https://www.huffingtonpost.it/entry/salvini-lasci-ai-magistrati-la-serenita-di-decidere-su-carola_it_5d18c756e4b07f6ca57ef56e?utm_hp_ref=it-homepage
domenica 30 giugno 2019
dialogare con Simone Oggioni
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[...] Sull'immigrazione, poche proposte, ma precise.
- Il tema dell’immigrazione è tema dell’Europa. Si tratta di fare quel che il Parlamento europeo ha già votato: riformare Dublino (voluto dall’allora governo Berlusconi – Lega), creare un sistema di asilo europeo, che redistribuisca automaticamente i richiedenti asilo. Il peso della storia non può essere addossato soltanto ai Paesi di primo approdo.
- Altro che sanzioni – allora – per chi sfora il deficit di qualche decimale, magari per fare investimenti pubblici. Sanzioni europee, invece, per chi attua politiche contrarie al diritto internazionale e ai diritti umani.
- Ius soli, immediatamente: perché crescere cittadini di serie A e cittadini di serie B vuol dire fare male alla società, spingere nell’emarginazione e nel risentimento migliaia di giovani. Non solo è giusto, ma è anche pericoloso fare il contrario.
- Basta traffico di armi, basta guerre dell’Occidente, anche se per procura. Non si può devastare la Libia, lo Yemen, la Siria e mezza Africa e poi piangere lacrime di coccodrillo per gli effetti che queste guerre producono sull’immigrazione.
- Stracciare gli accordi con la Libia: non ci sono mezze misure. Occorre riconoscere che pagare la Libia per stuprare e torturare nei campi di prigionia non solo è immondo, ma non risolve gli effetti perversi del fenomeno migratorio, non aggredisce la causa. Viola soltanto dignità, umanità, vite.
- Consentire permessi di soggiorno per ricerca di lavoro: facilitare e governare i flussi e gli ingressi regolari è l’unico modo per diminuire la clandestinità.
- Infine: fare quello che propone da tempo Romano Prodi, cioè un grande piano di cooperazione e di sviluppo con l’Africa, d’intesa con la Cina per costruire in maniera non predatoria, non coloniale, infrastrutture e strutture produttive di base. Non si tratta di esportare la democrazia (come se, tra l’altro, ne avessimo da esportare) ma di cooperare per la crescita sociale, produttiva, industriale, infrastrutturale di un Continente che oggi esplode e che invece ha bisogno di pace, crescita e benessere.
nessuno tocchi Caino
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NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
Questo servizio e' realizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea. Le opinioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente quelle della Commissione dell'Unione Europea.
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Anno 19 - n. 26 - 29-06-2019
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : STORICA SENTENZA CONTRO L’ERGASTOLO. SOSTIENI NESSUNO TOCCHI CAINO
2. NEWS FLASH: LO STATO DELLA PENA DI MORTE NEGLI USA
3. NEWS FLASH: USA: CHARLES RAY FINCH ESONERATO DAL BRACCIO DELLA MORTE DEL NORTH CAROLINA
4. NEWS FLASH: PAKISTAN: CONDANNA A MORTE COMMUTATA IN ERGASTOLO
5. NEWS FLASH: VIETNAM: CONDANNATO INGIUSTAMENTE A MORTE OTTIENE RISARCIMENTO
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : OSTIA: 29 GIUGNO 2019, SUPER EVENTO CALCISTICO DI BENEFICENZA ‘NAZIONALE ITALIANA POETI VS NAZIONALE GIORNALISTI RAI’
STORICA SENTENZA CONTRO L’ERGASTOLO. SOSTIENI NESSUNO TOCCHI CAINO
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Il 13 giugno 2019, abbiamo ottenuto un nuovo successo e conseguito un altro risultato storico! Con la sentenza Viola contro Italia, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha infatti condannato l’Italia perché l’ergastolo “ostativo”, come disciplinato dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, è contrario all’art 3 della Convenzione europea per i diritti umani che vieta la tortura, i trattamenti e le punizioni inumane e degradanti.
Secondo la Corte, infatti, l’ergastolo ostativo è una forma di punizione perpetua e incomprimibile che nega il diritto alla speranza, il diritto che deve essere riconosciuto a ogni detenuto, a prescindere dal reato commesso, di potere un giorno – grazie al proprio cambiamento – chiedere di varcare la soglia del carcere ed essere riammesso nella società. È una sentenza molto bella, nella quale abbiamo sentito riecheggiare parole, pensieri, principi che ci hanno animati in questi anni di impegno nella campagna “Spes contra spem”, volta appunto a superare il cieco e assoluto sbarramento alla possibilità di tener conto del cambiamento maturato nel corso della pena.
Ci sono dei passaggi importanti in questa sentenza – per la quale dobbiamo ringraziare Antonella Mascia, avvocato difensore di Marcello Viola – come quello in cui la Corte ricorda che il rispetto della “dignità umana” non può accettare il “fine pena: mai”, la condanna a una pena fino alla morte, la preclusione di ogni speranza per il condannato di ritornare un giorno alla vita sociale e civile. Ci sono passaggi coraggiosi in questa sentenza come quello in cui si mette in discussione la “collaborazione con la giustizia” quale unico indice di un avvenuto ravvedimento. Per la Corte, infatti, “l’equivalenza tra l’assenza di collaborazione e la presunzione assoluta di pericolosità sociale finisce per non corrispondere al reale percorso rieducativo” di un condannato che rischia per ciò di non potersi mai riscattare: qualsiasi cosa faccia in carcere, il danno arrecato è irrimediabile, la sua pena rimane immutabile, anzi, rischia di aggravarsi con il passare del
tempo. Insomma, la Corte lo dice a chiare lettere: la personalità del condannato non può restare congelata al momento del reato commesso.
