http://www.huffingtonpost.it/cesare-damiano/fine-di-una-legislatura-tempo-di-bilanci-su-lavoro-e-uguaglianza-bisogna-fare-di-piu_a_23319524/?utm_hp_ref=it-homepage
venerdì 29 dicembre 2017
auguri all'Italia
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colpiti e affondati
COLPITI E AFFONDATI?
In questi giorni a stare a notizie di stampa il PD nel suo tentativo di trovare un ruolo di opposizione avrebbe pesantemente attaccato la Giunta denunciando il fatto che l'antica società di calcio Veloce Savona rischierebbe a causa delle decisioni comunali la chiusura.
La società , sempre a stare a notizie di stampa,ha smentito il PD e ha sostanzialmente contestato le cifre poste alla base del ragionamento del partito.
Noi Verdi,abituati ad anni di opposizione,abbiamo subito concluso che fare opposizione seriamente non è un mestiere semplice e che soprattutto occorre abituarsi dopo anni di governo della città per cui siamo sempre disponibili a dare lezioni agli amici e alle amiche del PD qualora lo ritenessero utile.
Nel contempo vogliamo sottolineare che l'attuale insolito attivismo del PD non affronta ancora una volta i nodi di una reale proposta alternativa al centrodestra inseguendo invece sempre i problemi e nulla piu'.
Ci permettiamo ancora una volta di richiamare all'attenzione delle forze di opposizione tre idee, che potrebbero rappresentare una reale alternativa di governo:
a) variante integrale al PUC in modo che tutti i progetti edilizi vengano bloccati e si punti invece al un programma di riqualificazione edilizia urbana basato sul recupero edilizio e soprattutto sulla necessità di dare risposte in termini di edilizia popolare,social housing e case per giovani coppie spesso costrette ad emigrare.Nel contempo avviare un piano di manutenzione territoriale delle zone collinari in modo da rendere di nuovo fruibile a tutti il bosco di Savona,l'entroterra e soprattutto puntare al recupero agricolo delle cascine delle Opere Sociali;
b) avviare la raccolta differenziata spinta e porta a porta insieme ad un programma di educazione ambientale tramite il Laboratorio tuttora esistente sulla carta oltre a programmi di riduzione e riuso delle materie destinate al rifiuto;
c) investire sulla cultura in modo che divenga la leva per costruire un nuovo tessuto sociale cittadino, partendo da una adeguata apertura dei musei compresa la cella di Mazzini, da una promozione congiunta della proposta culturale museale cittadina,avviare l'apertura al pubblico e la sistemazione dell'area dell'ex Cattedrale,costruire percorsi culturali in modo da valorizzare la storia e l'identità di Savona.
Sono solo poche idee,che però potrebbero cambiare in toto la realtà cittadina altrimenti minacciata da cemento e bitume.
Danilo Bruno
giovedì 28 dicembre 2017
non si poteva fare altro?
Se cominciamo con i 29 deputati PD assenti all'ultima seduta al Senato,poi proseguiamo con i pareri, che ci piacerebbe conoscere, dati da Grasso e dalla Boldrini sullo scioglimento delle camere al Presidente della Repubblica ci rimane una triste immagine di questa fine legislatura:
lo ius soli abbandonato sull'altare dei sondaggi (ha ragione oggi Michele Serra su repubblica a chiedersi di quale sinistra facciano parte i 29 senatori ma io aggiungerei pure i famosi cento della votazione di Prodi), la legge sul consumo del suolo ritenuta inutile e abbandonata a se stessa.A questo punto quale è la differenza fra i Verdi e una parte del centrosinistra (Manconi,Cuperlo,...) che chiedevano di andare avanti ancora un paio di settimane e un presidente del senato,che ormai era tanto in campagna elettorale da non fissare neppure per finta una nuova seduta della camera, che presiedeva.
