sabato 30 aprile 2016
la fede di una donna da ecumenici.it
Ho affermato che la nostra pietra miliare e il nostro fondamento consistono nella nostra convinzione che Dio comunica direttamente con ognuno degli spiriti che egli ha creato, con un’ispirazione diretta e viva che comunica una certa misura del respiro della sua stessa vita.
Questa fede non ci è peculiare. Quello che ci è peculiare è la nostra testimonianza circa la libertà e la sufficienza di questa immediata divina comunicazione a ognuno. Il fondamento della nostra esistenza come gruppo separato è la nostra testimonianza dell’indipendenza del ministero del vero Vangelo da tutte le forme e cerimonie, da tutte le limitazioni e condizioni imposte dagli uomini. Noi desideriamo preservare questa suprema funzione dello spirito umano da tutte le influenze che possono disturbarla, con la stessa gelosia con cui il marinaio protegge la sua bussola da tutto quello che può deviare l’ago dal suo punto di attrazione; e per la stessa ragione crediamo che la diretta influenza della mente divina su di noi sia la nostra infallibile Guida nel viaggio della vita, e che la facoltà attraverso cui noi la
riconosciamo sia troppo facilmente messa da parte da influenze umane. Sicuramente c’è un significato molto profondo e un valore nell’istinto protestante di indipendenza in questa regione più profonda. La tradizione quacchera di «non resistenza » ha attirato l’ attenzione popolare in modo, credo, completamente sproporzionato di fronte a quella concessa alla profonda ed ostinata indipendenza del quaccherismo: la sua risoluta rivendicazione della responsabilità individuale di ciascun uomo verso il suo Creatore, e solo a lui. Il supremo valore assegnato dagli amici alla coerenza della condotta, alla stretta sincerità e integrità, e agli altri puri doveri morali, ha, io credo, un’intima connessione con il loro abbandono di ogni affidamento all’osservanza di pratiche esteriori, o a supporti e assoluzioni ufficiali [114-115].
L’idea di «testimonianza», o il rendere pratica testimonianza di un’ obbedienza agli insegnamenti di Gesù più severa di quella che si riteneva necessaria dalla massa di quelli che si chiamano con il suo nome, ha fortemente segnato gli Amici fin dalle origini, e la persecuzione di cui sono stati fatti oggetto non ha fatto altro che imprimerla in maniera irrevocabile nello spirito dei quaccheri
dedicato al senatore Pedica che a stare a repubblica vuole la pena di morte
NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
Questo servizio e' realizzato grazie ad un contributo della Regione Basilicata (www.regione.basilicata.it)
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Anno 16 - n. 21 - 30-04-2016
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : SRI LANKA: IL PRESIDENTE COMMUTA 83 CONDANNE CAPITALI
2. NEWS FLASH: GEORGIA (USA): DANIEL ANTHONY LUCAS GIUSTIZIATO
3. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: SIRIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
4. NEWS FLASH: MAURITANIA: CONFERMATA LA CONDANNA A MORTE DEL BLOGGER ‘BLASFEMO’
5. NEWS FLASH: VIETNAM: QUATTRO CONDANNE A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
SRI LANKA: IL PRESIDENTE COMMUTA 83 CONDANNE CAPITALI
25 aprile 2016: il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha deciso di commutare in ergastolo le condanne di 83 prigionieri del braccio della morte.
Sirisena ha deciso di risparmiare la vita di questi prigionieri sulla base delle raccomandazioni fatte da un comitato nominato a seguito della richiesta di rivedere le condanne a morte, avanzata dal comitato congiunto dei Ministeri della Legge e Riforma delle Prigioni e della Giustizia.
Il Commissario Generale delle Prigioni Nishan Danasinghe ha detto di aspettarsi che altri condannati a morte ricevano in futuro la stessa concessione.
Sebbene i giudici dello Sri Lanka pronuncino condanne a morte per reati gravi come omicidio, stupro e traffico di droga, nessuna esecuzione è stata praticata nel Paese dal 1976.
Lo Sri Lanka lo scorso anno ha deciso di votare a favore di una risoluzione delle Nazioni Unite per la moratoria sulla pena di morte.