Nel censurare l’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario che vieta la concessione di benefici penitenziari, misure alternative al carcere e liberazione condizionale ai detenuti che non collaborino con la giustizia, la Corte di Strasburgo ha considerato l’ergastolo “ostativo” un problema strutturale – sono infatti circa 1.200 i detenuti che scontano questo tipo di pena – e ha chiesto all’Italia di modificare la legge, preferibilmente per via legislativa.
Vedremo se e come interverrà il Parlamento. Intanto, però, sappiamo che la Corte Costituzionale italiana dovrà pronunciarsi su altri casi di ergastolo “ostativo”. Il primo è il caso di Sebastiano Cannizzaro e la notizia positiva è che, nella udienza del 22 ottobre prossimo, Nessuno tocchi Caino, rappresentato dal Prof. Andrea Saccucci, è stato ammesso come parte interveniente. Inoltre, anche il Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di ammettere il nostro ricorso collettivo che è stato sottoscritto da oltre 250 condannati all’ergastolo “ostativo”.
È tanto quello che abbiamo costruito in pochi anni, dopo il Congresso di Nessuno tocchi Caino che abbiamo tenuto nel carcere di Opera nel dicembre del 2015 e che Marco Pannella aveva voluto fosse intitolato “Spes contra Spem”, il motto di San Paolo nella Lettera ai Romani. È partito tutto da Opera e da Marco che in quel congresso aveva chiamato alla lotta e implorato di essere speranza i condannati a non avere speranza, gli ergastolani che hanno poi risposto ritmando con lui: “C’est n’est qu’un debut, continuons le combat”.
Quel Congresso è stata anche l’occasione per realizzare con i detenuti e il personale dell’amministrazione penitenziaria il docu-film di Ambrogio Crespi “Spes contra Spem - Liberi dentro” che ha contribuito anch’esso al successo conseguito con la sentenza della CEDU, scritta anche da alcuni dei giudici che hanno visto il docu-film quando è stato proiettato a Strasburgo.
E poi ci sono stati i Laboratori Spes contra Spem che da ormai quattro anni animiamo nelle sezioni di alta sicurezza di Opera, Parma, Voghera, Rebibbia e Secondigliano, insieme ai condannati all’ergastolo che sono oggi persone diverse rispetto a quelle del reato, prova vivente di quello che ha scritto nella sua sentenza la Corte di Strasburgo: la personalità del condannato non resta fossilizzata per sempre al momento del reato commesso.
Per spiegare come sia potuto accadere tutto questo e in così poco tempo, non bastano le categorie del diritto, della politica o delle scienze sociali, forse è più esatto richiamare l’esempio di Marco, il modo di pensare, di sentire e di agire che ha connotato la sua vita: cercare di essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, di incarnare la speranza contro ogni speranza, di vivere nel senso e nel modo in cui vuoi che vadano le cose. In questo senso, i condannati all’ergastolo che sono divenuti persone diverse da quelle del reato e che contro ogni speranza sono stati speranza, hanno con ciò liberato oltre che se stessi anche le menti dei giudici di Strasburgo.
Questa lotta per il pieno riconoscimento del diritto alla speranza nel nostro Paese e nel mondo dobbiamo proseguirla ed estenderla. È lotta volta a superare radicalmente il sistema di pene crudeli, inumane e degradanti, quel perverso gioco di specchi per cui alla violenza e al dolore del delitto debba necessariamente corrispondere la violenza e il dolore del castigo. Su questo sarà centrato il prossimo Congresso di Nessuno tocchi Caino che si svolgerà la metà di dicembre a Opera dove speriamo di vederti e di averti come nostro iscritto per questo straordinario 2019!
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Puoi leggere la sentenza della CEDU nel caso Viola contro Italia usando il link riportato sotto.
Per saperne di piu' : http://www.nessunotocchicaino.it/documento/la-sentenza-del-caso-marcello-viola-c-italia-50306945
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
LO STATO DELLA PENA DI MORTE NEGLI USA
Un’istantanea sullo stato della pena di morte negli Usa. La “scatta” il Death Penalty Information Center in occasione dell’esecuzione n° 1500 effettuata contro Marion Wilson il 20 giugno 2019.
Nel 1972, con la sentenza Furman v. Georgia, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale non la pena di morte, ma le leggi con cui nei vari stati veniva regolamentata. 4 anni dopo, con la sentenza Gregg v. Georgia la stessa Corte Suprema considerò sufficienti le modifiche apportate dai vari stati, e diede di nuovo il via libera alle esecuzioni, che ripresero il 17 gennaio 1977 con l’esecuzione di Gary Gilmore, una vicenda che fu al centro di un romanzo all’epoca molto famoso, “The Executioner's Song”, Il canto del boia, di Norman Mailer. Da Gilmore a Wilson, nell’arco di 42 anni, negli Stati Uniti sono state effettuate 1.500 esecuzioni. Lo studio del DPIC ritiene che però, allo stato delle cose, si stiano riproponendo tutti i problemi che nel 1972 portò alla dichiarazione di incostituzionalità delle leggi capitali, e l’esecuzione di Wilson ne è un chiaro esempio. Da tempo la Corte Suprema pone come punto fermo che si debba ricorrere alla pena di mor
te solo per i “peggiori tra i peggiori assassini”. Ancora oggi però la pena capitale è invece arbitraria, perché risente della razza (del criminale e della vittima), della geografia (se un omicidio avviene dove la pena di morte è in vigore o no, o comunque dove i procuratori la perseguono oppure no), dei fattori economici, e della bravura e dedizione degli avvocati. Wilson, ad esempio, non era certo fosse colui che aveva sparato alla vittima, il processo non aveva chiarito a sufficienza se l’omicidio fosse stato compiuto materialmente da lui o dal coimputato Robert Butts (giustiziato nel 2018). Inoltre alcuni analisti avevano notato già all’epoca del processo che il caso era quasi identico ad un omicidio commesso nel 1995 in una contea confinante, quando nell’incertezza su chi avesse materialmente sparato entrambe gli imputati erano stati condannati all’ergastolo senza condizionale e non a morte. Come se non bastasse, all’interno dello stesso caso Butts/Wilson si
