lunedì 22 luglio 2019

nessuno tocchi Caino

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NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
Questo servizio e' realizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea. Le opinioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente quelle della Commissione dell'Unione Europea.

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Anno 19 - n. 29 - 20-07-2019 

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE
2.  NEWS FLASH: UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO IN NESSUN PAESE CON LA PENA DI MORTE'
3.  NEWS FLASH: SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA MORTE
4.  NEWS FLASH: CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL PAKISTAN RIVEDA LA CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA
5.  NEWS FLASH: IRAN: CONDANNATI A MORTE AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI ORGANI
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 


ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE
Un membro della famiglia reale saudita, che è anche il governatore della regione saudita di Asir, è intervenuto per fermare l'esecuzione di un uomo riconosciuto colpevole di omicidio.

Il principe Turki bin Talal ha mediato tra il condannato e la famiglia della vittima, ed è riuscito a convincere la famiglia a perdonare l'assassino del figlio, salvandolo quindi dalla pena di morte, ha riferito il quotidiano saudita Muwatin.
Il principe Bin Talal ha detto che una guida saggia implica che venga fatta giustizia, ma che si promuova anche il perdono.
La legge saudita stabilisce la retribuzione per i crimini, inclusa la morte. La Sharia islamica consente la cancellazione di una condanna a morte nel contesto della vendetta se la famiglia della vittima decide di rinunciare al diritto di vedere la punizione eseguita.
(Fonti: middleeastmonitor.com, 18/07/2019)
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO IN NESSUN PAESE CON LA PENA DI MORTE'
Il ministro di Stato britannico per l'Europa e le Americhe, Alan Duncan, ha riaffermato che il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, non verrà estradato "in nessun posto dove potrebbe essere condannato a morte", ha riportato l'agenzia spagnola EFE.
Il comunicato ha citato Duncan nel suo discorso durante una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ecuadoriano Jose Valencia, secondo cui un accordo rilevante sull'estradizione di Assange è stato concluso all'inizio di questo mese e che Londra è preoccupata per la sua salute.
Duncan aveva dichiarato ad aprile che il Regno Unito non estraderà Assange negli Stati Uniti qualora rischiasse lì la pena di morte.
"È la nostra politica generale in tutte le circostanze, quindi vale anche per Julian Assange, che non verrà estradato se rischiasse la pena di morte", disse all’epoca a Sky News il diplomatico britannico.
Nel Regno Unito, una decisione sull'estradizione è presa personalmente dal ministro degli Esteri del Paese, che tuttavia si attiene alle norme stabilite dalla legge europea e britannica.
Secondo la legislazione del Regno Unito, "l'estradizione è proibita dalla legge se una persona rischia la pena di morte (se il ministro non riceve le dovute garanzie scritte che questa persona non sarà condannata a morte, o se condannata, questa sentenza non sarà eseguita)" .
(Fonti: en.news-front.info, 16/07/2019)
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SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA MORTE
A seguito di un’azione legale dei detenuti contro l’eccessivo uso dell’isolamento nel braccio della morte, l’Amministrazione Penitenziaria del South Carolina (SCDOC) l’11 luglio 2019 ha trasferito tutti i 38 condannati a morte dal Kirkland Correctional Institution al vicino Broad River Correctional Institution, dove nel 1988 era stato costruito un braccio della morte che poi non era mai stato utilizzato. 
La nuova struttura dovrebbe consentire di allentare le misure di sicurezza, che fino ad oggi confinavano ogni singolo detenuto all’interno di una piccola cella senza finestre per 23 ore al giorno, e lo teneva in isolamento anche nell’ora d’aria quotidiana. L’Amministrazione ha ritenuto così di anticipare una probabile sentenza negativa da parte della Corte d’Appello del 4° Circuito, la corte d’appello federale che ha giurisdizione su Maryland, North Carolina, e Virginia. La Corte federale infatti, il 3 maggio 2019 aveva dichiarato “incostituzionale” il regime detentivo del braccio della morte della Virginia, regime anch’esso basato su un uso estensivo dell’isolamento. In realtà all’epoca la Virginia aveva già “ammorbidito” il regime detentivo (sempre a seguito di un’azione legale dei detenuti), ma voleva riservarsi la possibilità di tornare ad usare massicciamente l’isolamento. Nel nuovo braccio della morte, secondo quanto dichiarato dall’Amminist
razione Penitenziaria del South Carolina, i detenuti potranno svolgere alcune mansioni lavorative, come passare il vitto, pulire le aree comuni, lavanderia, o assistere i detenuti invalidi. Inoltre potranno partecipare alle funzioni religiose. Nella sentenza della Virginia la Corte federale aveva rilevato che "Le informazioni in rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti nocivi della detenzione in isolamento collocano questo caso in un contesto in cui si deve prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di detenzione, e di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della corte d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono il braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti. Come hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni penitenziarie di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di reclusione pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, u