(Fonti: ColomboPage News Desk, 25/04/2016)
Per saperne di piu' :
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
GEORGIA (USA): DANIEL ANTHONY LUCAS GIUSTIZIATO
27 aprile 2016: Daniel Anthony Lucas, 37 anni, bianco, è stato giustiziato in Georgia.
Era accusato, ed aveva confessato, di aver ucciso, nell’aprile 1998, un uomo e i suoi due figli durante una rapina in abitazione.
Lucas venne condannato a morte nel 2000 per gli omicidi di Steven Moss, 37 anni, Kristin Moss, 15 anni, e Bryan Moss, 11 anni.
Il coimputato Brandon Joseph Rhode venne giustiziato il 27 settembre 2010.
Lucas diventa il 5° giustiziato di quest’anno in Georgia, il 63° da quando la Georgia ha ripreso le esecuzioni nel 1983, il 13° dell’anno negli USA, e il giustiziato n° 1435 da quando, il 17 gennaio 1977, gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni.
(Fonti: Atlanta Journal Constitution & Rick Halperin, 27/04/2016)
Per saperne di piu' :
ARABIA SAUDITA: SIRIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
26 aprile 2016: l’Arabia Saudita ha giustiziato un prigioniero siriano riconosciuto colpevole di omicidio, portando a 87 il numero di esecuzioni praticate da inizio anno.
Si tratta di Ahmed al-Ramadan, che avrebbe accoltellato e strangolato la vittima, un cittadino saudita che all’alba stava lasciando la propria abitazione per andare a pregare, ha riportato il Ministero degli Interni, senza precisare che relazione ci fosse tra i due.
L’esecuzione del siriano ha avuto luogo nella regione di Qassim, a nord-ovest della capitale saudita Riad.
(Fonti: Agence France Presse, 26/04/2016)
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MAURITANIA: CONFERMATA LA CONDANNA A MORTE DEL BLOGGER ‘BLASFEMO’
21 aprile 2016: una corte d'appello della Mauritania ha confermato la condanna a morte di un blogger accusato di blasfemia, ha riferito alla AFP una fonte giudiziaria.
Cheikh Ould Mohamed Ould Mkheitir, conosciuto anche come Mohamed Cheikh Ould Mohamed, è stato condannato a morte in primo grado nel 2014 con l'accusa di "apostasia".
La corte d'appello ha confermato la condanna capitale, ma ha declassato l’accusa da apostasia a quella meno grave di essere un "infedele", a seguito del pentimento del blogger, ha riportato la fonte.
La fonte ha aggiunto che Mkheitir potrebbe essere graziato dalla Corte Suprema "se si convincono che il suo pentimento è sincero".
L'imputato, di età compresa tra 30 e 40 anni, fu arrestato nel 2014 dopo aver pubblicato su internet un articolo che le autorità ritengono blasfemo.
L'annuncio della condanna a morte in primo grado fu accolto con pubbliche celebrazioni in due città della Mauritania.
Amnesty International ha definito Mkheitir un "prigioniero di coscienza".
"Ha scritto un post su un blog criticando le persone che usano la religione come mezzo di discriminazione e ingiustizia", ha dichiarato Gaetan Mootoo, uno specialista sull'Africa occidentale di Amnesty International.
E 'stato "imprigionato per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola in modo pacifico", ha aggiunto Mootoo.
(Fonti: AFP, 22/04/2016)
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VIETNAM: QUATTRO CONDANNE A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA
25 aprile 2016: un tribunale di Hanoi, in Vietnam, ha condannato a morte tre cittadini vietnamiti e una donna thailandese per traffico di droga.
Nguyen Thi Thuy Trang, 53enne di Ho Chi Minh City, a partire dal 2011 avrebbe assunto delle persone per aiutarla nei traffici di droga nella regione.
La polizia di Hanoi, della provincia di Quang Ninh e di Ho Chi Minh City sgominarono la banda nel mese di ottobre 2012, sequestrando 24 chilogrammi di eroina e più di due chili di metanfetamine.
