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giovedì 28 febbraio 2019
mercoledì 27 febbraio 2019
Dolomiti e cambiamento climatico
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Affronte viene nei Verdi
EUROPEE2019
Affronte: "C'è bisogno di più Green in Italia, mi tessero nei Verdi"
L'Eurodeputato, finora indipendente, fra gli animatori dell'#OndaVerdeCivica
"In Italia c'è un'unica forza politica che porta avanti, da sempre, i temi a me più cari: sostenibilità, lotta allo sfruttamento sconsiderato delle risorse del pianeta, tutela dell'ambiente e della biodiversità, transizione ecologica. Per questo ho scelto di tesserarmi nella Federazione dei Verdi Italiani" - dice Marco Affronte, Eurodeputato, già da anni iscritto all'European Green Party e componente del Gruppo Verdi/ALE al Parlamento Europeo.
"L'appuntamento con le Elezioni Europee 2019 è cruciale per il futuro dell'Italia e dell'Europa. Insieme ai Verdi, sono stato uno dei principali animatori del percorso che sta portando alla formazione di un fronte ecologista di ispirazione continentale in Italia: l'idea di #OndaVerdeCivica mi piace, e la ritengo fondamentale per imporre alcuni temi all'attenzione generale: dobbiamo riformare il sistema economico. Il capitalismo di oggi non funziona, perché ci impone di pensare ad una crescita infinita in un mondo finito per definizione. Non possiamo continuare a consumare il doppio di quanto abbiamo a disposizione. E' necessario eliminare il concetto stesso di rifiuto, è necessario capire che ogni nostra politica economica debba essere basata sulla sostenibilità, per trasmettere un pianeta vivibile anche alle generazioni future. Sono proprio loro, i giovani," - nota Affronte - "con gli scioperi per il clima che ci stanno facendo capire che abbiamo il dovere, e l'urgenza assoluta, di occuparcene. Abbiamo bisogno di un'Europa più equa - che riduca le distanze fra poveri e ricchi, più attenta all'ambiente, più vicina nell'ascolto dei cittadini, più decisa sui diritti civili, più unita nell'affrontare la sfida delle migrazioni, dei cambiamenti climatici. OndaVerdeCivica sta parlando con molti soggetti politici per allargarsi e poter avere un'influenza positiva sulle politiche dell'Europa: credo che sia giusto farlo con tutti coloro i quali condividano le nostre idee e i nostri valori. Serve una proposta che diverga in maniera chiara dal business as usual, dalla schiavitù della crescita infinita, in un pianeta dalla risorse finite."
MARCO AFFRONTE
martedì 26 febbraio 2019
lunedì 25 febbraio 2019
domenica 24 febbraio 2019
venerdì 22 febbraio 2019
giovedì 21 febbraio 2019
su ATA non capiamo
NOI NON CAPIAMO
Ieri sulla stampa locale è apparsa una notizia dell'ennesimo scontro fra Comune e Provincia (ambedue di centrodestra) sulla gestione dei rifiuti a Savona e su un bando regionale per sostenere la raccolta differenziata a cui Savona rischia di non partecipare.
Dalle notizie apparse e dall'intervista all'assessore non eletto e tecnico Montaldo senza peraltro alcun contradittorio avremmo capito:
a) a Savona il porta a porta costerebbe due milioni di euro,che il comune non si potrebbe permettere;
b) si opterebbe per un sistema di cassonetti apribili solo con scheda magnetica e non collocati in tutta la città (solo centro storico e lungomare);
c) la raccolta differenziata porta a porta non si potrebbe fare nel centro storico.
Aldilà delle decisioni che prenderà il comune e dinanzi alla gravissima crisi di ATA,di cui chiediamo ancora il commissariamento nell'interesse di lavoratrici e lavoratori ma anche degli stessi amministratori,che si porrebbero nella condizione di difendersi nelle migliori condizioni possibili, noi Verdi vorremmo sapere da cosa deduce l'assessore non eletto e tecnico Montaldo le sue considerazioni dato che non ci risulta esistente alcuno studio sui costi della raccolta differenziata se non forse delle schede finanziarie predisposte alla luce di un vecchio progetto di porta a porta,che finalmente abbiamo ricevuto dalla medesima azienda incaricata visto che nè in comune , nè in Ata si riesce a trovare, ma completamente slegate dalla predisposizione del piano medesimo.
