche precise: dal finanziamento adeguato del Museo Archeologico, all’apertura del museo Pertini-Cuneo in orari normali, alla valorizzazione delle collezioni comunali attraverso mostre tematiche ( museo di scienze naturali,monete,…), all’apertura al pubblico della cella di Mazzini e dell’area della ex Cattedrale sul Priamar, fino alla definitiva creazione del Museo della Resistenza e del centro di visita del Santuario dei cetacei oltre all’acquisizione della collezione Gambarutti. Queste sono solo alcune idee proposte ma che segnerebbero una radicale inversione di tendenza oltre a non chiedere grandi somme di denaro ma solo compiere una scelta politica ovvero,secondo il pensiero di Mazzini, la cultura deve divenire l’asse centrale della politica nazionale e cittadina.
A questo punto Noi verdi abbiamo messo sul tappeto alcune idee forse di buon senso ma continuiamo ad auspicare una soluzione alla crisi politica savonese: il centrodestra con la sua Sindaca se ne deve andare prima che la città sprofondi nel cemento, nel carbone e nel bitume oltreche’ nella stanca ripetizione di astratte formule per la soluzione dei problemi cittadini.
Danilo Bruno-verdi Savona
giovedì 22 febbraio 2018
mercoledì 21 febbraio 2018
Torino-Lione ormai moribonda? (da Antonio Bruno)
https://www.possibile.com/la-torino-lione-moribonda-notav-ragione/
La Torino – Lione è moribonda, i NOTAV avevano ragione
Di Massimo Mazza <https://www.possibile.com/categoria/ambiente-e-energia/> Ambiente e Energia <https://www.possibile.com/categoria/economia-e-finanza/> Economia e Finanza <https://www.possibile.com/categoria/europa/> Europa <https://www.possibile.com/categoria/partecipazione/> partecipazione <https://www.possibile.com/categoria/quaderni/> Quaderni 19 febbraio 2018
Il progetto per la Torino-Lione è stato sconfessato dal governo, che ha così dato ragione al movimento NOTAV. La certezza della sua dipartita si può rintracciare in due documenti governativi passati all’approvazione sul finire dell’anno scorso e <http://www.notavtorino.org/documenti-15/governo%20riconosce-ragioni-notav-2018-02-18.pdf> notati da pochi, nei quali è scritto chiaramente che i presupposti economici dell’opera si sono rivelati (molto) sbagliati, come sostenuto dal movimento NOTAV, e che quindi occorre ripensare l’opera, fino al punto da chiedersi se non sia il caso di rinunciarvi. Purtroppo questa conclusione non ha demotivato del tutto i promotori dell’opera, che lasciano aperta la possibilità che l’opera possa resuscitare dalle sue ceneri mentre si darà esecuzione agli appalti e alle opere fin qui approvate.
Un esito che rappresenta una bocciatura sonora del progetto, non c’è più nessun organo tecnico o politico che ne sostenga – qui e ora – la realizzazione così com’è stata sostenuta per anni. Purtroppo sul progetto sono stati in troppi a scommettere fortune e carriere politiche e così sembra che sia diventato impossibile decretarne ufficialmente la morte. Così si continueranno a realizzare alcune opere propedeutiche e comunque migliorative della rete, rimandando la sentenza di morte per il discusso tunnel a un futuro nel quale forse qualcuno proporrà di farlo lo stesso, perché si è già investito tanto e si sono già fatti tanti lavori. Almeno questo sembra lo spiraglio lasciato aperto dalla trovata del «fasaggio», l’espediente con il quale è stato spezzettato il progetto in modo che si potesse procedere con alcune opere, pur in mancanza di consenso per la costruzione del punto qualificante del progetto, il contestatissimo tunnel e la relativa nuova linea.