Arrestarono Trang e tre dei suoi trafficanti, identificati dai media come Le Xuan Phu, Phan Thi Lien e Pornpirom Upapong, originaria della Thailandia.
I membri della banda hanno indicato in Trang la mente del gruppo, aggiungendo di essere stati assoldati per il trasporto di droghe in tutti i paesi della regione, tra cui Cina, Cambogia, Nigeria, Malaysia, Thailandia e Filippine.
Secondo la polizia, la banda avrebbe anche reclutato alcuni africani che usavano i soldi per attirare nel business illegale povere donne vietnamite, con poca conoscenza circa le leggi sulla droga.
La polizia è ora alla ricerca di questi elementi.
(Fonti: Thanh Nien News, 26/04/2016)
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
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Anno 16 - n. 21 - 30-04-2016
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : SRI LANKA: IL PRESIDENTE COMMUTA 83 CONDANNE CAPITALI
2. NEWS FLASH: GEORGIA (USA): DANIEL ANTHONY LUCAS GIUSTIZIATO
3. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: SIRIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
4. NEWS FLASH: MAURITANIA: CONFERMATA LA CONDANNA A MORTE DEL BLOGGER ‘BLASFEMO’
5. NEWS FLASH: VIETNAM: QUATTRO CONDANNE A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
SRI LANKA: IL PRESIDENTE COMMUTA 83 CONDANNE CAPITALI
25 aprile 2016: il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha deciso di commutare in ergastolo le condanne di 83 prigionieri del braccio della morte.
Sirisena ha deciso di risparmiare la vita di questi prigionieri sulla base delle raccomandazioni fatte da un comitato nominato a seguito della richiesta di rivedere le condanne a morte, avanzata dal comitato congiunto dei Ministeri della Legge e Riforma delle Prigioni e della Giustizia.
Il Commissario Generale delle Prigioni Nishan Danasinghe ha detto di aspettarsi che altri condannati a morte ricevano in futuro la stessa concessione.
Sebbene i giudici dello Sri Lanka pronuncino condanne a morte per reati gravi come omicidio, stupro e traffico di droga, nessuna esecuzione è stata praticata nel Paese dal 1976.
Lo Sri Lanka lo scorso anno ha deciso di votare a favore di una risoluzione delle Nazioni Unite per la moratoria sulla pena di morte.
(Fonti: ColomboPage News Desk, 25/04/2016)
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GEORGIA (USA): DANIEL ANTHONY LUCAS GIUSTIZIATO
27 aprile 2016: Daniel Anthony Lucas, 37 anni, bianco, è stato giustiziato in Georgia.
Era accusato, ed aveva confessato, di aver ucciso, nell’aprile 1998, un uomo e i suoi due figli durante una rapina in abitazione.
Lucas venne condannato a morte nel 2000 per gli omicidi di Steven Moss, 37 anni, Kristin Moss, 15 anni, e Bryan Moss, 11 anni.
Il coimputato Brandon Joseph Rhode venne giustiziato il 27 settembre 2010.
Lucas diventa il 5° giustiziato di quest’anno in Georgia, il 63° da quando la Georgia ha ripreso le esecuzioni nel 1983, il 13° dell’anno negli USA, e il giustiziato n° 1435 da quando, il 17 gennaio 1977, gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni.
(Fonti: Atlanta Journal Constitution & Rick Halperin, 27/04/2016)
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ARABIA SAUDITA: SIRIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
26 aprile 2016: l’Arabia Saudita ha giustiziato un prigioniero siriano riconosciuto colpevole di omicidio, portando a 87 il numero di esecuzioni praticate da inizio anno.
Si tratta di Ahmed al-Ramadan, che avrebbe accoltellato e strangolato la vittima, un cittadino saudita che all’alba stava lasciando la propria abitazione per andare a pregare, ha riportato il Ministero degli Interni, senza precisare che relazione ci fosse tra i due.
L’esecuzione del siriano ha avuto luogo nella regione di Qassim, a nord-ovest della capitale saudita Riad.
