mercoledì 23 gennaio 2019

su Genova da scienziato preoccupato



Fin da quando sono entrate in vigore le leggi a tutela della qualità dell’aria, Genova, dati delle centraline alla mano, non riesce a rispettare i limiti previsti per gli ossidi di azoto.

Le marmitte catalitiche ci hanno dato una mano, ma non c’è verso! 
Tutte le stazioni di monitoraggio dell’ARPAL, poste  lungo le strade più trafficate della città, registrano medie annuali sempre più alte del limite di 40 microgrammi per metro cubo d’aria.

Oggi, siamo intorno ai sessanta microgrammi  per metro cubo in via Ronchi a Multedo e si registrano cinquanta microgrammi per metro cubo in corso Europa e lungo via Buozzi.

E i Sindaci sembrano più preoccupati delle penali che i Comuni, per la loro quota parte, dovranno versare all’ Unione Europea, per il mancato rispetto della Direttiva a tutela della qualità dell’aria, piuttosto che dei danni alla salute dei loro concittadini a causa dell’inquinamento.

Per chiarire quanto ci costa, in termini di salute, il non volere eliminare le emissioni che contaminano l’aria che respiriamo, il neonato coordinamento Rinascimento Genova, con la consulenza dell’Ecoistituto Reggio Emilia-Genova, ha chiesto informazioni a qualificati esperti che, il 10 gennaio, a Palazzo Ducale, nella sala del Minor Consiglio, hanno illustrato, con chiarezza, i danni dell’aria insalubre e i possibili rimedi ad un pubblico attento e numeroso.

Il dr Crosignani, già ricercatore dell’Istituto Tumori di Milano, alla luce dei numerosi studi effettuati in diversi paesi, compresa l’Italia, ha stimato che se tutta Genova avesse la qualità dell’aria che si misura a Quarto e all’Acquasola  (20 microgrammi per metro cubo di ossidi di azoto) la popolazione genovese più avanti negli anni (tra 65 e 74 anni) e oggi più esposta all’inquinamento, potrebbe campare un anno di più e 129 concittadini che, causa inquinamento, ogni anno ci lasciano prematuramente, potrebbero rinviare l’abbandono di questa valle di lacrime. 

A pensarci bene, 129 morti all’anno è il costo, in vite umane, di tre crolli di ponte, che ogni anno coinvolge, questa volta non a caso, i genovesi più “sfigati”: quelli che passano più ore chiusi nelle loro macchine in coda, quelli  che abitano lungo le strade a canyon più trafficate e in case con vista porto, costretti ad inalare  i  fumi delle ciminiere di navi da crociera, porta container  e traghetti, attraccati ai moli, con i potenti generatori diesel sempre accesi, per fornire elettricità ai servizi di bordo.

Durante il convegno, lo “spread” della salute tra i genovesi, in base alla loro residenza, è stato illustrato dal dr. Gennaro Valerio, Medici per l’Ambiente, che ha constatato come il tasso di mortalità di chi abita a Cornigliano, Pra, Bolzaneto sia sempre maggiore di chi abita ad Albaro, a Nervi, alla Foce.

Queste differenze, come ha illustrato il dr. Claudio Culotta dell’USL3, hanno certamente a che fare con gli stili di vita, i titoli di studio, i diversi bilanci famigliari, ma se tutti i genovesi, ricchi e poveri, potessero respirare la stessa aria che si respira a Quarto e nel parco dell’ Acquasola, le attuali differenze delle aspettative di vita, certamente diminuirebbero.

Come sia possibile diminuire drasticamente gli effetti delle emissioni portuali l’ha bene illustrato l’ ing. Dario Lagostena, dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAL).

Se l’attuale inventario delle emissioni inquinanti sul territorio comunale attribuisce alle navi la produzione del 62% di ossidi di azoto (il 26% viene dal trasporto su strada), la sostituzione del gasolio con gas naturale (metano) liquefatto potrebbe ridurre dell’80% le emissioni portuali di ossidi azoto e la disponibilità di elettricità, direttamente sulle banchine, potrebbe azzerare tutte le attuali emissioni nocive, con un netto miglioramento dell’aria respirata da chi abita a Di Negro, San Teodoro e Oregina e  che d’ estate, con l’arrivo di navi da crociera e traghetti, si trova frequentemente sottovento ai loro fumi. E anche gli abitanti sul fronte del porto di Voltri e Pra avrebbero importanti benefici se, anche a Genova, come in altri porti in giro per mondo, si attuassero queste scelte.

Buone notizie vengono anche da fronte trasporti, come ha illustrato l’ ing Alfredo Perazzo di “La mia Genova ideale”, esperto di mobilità urbana se, finalmente, riuscirà a partire il rivoluzionario Piano di Mobilità Sostenibile per la Grande Genova.

Il piano prevede che il trasporto pubblico sulle linee più usate per muoversi in città (val Polcevera, Val Bisagno, linea costiera da Sestri a Nervi) avverrà solo su mezzi a trazione elettrica e su percorsi protetti.

In “pole position” il tram, che tra i tanti vantaggi , in base a quanto si è verificato nelle centinaia di città che in tutto il mondo lo hanno riscoperto,  ha quello di convincere molti automobilisti a lasciare a casa il loro mezzo:  a Genova, i vantaggi del servizio offerto dal  tram convincerebbero molti automobilisti ad abbandonare il loro mezzo e in questo modo, ben 30.300 auto ogni giorno sarebbero tolte dalla circolazione, con una riduzione di oltre il 10% dei veicoli attualmente in giro per la città.

Questo fatto avrebbe un effetto a catena sul miglioramento della qualità dell’aria cittadina, indotto sia dall’annullamento delle attuali emissioni degli autobus a gasolio dell’AMT, sia dai 72 mila spostamenti giornalieri che non avverranno più in auto o in moto, ma con mezzi di trasporto pubblici. 
E la minore occupazione di superfice stradale permetterà al traffico automobilistico residuale di scorrere in modo più fluido e, quindi, con minori emissioni inquinanti.

A fronte di questi dati, il filobus risulta meno appetibile, in quanto toglierebbe solo 6.000 auto al giorno.

Il sindaco Bucci sarebbe favorevole al ritorno del tram ma, inaspettatamente, nella richiesta di finanziamento inoltrata al ministero  per  la realizzazione di interventi di mobilità pubblica, la parola “tram” è sparita, sostituita da “filobus”. 

Non sarà che il partito degli auto e moto dipendenti e dei loro “amici “ che non gradiscono corsie preferenziali, divieti di sosta, aree pedonali, abbia avuto la meglio?

Sarebbe un peccato per Genova, che perderebbe un’ occasione strategica per la sua rinascita; occasione colta da gran parte delle città europee e anche da molte città italiane, visto che Bologna, Palermo, Bergamo, Brescia, Bari, Cagliari, Trento e Bolzano hanno già fatto richiesta di finanziamenti per “attaccarsi al tram”.

a questo indirizzo  potete rivedere il seminario organizzato da Ecoistituto e Rinascimento Genova

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