https://www.huffingtonpost.it/2018/04/30/maurizio-martina-esasperato-da-matteo-renzi-dopo-il-niet-ai-5-stelle-impossibile-guidare-il-pd-in-queste-condizioni_a_23423593/?utm_hp_ref=it-homepage
lunedì 30 aprile 2018
domenica 29 aprile 2018
la realtà del carcere
(Foto di Pixabay)
Sovraffollamento, spazi angusti, una sanità carente e disomogenea, criticità nel settore lavoro e formazione, ma anche diminuzione dei reati così come dei detenuti stranieri, nonostante l’isteria mediatica pre e post elettorale. Di questa e altre questioni si parla nel XIV rapporto sulle condizioni di detenzione curato da Antigone, associazione che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere. Un grande lavoro di elaborazione di dati, ma anche empirico (2 mila le visite in carcere effettuate negli ultimi vent’anni), con oltre 70 osservatori che negli ultimi mesi hanno visitato 86 carceri: 36 nel nord, dalla Valle d’Aosta alla Romagna, 20 in centro Italia e 30 tra il sud e le isole. Un punto della situazione, in attesa della legge che dopo oltre quarant’anni dovrebbe riformare l’ordinamento penitenziario, ma che giace ancora nei banchi del Parlamento. Definita “timida” ma pur sempre un passo avanti, la legge contiene secondo Antigone alcune innovazioni significative, tra cui: “L’equiparazione ai fini del trattamento medico e giuridico della malattia psichica a quella fisica, il miglioramento e la modernizzazione di alcuni aspetti della vita interna, il richiamo alle Regole Penitenziarie Europee, l’allargamento delle misure alternative, di gran lunga meno costose del carcere e più capaci di ridurre la recidiva e garantire la sicurezza della società”.
DIMINUISCONO I DETENUTI STRANIERI. Il ritorno del sovraffollamento è una delle criticità segnalate da quest’ultima edizione del rapporto: tra il 31 dicembre 2015 e oggi, infatti, i detenuti sono cresciuti di 6.059 unità e oggi il tasso di sovraffollamento, che tiene conto della capienza ufficiale, è pari al 115,2%.Certo non siamo ai livelli del passato: sono trascorsi sei anni dalla storica sentenza Torreggiani, con cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per i trattamenti inumani o degradanti subiti dai detenuti in carcere. Allora erano oltre 65 mila i detenuti nelle carceri italiane, calate a poco più di 52 mila unità dopo la sentenza (anche e soprattutto per timore delle sanzioni). Passata l’emergenza, però, il dato ha ripreso a salire, arrivando a superare le 58 mila presenze al 31 marzo 2018, con una crescita di 6 mila unità in poco più di due anni. “Si tratta di una crescita difforme – spiega il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella – ma che in ogni caso non riguarda, come certa rappresentazione politica e mediatica vorrebbe farci credere, i detenuti stranieri”.
E’ quello che Gonnella chiama “il grande bluff populista”: i numeri, infatti, rimarcano l’assenza di correlazione tra la grande crescita degli stranieri residenti in Italia – triplicati dal 2003 – e i detenuti stranieri, che al contrario negli ultimi dieci anni sarebbero diminuiti di 2 mila unità. “Che se lo mettano in testa tutti quelli che lanciano la caccia allo straniero criminale” continua Gonnella. Porta l’esempio della comunità rumena dove negli ultimi cinque anni i detenuti rumeni sono diminuiti di un terzo, grazie anche a un rafforzamento del patto d’inclusione. “Si volevano addirittura creare leggi ad hoc, come se essere romeni fosse di per sé una circostanza aggravante” commenta. Da segnalare anche l’esiguo numero delle persone detenute provenienti da Siria e Afghanistan, ovvero coloro che vengono in Italia perché scappano dalla guerra: “Significa che dove c’è un messaggio di attenzione alla persona, anche solo tramite la presa in esame della domanda di asilo, il patto di fiducia è in qualche modo ricambiato”.