era verificata una forte sproporzione: la pubblica accusa aveva proposto a Wilson un accordo per non essere condannato a morte in cambio di una confessione, e a Butts questo accordo non era stato offerto. Wilson lo aveva rifiutato, e fino all’ultimo giorno della sua vita ha insistito di non essere lui il responsabile dell’omicidio. Al tempo del processo, l’avvocato d’ufficio di Wilson non aveva nessuna esperienza di casi capitali, e in seguito venne anche arrestato. Inoltre Wilson, lungi dall’essere uno tra i “peggiori tra i peggiori”, aveva una chiara storia di traumi e negligenze sin dai tempi dell’infanzia, che i suoi avvocati d’ufficio non approfondirono e non presentarono alla giuria popolare. Inoltre, in quanto uomo di colore, Wilson appartiene a una minoranza che all’interno dei bracci della morte è rappresentata con una forte sproporzione, e il tutto è avvenuto al Sud, ossia quella zona degli Stati Uniti che da sola compie l’80% delle esecuzioni. Un u
lteriore spunto di riflessione offerto dall’approfondimento del DPIC è che la vittima, Donovan Parks, era un agente di custodia fuori servizio. In tutti gli stati dove è in vigore la pena di morte l’uccisione di un membro delle forze dell’ordine è un reato capitale, e però i dati degli ultimi 40 anni, e di 1500 esecuzioni dimostrano che l’uso della pena di morte non rende affatto più sicura la vita degli agenti. Analizzando i dati sugli omicidi stilati annualmente dal FBI (Uniform Crime Report, di cui Nessuno tocchi Caino pubblica ogni anno un riassunto), risulta che 8 tra i 9 stati con la percentuale più bassa di agenti uccisi in servizio non ha la pena di morte, e il 9°, il Wyoming, ha la pena di morte ma da tempo non la usa, e infatti il suo braccio della morte è vuoto. I 4 stati dove la pena di morte è in vigore ma che hanno la percentuale più basse di vittime tra le forze dell’ordine (Nebraska, Oregon, South Dakota, e Wyoming) fanno un uso molto limitato del
la pena di more: nessuno dei 4 stati ha infatti compiuto più di una esecuzione per decennio dal 1976 ad oggi. La 1500a esecuzione avviene in un momento in cui la pena di morte è da tempo in declino. Mentre gli Stati Uniti ci avevano messo sette anni per passare dalla esecuzione 500 alla 1000 (1998/2005), c’è voluto il doppio del tempo, 14 anni, per passare dalla 1000 alla 1500. Meno di 50 condanne a morte sono state imposte in ciascuno degli ultimi quattro anni, e tutte concentrate in pochi stati. Le esecuzioni sono diventate anche sempre più geograficamente isolate. Nel 2018, più della metà di tutte le esecuzioni si sono svolte in Texas e solo otto stati hanno compiuto esecuzioni. Ma se il numero di esecuzioni sta diminuendo, non diminuiscono i problemi. 165 persone sono state “esonerate”, ossia prosciolte dopo una iniziale condanna a morte. Questo significa che una persona viene riconosciuta innocente e scarcerata ogni 9,1 persone giustiziate. Da quando la pena di mort
e è state reintrodotta, più di 200 persone sono state giustiziate ai sensi di leggi che in seguito sono state dichiarate incostituzionali. Ad esempio, prima della sentenza del 2002 che dichiarava incostituzionale giustiziare i portatori di deficit intellettivo (Atkins v. Virginia), almeno 43 persone con disabilità intellettuale erano già state giustiziate. E anche dopo Atkins v. Virginia in Texas è stato usato uno standard di valutazione del deficit intellettivo che ha consentito di giustiziare 20 persone che in altri stati non sarebbe stato possibile giustiziare, e che oggi nemmeno il Texas potrebbe più giustiziare dopo che la legge statale in materia è stata dichiarata incostituzionale nel 2017 con la sentenza Moore v. Texas. Prima del 2005, quando la sentenza Roper v. Simmons lo rese incostituzionale, 22 persone erano state giustiziate per reati compiuti quando ancora erano minorenni. La Florida ha giustiziato 23 persone che erano state condannate utilizzando una legge sul
le attenuanti che in seguito è stata dichiarata incostituzionale, e almeno altre 90 persone sono stete giustiziate in altri stati prima che diventasse incostituzionale applicare le attenuanti solo se direttamente collegate al reato in questione, e non alla storia personale dell’imputato. Altre 11 sono state giustiziate senza l’unanimità della giuria popolare, oggi obbligatoria almeno in parte del processo in tutti gli stati. Anche le esecuzioni più recenti continuano a mostrare problemi: delle 25 persone giustiziate nel 2018, almeno 18 avevano evidenti problemi di salute mentale, di danno cerebrale, di disabilità intellettiva o di traumi infantili cronici. Dei 25, tre hanno accelerato volontariamente l’esecuzione rinunciando ai ricorsi, e un quarto (non compreso nelle 25 esecuzioni) che riteneva che l’iter di esecuzione non fosse sufficientemente rapido si è suicidato.
(Fonti: DPIC, 24/06/2019)
Per saperne di piu' :
USA: CHARLES RAY FINCH ESONERATO DAL BRACCIO DELLA MORTE DEL NORTH CAROLINA
Charles Ray Finch è stato aggiunto il 26 giugno 2019 con il n° 166 alla “lista degli esonerati” del DPIC, ossia la lista delle persone che, dal 1973 ad oggi sono state prima condannate a morte negli Stati Uniti e in un secondo tempo completamente assolte. La “lista degli esonerati” va anche sotto il nome di “Innocence List”. Finch era stato scarcerato il 23 maggio dal braccio della morte del North Carolina su disposizione del giudice federale Terrence Boyle (United States District Court for the Eastern District of North Carolina) che aveva disposto la scarcerazione di Finch, e contestualmente aveva dato 30 giorni di tempo alla pubblica accusa della Wilson County per decidere se ripetere il processo.