A questo punto fra un centrosinistra basato sulla volontà di rivincita di D'Alema e di corta memoria per le leggi ad oggi votate e una alleanza come quella di Insieme,che mette al centro il cambiamento climatico e l'ambiente io rimetto al centro quest'ultimo scegliendo senza equivoci la lista europeista ed ecologista non alleata ma semplicemente in accordo solo perche' lo prevede la legge elettorale con il PD ovvero quella dei Verdi, laici,civici e socialisti
lo ius soli abbandonato sull'altare dei sondaggi (ha ragione oggi Michele Serra su repubblica a chiedersi di quale sinistra facciano parte i 29 senatori ma io aggiungerei pure i famosi cento della votazione di Prodi), la legge sul consumo del suolo ritenuta inutile e abbandonata a se stessa.A questo punto quale è la differenza fra i Verdi e una parte del centrosinistra (Manconi,Cuperlo,...) che chiedevano di andare avanti ancora un paio di settimane e un presidente del senato,che ormai era tanto in campagna elettorale da non fissare neppure per finta una nuova seduta della camera, che presiedeva.
A questo punto fra un centrosinistra basato sulla volontà di rivincita di D'Alema e di corta memoria per le leggi ad oggi votate e una alleanza come quella di Insieme,che mette al centro il cambiamento climatico e l'ambiente io rimetto al centro quest'ultimo scegliendo senza equivoci la lista europeista ed ecologista non alleata ma semplicemente in accordo solo perche' lo prevede la legge elettorale con il PD ovvero quella dei Verdi, laici,civici e socialisti
L'enpa di Savona sulla cattiva informazione
Caro Danilo,
Siamo d’accordo con te sulla visibilità negata alle iniziative sempre valide dei Verdi e, nel nostro piccolo, abbiamo condiviso la tua lettera, pubblicata da IVG, sul nostro facebook molto seguito (8.100 fan ed il tuo post letto da oltre 2.000).
Anche noi subiamo spesso, molte delle nostre iniziative sono sovente etichettate dai media genericamente sotto "le associazioni animaliste" oppure vengono addirittura usate da altre associazioni animaliste "omettendo" la paternita' delle stesse. Purtroppo non c'è difesa contro la cattiva informazione. La petizione l’abbiamo condivisa con il Comitato Aree Canine e messa sul nostro facebook dove era ed è scaricabile da tutti; lo hanno fatto gli M5S che ce lo hanno anticipato dicendo di voler dare una mano per la raccolta e non potevamo certo dire di no.
Ci auguriamo anche noi (tra l’altro alle dirigenza Enpa nazionale ci sono storici verdi, o ex, come Carla Rocchi ed Annamaria Procacci) che i Verdi tornino in Parlamento e nei consigli comunali e
regionale e siamo pronti come sempre a sostenerli.
mercoledì 27 dicembre 2017
assemblea dei verdi savonesi
Assemblea Provinciale dei "Verdi" savonesi per il
5 gennaio 2018
alle ore 21.00
a Savona, presso la sede provvisoria di Via S. Domenico, 5R (di fronte al Priamàr).
O.d.g.:martedì 26 dicembre 2017
Sud Sudan e la possibile fine della guerra civile da ecumenici.it
(Foto di UNMISS via Flickr)
Per i Sudsudanesi è il più bel regalo di Natale: dopo 4 anni, la guerra civile prossima alla fine!
Per i 4 milioni di Sudanesi del Sud in fuga da quattro anni di guerra nel proprio paese, il cessate il fuoco concordato lo scorso 21 dicembre ad Addis Abeba tra le parti in causa e operativo a partire dal 24 dicembre, è probabilmente il più bello dei “regali di Natale”. Ancora non è chiaro se questo cessate il fuoco possa essere il punto di partenza per porre fine a quattro anni di guerra civile, ma per i milioni di civili nella morsa della fame e della violenza della guerra questo è almeno una pausa che permetterà una più facile e migliore assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno.
Recentemente le Nazioni Unite hanno stimato e messo in guardia dal fatto che, continuando la guerra civile, nei prossimi tre mesi e mezzo almeno 1,25 milioni di persone avrebbero rischiato di morire di fame nel Sudan del Sud. Altre tre milioni di persone, su una popolazione totale di 11 milioni, sono ormai cronicamente sottonutriti. Nel 2017 il numero delle persone minacciate dalla fame nel Sudan del Sud è passato da 3,7 milioni dell’anno precedente a 4,1 milione di persone.