ALLARME SUICIDI. Altra peculiarità, che di nuovo controbilancia l’enfasi populista, è l’andamento divergente tra il già citato aumento del numero dei detenuti e il numero dei reati denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, che nel 2016 risulta essere il più basso degli ultimi 10 anni. Prendiamo ad esempio gli omicidi: tra il 2016 e il 2017 sono passati da 389 a 343, con una diminuzione dell’11,8 per cento. “Di questi 46 attribuibili alla criminalità e ben 128 consumati in ambito familiare/affettivo” si legge. Per quanto riguarda la custodia cautelare, il dato è in leggero calo rispetto all’anno scorso: la percentuale dei detenuti in attesa di una sentenza definitiva è del 34%. Di questi, i detenuti stranieri costituiscono il 37,7%, segno del permanere di alcune discriminazioni: disponendo di minori risorse economiche, linguistiche e sociali, hanno infatti minori possibilità di beneficiare di misure alternative. Senza contare che i mediatori culturali sono solo 223, ossia pari all’1,13%, ogni cento detenuti stranieri. Così come interpreti e traduttori sarebbero anch’essi in numero non sufficiente.
Un dato positivo riguarda invece la messa alla prova, una delle riforme sperimentate per evitare il sovraffollamento: Antigone registra un aumento delle persone che ne usufruiscono, arrivate attualmente a 12.278. “Ci vorrebbe ora un grande investimento in risorse umane e sociali per far sì che i progetti vadano a buon fine” si legge nel report. Mentre continua a preoccupare il dato sui suicidi. Secondo le statistiche di Ristretti Orizzonti, nel 2017 sono morte in carcere 123 persone: di queste, 52 sono stati i suicidi, (48 secondo i dati dell’Amministrazione Penitenziaria), 7 in più rispetto al 2016. Sempre nel 2017, 1.135 sono stati i tentativi di suicidio e 9.510 atti di autolesionismo. “Abbiamo potuto verificare che nel carcere di Bollate, un istituto caratterizzato da un regime a ‘celle aperte’, i gli eventi critici sono marginali” commenta Antigone. E’ la cosiddetta sorveglianza dinamica, che insieme all’istruzione, alle attività scolastiche, culturali e di intrattenimento, può aiutare a rendere più tollerabile la vita delle persone ristrette, a volte anche in condizioni di sovraffollamento (con contestuale riduzione della recidiva). Certo, stato e gestione cambiano pesantemente da struttura a struttura, così come i servizi erogati, sanità compresa. Senza contare i più basilari diritti: in 10 istituti tra quelli visitati gli osservatori hanno trovato celle in cui i detenuti non avevano a disposizione la soglia minima di 3mq calpestabili, in 50 le celle erano prive di doccia, in quattro vi erano celle in cui il wc non era in un ambiente separato.
LAVORO E ISTRUZIONE. Per quanto riguarda l’istruzione, il report segnala che solo 1 detenuto su 5 va scuola in carcere. Il tasso di occupazione in carcere è del 30% (tra i liberi è il doppio, il 58%). Appena l’1,7% dei detenuti lavora dentro gli istituti per datori di lavoro diversi dall’amministrazione penitenziaria. Gli altri (l’82%) sono impegnati nei servizi di istituto: pulizia delle sezioni, distribuzione del vitto, alcune mansioni di segreteria, scrittura di reclami e documenti per altri detenuti. “Si tratta di lavori svolti a turnazione e senza alcuna spendibilità nel mondo del lavoro esterno.Più che lavori dunque, occupazioni del tempo scarsamente retribuite”. Antigone, però, tiene anche a segnalare tre buone pratiche di sistema: il dialogo crescente tra le università e il carcere, con circa 300 detenuti iscritti; il teatro, attività molto presente e in genere ben vista dall’amministrazione penitenziaria, definita “un’esperienza di liberazione ed emancipazione, ma anche culturale”; l’informazione: dalla rassegna stampa di Ristretti Orizzonti, attraverso cui il mondo esterno conosce quello che accade nelle carceri, al programma radio Jailhouse Rock, fino alle varie riviste prodotte all’interno dei penitenziari.