L'ipotesi della diffusione dei cassonetti "intelligenti" potrebbe anche avere un senso se viene fatta sulla base di un progetto organico,che non ci risulta esistente ed estesa,come sui giornali di ieri sostenevano i funzionari di Regione e Provincia, a tutta la città utilizzando spazi interni,cortili,... e non mettendo per strada cassonetti chiusi con apertura a scheda magnetica in luogo di quelli oggi collocati.
A questo punto noi Verdi chiediamo:
a) un progetto di raccolta differenziata spinta ed esteso a tutta la città in modo da raggiungere gli obiettivi di legge,ricordando all'assessore tencico- non eletto,che la raccolta porta a porta si fa pure a Venezia;
b) avviare una campagna di riduzione dei rifiuti;
c) puntare al riuso del materiale recuperabile ;
d) affiancare una campagna di educazione ambientale al programma di raccolta differenziata spinta.
Infine chiediamo ancora una volta le dimissioni dell'assessore tecnico non eletto insieme a tutta la Giunta perche' non vorremmo morire sepolti dalle multe regionali e dell'Unione Europea dinanzi all'indecisione perpetua di chi oggi governa Savona.
Danilo Bruno
mercoledì 20 febbraio 2019
martedì 19 febbraio 2019
Brescia e legionella
From: Marco Affronte - Ufficio Comunicazione <press@marcoaffronte.it>
Sent: Tuesday, February 19, 2019 11:59:21 AM
To: mondogatto@live.it
Subject: LEGIONELLA A BRESCIA Affronte (Verdi): "Caso tutto fatto in casa, la UE conferma" "Autolesionismo e superficialità da non ripetere" Arrivata la risposta all'interrogazione dell'Europarlamentare Greens
Sent: Tuesday, February 19, 2019 11:59:21 AM
To: mondogatto@live.it
Subject: LEGIONELLA A BRESCIA Affronte (Verdi): "Caso tutto fatto in casa, la UE conferma" "Autolesionismo e superficialità da non ripetere" Arrivata la risposta all'interrogazione dell'Europarlamentare Greens
LEGIONELLA A BRESCIA
Affronte (Verdi): "Caso tutto fatto in casa, la UE conferma"
"Autolesionismo e superficialità da non ripetere"
Arrivata la risposta all'interrogazione dell'Europarlamentare Greens
“Nel leggere la risposta* della Commissione, firmata Vytenis Andriukaitis, alla nostra interrogazione che chiedeva cosa la Commissione Europea intendesse fare per l’epidemia di legionella nel bresciano c’è sembrato di vedere il Commissario allargare le braccia in segno di resa" - dice Marco Affronte, Europarlamentare dei Verdi, che ha aspettato ben oltre il tempo previsto per avere risposta al suo quesito scritto formulato a fine novembre.
“La Commissione ha infatti confermato che l'epidemia è autoctona, tutta fatta in casa in un letale mix di condizioni atmosferiche, mancati controlli, superficialità e lentezza nel reagire” - continua Affronte - “La Commissione infatti ribadisce di essere a conoscenza dell'epidemia di legionellosi nella bassa pianura bresciana e di ‘seguire la situazione in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Sul sito web dell'ECDC è disponibile una sintesi in inglese della relazione sulle minacce legate alle malattie trasmissibili’. Proseguendo nella lettura arrivano i primi dati: durante il periodo di monitoraggio attivo di tale epidemia, effettuato dall'ECDC da settembre a metà ottobre 2018, tramite l'apposita rete europea di sorveglianza della legionellosi (ELDSNet) la Commissione conferma” - legge Affronte - “che ‘non sono stati individuati casi associati ai viaggi che siano stati considerati connessi all'area interessata, come definita dalle autorità nazionali. Pertanto, in base alla valutazione dell'ECDC si tratta di un'epidemia a livello di comunità regionale senza casi che siano stati individuati come associati ai viaggi internazionali’.
Quindi” - spiega l’Europarlamentare che siede in Commissione Ambiente a Bruxelles - “il problema è tutto fatto in casa. E la Commissione non manca di ricordare ‘come l'organizzazione e la fornitura di misure di risposta rientrino nell'ambito di competenza degli Stati membri, cui la Commissione offre sostegno nel quadro della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero’.