(Fonti: Agence France Presse, 26/04/2016)
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MAURITANIA: CONFERMATA LA CONDANNA A MORTE DEL BLOGGER ‘BLASFEMO’
21 aprile 2016: una corte d'appello della Mauritania ha confermato la condanna a morte di un blogger accusato di blasfemia, ha riferito alla AFP una fonte giudiziaria.
Cheikh Ould Mohamed Ould Mkheitir, conosciuto anche come Mohamed Cheikh Ould Mohamed, è stato condannato a morte in primo grado nel 2014 con l'accusa di "apostasia".
La corte d'appello ha confermato la condanna capitale, ma ha declassato l’accusa da apostasia a quella meno grave di essere un "infedele", a seguito del pentimento del blogger, ha riportato la fonte.
La fonte ha aggiunto che Mkheitir potrebbe essere graziato dalla Corte Suprema "se si convincono che il suo pentimento è sincero".
L'imputato, di età compresa tra 30 e 40 anni, fu arrestato nel 2014 dopo aver pubblicato su internet un articolo che le autorità ritengono blasfemo.
L'annuncio della condanna a morte in primo grado fu accolto con pubbliche celebrazioni in due città della Mauritania.
Amnesty International ha definito Mkheitir un "prigioniero di coscienza".
"Ha scritto un post su un blog criticando le persone che usano la religione come mezzo di discriminazione e ingiustizia", ha dichiarato Gaetan Mootoo, uno specialista sull'Africa occidentale di Amnesty International.
E 'stato "imprigionato per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola in modo pacifico", ha aggiunto Mootoo.
(Fonti: AFP, 22/04/2016)
Per saperne di piu' :
VIETNAM: QUATTRO CONDANNE A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA
25 aprile 2016: un tribunale di Hanoi, in Vietnam, ha condannato a morte tre cittadini vietnamiti e una donna thailandese per traffico di droga.
Nguyen Thi Thuy Trang, 53enne di Ho Chi Minh City, a partire dal 2011 avrebbe assunto delle persone per aiutarla nei traffici di droga nella regione.
La polizia di Hanoi, della provincia di Quang Ninh e di Ho Chi Minh City sgominarono la banda nel mese di ottobre 2012, sequestrando 24 chilogrammi di eroina e più di due chili di metanfetamine.
Arrestarono Trang e tre dei suoi trafficanti, identificati dai media come Le Xuan Phu, Phan Thi Lien e Pornpirom Upapong, originaria della Thailandia.
I membri della banda hanno indicato in Trang la mente del gruppo, aggiungendo di essere stati assoldati per il trasporto di droghe in tutti i paesi della regione, tra cui Cina, Cambogia, Nigeria, Malaysia, Thailandia e Filippine.
Secondo la polizia, la banda avrebbe anche reclutato alcuni africani che usavano i soldi per attirare nel business illegale povere donne vietnamite, con poca conoscenza circa le leggi sulla droga.
La polizia è ora alla ricerca di questi elementi.
(Fonti: Thanh Nien News, 26/04/2016)
quanto inquina la tua assicurazione
Quanto inquina la tua assicurazione ?by Riccardo |
di Luca Manes*
Il carbone fa male all'ambiente e alle persone, ormai è universalmente riconosciuto. Non a caso fioccano le dichiarazioni di intenti sulla riduzione del suo consumo. Anche una dellepiù importanti compagnie italiane, la Generali, in occasione della strombazzatissima COP21 di Parigi ha pubblicato sul suo sito web un messaggio che non lascia troppi dubbi : "In qualità di assicuratore, Generali desidera avere un ruolo attivo nel dare supporto alla transizione verso un’economia ed una società più sostenibili. Continueremo a monitorare e ridurre i nostri impatti diretti e a promuovere un’economia per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi attraverso i nostri prodotti, servizi e investimenti, così come affermato nella nostra Politica di Gruppo per l'ambiente e il clima”.