Articolo di Anna Toro
sabato 28 aprile 2018
venerdì 27 aprile 2018
un appello
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale è tra i promotori dell'Appello proposto dall'ANPI nazionale e ha deciso anche di raccogliere le firme di coloro che intendono sottoscriverlo.
Stiamo per giungere alla conclusione della raccolta e, per questo, invitiamo tutti coloro che non lo abbiano già fatto a firmare, entro il 10 maggio, l'Appello, sotto riportato, attraverso la procedura che trovate alla conclusione del testo
MAI PIÙ FASCISMI
Appello a tutte le Istituzioni democratiche
Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane.
Attenzione: qui ed ora c'è una minaccia per la democrazia.
Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell'odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant'anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.
Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell'est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni.
Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un'altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale.
Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l'abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi.
Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell'attuazione della Costituzione.
Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo.
Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali.
Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione.
Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L'esperienza della Resistenza ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l'unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni.
Nel nostro Paese già un'altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l'avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell'umanità. L'Italia, l'Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”.
ACLI – ANED – ANPI – ANPPIA – ARCI – ARS – ARTICOLO 21 – CGIL – CISL – COMITATI DOSSETTI – COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – FIAP – FIVL – ISTITUTO ALCIDE CERVI – L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS – LIBERA – LIBERI E UGUALI – LIBERTA' E GIUSTIZIA – PCI – PD – PRC – UIL – UISP
ADERISCONO:
LEGACOOP NAZIONALE - AICVAS - ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE DI MODENA - ANEI - ANPC - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA CUBA - ASSOCIAZIONE RADICALI SARDI - AUSER - CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO MIELI - DiEM25 ITALIA - FEDERAZIONE DEI CIRCOLI GIUSTIZIA E LIBERTÀ - FEDERCONSUMATORI - GIOVANI DEMOCRATICI - I SENTINELLI DI MILANO - LA RETE PER LA COSTITUZIONE - LINK COORDINAMENTO UNIVERSITARIO - MEMORIA ANTIFASCISTA - MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO TOSCANA - MOVIMENTO GIOVANILE DELLA SINISTRA - PMLI - RETE DEGLI STUDENTI MEDI - RETE DELLA CONOSCENZA - RETE NOBAVAGLIO - UGO NESPOLO - ALDO TORTORELLA - UNIONE DEGLI STUDENTI - UNIONE DEGLI UNIVERSITARI - POTERE AL POPOLO
Tutti coloro che volessero sottoscrivere l’appello possono farlo con la seguente modalità:
1 Cliccare inoltra
3 quindi compilare la scheda sotto riportata
4 cliccare invio
ma a Savona c'è l'opposizione?
-----
SCUSINO SIGNORE OPPOSIZIONI PIU’ GRANDI CI SIETE?
In questi giorni dinanzi alla particolare incapacità di governo del centro- destra di esprimere una qualche idea del governo della città che fanno le due maggiori forze di opposizione? Litigano. Cambiano il capogruppo (PD) e si oppongono facendo a chi dice “NO” in modo piu’ forte ed articolato.
Noi Verdi crediamo sempre che sia necessario ricostruire un progetto di governo alternativo alla destra, che sta affondando la città e auspichiamo che i colloqui in corso a Roma possano rendere il clima migliore pure in città.
