CENTROSINISTRA TRA CRISI E ABISSO
In questi giorni dinanzi alla situazione drammatica conseguente al risultato elettorale commentatori piu’ avveduti del centrosinistra fanno una importante affermazione: “ Serve un piano di rinascita” valutando come concluse tutte le ipotesi di crescita del centrosinistra italiano ed europeo degli ultimi venti anni.
Ora se simili frasi corrispondono al vero noi Verdi, duramente colpiti dal recente risultato elettorale, potremmo essere solo contente e contenti poiche’ finalmente qualcuna o qualcuno ha colto il significato storico della portata della sconfitta elettorale del 4 marzo 2018,che deve essere ancora metabolizzata ed analizzata fino in fondo, ma ci piacerebbe sapere a questo punto come si pensi di “rinascere” ?
Io mi permetto di dare alcune idee partendo dall’assunto che la sconfitta è stata di portata storica e quindi l’impegno al cambiamento dovrà essere di lunga durata per riaffermare principi di libertà, democrazia ed Europa tipici dei paesi democratici.
In primo luogo credo che occorra assumere finalmente l’assunto nazionale che ognuna e ognuno di noi si deve assumere le proprie responsabilità, facendo proprio il senso del dovere, che deve caratterizzare ogni attività, in particolare se pubblica, precisando inoltre che il diritto nasce solo dalla legge e non dalla concessione di speciali dispense e favori. Si tratta di una frase forse ormai “fatta” ma dinanzi alla grave situazione di fenomeni di criminalità mafiosa, di corruzione e di aree di tolleranza “grigia” occorre combattere fino in fondo queste forme per riaffermare lo stato di diritto.
In secondo luogo credo che occorra una riforma in senso federalista dell’Europa, che ha garantito al continente settanta anni di pace, ma anche una riforma istituzionale dell’Italia ,che però venga condivisa in un processo partecipativo grande e coinvolgente e che punti ad un forte ammodernamento dello stato nel rispetto del principio della sussidiarietà orizzontale e dei principi della società civile.
In terzo luogo ritengo indispensabile combattere il cambiamento climatico tramite, ad esempio, l’abbandono delle fonti fossili, una politica di manutenzione territoriale, una decisa svolta verso il risparmio e il riuso dei rifiuti, intesi come risorsa, una politica a favore della gestione pubblica per affermare quella riconversione ecologica dell’economia a cui da tempo guardiamo.
In quarto luogo bisogna guardare al nostro patrimonio storico e artistico poiche’ in esso risiede una delle specificità italiane e soprattutto lo strumento da cui ripartire non per farne il mezzo per uno sfruttamento assurdo e calcolato solo su base economica a sostegno di un turismo “mordi e fuggi” come si sono definite molte politiche del centrosinistra e centrodestra in questi anni ma per farlo diventare la base per la costruzione di una nuova coscienza civile e sociale del paese.
Si tratta infatti non tanto e non solo di spendere soldi in restauri o visite guidate quanto piuttosto di creare un rapporto di tipo nuovo fra popolazione e beni culturali in modo che le persone le sentano come parte della propria appartenenza all’Italia e come strumento di educazione sociale, morale e civile delle nuove generazioni e non solo e quindi anche una fonte di ricchezza economica e sociale e non un orpello anche fastidioso di cui occuparsi il meno possibile.
Danilo Bruno
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