Considerato quanto poco rimanesse valido del vecchio processo, sembrava improbabile che il processo potesse essere ripetuto, e infatti il 14 giugno il Procuratore Distrettuale, senza darne notizia preliminare né alla difesa né alla stampa, ha ritirato tutte le accuse. Finch, che oggi ha 81 anni, nero, venne condannato a morte nel 1976 con l’accusa di aver ucciso Richard Holloman, proprietario di un negozio, durante una rapina il 13 febbraio 1976.
Nel 1977, la Corte Suprema di stato ridusse la pena in ergastolo in applicazione di una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che aveva dichiarato incostituzionale la legge in vigore all’epoca che prevedeva l’obbligatorietà della pena di morte per determinati reati. Il 25 gennaio 2019 la Corte d'Appello del 4° Circuito aveva stabilito all’unanimità che Finch avesse diritto a chiedere l’annullamento del proprio verdetto di colpevolezza, e a tale scopo aveva rinviato il processo alla corte di grado inferiore. Nella sentenza la corte d’appello federale aveva definito l’imputato “actually innocent” (effettivamente innocente), e radicalmente criticato gli elementi di prova contro Finch. All’epoca del primo processo un perito balistico aveva testimoniato che un bossolo di fucile ritrovato all’interno dell’auto di Finch apparteneva all’arma che aveva ucciso la vittima. Nel 2013 una revisione dell’autopsia indicò che la vittima fosse stata uccisa da un
colpo di pistola, non di fucile, e un perito balistico della polizia confermò che il bossolo ritrovato nell’auto di Finch non poteva essere collegato all’omicidio. Inoltre la corte d’appello aveva “demolito” i 3 confronti ai quali era stato sottoposto Finch. L’imputato infatti era stato mostrato al principale testimone oculare dell’omicidio, Lester Floyd Jones, e ad un testimone secondario, dopo avergli cambiato gli abiti e avergli fatto inossare abiti molto simili a quelli che i testimoni riferivano di aver visto. Inoltre Finch era stata l’unica persona mostrata ai testimoni oculari con indosso gli abiti indicati, mentre gli altri erano vestiti diversamente. Da allora, questo modo di effettuare i riconoscimenti di persona è stato dichiarato incostituzionale. Dopo la sentenza della Corte d’Appello federale, il Procuratore Generale dello Stato, Josh Stein, si era unito agli avvocati di Finch nel chiedere la scarcerazione dell’uomo. Il caso di Finch dal 2001 vien
e seguito dagli avvocati della “Duke Wrongful Convictions Clinic”. Secondo le statistiche del Death Penalty Information Center innocence, il caso di Finch è il 10° su 166 in cui sono serviti oltre 30 anni perché un condannato vedesse riconosciuta la propria innocenza. Tutti questi 10 casi “trentennali” vedevano come imputati uomini di colore. In 18 casi su 166 (più del 10% dei casi) il proscioglimento ha richiesto più di un quarto di secolo. Come già notato il 20 giugno in occasione della esecuzione n° 1500 dal 1977 ad oggi negli Stati Uniti, ogni 9 persone giustiziate, c’è stato un caso di proscioglimento.
(Fonti: DPIC, 26/06/2019)
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PAKISTAN: CONDANNA A MORTE COMMUTATA IN ERGASTOLO
La Corte Suprema pakistana il 21 giugno 2019 ha annullato la condanna a morte emessa nei confronti di un omicida nel 2007, commutando la sentenza in ergastolo.
Un collegio di tre membri, presieduto dal giudice Asif Saeed Khosa e comprendente il giudice Sardar Tariq Masood e il giudice Qazi Mohammad Amin, ha pronunciato il verdetto.
Il detenuto, Karim Nawaz, è stato dichiarato colpevole di aver ucciso sua sorella, suo fratello e una cognata a Mianwali. Un tribunale di primo grado aveva condannato Nawaz a morte sulla base di tre accuse di omicidio e una di terrorismo.
Il condannato si era in seguito riconciliato con la sua famiglia. Successivamente, le tre condanne per omicidio furono ritirate dal tribunale, ma la condanna per terrorismo era stata confermata.
In appello, sia l'Alta corte di Lahore che il tribunale supremo avevano confermato la condanna a morte per terrorismo.
Contro la commutazione della sentenza, il procuratore generale ha detto che il detenuto ha ucciso tre persone e ora chiede aiuto.
Su questo, il giudice presidente ha detto che il crimine sembra essere stato commesso in un impeto di rabbia temporanea.
I giudici della Corte Suprema hanno allora deciso di convertire la pena di morte in ergastolo.
(Fonti: dawn.com, 21/06/2019)
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VIETNAM: CONDANNATO INGIUSTAMENTE A MORTE OTTIENE RISARCIMENTO
Un uomo vietnamita di 82 anni è stato risarcito con 6,7 miliardi di dong (287.500 dollari Usa) per essere stato ingiustamente riconosciuto colpevole e condannato a morte.
Tran Van Them è stato accusato, riconosciuto colpevole e condannato a morte nel 1973 e nel 1974. È stato dichiarato innocente solo nel 2017.
Them, un residente del distretto di Yen Phong nella provincia di Bac Ninh, un'ora a nord-est di Hanoi, ha ottenuto il risarcimento per i 2.000 giorni, o sei anni, trascorsi in carcere e per gli oltre 14.530 giorni da quando è stato rilasciato su cauzione.