n rischio significativo di danni psicologici ed emotivi sostanziali".
(Fonti: Associated Press, The State, 11/07/2019)
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CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL PAKISTAN RIVEDA LA CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA
La Corte Internazionale di Giustizia il 17 luglio 2019 ha ordinato al Pakistan di rivedere la condanna a morte di una presunta spia indiana, dichiarando che Islamabad ha violato i diritti di Nuova Delhi alle visite consolari dopo il suo arresto. 
L'ex ufficiale della marina indiana Kulbhushan Sudhir Jadhav fu arrestato in Pakistan nel marzo 2016, nella provincia occidentale del Balochistan, con l'accusa di spionaggio, e condannato a morte da un tribunale militare l'anno successivo.
Il tribunale internazionale dell'Aia ha ordinato "l'effettiva revisione e la riconsiderazione del giudizio di colpevolezza e della condanna", secondo un documento sul sito web della Corte.
I giudici della Corte delle Nazioni Unite hanno stabilito che il Pakistan abbia violato la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, che attribuisce ai Paesi il diritto all'accesso consolare quando i propri cittadini vengono arrestati all'estero.
Il Pakistan "ha privato la Repubblica dell'India del diritto di comunicare con il sig. Kulbhushan Sudhir Jadhav, di fargli visita nel corso della detenzione e di organizzare la sua rappresentanza legale", hanno affermato i giudici.
"Una duratura sospensione dell'esecuzione costituisce una condizione indispensabile per l'efficace revisione e riconsiderazione della condanna di Kulbhushan Sudhir Jadhav", hanno dichiarato.
L'India ha salutato la sentenza come una "vittoria completa".
"L’ordine dato al Pakistan di seguire la Convenzione di Vienna è una vittoria completa per noi. Ciò apre la possibilità di un accesso consolare e di un nuovo processo in un tribunale civile ", ha detto un funzionario del governo indiano.
"Se il Pakistan vuole migliorare i rapporti, dovrebbe liberarlo e restituirlo a noi".
(Fonti: Afp, 17/07/2019)
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IRAN: CONDANNATI A MORTE AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI ORGANI
L'Iran prevede la “donazione” di organi da parte dei condannati a morte. Lo ha detto Ebrahim Raeesi in una conferenza stampa. Raeesi (anche scritto Raisi) nel marzo 2019 è stato nominato a capo del sistema giudiziario dell’Iran, praticamente è il ministro della giustizia. Raeesi è stato nominato direttamente dalla Guida Suprema, Ali Khamenei, la principale carica politica e religiosa dell’Iran, ed è conosciuto in patria e all'estero per aver fatto parte della cosiddetta “Commissione della morte” che nel 1988 ordinò l’esecuzione di massa di 30.000 prigionieri politici. Illustrando una recente modifica al codice penale, ha spiegato che ora i detenuti del braccio della morte verranno autorizzati a “offrire” i propri organi, sia prima che dopo l’esecuzione. 
La “donazione” dovrà essere approvata da un giudice, dal Ministero della Giustizia, e in ultima istanza da un medico legale che dovrà appurare se gli organi sono idonei alla donazione. 
La nuova legge è stata criticata pesantemente dall'Associazione Iraniana dei Chirurghi, da cui è stata definita “estremamente preoccupante, lesiva della nostra professione e della reputazione dell’Iran agli occhi del mondo civilizzato”. 
L’agenzia filogoverantiva ISNA ha intervistato un professore, non identificandolo, che lavora nell'unità dei trapianti di fegato al cosiddetto “Khomeini hospital” di Teheran. Il professore ha detto che “nessun chirurgo specializzato seguirebbe la legge, perché è immorale e contro tutti i valori della nostra professione”. “Nessuna persona condannata a morte, ha argomentato il professore, sarebbe nelle adeguate condizioni mentali di offrire “volontariamente” i propri organi, a meno che non sia obbligata a farlo sotto enormi pressioni. I membri della nostra associazione dei chirurghi non rispetteranno mai questa legge”. 
La legge nasce forse dal fatto che allo stato attuale l’Iran ha un enorme deficit di organi per i trapianti, soprattutto reni, cuori e fegati, e soprattutto per coloro che non sono in grado di pagare. Secondo Katayoun Najafizadeh, direttore dell’Associazione Donatori Iraniani, sono oltre 25.000 i pazienti in lista d’attesa, ma gli organi disponibili sono in media meno di 1.000 l’anno. Nel 2018 ad esempio si sono resi disponibili 926 organi, la maggior parte da vittime di incidenti automobilistici. Inoltre, a complicare la situazione, poiché in Iran è legale vendere organi, migliaia di pazienti da altre nazioni del Medio Oriente si rivolgono a cliniche private iraniana per effettuare trapianti a pagamento, scavalcando così sia la lista d’attesa nei loro paesi. La mancanza di organi, e la crescente povertà della popolazione, ha creato un mercato nero degli organi, dove un rene può essere venduto a circa 200 euro. 
(Fonti: ncr-iran.org, 07/07/2019)
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