Per quattro anni l’esercito regolare e i signori della guerra con le loro milizie si sono affrontati commettendo entrambi sistematicamente crimini contro l’umanità e ignorando la tutela della popolazione civile nei relativi territori controllati. Ognuna delle parti in causa ha utilizzato gli aiuti umanitari internazionali come arma di guerra, impedendo che raggiungessero la popolazione civile, rapendo o uccidendo i cooperanti internazionali. Solamente lo scorso 21 dicembre sono stati salvati sei cooperanti rapiti da milizie armate.
La tregua appena concordata è una buona notizia per la popolazione civile del Sudan del Sud ma preoccupa il fatto che l’accordo sul cessate il fuoco sia stato raggiunto solamente dopo che il governo USA aveva minacciato pesanti sanzioni al paese in caso fosse saltato l’accordo sulla tregua. Nonostante la catastrofica situazione economica del paese e lo sfinimento della popolazione civile sembra che le parti in causa non siano veramente interessate a trattare la pace. L’attuale cessate il fuoco è stato anche il frutto del lavoro svolto in tal senso dall’Unione Africana e dall’Autorità intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD).
L’APM ricorda che le precedenti esperienze di tregue e accordi di pace a cui il Sudan del Sud è stato costretto dalla comunità internazionale purtroppo non sono stati di lunga durata. A maggior ragione la comunità internazionale ora deve vegliare sul fatto che il cessate il fuoco diventi davvero effettivo e venga rispettato affinché si possano creare le condizione per reali trattative di pace.
Africa e innovazione digitale da ecumenici.it
Il sito di informazione ICT Africa ha lanciato una campagna di raccolta fondi per realizzare un data-base sull’innovazione digitale in Africa. L’idea è di creare un elenco di tutto quanto si muove intorno alle nuove tecnologie nel continente: reti mobili, applicazioni per smartphone, trasferimenti di denaro tramite cellulare, progetti di e-learning, sistemi di voto elettronico, imprenditoria sociale…
L’iniziativa potrebbe stupire, se si pensa a quanto il digital divide colpisca il continente, dove un’ampia porzione della popolazione, soprattutto nelle aree rurali, non ha accesso alla rete (Global Information Technology Report, 2016). Tuttavia, fermo restando tale dato, cresce la spinta verso la produzione di idee e startup innovative. Non a caso, nel 2017 sono stati proprio due imprenditori africani, in Rwanda ed in Nigeria, ad aggiudicarsi il premio “ICT for Social Good” promosso dal network Ong 2.0per la miglior impresa sociale che utilizza le nuove tecnologie ICT (Information and Communication Technologies): ben 233 proposte erano state inviate da 57 paesi del mondo, di cui il 67% dall’Africa.
In base a quanto emerge dalla mappa delle utenze internet nel mondo realizzata da due ricercatori britannici dell’Oxford Internet Institute, 3,2 miliardi di persone hanno accesso a Internet (meno della metà della popolazione mondiale): l’Asia contribuisce con 1,24 miliardi di utenti (il 46% del totale); gli Usa e l’America Latina sono più o meno allo stesso livello (297 milioni e 287 milioni di utenti); l’Africa conta 1 miliardo di abitanti, eppure sono solo 200 milioni coloro che possono accedere alla rete. È un dato in crescita, ma il continente resta diviso al suo interno: Sudafrica, Kenya, Nigeria, Egitto e Marocco sono “leader” mentre la fascia Subsahariana non riesce a toccare il 10%.
All’interno di questa seppur critica cornice, processi di innovazione digitale sono in corso, in modo dinamico, in molti paesi del continente. Già nel 2011, il rapporto Africa mobile observatory ha definito quello africano come il secondo mercato al mondo per la telefonia mobile e, sul piano delle nuove imprese, la Nigeria nel 2015 ha eguagliato la Germania per numero di nuove attività nate (GEM – Global Entrepreneurship Monitor). Come conferma il web-reportage Connecting Africarealizzato nel 2016 con il supporto dello European Journalism Centre: “Esiste un reale movimento Panafricano di centri tecnologici che sta incoraggiando il community building e lo sviluppo di giovani innovatori. Ci sono oggi circa 100 laboratori tecnologici in 28 paesi in Africa. Un trend in espansione, alla velocità di un nuovo hub ogni due settimane”.