A tale scopo ribadiamo le tre condizioni, cheriteniamo essenziali per una radicale svolta nel governo cittadino:
a) Consumo del suolo zero. Significa blocco di tutte le nuove edificazioni nonche’ revisione del PUC in modo che si punti decisamente alla riqualificazione dell’esistente riducendo al massimo ogni nuova edificazione. In particolare occorrerà prevedere da un lato una politica abitativa a favore dei ceti piu’ deboli e soprattutto un programma generale di manutenzione del bosco e del territorio;
b) Raccolta differenziata spinta e porta a porta al fine di raggiungere gli obblighi di legge. Avvio di politiche di riduzione alla fonte dei rifiuti e del riuso supportati da un adeguato sostegno di misure di educazione ambientale;
c) Sostegni alla cultura, quale fattore di crescita civile e sociale. In particolare occorre avviare una diversa modulazione della spesa nel settore rafforzando il museo archeologico e investendo meglio quanto disponibile.
Si tratta di misure importanti e non esclusive ma, se l’opposizione piu’ grande si parlasse ,forse la città potrebbe avere nuove prospettive e non rischiare di affondare sempre di piu’ nella nebbia di idee e nell’oblio .
Danilo Bruno
giovedì 26 aprile 2018
prolegomeni
PROLEGOMENI AD UNA FUTURA FORZA ECOLOGISTA
Care amiche e cari amici,
credo che sia ormai necessario riflettere seriamente sulle prospettive politiche del movimento ecologista italiano, ponendo alcuni punti, che senza alcuna arroganza di pensiero considero indispensabili nella discussione futura del nostro movimento.
a) Noi dobbiamo abbandonare ogni pretesa di personalismi o di creazione di maggioranze/minoranze ormai dall’ultimo congresso inesistenti ma prendere coraggiosamente atto che abbiamo perso le elezioni con un risultato pesante, che chiede analisi serie sulla qualità e sulla natura della composizione sociale del paese e su come porre al centro della discussione i temi ambientali e soprattutto quello del cambiamento climatico. Voglio dire subito che ho appoggiato senza indugi la scelta del 4 marzo e lo rifarei di nuovo ma non possiamo nascondere che il PD e Piu’ Europa hanno veramente giocato sporco: il primo perche’ ha voluto presentarsi come unico partito come se la coalizione non esistesse e la seconda perche’ ha rifiutato una alleanza ,che avrebbe portato i verdi e i radicali di nuovo in Parlamento invece di lasciare le battaglie di civiltà ed ambientali (Taranto in primo luogo) fuori dalle aule parlamentari. Evidentemente però queste sono “quisquiglie” rispetto alla portata della sconfitta su cui deve riflettere l’intera coalizione se vuole tornare a governare il paese;
b) In primo luogo dobbiamo porci in una logica di “lunga durata” ovvero non vivere piu’ solo in ragione di risultati elettorali immediati ma guardare alla necessità di introdurre cambiamenti profondi e duraturi nella società italiana. Si tratta praticamente di adottare le categorie di analisi della scuola storiografica degli “Annales” francesi (Braudel,Le Goff,…) ma anche di dotarsi di strumenti di studio e ricerca di estrema importanza puntando ad esempio su una fondazione nazionale, che possa anche divenire uno strumento di dialogo con il mondo della ricerca e possa fornire dati e soluzioni sulle grandi questioni dell’umanità non rimanendo sempre e solo legata al dato contingente politico;
c) In secondo luogo, nell’auspicabile evento per cui il “senatore di Rignano” si tolga per un po’ da mezzo in modo da non intralciare una riflessione collettiva ed un percorso di radicale rinnovamento, occorre puntare ad una rinascita del centrosinistra in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità (Mazzini) e fornire il proprio contributo ad un mondo piu’ giusto, piu’ equo e soprattutto dove la sussidiarietà orizzontale divenga finalmente uno dei perni su cui costruire una nuova convivenza civile. In questo quadro vi sono alcuni paletti precisi da porre: difesa ed attuazione della Costituzione, riportare la questione meridionale al centro dell’azione politica nazionale ed in particolare la questione della riconversione del polo siderurgico di Taranto su cui non dovremo transigere in alcun modo, porre il 25 Aprile del 1945 come base comune dei valori di qualunque alleanza politica, attuazione di un radicale programma di federalismo europeo, porre i temi dell’agenda ambientale al centro dell’azione politica;
