di Tonio Dell'Olio
Possibile che in un Paese civile non si riesca ancora a porre un freno, regole certe da rispettare nel mondo del lavoro della terra? Eppure lo studio di The European House - Ambrosetti pubblicato in questi giorni sui dati della Flai Cgil (Federazione Lavoratori AgroIndustria) relativi al 2015 riferiscono di persone sfruttate, sottopagate e maltrattate.
Si tratta di quattrocentomila lavoratori (o schiavi?) di cui l’80 per cento stranieri. A partire dalla paga che non supera i venticinque-trenta euro al giorno (in media dodici ore),meno di due euro e cinquanta centesimi all’ora. Stiamo parlando di 905.000 persone che producono circa 32 miliardi di euro all’anno. Si tratta di schiavitù perché da quella paga i lavoratori (o schiavi?) devono sottrarre cinque euro al giorno per il trasporto sul luogo del lavoro, l’acquisto di acqua e cibo, l’affitto di alloggi del tutto precari e, talvolta, dei medicinali.
Il danno è anche per lo Stato che registra un ammanco di circa 600 milioni l’anno per i mancati versamenti contributivi. E annualmente ci troviamo a contare i morti. Quelli che in condizioni precarie e di sfruttamento senza alcuna garanzia, non ce la fanno. Sono stati dieci lo scorso anno. Un prezzo sempre troppo alto per un Paese… civile.
Fonte: Mosaico di pace |
domenica 28 febbraio 2016
schiavi
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