Un espediente retorico ridicolo, se non fosse che vale miliardi di euro, basti pensare che il termine fasaggio è stato inventato dai sostenitori dell’opera e <https://www.google.it/search?client=firefox-b-ab&dcr=0&ei=ERiKWrStLMWUkgXt4qvgCQ&q=fasaggio+vocabolario&oq=fasaggio+vocabolario&gs_l=psy-ab.3..33i160k1.3979.10352.0.10642.32.27.4.0.0.0.203.2595.5j15j1.21.0....0...1c.1.64.psy-ab..8.20.2289...0i13k1j0i13i30k1.0.kxktJEATCsA> non esiste nei vocabolari, ma solo sui documenti relativi alla discussa opera. Tutto per evitare d’ammettere che il progetto del tunnel non è approvato né finanziato e che non si sa se lo sarà mai, la conclusione alla quale si è giunti ufficialmente solo ora. La storia dell’opera è piena di questi espedienti retorici: pochi tra gli estranei alla contesa sanno ad esempio che la linea in questione non è ad «altra velocità», ma che è invece dedicata primariamente alle merci, per le quali la velocità è un requisito non tanto importante. Ma l’alta velocità ha una buon appeal presso l’opinione pubblica e questo espediente ha permesso ai sostenitori dell’opera d’inquadrare all’opera come contraria all’alta velocità, sinonimo di modernità e progresso.
Il tunnel comunque si comincerà a scavare lo stesso, penetrando per 9 chilometri nella montagna per vedere cosa c’è sotto, almeno questo è stato deciso e c’è da essere sicuri che quei 9 chilometri di tunnel «geognostico» costruito «come se» fosse l’imboccatura del futuro tunnel, in futuro saranno un argomento nelle mani di chi proporrà di costruire comunque l’opera. Un’opportunità che l’Osservatorio lascia aperta, suggerendo che un futuro calo dei costi di costruzione potrà forse renderla economicamente vantaggiosa, anche se ora non è giustificata dai volumi di traffico.
La Torino – Lione è stata infatti approvata da Francia e Italia e in seguito benedetta dall’Europa sulla base di una valutazione dei costi e dei benefici fondata su previsioni di un aumento di traffico sulla linea assolutamente irrealistiche. Che fossero irrealistiche lo avevano dimostrato fin da subito i contrari all’opera, ma i governi che dal 2001 all’altro ieri hanno siglato accordi e spinto l’opera non hanno avuto orecchie per le obiezioni razionali, preferendo criminalizzare chi si opponeva all’opera al punto di accostarlo al terrorismo e ai terroristi. Una campagna calunniosa che è andata avanti per anni, con alcuni tra politici, magistrati e giornalisti che hanno dato uno spettacolo penoso, usando contro le comunità locali e il movimento contrario all’opera numerosi espedienti scorretti e menzogne, in maniera pervicace e raramente osservata in casi simili. Perché sia accaduto non è difficile da capire: l’alta velocità in Italia è una miniera d’oro per chi si siede al tavolo delle opere e di sicuro l’enorme differenza nel costo a chilometro con quella degli altri paesi, europei e no, non si giustifica con la superiore qualità o difficoltà delle opere nel nostro paese. Dati che forse spiegano anche perché l’Italia si sia accollata la maggior parte del costo dell’opera, finanziando di fatto i francesi a fondo perduto e convincendoli così a siglare l’accordo. Da «Travolti dall’Alta Voracità».
<https://www.possibile.com/wp-content/uploads/2018/02/trav.jpg>
A fugare ogni dubbio, la morte del contestato progetto è stata sancita anche in maniera formale, nel documento intitolato
«Presidenza del Consiglio dei Ministri OSSERVATORIO PER L’ASSE FERROVIARIO TORINO – LIONE ADEGUAMENTO DELL’ASSE FERROVIARIO TORINO – LIONE
<http://presidenza.governo.it/osservatorio_torino_lione/Verifica_esercizio/relazione_it.pdf> VERIFICA DEL MODELLO DI ESERCIZIO PER LA TRATTA NAZIONALE LATO ITALIA FASE 1– 2030»
Ove si legge che la Nuova Linea Torino – Lione non esiste più. Ha cambiato nome e si è trasformata in «adeguamento dell’asse ferroviario Torino Lione» fin dall’intestazione del documento:
2.2.
LA SITUAZIONE CONSOLIDATA DEL PROGETTO
A seguito delle complesse evoluzioni progettuali, procedimentali e della decisione del fasaggio, la cornice decisionale inerente la realizzazione della Nuova Linea Torino – Lione – NLTL si configura ora come “Adeguamento dell’Asse Ferroviario Torino – Lione – AFTL”.