Dal 2010 anche Generali ha delle linee guida su come vincolare i suoi investimenti e prestiti in giro per il mondo a una maggior tutela ambientale. Prima seguiva le best practice del Fondo pensione del governo norvegese, che con quasi 790 miliardi di euro di attivi in gestione è il principale veicolo a controllo statale del Pianeta. Tuttavia in questo ultimi sei anni la compagnia di Trieste non ha preso alcun impegno concreto per porre fine ai finanziamenti a progetti per l'estrazione del carbone. Nello stesso periodo il Fondo norvegese ha compiuto dei passi importanti, decidendo di non puntare più sulle società che hanno più del 30% della propria capacità di generazione elettrica, nel caso delle utility elettriche, o più del 30% dei ricavi da progetti a carbone.
A differenza dei suoi diretti concorrenti, Axa e Allianz, che stanno uscendo dagli investimenti nella polvere nera, Generali è ancora coinvolta in finanziamenti a dir poco discutibili. Come quello alla Duke Energy, la più grande utility energetica statunitense. La Duke è finita nell'occhio del ciclone per l'altissimo livello di inquinamento dei bacini d'acqua in cui sono sversati i residui tossici della combustione nelle centrali a carbone. Tecnicamente si chiama coal ash management, altri non è se non un'attività molto dannosa per l'ambiente e per le persone. La Duke brucia carbone in cinque stati: Indiana, Florida, Kentucky, South Carolina e North Carolina, dove a fronte di 14 impianti ci sono ben 33 bacini di smaltimento. “Immaginate 33 stagni grandi come il Colosseo, ma anche di più, pieni di rifiuti industriali contenenti arsenico, cromo, cadmio, mercurio e piombo che finiscono nei fiumi e nelle falde acquifere.
Un vero incubo!” ci racconta Donna Lisenby, esponente dell'organizzazione International Waterkeeper Alliance, che dal 2010 segue questo caso. “Nei pressi di questi stagni vivono oltre 300 famiglie, che non possono utilizzare l'acqua dei pozzi vicini alle loro abitazioni”. Donna ci spiega che è la Duke a fornire riserve idriche a tutte queste famiglie ma che le ultime analisi fatte eseguire dalle autorità statali lo scorso febbraio hanno stabilito che l'acqua è potabile, smentendo le precedenti ricerche. “L'attuale governatore del North Carolina, Pat McCrory, ha lavorato per la Duke Energy per 28 anni...” ricorda la Lisenby.
A livello federale, però, la musica è ben diversa. Nel 2014, a causa della sua discussa coal ash management e soprattutto di un grosso sversamento nel fiume Dan, in North Carolina,la Duke Energy è stata accusata di negligenza, imperizia e violazione della normativa nazionale sui fiumi. La compagnia ha patteggiato con le corti civili e penali, che hanno imposto sanzioni pecuniarie di oltre 100 milioni di dollari e l'obbligo di svolgere servizi per le comunità impattate. “Ma ci sono aspetti molto controversi in queste sentenze, per esempio che la Duke è obbligata a ripulire i bacini che si trovano nei paraggi di sole 7 delle 14 centrali in North Carolina. Non basta, devono bonificare tutta l'area che hanno inquinato”, ribadisce la Lisenby. Intanto anche gli azionisti della Duke hanno intrapreso ben sei azioni legali nei confronti della compagnia e non è da escludere una class action. Proprio per raccontare quali e quanti sono i problemi che avvolgono una delle società in cui Generali investe i suoi fondi, Donna Lisenby è volata fino a Trieste, dove ha partecipato all'assemblea degli azionisti della compagnia assicuratrice.
A proposito di azionariato critico, in assemblea un forte monito è arrivato anche esponenti di Re:Common, che hanno stigmatizzato i finanziamenti di Generali all'indiana NTPC, alla polacca PGE, alla ceca CES e alla tedesca RWE, che ha impianti a lignite, ancora più inquinanti. Addirittura la RWE è la compagnia europea che emette più anidride carbonica nell'atmosfera. “Chiediamo a Generali di rendere pubblici tutti i suoi investimenti in società attive nel settore del carbone (estrazione, trasporto e produzione elettrica) sia tramite azioni che titoli obbligazionari.