Lui e la sua famiglia inizialmente avevano chiesto un risarcimento di 15 miliardi di dong per la sua drammatica vicenda, che includeva due condanne a morte. Dopo lunghi negoziati, hanno accettato meno della metà della loro richiesta, perché "abbiamo aspettato troppo a lungo" e Them "è già troppo vecchio e la sua salute è andata progressivamente peggiorando", ha affermato la famiglia.
Secondo quanto riferito dalla polizia, Them e suo cugino Nguyen Khac Van stavano per acquistare beni nella provincia di Vinh Phu, che ora è stata divisa nelle province di Phu Tho e Vinh Phuc, il 23 giugno 1970.
Mentre dormivano sotto un riparo di fortuna usato da un barbiere di strada durante il giorno, furono aggrediti e derubati. Van fu colpito alla testa e Them fu ferito. Van morì in ospedale più tardi e la polizia concluse che Them avesse commesso la rapina e l’omicido.
Al processo di primo grado nel 1973 fu condannato a morte e la condanna fu confermata nel 1974. Them rifiutò di ammettere la colpevolezza e affermò di essere innocente.
Nel 1976 fu rilasciato dopo che un uomo del posto ammise il crimine. Ma quella persona morì nel 1984, prima che la corte riaprisse il processo.
Poiché gli investigatori non continuarono a indagare sul caso lasciandolo irrisolto, Them presentò una petizione nel 1997, chiedendo alla Corte suprema di rivedere il caso, ma nulla mutò.
Il 6 dicembre 2004, Them presentò un'altra petizione, ma a quel punto i membri del Consiglio di Giustizia della Corte Suprema del Popolo avevano distrutto tutti i file dei processi di prima istanza e di appello. Ciò ha permesso alla polizia di iniziare le indagini di nuovo in linea con i regolamenti.
Undici anni dopo, gli investigatori hanno raccolto prove sufficienti per chiudere il caso e affermare l'innocenza di Them.
L’8 agosto 2016 gli investigatori hanno deciso di chiudere le indagini su Them e la Corte Suprema ha riconosciuto la sua innocenza. Tre giorni dopo, la Corte si è pubblicamente scusata con Them. Nel 2017, la Corte suprema ha cancellato tutti i precedenti penali relativi a Them e ha iniziato a negoziare il risarcimento. (Fonti: vietnaminsider.vn, 22/06/2019)
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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA
OSTIA: 29 GIUGNO 2019, SUPER EVENTO CALCISTICO DI BENEFICENZA ‘NAZIONALE ITALIANA POETI vs NAZIONALE GIORNALISTI RAI’
Il 29 giugno Ostia e l'Ostiamare ospiteranno, presso il Centro Sportivo "ANCO MARZIO" di Via Amenduni, un meraviglioso evento calcistico benefico, promosso su iniziativa di Michele Gentile e che vedrà la nazionale italiana Poeti scendere in campo contro quella dei Giornalisti Rai.
L'evento, patrocinato da Nessuno tocchi Caino, sarà incentrato sul tema della "LEGALITA' E GIUSTIZIA SOCIALE" A CARATTERE NAZIONALE, vedrà il suo ricavato andare interamente devoluto all'Ass.LIBERA di Don Ciotti.
Sarà un evento sportivo, ma nel quale ci sarà spazio importante per la musica e per le risate...con la partecipazione straordinaria di GABRIELE MARCONI.
Vi aspettiamo allora, il 29 GIUGNO, dalle ore18, per vivere tutti insieme una fantastica giornata di sport e cultura per la legalità.
info e biglietti (3 euro a ticket)
Mob:3482280622
tagliare le spese militari è necessario
La metà degli italiani vorrebbe ridurre o eliminare le spese militari
Posted on 29 giugno 2019
Un recente sondaggio diffuso da SWG nell’ambito del proprio servizio PoliticAPP segnala ancora una volta la non popolarità delle spese militari in Italia. Secondo i risultati del sondaggio (diffusi il 27 giugno e derivanti da rilevazioni condotte tra il 19 e il 21 giugno) ben il 50% degli intervistati ritiene che gli investimenti per difesa militare e armamenti andrebbero diminuiti (per il 36%) o addirittura eliminati del tutto (il 14% dei rispondenti). Solo il 9% ha espresso la necessità di un aumento di tali fondi mentre per quasi un terzo (precisamente il 29%) il livello di spesa attuale è ritenuto adeguato.
I risultati si allineano come tendenza a quelli rilevati da un sondaggio promosso dall’Associazione Papa Giovanni XXIII ad inizio 2018 per il lancio della propria campagna per un “Ministero della Pace”. In quel momento e nel contesto di un’ampia serie di domande incentrata su tematiche legate a guerra e pace (e con una domanda impostata in maniera differente: “Secondo lei, ci sono oggi le condizioni In Italia per diminuire le spese militari?”) ben il 79% degli intervistati riteneva che tali condizioni fossero già presenti. Per il 21% senza alcun dubbio, mentre il 58% sottolineava la mancanza di volontà politica a riguardo.
La valutazione che si può trarre da questi sondaggi (in entrambi i casi con un campione rappresentativo di circa 1.000 persone) è che in media gli italiani non ritengono le spese militari una parte fondamentale delle funzioni dello Stato. E anzi probabilmente percepiscono(aggiungiamo noi, come sensazione) dietro l’opacità e la difficoltà di informazioni accessibili su questo comparto una sorta di ineluttabile “prezzo da pagare” ad alleanze internazionali, centri di potere politico-militare, industria della difesa.
__._,_.___
Inviato da: =?UTF-8?Q?Amici_della_Societ=c3=a0_Religiosa_degli_Amici_-_Quakers?= <quaccheri@quaccheri.it>
i verdi a La Spezia
Europa Verde mette radici alla Spezia , i Verdi si rafforzano eleggendo Andrea Germi portavoce provinciale
Nella giornata di Sabato a Sarzana si è tenuta un'assemblea partecipata di iscritti ai Verdi , partito che ha deciso di rilanciarsi partendo dal trend di crescita e forte affermazione verificatosi sopratutto in Germania ma in tutta Europa Italia compresa , dove comunque le grandi manifestazioni di piazza di studenti e i movimenti ambientalisti lasciano presagire di essere necessariamente protagonisti politicamente di una stagione dove l'ambiente e la salute e l'idea di costruire una società diversa dovranno per forza essere presi in considerazione come priorità politica .