Sempre più giovani africani stanno sviluppando applicazioni focalizzate sui bisogni locali. Interessante è l’esperienza di Yeesal Agrihub, nato dalla volontà di giovani appassionati ed esperti di agricoltura con il fine di creare uno spazio di scambio, condivisione e accompagnamento all’implementazione di progetti d’impresa che si avvalgono delle tecnologie ICT per far fronte a problemi quotidiani vissuti dagli agricoltori. Adalbert Diouf, coordinatore di questo primo Agri Tech Hub del Senegal, spiega: «L’agricoltura è un pilastro importante dell’economia senegalese e impiega quasi il 60% della popolazione. Tuttavia, resta in gran parte tradizionale ed i giovani fino a poco tempo fa la vedevano come un’attività povera e non redditizia». “Yeesal” è un termine wolof che significa “rinnovare”. Yeesal Agri Hub, in quanto polo d’innovazione in agricoltura, sta mostrando le potenzialità che esistono nel settore, sta formando i giovani a costruire un progetto d’impresa e di vita declinato secondo i principi dell’agroecologia e di un business rispettoso dell’ambiente, e sta fornendo concrete alternative alla disoccupazione e alle migrazioni economiche. Tra i partner che hanno voluto scommettere su questo progetto si contano, tra gli altri, la FAO, la GIZ – cooperazione tedesca e l’ong italiana LVIA.
Qualche empio di come le ICT risolvono problemi vissuti quotidianamente dagli agricoltori in Africa?
Nella recente Settimana dell’Imprenditoria Agricola che l’equipe di Yeesal Agrihub ha organizzato nella città di Thiès in Senegal nel mese di novembre, tra i formatori c’era Aboubacar Sidy Sonko, fondatore di Mlouma, una piattaforma made-in-Senegal di commercializzazione dei prodotti agricoli. Il giovane imprenditore è partito dalla constatazione di quanto i produttori in Senegal siano penalizzati dalla mancanza d’informazione sul prezzo corrente di mercato delle derrate agricole. La piattaforma, dando indicazioni sicure e in tempo reale su tali prezzi, permette agli agricoltori di aumentare il potere di negoziazione con gli intermediari che acquistano i loro prodotti e quindi di guadagnare di più, il giusto, dal proprio lavoro. La piattaforma, dapprima solo disponibile sul web, è oggi consultabile anche off-line con tecnologia USSD supportata da quasi tutti i telefoni cellulari, in modo da permettere anche ai produttori che non hanno connessione ad internet e smartphone, di accedere a queste informazioni.
Tra le altre soluzioni tecnologiche realizzate da imprenditori ed imprenditrici senegalesi si possono citare anche Daral Technologie, una piattaforma che con un sistema di allerta tramite SMS sul telefono cellulare informa gli allevatori sulla presenza di malattie animali, aiutandoli a prevenire la proliferazione di epidemie tra il proprio bestiame, e Sooretul, una piattaforma di e-commerce di prodotti agricoli che permette di accedere ai principali network di vendita, spesso non raggiungibili dai piccoli produttori. Altre storie e tecnologie sono documentate su Agritools.org un progetto di ricerca giornalistica che indaga come le tecnologie ICT stanno trasformando le pratiche di agricoltura, pesca e allevamento in Africa.
domenica 24 dicembre 2017
unicef sullo ius soli da ecumenici.it
(Foto di Lo schermo)
“Doveva essere un gesto di civiltà come qualcuno ha detto tempo fa, invece si chiude nel modo più incivile possibile: lo Ius soli non verrà approvato, basta ipocrisie elettorali” dichiara Andrea Iacomini, portavoce di UNICEF Italia. “Le Camere stanno per sciogliersi, come anche l’ipotesi di approvazione di questa legge come neve al sole. Non lo sapeva nessuno?