d) In terzo luogo penso che occorra riflettere seriamente sulla nostra esistenza poiche’ un partito ridotto a percentuali minuscole come il nostro non può continuare a ragionare su federazioni, norme statutarie,…ma partire da una Carta dei diritti dell’Ambiente costruita su principi condivisi a cominciare da fatto che la terra è stata affidataci dai nostri figli e dalle nostre figlie per porre al centro la lotta al cambiamento climatico e l’uscita dal fossile come base per la rinascita di una forza ecologista. In questa logica si dovrà ripartire dal processo di una Costituente Ecologista, che vada verso il superamento dei Verdi come forza politica e punti alla creazione di un nuovo movimento articolato in modo federato su associazioni, agorà locali, gruppi civici,… che sia però sempre parte del Partito Verde Europeo. Dovremmo cominciare a dire queste cose a coloro che parteciperanno al seminario di Affronte o a ciò che pensa di organizzare Monica Frassoni in modo da porre alcuni elementi nuovi in un dibattito ormai urgente e decisivo per le sorti del movimento ecologista in Italia;
e) In ultimo dobbiamo molto del nostro essere verdi all’azione politica e all’impegno personale di Angelo Bonelli e non possiamo perderlo. Io credo che vada rispettata la sua scelta di disimpegno politico immediato ma che vada invece recuperata la sua capacità di analisi e di proposta sia in una possibile Fondazione che soprattutto nel lavorare per porre la questione Taranto e di tutte le “Taranto” italiane al centro del dibattito per dire mai piu’ a queste cose tremende perche’ l’Italia sta vedendo troppi morti per i danni causati all’ambiente (Casale Monferrato,Cengio, Spinetta Marengo,Marghera,…).
Ciao e un abbraccio
Danilo Bruno
mercoledì 25 aprile 2018
martedì 24 aprile 2018
Sig.ra Sindaca lo sa?
sig.ra Sindaca possiamo parlare di cultura???
Buongiorno sig.ra Sindaca,
sono uno dei burattini della collezione Gambarutti, che aveva promesso a suo tempo a stare ai giornali di venirci a visitare “prima della fine della legislatura”.
Vorrei premetterLe due cose:
a) Quando verrà a vederci poiche’ non ci ricordiamo di averla vista o meglio non vi è stata una visita con seguito, foto, ”trombe, pifferi e nacchere” ,come succede spesso quando la sua Giunta “poliparlante e polifacente” esce dalle nebbie per fare “ tutto e l’esatto opposto nella consueta indescrivibile confusione di idee,di azioni e di programmi”?
b) Ci farà periziare poiche’ dai programmi della proprietà si intenderebbe vendere il tutto ed è molto difficile poterlo fare se non si conosce il prezzo poi si può attivare anche il crownfunding ma almeno per raggiungere una cifra certa.
A queste brevi premesse vorremmo poi chiederLe alcune cose anche nuove poiche’ i monumenti cittadini sono stanchi di non avere notizie sul loro destino:
1) Quando avremo un assessore alla cultura in modo che le competenze non siano piu’ distribuite a “chi capita” nella Sua giunta: dall’urbanistica,alle manifestazioni,…?
2) Quando capiremo cosa vuole fare del Museo Pertini- Cuneo, che verrà aperto il 25 aprile e il 1 maggio ma rigorosamente al mattino mentre la festa dell’ ANPI sarà ovviamente al pomeriggio sul Priamar?
3) Il medesimo Museo non potrebbe cambiare orario e come si pensa di integrare le visite con la casa di Stella forse dal luogo di nascita di Pertini partiranno volontarie e volontari per venire ad aprire il Priamar con scolaresche e/o comitive al seguito?