Il quadro progettuale è ora costituito da interventi, la cui realizzazione è già stata decisa in via definitiva, che si affiancano ad altri ancora oggetto di valutazione.
Una modifica che <http://www.regione.piemonte.it/trasporti/progetti/nltl.htm> il sito della Regione Piemonte non ha ancora recepito. Addentrandosi nel documento s’incontra una lunga riflessione dalla quale emerge la decisione di «continuare a costruire» le opere fin qui finanziate e al contempo di rimettere in discussione il futuro stesso del contestato traforo transalpino, magari finendo proprio per abbracciare l’idea del potenziamento della linea esistente come suggerito dai NOTAV:
«Di fronte ai cambiamenti, sorge allora spontanea la domanda: «avessimo saputo ciò che in seguito è accaduto, avremmo preso la stessa decisione?». È una domanda lecita, ma che interessa gli studiosi e gli storici. La domanda che i decisori devono farsi è invece un’altra: «al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora?
Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?».
Non sembra proprio che abbia senso continuare come prima, visto che lo stesso documento afferma che le previsioni sulle quali è fondato il progetto si sono rivelate del tutto sballate e che anche il mondo del trasporto è cambiato da allora. Ma il documento contiene anche una formidabile excusatio non petita nella quale si afferma che, se le previsioni furono sbagliate, non fu colpa di nessuno, perché nessuno poteva prevedere l’arrivo della grande crisi del 2008 e le sue conseguenze di lungo periodo, per concludere che comunque fu colpa dell’Europa.
In realtà ben prima della crisi <http://www.odradek.it/Schedelibri/TAV.html> c’era stato chi aveva studiato e dimostrato che quelle previsioni erano del tutto irrealistiche. Vale comunque la pena d’apprezzare l’esercizio retorico:
La polemica degli oppositori alla costruzione del tunnel di base e delle varianti alla linea insiste sul fatto che le analisi a suo tempo fatte siano state “viziate e manipolate” con il fine evidente di inficiare il processo di approvazione giunto ormai al suo termine. Su questo terreno si ritiene che la risposta debba essere formale.
Meglio evitare fastidiose discussioni nel merito…
La sostanza è stata ampiamente dibattuta molti anni fa: non ha quindi senso tornare a discutere il merito di argomenti già discussi e sui quali si è già giunti ad una decisione. Le previsioni fatte e i parametri utilizzati rientrano nel campo di valutazioni tecniche che, essendo legate alla previsione di fenomeni incerti e di lungo periodo, non possono non avere un elevato margine di aleatorietà.
Non c’è dubbio, infatti, che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica di questi anni, che ha portato anche a nuovi obiettivi per la società, nei trasporti declinabili nel perseguimento di sicurezza, qualità, efficienza. Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso ed in buona fede può stupirsi di ciò. Occorre quindi lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte potevano essere diverse.
Mettiamoci una pietra sopra e non parliamo di malafede, è stata colpa della crisi.
Difendere quelle premesse, sulle quali fino a ieri hanno giurato tutti i favorevoli all’opera, sarebbe un disastro come quello che ci si è appena lasciati alle spalle con oltre 25 anni persi a giocare a guardie e ladri in Val di Susa e a litigare nei tribunali. Ecco allora che nel documento spunta l’idea di proporre l’opera non più come un utile e più ecologico attraversamento delle Alpi, ma come parte di un’immaginifica linea che correrà dal Sud della Spagna fino alla Cina. L’idea però sconta lo stesso difetto di quella originale, perché crisi o non crisi il traffico merci e passeggeri sull’asse Est-Ovest in Europa non cresce.