Analogamente di rendere pubbliche le sue operazioni di assicurazioni di specifici progetti a carbone. E soprattutto di impegnarsi da questa assemblea a sviluppare entro la fine del 2015 una policy di disinvestimento dal carbone che vada oltre gli impegni di Axa, Allianz e del Fondo pensione norvegese”. Questo il passaggio fondamentale dell'intervento di Re:Common, cui però il presidente di Generali Gbriele Galateri di Genola ha risposto ribadendo che la compagnia non ha “una politica di esclusione delle società legate al settore energetico, in particolare quelle che producono carbone...ma questo tema è tuttora oggetto di approfondimento da parte di Generali, che non è ancora giunta a politiche di disinvestimento ma ha intenzione di adeguarsi alle regole che stanno emergendo nell'ambito dei convegni internazionali, come la COP21”.
*recommon.org
Venerdì 6 maggio 2016, dalle h. 19,30 al cineclub Detour, via Urbana 107 a Roma, Re:Common presenterà la sua nuova pubblicazione "Profondo Nero". Durante la serata sono previsti: un aperitivo, la proiezione del documentario breve "La via del carbone" di Bruno Federico e Nadja Drost e un incontro/dibattito sui temi della pubblicazione con ospiti dalla Colombia.
Genova e blue print
Care amiche e cari amici,
dinanzi al palese fallimento del progetto Doria,di cui l'amico Bruno fu a suo tempo uno dei piu' convinti sostenitori mentre noi Verdi non ci presentammo alle elezioni sia perche' ritenevamo necessaria una pausa dal circo elettorale sia perche' ritenevamo il progetto Doria ambiguo e insoddisfacente dinanzi ai problemi della città,ora si contrappongono gli stanziamenti per il Blue Print alle opere di bonifica necessarie per la valle Polcevera.
Noi riteniamo che le cose vadano distinte :
a) la bonifica deve essere rapida e a spese di chi ha causato il danno non della collettività come rischia di portarci l'attuale legge sugli eco-reati per le sue palesi insufficienze già a suo tempo denunciate dai Verdi;
b) il Blue Print è un progetto indispensabile per il riassetto della zona portuale di levante.Se ne può e si deve discutere nel merito ma non si può rifiutare così come senza indugio occorre procedere alla costruzione della nuova torre di piloti.Ne va del progresso civile e della qualità della vita delle residenti e dei residenti a Genova.
Un caro saluto
Danilo Bruno
Mentre in sala rossa a Palazzo Tursi il centro sinistra rendeva evidente la sua inadeguatezza e il fallimento della politica di persistente spostamento verso il centro destra i contenuti della sua politica (grandi opere privatizzazioni, partecipazione, abbandono delle periferie), il Sindaco di Genova si collega via internet con il premier Mateto Renzi e strappa il finenaziamento di 25 milioni di euro a faovre il Bueprint di Renzo Piano.
Tralascio le discussioni aperte in città in merito al consolidamento delle Riparazioni Navali proprio davanti al castrum genovese e alla speculazione (valorizzazione) immobiliare delle aree lasciate libere dal fallimento (programmato a tavolino) della Fiera Internazionale di Genova.
Mi concentro sulle priorità del Sindaco Doria e della città tutta.
Proprio nella mattinata di venerdi avevamo discusso in commissione consiliare del disastro Iplom, dell'inquinamento in una parte della ValPolcevera e del rischio che centiania di persone vivono attaccati a depositi petroliferi costruiti accanto a borghi antichi.
Esultare con enfasi perche' il governo stanzia 25 milioni di euro per il Blueprint e non per attività di bonifica per creare vivibilita'. salute e lavoro in valpolcevera e' un insulto al senso comune prima ancora che all'intelligenza umana.
--
antonio bruno
Tralascio le discussioni aperte in città in merito al consolidamento delle Riparazioni Navali proprio davanti al castrum genovese e alla speculazione (valorizzazione) immobiliare delle aree lasciate libere dal fallimento (programmato a tavolino) della Fiera Internazionale di Genova.
Mi concentro sulle priorità del Sindaco Doria e della città tutta.
Proprio nella mattinata di venerdi avevamo discusso in commissione consiliare del disastro Iplom, dell'inquinamento in una parte della ValPolcevera e del rischio che centiania di persone vivono attaccati a depositi petroliferi costruiti accanto a borghi antichi.