4) La cella di Mazzini il 25 aprile e il 1 maggio sarà aperta al pubblico con doverosa informazione della sua esistenza o forse la Sua giunta vuole continuare ad ignorarla ?
5) Ma perche’ non cambiarne l’orario di apertura dando un finanziamento all’Istituto Internazionale di Studi Liguri, che gestisce il museo archeologico, per garantire l’apertura dei musei dei Priamar ? Basterebbe procedere ad un taglio diverso delle spese culturali coinvolgendo anche la fondazione De Mari ed eventuali sponsors ma soprattutto discuterne con le associazioni e la cittadinanza e non lasciare tutto allo sbando in mano a dirigenti capaci ma prive di alcuna indicazione politica, che spetterebbe agli organi elettivi.
Ora la saluto e La invito a venirci trovare presto così magari finirà la legislatura e la Sua giunta abbandonerà il governo di questa città, che sta lentamente conducendo verso una crisi senza speranza.
Danilo Bruno e uno dei pupazzi della collezione Gambarutti
lunedì 23 aprile 2018
dagli amici del San Paolo
Cari soci e sostenitori,
in allegato potete seguire le vicende dell'angiografo promesso dall' Assessore al San Paolo.
Nei miei quaranta anni di vita nella Pubblica amministrazione ho imparato che quando l'Ente Superiore non vuol concedere nulla chiede un progetto o attiva una commissione che non dovrà approdare a nulla.
Speriamo che questo non sia l'ennesimo esempio.
Il Comitato amici del san Paolo nel perseguire le richieste in difesa della salute dei cittadini del comprensorio nel campo dell'emergenza-urgenza ( centro ictus, angiografo, mobilità delle equipe di specialisti vascolari e angiografisti fra gli ospedali dell'ASL) raccogliendo 14.000 firme con l'appoggio di ben 26 amministrazioni comunali del distretto savonese e della Val Bormida è sempre stato consapevole delle difficoltà che tali temi comportano nel darne concretezza.
L'aver colpevolmente demolito al San Paolo da parte delle precedenti amministrazioni ( con la indispensabile copertura politica) la cultura angiografica comporta oggi una ricostruzione che richiede,oltre lo strumento, il prezioso personale in numero adeguato per costituire una equipes mobile fra ospedali difficilmente reperibile sul mercato degli specialisti del settore.
La richiesta del Comitato ha come traguardo un funzionamento nel prossimo futuro per entrambi gli stabilimenti ospedalieri del servizio richiesto consapevole degli imminenti pensionamenti e dell'attuale esiguo personale dedicato.
In un territorio complesso come quello della nostra Provincia,con la nota drammatica insufficenza viaria, glistrumenti salvavita debbono essere allocati negli ospedali incidenti i maggiori bacini di utenza ( come dice la legge) con equipes di specialisti mobili.
Questo è il modello a cui tendere proposto da oltre due anni dal comitato.
Non vogliamo che in futuro ci siano popolazioni di serie A e di serie B !
Seppur non concluso il lavoro dei Quintino Sella è necessario strutturare il servizio ( non sistema) sanitario regionale verso gli standard internazionali che richiede una moderna medicina.
Certamente iniziare a coprire i 129 posti lasciati scoperti negli anni è un timido segnale.
Importante è l'annuncio di investire 10 milioni di euro in grandi apparecchiature sperando che nel contempo si attivi un processo di ammortamento che ne consenta il rinnovo alla scadenza dell'efficenza e obsolescenza per non far l'errore delle precedenti amministrazioni.
Il tutto bisogna vedere in quanto tempo la malconcia macchina burocratica riuscirà a espletare le pratiche.
Speriamo quindi che l'Amministrazione faccia da traino nel superamento delle note difficoltà nell'interesse della salute pubblica.
Cordiali saluti,
Il presidente del Comitato amici del San Paolo
Giampiero Storti
Iscriviti a:
Post (Atom)