"Trovo strano che solo poche settimane fa" - ricorda Salvatore Fierro, Presidente della Federazione dei Verdi di Brescia - "rispondendo in aula ad un’interrogazione, il sottosegretario alla Salute Luca Coletto aveva candidamente ammesso che dell’epidemia che ha colpito 878 persone (con 7 vittime) lo scorso autunno non si sapessero le ragioni, mentre ieri sul giornale la colpa è stata data alla poca acqua nel fiume Chiese. Eppure il Consorzio aveva avvertito le Autorità sanitarie del rischio... Credo che questi ed altri casi più o meno noti (vedi formaldeide nella zona di Viadana) dovrebbero essere oggetto di un’analisi attenta che consenta anche di trovare le soluzioni più efficaci per tutelare la salute dei cittadini.”
lunedì 18 febbraio 2019
sig. Presidente intervenga
(Foto di InfoPal)
In questa lettera inviata a Sergio Mattarella e, per conoscnza, alle principali cariche di Stato e di Governo la Presidente di Assopace Palestina illustra la drammatica situazione del carcere di Ofer.
Egregio Signor Presidente,
desideriamo sottoporre alla Sua attenzione la situazione all’interno delle carceri israeliane, dove migliaia di prigionieri palestinesi vivono in terribili condizioni di detenzione, che sono già di per sé una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.
In particolar modo oggi, Le chiediamo di condannare le aggressioni che in questo periodo vengono perpetrate dalle forze israeliane di occupazione su prigionieri palestinesi inermi nel carcere di Ofer, l’unica prigione israeliana in territorio palestinese occupato. In quest’ultimo mese infatti in questa prigione si stanno commettendo soprusi e atti di brutalità che violano i più elementari diritti umani dei prigionieri ivi rinchiusi.
Ricordiamo che a Ofer sono detenuti 1200 prigionieri che hanno in questi giorni iniziato uno sciopero della fame per protestare contro tali atti di inaudita brutalità.
Nei giorni 20 e 21 gennaio forze speciali hanno fatto un’incursione violenta in alcuni reparti della prigione di Ofer, con proiettili di gomma, gas lacrimogeni, cani addestrati e manganelli, ferendo più di 100 prigionieri e incendiando alcune ali del carcere.
L’attacco delle forze speciali è avvenuto contro la protesta dei prigionieri a fronte delle dichiarazioni del Ministro israeliano di voler attuare forti restrizioni, tra cui la sospensione della possibilità di cucinare cibi nelle loro celle e la decisione di non assegnare più i prigionieri alle celle dei partiti di appartenenza.
Adesso saranno attuate ulteriori restrizioni: i processi ai prigionieri verranno tenuti nelle stanze che sono state bruciate (la 15 e la 11), verrà loro imposta una condanna a quattro anni di prigione e una multa di 40.000 shekels, i prigionieri verranno privati di visite e mensa per due mesi.
Vogliamo ricordarLe che sono tuttora detenuti nelle carceri israeliane circa 400 minori e bambini, con lo scopo chiaro di minare la legittima capacità di resistenza popolare all’occupazione israeliana del territorio palestinese. Inoltre, in palese violazione dei principi di legalità internazionale, viene continuamente leso il diritto di difesa dei prigionieri in “Detenzione Amministrativa”.
Ormai anche molti cittadini e cittadine israeliani, giornalisti, storici, intellettuali, studenti, persone di ogni ceto sociale, associazioni di ebrei e rabbini di ogni nazionalità si oppongono alla politica discriminatoria e razzista di Israele.
E sono in costante aumento i giovani e le giovani “refusenik” che vengono incarcerati/e per aver rifiutato il servizio di leva nell’esercito israeliano, da essi considerato una forza di occupazione, che viola sistematicamente i diritti umani di un altro popolo. Questi giovani uomini e donne chiedono la fine dell’occupazione dei territori palestinesi e la fine dell’apartheid, in nome dei valori fondanti dell’ebraismo, che sono il rispetto di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali e la pacifica convivenza fra i popoli.
Assopace Palestina nel fare proprio l’appello dell’Ambasciata di Palestina in Italia, si rivolge a Lei, Sig. Presidente, conoscendo la Sua profonda sensibilità e costante dedizione per la tutela ed il rispetto dei diritti umani, per chiederLe di adoperarsi perché l’Italia si faccia promotrice di un’iniziativa volta a far rispettare la legalità internazionale e a garantire ai prigionieri palestinesi la protezione a loro dovuta. Con la speranza che questo sia un primo passo per il riconoscimento dell’inviolabile diritto di quel popolo a esistere in pace e sicurezza sul proprio territorio.
Chiediamo pertanto al nostro governo e all’Unione Europea un rinnovato impegno per il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, condizioni indispensabili per una pace giusta e duratura.
Con la speranza che queste nostre sollecitazioni abbiano una positiva accoglienza, restiamo in attesa di una Sua risposta e inviamo rispettosi saluti.
Luisa Morgantini
Già Vice Presidente del Parlamento Europeo
Presidente di Assopace Palestina
venerdì 15 febbraio 2019
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