In queste settimane è tornata alla ribalta lo spostamento delle aziende petrolchimiche da Multedo.
E' una questione in piedi da oltre 30 anni: dal tragico incidente della Carmagnani il 16 maggio 1987 in cui persero la vita Domenico Ponte, Mario Nicorelli, Attilio Macciò e Santino Barberis.
Era l'ennesimo di molti incidenti che avevano coinvolto la "sorella" Superba e il Porto Petroli ( il 12 luglio 1981 si contarono sette morti e numerosi feriti per l'esplosione della petroliera giapponese Hakuyoh Maru, colpita da un fulmine).
Iniziò una stagione di speranze di riscatto. Gli impianti petroliferi e petrochimici erano incompatibili con la città e andavano allontanati o chiusi.
Dopo trent'anni è rimasto tutto come allora, niente incidenti rilevanti ma un diffuso inquinamento da idrocarburi. E tante malattie incurabili.
Il Ponente Area a Elevato Rischio di Incidente Ambientale è stato abbandonato riconsegnandolo ai poteri forti.
Solo di fronte alle proteste xenofobe anti migranti di alcuni mesi fa, il Sindaco Bucci ha risollevato la questione dello spostamento, più come specchietto delle allodole che per effettiva volontà di risolvere il problema.
Infatti, il ventilato trasferimento del petrolchimico alla Lanterna o nelle aree ex ILVA a Cornigliano è fortemente osteggiato dai quartieri che dovrebbero ricevere il "pacco", molto consistemte in quanto le aziende non si trasferirebbero nella configurazione attuale a centinaia di metri dall'abitato (adesso sono a poche decine di metri), ma si trasferirebbero ampliando la propria attività.
Insomma, una situazione irrisolvibile.
Qualcosa ci sarebbe da fare,in attesa che i derivati dell'eneergia fossile vengano abbandonati per ragioni economiche.
Prendere atto che siamo di fronte a un sistema produttivo energetico insostenibile per il pianeta, il paese e la città: questo sistema è costituito da porto petroli, impianti di stoccaggio a Multedo e a Fegino, aziende petrolchimiche e ci sono già adesso molte aree dismesse (in particolare Fondega Sud a Multedo).
Iniziare una riconversione economica e sociale della nostra città, limitando il trasporto privato, non tollerando l'inquinamento delle navi in porto, convertendo attività pericolose in attività pulite e utili come le riqualificazioni del tessuto urbano, la manutenzione del territorio, energie pulite e rinnovabili, risparmio energetico a tutti i livelli.
Una nuova politica industriale!
Ma bisognerebbe che cittadini e associazioni riconoscessero che fanno parte di un tutt'uno indivisibile e che non è possibile risolvere un problema senza risolvere tutti quelli degli altri.
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