Tutti i partecipanti in animato dibattito hanno discusso di Europa Verde , contenitore politico europeo transnazionale che raccoglie tutti gli ambientalisti ecologisti partiti verdi che sarà protagonista con l'importante successo elettorale riscosso , di una stagione politica nell'Unione Europea partendo dalle priorità come la lotta urgente e necessaria al cambiamento climatico .
A livello provinciale il partito ha scelto di affidare la costruzione di questa forza a tutela dell'ambiente ad Andrea Germi , 40 anni Sarzanese di nascita, amministratore di aziende conosciute in tutto il territorio provinciale e oltre ed apicoltore oltrechè responsabile provinciale e membro dell'ufficio regionale della Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI) e responsabile regionale delle cooperative sociali , mutualità , sanitario cultura , sport e turismo .
Germi nell'intervento all'assemblea ha sottolineato l'importanza di avere una forza che nasca e viva tra la gente specie tra i più giovani , che parli di temi concreti per evitare che la salute ad esempio sia sempre sacrificata nel nome di interessi diversi , o che l'inquinamento o le questioni climatiche siano questioni di poco conto come spesso oggi accade .
“Ho sempre sostenuto le lotte per il territorio ma mi sono avvicinato al mondo ecologista grazie alla mai attività con le api che mi ha fatto scoprire un mondo che prima non vedevo come tale , lavorando a stretto contatto con la natura ho capito un'emergenza reale che è legata a un ecosistema e a un modo di vivere che sta portando il mondo al collasso “ . “ Ad esempio la mortalità delle api elevata legata all'uso di pesticidi ….quanti realmente intendono che questi veleni letali sono sui prodotti che quotidianamente consumiamo ? “ha sottolineato il neo portavoce nella relazione .
Questi temi come altri anche diversi , riprogettare le città a misura di bambino e con servizi efficienti per le famiglie ed anziani , la qualità della vita e del vivere cittadino , lo sviluppo compatibile e la tutela della salute con una attenzione particolare alla difesa e al rilancio della sanità pubblica sono alcuni dei temi trattati nella relazione del neo portavoce provinciale . La relazione si è chiusa con lo slogan “Più parchi e meno cemento “ proprio per centrare subito l'attenzione all'attacco forte che si sta portando al territorio ad esempio con il MasterPlan Palmaria .
Chiaramente per arginare la mesta presenza dei sovranisti che pongono in essere politiche scellerate e di fatto si alleano con un centro destra allo sbando ricattato in tutto e per tutto dalla Lega la priorità nell'agenda politica sarà ricostruire uno schieramento credibile alternativo dove anche i Verdi dicano marcatamente la loro ad esempio sul ciclo dei rifiuti piuttostochè su discariche attività inquinanti , la salute e la sua tutela , green economy e attività connesse cercando di riportare temi importanti e cruciali per il futuro nella politica attiva .Europa Verde mette radici alla Spezia , i Verdi si rafforzano nominando Andrea Germi portavoce provinciale
COORDINAMENTO PROVINCIALE DEI VERDI
venerdì 28 giugno 2019
giovedì 27 giugno 2019
parliamone
AUTOMONITORAGGIO CITTADINO DELLA DEMOLIZIONE DEL PONTE MORANDI
Il 28 Giugno, a Genova è prevista la demolizione del Ponte Morandi.
Alle ore 9, sarà dato fuoco, a rapidi e programmati intervalli, alle cariche esplosive che provocheranno il collasso delle due pile strallate dell'ex Ponte Morandi.
Un gruppo di cittadini Genovesi, in collaborazione con l'Ecoistituto RE-GE e il coordinamento Rinascimento Genova, su balconi e terrazze di abitazioni vicino al ponte, ha messo in funzione quattro centraline per il monitoraggio in tempo reale delle polveri fini e ultrafini, PM10 e PM2,5.
E’ il nodo genovese della rete "Che Aria Tira?", una rete indipendente di centraline low-cost, diffusa a livello nazionale, per il monitoraggio della qualità dell’aria.
E’ un progetto di Cittadinanza Attiva e di Citizen Driven Science, promosso dal Comitato Mamme No Inceneritore Onlus (un comitato di cittadini nato a Firenze) e realizzato grazie alla fondamentale collaborazione di Ninux Firenze, Fablab Firenze ed Epidemiologia e Prevenzione.
Le concentrazioni di polveri, misurate in continuo, saranno visibili in tempo reale sul sito http://www.cheariatira.it/genova/ ed è stata, inoltre, approntata una pagina web dedicata all'evento http://demolizionemorandi.biostatistica.net/.
L'automonitoraggio dell'inquinamento da polveri fini ed ultrafini, causato dalla demolizione dell'ex Ponte Morandi si inscrive all'interno di un progetto, diffuso ormai in diverse regioni di Italia, in cui gruppi di cittadini si sono attivati per indagare l'inquinamento a cui sono esposti, con sempre maggior consapevolezza del danno per la salute che questo comporta.
La rete, composta da circa 130 centraline, oltre a quello genovese ha diversi altri nodi, tra cui i più grossi sono quelli nell'area fiorentina, nella Toscana del nord e in Vento. In totale i numeri della rete "Che Aria Tira?" sono davvero importanti: le centraline installate e funzionanti ad oggi sono presenti in ben 46 comuni, 16 provincie e 7 regioni d'Italia, e le richieste di nuove centraline e nuovi nodi sono all'ordine del giorno.