Chiediamo scusa agli 800 mila compagni di classe dei nostri figli, adulti di domani, che vedranno negati ancora una volta i loro diritti. Provo vergogna nel vedere come una riforma moderata nei contenuti e così necessaria nella sostanza non trovi spazio al pari di tante altre” prosegue Iacomini. “Ciò che fa più male non è solo la mancata tenuta dell’intesa o la feroce e assurda opposizione di alcune forze politiche di questi mesi. bensì le ostinate dichiarazioni di alcuni esponenti politici di primo piano che fino a questa mattina in pubblico e in privato, sui media o nei convegni, insistevano nel dire che la legge sarebbe stata approvata, mentendo sapendo di mentire. E’ un atteggiamento davvero inaccettabile quando si tratta di bambini e ragazzi. L’Italia ha violato l’art.2 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in materia di non discriminazione; è un dato di fatto malgrado le continue raccomandazioni dei Comitati ONU.
Questi giovani italiani finiscono nel dimenticatoio mentre parte la gara alle candidature, le trattative sui collegi, le maratone tv, gli scandali di una classe politica che spero risponda di quanto accaduto agli elettori. In tanti però si sono spesi per questa causa. Esiste una buona Italia che come sempre sopperirà alle assurdità dei calcoli elettorali. Saranno quei cittadini della società civile e delle associazioni che continueranno a lavorare seriamente ogni giorno per arginare i danni di questo ennesimo scempio parlamentare e faranno capire a questi 800 mila minori quanto essi contino per gli adulti responsabili del paese. E’ una brutta pagina della nostra storia repubblicana quella che si consumerà allo sciogliersi delle Camere dopo Natale, che sul tema della cittadinanza si ripete tristemente oramai da dieci anni. Siamo indignati” conclude Iacomini.
sabato 23 dicembre 2017
nessuno tocchi Caino
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NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
Questo servizio e' realizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea. Le opinioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente quelle della Commissione dell'Unione Europea.
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Anno 17 - n. 43 - 23-12-2017
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : MOZIONE GENERALE DEL VII° CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO
2. NEWS FLASH: IL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU DELLE ESECUZIONI CAPITALI
3. NEWS FLASH: PARLAMENTO CURDO APPROVA AMNISTIA PER I CONDANNATI A MORTE
4. NEWS FLASH: GIAPPONE: IMPICCATI DUE PRIGIONIERI
5. NEWS FLASH: CINA: CONDANNATI A MORTE DAVANTI A MIGLIAIA DI SPETTATORI
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
MOZIONE GENERALE DEL VII° CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO
Il VII° Congresso di Nessuno tocchi Caino, tenuto nella Casa di Reclusione di Opera (Milano) il 16 dicembre 2017,
Prende atto con soddisfazione, nel decennale dall’approvazione della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla moratoria delle esecuzioni capitali, della continua evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo e impegna gli organi dirigenti a intensificare l’azione di promozione e pressione, a partire dall’Africa, volta a ottenere altri sostegni alla nuova Risoluzione pro-moratoria in vista dell’Assemblea generale del 2018;
Sostiene il progetto in atto di Nessuno tocchi Caino e della Commissione Europea dal titolo “Contenere la pena di morte in tempi di guerra al terrorismo” in Egitto Tunisia e Somalia, volto a limitare il campo di applicazione della pena di morte, a garantire la sua applicazione in conformità con principi inderogabili e standard universalmente riconosciuti oltre che con gli obblighi e gli impegni internazionali di questi Paesi, nonché a introdurre una moratoria in vista della soppressione totale della pena di morte;
Impegna gli organi dirigenti a prendere iniziative volte a superare, con la pena di morte, anche la morte per pena e la pena fino alla morte, nei fatti decretate dall’armamentario emergenzialista speciale di norme e regimi penitenziari quali l’ergastolo ostativo, il 41-bis e l’isolamento diurno, per far vivere il “diritto alla speranza” che appartiene ad ogni essere umano, diritto codificato nello spazio del Consiglio d’Europa dalla giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo e dagli standard del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), ma negato, come è in Italia, da quello sbarramento automatico alla concessione di benefici penitenziari per chi sia imputato o condannato per i reati di cui al 4-bis, fintanto che non decida di collaborare alle indagini;
