Un anno fa, Sinistra italiana andava scindendosi, Mdp non esisteva ancora, il Congresso del Pd sembrava polarizzarsi in una sfida Renzi-Emiliano, sostenuto dalle minoranze interne, che poi si sono divise, anche perché appunto è nata Articolo 1. Il referendum era appena passato e, nonostante le indicazioni di molti, tra cui il vostro affezionatissimo, si optò per un governo fotocopia, uguale a quello precedente, soltanto molto più «gentile» all’apparenza (nome omen). Il cambio di toner ha riguardato le politiche sull’immigrazione, dove Minniti ha deciso di copiare le proposte di Salvini e quella di Di Maio. Fin da allora Possibile ha proposto la creazione di un soggetto che si presentasse alle elezioni e che si rivolgesse a quell’area che il Pd non l’avrebbe votato più e a chi chiedeva tornasse a essere rappresentata una sinistra senza troppi aggettivi ma con politiche di sinistra. Sinistra radicale, tuona la stampa! In verità, una sinistra banale, che non faccia politiche di destra, non prometta una cosa per fare il suo contrario una volta che è al governo, che sappia dire e fare qualcosa di sinistra contro lo sfruttamento, contro le disuguaglianze, contro le concentrazioni di potere e i conflitti di interessi, contro una scuola di classi classiste, per un grande piano verde per la conversione ecologica, per una vera uguaglianza nei diritti e nelle opportunità. Una sinistra femminista e laica, rigorosa e capace di dire cose vere. Abbiamo cercato di tenere insieme uno schema che fosse il più largo possibile, che attraversasse teatro (Brancaccio) e piazze (Santi Apostoli) senza che la principale preoccupazione del primo fosse attaccare la seconda e della seconda diffidare del primo. Abbiamo promosso a Reggio Emilia il primo evento con tutte le sigle rappresentate in Parlamento, che allora erano metà al governo e metà all’opposizione. Abbiamo salutato con favore la disponibilità di Piero Grasso a guidare questo progetto e la decisione di Laura Boldrini di prendervi parte da protagonista. Tutto questo non era affatto scontato. L’unità a sinistra è come un Gronchi rosa. In questo caso il colore è rosso, con un lemma che viene dalla rivoluzione francese, con una «E» che è femminile, plurale, costituzionale. Sono felice di poter dire che Possibile è la forza politica che più ha creduto in questa soluzione, che ne ha anticipato l’evoluzione, che ha invitato tutti alla responsabilità. Che ha avuto i toni più distesi e meno polemici, ma più concreti, per merito di un lavoro che per noi prima che politico è culturale, se è vero che il nostro Manifesto è il lavoro più completo finora emerso sotto il profilo programmatico e il più partecipato, grazie ai tre appuntamenti nazionali e a un lavoro di confronto a tutto campo. Scrivevo mesi fa che dovevamo essere autonomi e aperti, generosi e lucidi: direi che liberieuguali è un’ottima sintesi di quello che intendevo dire, fin dal nome che Grasso ci ha proposto. Se pensate che tutto questo fosse scontato, sbagliate. Se pensate che si potesse fare prima e meglio, avete ragione: ora però non è più tempo di polemiche, è tempo di scorgere in tutto ciò che si muove a sinistra ciò che vi è di più prezioso, arricchendo la nostra proposta perché l’Italia stessa sia più ricca di programmi, progetti, soluzioni. Per questo, ve lo chiedo umilmente, partecipate, sosteneteci, aderite. Prendete il vostro pezzo di utopia, come insegna Vonnegut, e credete in voi stessi. Solo così renderete credibile quello che stiamo facendo. Come ha detto una volta Bernie Sanders, «It’s not radical, it’s democracy». Aderisci a Possibile Giuseppe Civati Segretario di Possibile
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