Esultare con enfasi perche' il governo stanzia 25 milioni di euro per il Blueprint e non per attività di bonifica per creare vivibilita'. salute e lavoro in valpolcevera e' un insulto al senso comune prima ancora che all'intelligenza umana.
--
antonio bruno
Radio Zapata
Un sogno che nasce dal cuore, diventa parola e fa sentire la sua voce in una regione molto vasta dello stato messicano del Guerrero, il più colpito dalla violenza e il terzo per la condizione estrema di povertà nel paese. Radio Zapata è la sola esperienza radiofonica comunitaria e non commerciale che ogni giorno parla, anche nelle loro lingue, alle diverse popolazioni indigene che vivono su quelle alture del Guerrero. Nel giugno dello scorso anno, un uragano ha quasi completamente distrutto le attrezzature dell'emittente e quelle di una clinica delle comunità locali. Per questo è in corso una campagna di solidarietà che contribuisca a completare la ricostruzione di un'esperienza di autonomia essenziale per la cultura politica di chi si ribella a un destino che calpesta abitualmente la dignità delle persone
di Nadia Jimenez Ortiz e José Luis Santillán
Riabilitare una radio comunitaria. Uno strumento semplice, che attraverso le onde quotidiane della comunicazione, cerca di migliorare le condizioni di vita del suo popolo indigeno. E' questa la sfida del Consiglio Indigeno e Popolare di Guerrero – Emiliano Zapata (Consejo Indígena y Popular de Guerrero- Emiliano Zapata, CIPOG-EZ), un’organizzazione comunitaria che dalle alture di Guerrero – lo stato messicano con i piú alti indici violenza e al terzo posto per la povertá estrema - invita il mondo a far parte di questo progetto.
Il monopolio privato del business radiofónico in Messico [1] non concentra soltanto i profitti multimilionari, ma soprattutto impone un modello culturale unico per tutto il paese, un fatto riconosciuto in tutto il mondo a partire dalle proteste dell’EZLN nel 1994 a favore della diversitá dei popoli indigeni che compongono il Messico. In quest’ottica, le radio comunitarie hanno svolto e svolgono di fatto un ruolo contro-egemonico e di resistenza, per il diritto alla comunicazione e quello alla difesa delle proprie tradizioni e radici culturali. E' la voce di mille voci di resistenza, che da 22 anni afferma la dignitá della popolazione indígena.
Purtroppo, il quadro legale a cui sono sottoposte le radio comunitaire in paesi come il Messico, discrimina profondamente le iniziative comunitarie rispetto alle emissioni statali e commerciali [2], controllando rígidamente gli spazi nell'etere. Radio Zapata 94.1 FM, situata nell’ejido[3] di Buena Vista, Municipio de San Luis Acatlán, nello stato di Guerrero, rappresenta l’unica voce non commerciale degli abitanti della zona, che in modo autonomo e quotidiano organizzano il proprio palinsesto in spagnolo e in lingua indigena, contribuendo a:
- Tenere aperto uno spazio di comunicazione e diffusione delle e per le comunitá locali raggiunte.
- Rivitalizzare la cultura e le lingue indigene Ñamnkué, Na’Savi, Me´pháá e Náhuatl.
- Offrire alternative culturali ed educative come strumento per ridurre la violenza.
- Promuovere lo sviluppo integrale delle comunitá tramite consumo e produzione locale.
- Combattere la violenza e la discriminazione di genere.
Il contesto in cui si sviluppa e resiste Radio Zapata é sommamente complesso; oltre alle statistiche, é sufficiente pensare ai nefasti eventi degli ultimi mesi. Il caso più tristemente famoso dell’impunitá governativa é quello della scomparsa dei 43 studenti della Scuola Rurale Raúl Isidro Burgos, nella zona di Ayotzinapa. Nove dei giovani scomparsi sono originari della regione costa-montagna, dove Radio Zapata ha dato ampia diffusione al caso, informando in diverse lingue indigene dei 21 municipi che copre il suo raggio d’azione. In questo stato, infatti, convivono Nahua, Mixtecos, Tlapanecos e Amuzgos, ognuno con la sua lingua nativa.