A tal fine, sostiene i ricorsi al Comitato Diritti Umani e al Comitato contro la Tortura delle Nazioni Unite presentati dallo Studio legale del Professor Andrea Saccucci per conto di oltre 240 condannati all’ergastolo ostativo e il ricorso in atto alla Corte EDU presentato dallo Studio legale di Antonella Mascia, con i Professori Valerio Onida e Barbara Randazzo a partire dal caso Viola, ribadisce il suo sostegno al Progetto di ricerca europeo “Il diritto di sperare - L'ergastolo nel contesto europeo”, incardinato presso l’Università Statale di Milano e coordinato dal Professor Davide Galliani, fa propria l’Ipotesi di Atto di Promovimento alla Corte Costituzionale italiana predisposta dal Professor Andrea Pugiotto contro il sistema dell’ergastolo ostativo che, combinato al “carcere duro” e all’isolamento diurno, provoca nel tempo – come ampiamente dimostrato dalla analisi statistica prodotta da Francesco Fabi in base alle risposte ai questionari di centin
aia ergastolani ostativi – danni irreversibili sulla salute fisica e mentale del detenuto, tali da configurare punizioni e/o trattamenti inumani e degradanti;
Ringrazia il regista Ambrogio Crespi che su questo tema ha realizzato il docufilm “Spes contra Spem – Liberi dentro”, un’opera straordinaria con protagonisti condannati all’ergastolo del Carcere di Opera che, negata per legge la speranza con un “fine pena mai”, hanno deciso di incarnarla, di essere fonte di un processo attivo di cambiamento, come testimoniano i condannati che animano i Laboratori Spes contra Spem costituiti nelle carceri di Opera, Parma, Voghera, Rebibbia e Secondigliano e fortemente sostenuti dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Capo del Dap Santi Consolo;
Saluta con soddisfazione il raggiungimento dell’obiettivo dei 3000 iscritti al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito fissato, pena la sua chiusura, dal 40° Congresso tenuto nel Carcere di Rebibbia e invita gli iscritti e gli organi dirigenti di Nessuno tocchi Caino a sostenere la campagna per il raggiungimento di almeno 3000 iscritti anche nel 2018, per salvare e far vivere, con il Partito Radicale, un patrimonio politico inestimabile, che è non solo nostro ma di tutti, dell’umanità, quello che ci ha lasciato Marco Pannella e che consiste nel modo di pensare, di sentire e di agire con cui Marco, per oltre mezzo secolo, è riuscito a scoprire e a dar corpo a idee, lotte e riforme, in Italia e non solo;
Nel dare atto al Ministro della Giustizia Andrea Orlando di aver trasmesso da tempo al capo del governo Paolo Gentiloni i decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario, sostiene l’azione nonviolenta di Rita Bernardini e Deborah Cianfanelli, condotta insieme a decine di migliaia di detenuti, volta all’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di una riforma sempre più necessaria e urgente per le condizioni in cui versano le carceri del nostro Paese, a partire dalla salute dei detenuti sempre più vittime di abbandono sanitario spesso a causa di irresponsabili decisioni dei giudici di sorveglianza, come testimonia la vicenda di Marcello Dell’Utri, più che mai rappresentativa dei tantissimi casi di detenuti che in carcere non sono adeguatamente curati persino quando sono affetti da malattie gravissime.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
IL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU DELLE ESECUZIONI CAPITALI
La dichiarazione congiunta di Nessuno tocchi Caino, dell'Istituto Arabo per i Diritti Umani, l'Organizzazione Araba per i Diritti Umani e la Somali Women Agenda:
“Il 18 dicembre 2017 ricorre il decennale dell’approvazione della Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, un voto storico che ha contributo ad accelerare politicamente il processo abolizionista storicamente in corso. Se nel 2007 le esecuzioni registrate erano almeno 5.851, oggi si sono ridotte a poco più di 3000 e se i Paesi a vario titolo abolizionisti nel 2007 erano 148 oggi sono saliti a 160. Così come sono aumentati gli Stati che votano a favore della Risoluzione ONU per la moratoria, dai 104 del 2007 ai 117 del 2016.