Ma tornando al Ponte Morandi, constatiamo che l'inevitabile nuvola di polveri fini e ultrafini prodotta dalle esplosioni e dall'impatto al suolo delle macerie del ponte Morandi, si diffonderà per la vallata, seguendo la direzione del vento. Intorno al ponte, oltre alle sette centraline istituzionali che misureranno in continuo le polveri (PM10 e PM2,5 ) ci saranno quattro centraline low cost del nodo genovese di "Che Aria Tira?", che misureranno, anch’esse in continuo, le polveri sottili (PM10) e ultrasottili (PM2,5).
Le centraline istituzionali comunicheranno dati medi orari, mentre quelle di "Che Aria Tira?" permetteranno di ricevere in continuo (ogni cinque minuti, e sul proprio cellulare), i valori medi delle concentrazioni di PM10 e PM2,5 misurati presso ognuna delle quattro centraline. Quindi saranno rilevati, immediatamente, eventuali picchi di polveri dovuti all’implosione delle due pile del ponte.
Da notare che i dati rilevati dalle singole centraline dipenderanno dalla direzione del vento al momento dell'esplosione. Poiché sono previsti venti da nord, molto probabilmente sarà la centralina di via Porro, a circa 150 metri dalle pile, a rilevare per prima l’arrivo delle polveri e a registrare le concentrazioni maggiori.
Dopo l’evento spettacolare del 28 giugno, la rete "popolare" sarà modificata per continuare a monitorare i cantieri, contemporaneamente impegnati a frantumare le macerie del vecchio ponte, stimate in diverse migliaia di tonnellate, per permettere il loro trasporto in idonei siti di stoccaggio e a realizzare i numerosi plinti del nuovo ponte.
Pertanto, per ancora molti mesi, le polveri prodotte, a poche centinaia di metri di distanza dalle abitazioni, da queste operazioni, come pure le emissioni dei veicoli pesanti e delle scavatrici impegnate nei lavori, saranno tenute sotto controllo anche dagli stessi cittadini, grazie alle centraline del progetto di Scienza Popolare “Che Aria Tira?”.
Seguiteci su http://www.cheariatira.it/genova/ e http://demolizionemorandi.biostatistica.net/.
Il 28 Giugno, a Genova è prevista la demolizione del Ponte Morandi.
Alle ore 9, sarà dato fuoco, a rapidi e programmati intervalli, alle cariche esplosive che provocheranno il collasso delle due pile strallate dell'ex Ponte Morandi.
Un gruppo di cittadini Genovesi, in collaborazione con l'Ecoistituto RE-GE e il coordinamento Rinascimento Genova, su balconi e terrazze di abitazioni vicino al ponte, ha messo in funzione quattro centraline per il monitoraggio in tempo reale delle polveri fini e ultrafini, PM10 e PM2,5.
E’ il nodo genovese della rete "Che Aria Tira?", una rete indipendente di centraline low-cost, diffusa a livello nazionale, per il monitoraggio della qualità dell’aria.
E’ un progetto di Cittadinanza Attiva e di Citizen Driven Science, promosso dal Comitato Mamme No Inceneritore Onlus (un comitato di cittadini nato a Firenze) e realizzato grazie alla fondamentale collaborazione di Ninux Firenze, Fablab Firenze ed Epidemiologia e Prevenzione.
Le concentrazioni di polveri, misurate in continuo, saranno visibili in tempo reale sul sito http://www.cheariatira.it/genova/ ed è stata, inoltre, approntata una pagina web dedicata all'evento http://demolizionemorandi.biostatistica.net/.
L'automonitoraggio dell'inquinamento da polveri fini ed ultrafini, causato dalla demolizione dell'ex Ponte Morandi si inscrive all'interno di un progetto, diffuso ormai in diverse regioni di Italia, in cui gruppi di cittadini si sono attivati per indagare l'inquinamento a cui sono esposti, con sempre maggior consapevolezza del danno per la salute che questo comporta.
La rete, composta da circa 130 centraline, oltre a quello genovese ha diversi altri nodi, tra cui i più grossi sono quelli nell'area fiorentina, nella Toscana del nord e in Vento. In totale i numeri della rete "Che Aria Tira?" sono davvero importanti: le centraline installate e funzionanti ad oggi sono presenti in ben 46 comuni, 16 provincie e 7 regioni d'Italia, e le richieste di nuove centraline e nuovi nodi sono all'ordine del giorno.
Ma tornando al Ponte Morandi, constatiamo che l'inevitabile nuvola di polveri fini e ultrafini prodotta dalle esplosioni e dall'impatto al suolo delle macerie del ponte Morandi, si diffonderà per la vallata, seguendo la direzione del vento. Intorno al ponte, oltre alle sette centraline istituzionali che misureranno in continuo le polveri (PM10 e PM2,5 ) ci saranno quattro centraline low cost del nodo genovese di "Che Aria Tira?", che misureranno, anch’esse in continuo, le polveri sottili (PM10) e ultrasottili (PM2,5).
Le centraline istituzionali comunicheranno dati medi orari, mentre quelle di "Che Aria Tira?" permetteranno di ricevere in continuo (ogni cinque minuti, e sul proprio cellulare), i valori medi delle concentrazioni di PM10 e PM2,5 misurati presso ognuna delle quattro centraline. Quindi saranno rilevati, immediatamente, eventuali picchi di polveri dovuti all’implosione delle due pile del ponte.
Da notare che i dati rilevati dalle singole centraline dipenderanno dalla direzione del vento al momento dell'esplosione. Poiché sono previsti venti da nord, molto probabilmente sarà la centralina di via Porro, a circa 150 metri dalle pile, a rilevare per prima l’arrivo delle polveri e a registrare le concentrazioni maggiori.
Dopo l’evento spettacolare del 28 giugno, la rete "popolare" sarà modificata per continuare a monitorare i cantieri, contemporaneamente impegnati a frantumare le macerie del vecchio ponte, stimate in diverse migliaia di tonnellate, per permettere il loro trasporto in idonei siti di stoccaggio e a realizzare i numerosi plinti del nuovo ponte.