Cresce invece quello Nord – Sud ed è abbastanza facile capire perché, visto da Est a Ovest l’Europa, e in particolare quella del Sud, è coperta di porti. Ma mai dire mai, la speranza è l’ultima a morire, anche del favoloso Corridoio 5 che secondo le istituzioni europee doveva correre <http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Speciali/2007/tav/tav-corridoio-V.shtml> da Lisbona a Kiev, è orfano di Portogallo, Slovenia, Ungheria e Ucraina e che – sorpresa – non è dedicato alle merci che qui da noi si dice che dovrebbero far passare per la Val di Susa, <https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/07/tavtac-quel-corridoio-5-che-non-esiste-e-che-non-esistera-mai/585761/> ma ai passeggeri. Non è difficile capire come si sia arrivati a chiamare così i NOTAV anche se l’alta velocità per i passeggeri non è mai entrata nel progetto, la confusione è stata figlia di queste incertezze sulla natura stessa dell’opera, di fronte alle quali si è comunque deciso di tirar dritto e di fare una nuova linea bucando le montagne.
<https://www.possibile.com/wp-content/uploads/2018/02/interscambio.png> Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri <http://presidenza.governo.it/osservatorio_torino_lione/Verifica_esercizio/allegato_2.pdf> COMMISSARIO STRAORDINARIO DEL GOVERNO per l’asse ferroviario Torino – Lione
Comunque quelli dell’Osservatorio sono sicuri che in Italia non ha sbagliato nessuno, nemmeno chi ha difeso l’opera contro ogni evidenza, la colpa di tutto è dell’Europa:
Si deve rilevare che le previsioni della Commissione Europea hanno ampiamente sovrastimato il traffico merci perché non hanno saputo, come nella quasi generalità dei casi, prevedere l’intensità e la durata della crisi: è questo il principale motivo della sovrastima del traffico, molte volte, e giustamente, messa in evidenza in questi anni.
Purtroppo però non ci sono solo le previsioni di traffico a remare contro, perché l’esperienza ha dimostrato che la stessa idea di business sulla quale è stata costruita l’opera è da buttare:
Accanto a questo fenomeno però, si deve prendere atto di un secondo scostamento dalle previsioni iniziali: sotto la pressione competitiva del “tutto strada”, è cambiato il modello di funzionamento del servizio ferroviario, che ha beneficiato sia della straordinaria e esperienza di esercizio delle ferrovie svizzere e sia della progressiva affermazione dei nuovi standard europei nonché delle STI. L’esperienza ha infatti dimostrato che l’uso della ferrovia per il trasporto accompagnato nella tratta alpina non è sostenibile sotto il profilo economico, seppure adatto al rispetto dei vincoli imposti dal cronotachigrafo per il trasporto su strada, dal contingentamento al traffico d’attraversamento su un territorio (es. quello svizzero) e a garantire il traffico nel caso di eventi critici (chiusura di un tunnel, abbondanti nevicate, manifestazioni di protesta lungo le autostrade alternative, ecc.)…
A margine c’è da aggiungere che l’imminente rivoluzione del trasporto su strada, in particolare per quel che riguarda i veicoli a guida assistita o autonoma e la trazione elettrica, potrebbe modificare drasticamente il panorama del trasporto merci da qui a quando l’ormai fantomatico tunnel potrebbe vedere la luce.
Questa notevole svolta, che si cerca evidentemente di far passare sottotraccia, non rappresenta un problema per il rapporto con la Francia, che anzi è arrivata prima dell’Italia a far propria la convinzione che l’opera così com’era progettata fosse da bocciare. L’equivalente francese della Corte dei Conti ha bocciato la sostenibilità finanziaria dell’opera già da tempo e recentemente anche il Conseil d’orientation des infrastructures ha rimandato il progetto a una nuova valutazione del rapporto costi/benefici per quel che riguarda la nuova galleria, dando il via libera solo alle opere di potenziamento del nodo di Lione, per le quali comunque il Consiglio ha chiesto una revisione del rapporto costi/benefici e della valutazione strategica dell’opera.
Purtroppo però, quella che sembra la parola fine al progetto si traduce in realtà in un rilancio e nell’auspicio che nuovi studi e nuovi motivi intervengano a stimolare la sua rinascita e tra i motivi che in futuro stimoleranno la ripresa del progetto ci saranno sicuramente le spese fatte le opere già previste, quelle opere che oggi potrebbero essere fermate e che invece non lo saranno.
Notav <https://www.possibile.com/tag/notav/> Tav <https://www.possibile.com/tag/tav/> Torino - Lione <https://www.possibile.com/tag/torino-lione/>
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