L’unico dato che non è mutato è quello per cui il 99% delle esecuzioni continua a concentrarsi in Paesi autoritari ed illiberali a riprova che la battaglia per l’abolizione della pena di morte riguarda innanzitutto l’affermazione dello Stato di Diritto. Uno Stato di Diritto oggi fortemente minacciato dall’emergenza terrorismo in nome della quale alcuni Stati hanno reintrodotto la pena di morte o hanno ripreso le esecuzioni.
E’ proprio in questi momenti che invece si misura l’autorevolezza di uno Stato, che è tale se non abdica al rispetto dei diritti umani come definiti dagli strumenti internazionali ma li afferma con forza, senza eccezioni. Proprio per questo siamo impegnati in un progetto per contenere la pena di morte in tempo di terrorismo attraverso il rispetto degli standard internazionali sul giusto processo ed il sostegno alla Risoluzione Onu per la moratoria universale delle esecuzioni capitali che nel 2018 sarà nuovamente al voto dell’Assemblea Generale di New York.”
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PARLAMENTO CURDO APPROVA AMNISTIA PER I CONDANNATI A MORTE
16 dicembre 2017: Il parlamento del Kurdistan ha deciso a maggioranza di concedere un'amnistia ai prigionieri del braccio della morte, riducendo la loro condanna a 15 anni di carcere, esclusi i detenuti condannati per gravi crimini.
I condannati a morte avranno una riduzione della pena a 15 anni di detenzione, esclusi coloro che sono stati condannati per terrorismo, minaccia alla sicurezza nazionale od omicidio di donne nei cosiddetti delitti d'onore, ha stabilito il parlamento curdo in seguito a una seduta chiusa il 16 dicembre.
In seguito alle dimissioni del presidente curdo Masoud Barzani, il potere di imporre la pena di morte è stato ora assegnato al primo ministro del Governo Regionale Curdo, Nechirvan Barzani.
La Regione del Kurdistan, a differenza dell'Iraq, applica raramente la pena di morte. L'ultimo caso conosciuto in cui è stata applicata risale a dicembre 2016, quando l'allora presidente Masoud Barzani approvò l'esecuzione di un uomo riconosciuto colpevole dello stupro e uccisione di una bambina nella città curda di Duhok.
(Fonti: Rudaw, 17/12/2017)
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GIAPPONE: IMPICCATI DUE PRIGIONIERI
19 dicembre 2017: Il Giappone ha impiccato questa mattina due detenuti del braccio della morte, tra cui un uomo di 44 anni che uccise quattro persone quando era minorenne, ha comunicato il Ministero della Giustizia.
Teruhiko Seki è diventato il secondo detenuto a essere impiccato per un crimine commesso da minore, nella prima esecuzione di questo tipo in 20 anni, dopo che Norio Nagayama, che aveva ucciso quattro persone a 19 anni, fu giustiziato nel 1997.
Seki aveva 19 anni quando uccise un dirigente d’azienda di 42 anni, sua moglie di 36 anni, la figlia di 4 anni e la madre di 83 anni del dirigente, ferendo l'unica sopravvissuta, una figlia di 15 anni, nel 1992. Inoltre rubò 340.000 yen dalla loro casa nella prefettura di Chiba.
L'altro detenuto giustiziato, Kiyoshi Matsui, un ex idraulico di 69 anni, uccise la sua ragazza e i suoi genitori nella prefettura di Gunma nel 1994.
Il ministro della Giustizia Yoko Kamikawa ha ordinato le esecuzioni, le prime da luglio.
Sia Seki che Matsui avevano presentato richieste di nuovi processi, secondo il ministero.
"Questi crimini sono stati molto atroci e assolutamente deplorevoli per le vittime e le loro famiglie. Le pene capitali sono state finalizzate in seguito a processi adeguati nei tribunali e ho dato l'ordine di eseguirle dopo un'attenta considerazione", ha detto Kamikawa in una conferenza stampa.