Pertanto, per ancora molti mesi, le polveri prodotte, a poche centinaia di metri di distanza dalle abitazioni, da queste operazioni, come pure le emissioni dei veicoli pesanti e delle scavatrici impegnate nei lavori, saranno tenute sotto controllo anche dagli stessi cittadini, grazie alle centraline del progetto di Scienza Popolare “Che Aria Tira?”.
Seguiteci su http://www.cheariatira.it/genova/ e http://demolizionemorandi.biostatistica.net/.
Annibale Biggeri, ordinario di Statistica Medica, Università di Firenze; Presidente di Epidemiologia e Prevenzione, Impresa Sociale: telefono 329 2609883
Federico Valerio, responsabile del nodo locale di Genova, Consiglio Direttivo Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova ed ex-Direttore del Laboratorio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro (IST) di Genova: telefono 3496171409
Niccolò Villiger, referente per il progetto "Che Aria Tira?": telefono 3489324772
Federico Valerio, responsabile del nodo locale di Genova, Consiglio Direttivo Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova ed ex-Direttore del Laboratorio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro (IST) di Genova: telefono 3496171409
Niccolò Villiger, referente per il progetto "Che Aria Tira?": telefono 3489324772
sulla valle Bormida
Uno spettro si aggira per il Piemonte: il movimento di rinascita della Valbormida.
Industriali e politici si stanno allarmando: stiamo riorganizzando un movimento di rinascita della Valbormida, da Cengio a Spinetta Marengo passando per Sezzadio. Temono che non resteranno un ricordo le migliaia di partecipanti alle manifestazioni anti Acna, le migliaia ad Alessandria anti Montedison, le migliaia a Bosco Marengo contro l’impianto nucleare, le migliaia a San Michele anti inceneritori (2), le migliaia contro il Tav Terzo Valico, le migliaia anti discarica di Sezzadio, le migliaia a Rivalta S. contro inceneritore e ancora contro impianto ‘bioetanolo’, eccetera. Temono che il sistema di comunicazione nazionale assicurato dalla Rete Ambientalista (Sito + mailinglist a 25mila contatti) amplierà il successo dei gloriosi “Valle Bormida Pulita” e “La Fraschetta”.
Per quanto riguarda Solvay di Spinetta Marengo (ex Montedison), il processo penale ha lasciato irrisolta la bonifica della gigantesca falda acquifera alessandrina alimentata da enormi montagne di rifiuti tossico cancerogeni:
mentre l’emergenza PFOA, partita da Alessandria su nostra denuncia, ha ormai assunto dimensioni nazionali con centinaia di migliaia di inquinati piemontesi e veneti:
Più recente la mobilitazione anti maxi discarica Frugarolo Casalcermelli:
Per quanto riguarda la multinazionale delle discariche Riccoboni di Sezzadio, per i Comitati di Base della Valle Bormida da anni i trattori fanno da apripista ai cortei:
Per quanto riguarda l’ex Acna di Cengio, a 137 anni dall’avvio delle lotte contadine e a 20 anni dalla vittoria della chiusura della fabbrica, la bonifica non è stata realizzata e il pericolo è sempre incombente sulla valle, con tanto di diga di Osiglia che, in caso di rottura o smottamenti, riverserebbe (a pieno carico) 12 milioni di metri cubi di acqua che a Millesimo avrebbe un’altezza di 18-19 m (in 13 minuti) e raggiungerebbe Acqui ancora a 5 m. (dopo 6 ore e mezza). Altro che Rinascita della Valle Bormida.
La rinascita viene, invece, proposta da Eni tramite un impianto che trasforma l’immondizia in carburante:
Il sindaco di Cengio è entusiasta della proposta. Invece l’intera valle si solleverà contro l’impianto Syndial:
https://www.rete- ambientalista.it/2019/06/27/ lintera-valle-si-sollevera- contro-limpianto-syndial/
Infine, su proposta del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, sono state poste le basi, nell’ambito del prestigioso Premio Acq
stato di emergenza climatica a Savona
GRAZIE
Oggi il Consiglio Comunale di Savona con un voto quasi unanime ha approvato la mozione sulla dichiarazione dello stato di emergenza climatica.
Noi Verdi ed Europa Verde vogliamo ancora una volta in primo luogo ringraziare il gruppo consiliare del PD e la capogruppo Barbara Pasquali,che si sono fatti interpreti di una nostra richiesta e di una istanza sostenuta da tante persone,dalle ragazze e dai ragazzi del Fridays for duture e che si richiama nei contenuti generali all'enciclica Laudato Sii nonche' al documento preparatorio del Sinodo straordinario sull'Amazzonia .
In secondo luogo vogliamo rilevare due punti:
a) il centrodestra cittadino è riuscito ancora una volta a colpire e a dare una brutta dimostrazione di se poiche' in sede di votazione è riuscito a far togliere il vincolo semestrale per la predisposizione di un piano per la riduzione delle emissioni.Forse avevano paura che chiedessimo il porto elettrico e una riduzione del pesante carico di traffico privato in città?
b) in secondo luogo noi Verdi ed Europa Verde non daremo tregua a chi governa la città di Savona perche' si cambi rotta e si affronti la lotta al cambiamento climatico e i problemi di inquinamento cittadino anche con scelte coraggiose.
Noi crediamo infatti che il tempo della politica degli annunci sia finito e ben sappiamo che non basta una mozione di indirizzo politico ma che occorre una radicale svolta nelle politiche sociali,culturali ed ambientali cittadine perche' Savona non vuole affondare nel degrado, nella spazzatura non raccolta in assenza della differenziata spinta e del porta a porta ,nel cemento e nella privatizzazione degli spazi e delle scelte pubbliche.
Danilo Bruno
martedì 25 giugno 2019
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