La politica della pena capitale del Giappone ha suscitato critiche internazionali, mentre la Federazione delle Associazioni degli Avvocati del Giappone ha chiesto che venga abolita entro il 2020, chiedendo la sua sostituzione con l’ergastolo.
Il caso di Nagayama ha creato i cosiddetti standard Nagayama, che tengono conto di fattori quali il numero di vittime, la brutalità e l'impatto sociale dei crimini. Gli standard sono utilizzati per decidere se applicare la sentenza di morte nei casi di omicidio.
"Un minore è meno in grado di giudicare le cose rispetto agli adulti e facilmente influenzato dalle circostanze familiari e sociali. Non è appropriato attribuire responsabilità sui singoli minori e non dovrebbero essere giustiziati", ha detto Yuji Ogawara dell'associazione degli avvocati, incaricata di seguire il tema dell'abolizione della pena di morte.
Il dibattito sull'abolizione della pena di morte rimane scarno in Giappone, anche se la maggior parte dei Paesi sviluppati l'ha già abolita.
L'associazione degli avvocati ha adottato una proposta che afferma per la prima volta che lavorerà per abolire la pena di morte in un meeting nell'ottobre 2016, ma ha incontrato una forte opposizione da parte degli avvocati che sostengono le vittime di casi di omicidio.
Più di 100 avvocati di tutto il Paese quest'anno hanno inviato una lettera aperta al presidente dell'associazione, insistendo sul fatto che la proposta adottata avrebbe causato confusione tra i membri dell'associazione in quanto vi sono argomenti a favore e contro di essa.
Hidemichi Morosawa, ex preside della Tokiwa University, ha affermato che "non è appropriato" evitare la pena di morte sulla base di "una ragione non scientifica per cui i giovani possono recuperare la propria vita". La pena capitale è inevitabile, considerando i sentimenti delle vittime e gli effetti dei crimini sulla società, ha affermato.
Kamikawa è riluttante a cambiare la politica. Ha detto in una conferenza stampa in occasione del suo insediamento come ministro della Giustizia ad agosto, "vorrei trattare con cura e rigorosamente (le esecuzioni) in linea con le leggi e nel rispetto delle sentenze dei tribunali".
Ha ordinato l'esecuzione di un detenuto quando ha ricoperto la carica di Ministro della Giustizia per circa un anno da ottobre 2014.
A luglio di quest'anno, il predecessore di Kamikawa, Katsutoshi Kaneda, ha dato l'ordine di impiccare due detenuti di sesso maschile.
(Fonti: Kyodo, 19/12/2017)
Per saperne di piu' :
CINA: CONDANNATI A MORTE DAVANTI A MIGLIAIA DI SPETTATORI
18 dicembre 2017: Un tribunale cinese ha condannato a morte 10 persone, per lo più per reati legati alle droghe, davanti a migliaia di spettatori prima di portarli via per l'esecuzione.
Le 10 persone sono state messe a morte subito dopo la condanna a Lufeng, nella provincia meridionale del Guangdong, a soli 160 km da Hong Kong, secondo quanto riferito dai media statali.
Sette dei 10 giustiziati erano stati condannati per reati connessi alla droga, mentre gli altri sono stati giudicati colpevoli di omicidio e rapina.
Quattro giorni prima dell'evento, i residenti erano stati invitati ad assistere alla sentenza con un avviso ufficiale diffuso sui social media. Gli imputati sono stati portati allo stadio sul retro di camion della polizia con le sirene a tutto volume, ognuno affiancato da quattro agenti che indossavano occhiali da sole.
Sono stati portati uno ad uno su una piccolo palco allestito su quella che di solito è una pista da corsa per ascoltare la loro sentenza, secondo il video del processo. In migliaia hanno assistito allo “spettacolo”, inclusi studenti che indossavano le loro uniformi.
La gente stava in piedi sui sedili mentre altri si affollavano al centro del campo, alcuni con i loro telefoni cellulari sollevati per registrare l'evento, altri che chiacchieravano o fumavano.
(Fonti: theguardian.com, 18/12/2017)
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