Nel 2015 l’organizzazione InSight Crime ha pubblicato un'indagine sui gruppi criminali del Messico che "si affannano per soddisfare la crescente domanda di eorina negli USA... Solamente in Guerrero, tra gennaio 2013 e luglio 2014, i conflitti hanno obbligato oltre 2.900 persone ad abbandonare le proprie case "[4]. Alcuni specialisti assicurano che nello stato di Guerrero si produce tra il 60 e l’85% della pasta d’oppio dell’intero territorio nazionale.
Altro grave problema é rappresentato dalle enormi concessioni stipulate con imprese straniere e nazionali per lo sviluppo di mega-progetti. Nel 2012 il governo messicano aveva giá concesso 56.7 milioni di ettari a transnazionali minerarie, corrispondenti a circa il 28% del territorio nazionale. Nel Guerrero, questa cifra corrisponde al 23% del territorio. Per uno stato in cui il 77.8% delle terre é suddiviso in territori comunali (ejidos) e comunitá,l’ingegneria del conflitto alimentata dal governo messicano per garantire la realizzazione dei mega-progetti estrattivi, ha generato un ambiente favorevole alla proliferazione di gruppi paramilitari e/o del crimine organizzato.
In questo scenario, il CIPOG-EZ ha iniziato a chiamare la popolazione per trasformare la solidarietá in azione concreta e visibile. Nel giugno 2015, l’uragano Carlos ha colpito il terreno comunale di Buenavista, distruggendo gran parte delle apparecchiature di Radio Zapata, oltre al tetto della clinica comunitaria. A causa della mancanza di risorse, e nonostante la determinazione delle assemblee comunitarie, la ricostruzione di Radio Zapata non é ancora stata completata. Grazie alle giornate di lavoro volontario, sono state riparateper ora soltanto una piccola parte delle apparecchiature e una porzione del tetto della clinica polivalente.
Radio Zapata rappresenta il secondo anello nella costruzione di un progetto comunitario regionale comunitario, chiamato “La Casa dei Saperi” (“La Casa de Saberes”) che, attraversola formazione di promotori locali, vuole affrontare problematiche fondamentali come l’accesso alla salute, all’informazione, la rivitalizzazione della lingua, della cultura nativa, recuperando la memoria storica delle diverse comunitá e del territorio.
L'11 aprile il CIPOG- EZ ha lanciato, sul suo sito web[5], la campagna di fundraising “Radio Zapata, tessendo comunitá dal cuore della montagna” - , con l ‘obiettivo di raccogliere fondi per poter ripristinare completamente le trasmissioni. Attraverso la piattaforma crowdfunding goteo.org vi invitiamo a partecipare alla solidarietà con le comunitá di Costa Chica-Montagna di Guerrero. Ogni donazione puó contribuire alla lotta di ogni giorno.
Traduzione per comune info di Roberto Casaccia
VIDEO
[1] “Radio y TV mexicanas, monopolio de ocho grupos”. Rivista Proceso, Nº 2059, disponibile in: http://www.proceso.com.mx/4582/radio-y-tv-mexicanas-monopolio-de-ocho-grupos
[2]“América Latina: Radios comunitarias buscan liberar las ondas” Inter Press Service, Agenzia di Notizie, disponibile in: http://www.ipsnoticias.net/1996/11/america-latina-radios-comunitarias-buscan-liberar-las-ondas/
[3] Terreno comunale.
[4] “Producción de amapola en México abastece la creciente demanda de heroína en Estados Unidos”, InSight Crime, Centro de Ricerca sul Crimine Organizzato, disponibile in;http://es.insightcrime.org/analisis/produccion-de-amapola-en-mexico-abastece-la-creciente-demanda-de-heroina-en-estados-unidos
[5] “Comunicado de actividades del CIPOG-EZ y campaña en solidaridad con Radio Zapata” disponibile in https://cipogez.wordpress.com/2016/03/30/comunicado-sobre-actividades-del-cipog-ez-y-campana-en-solidaridad-con-radio-zapata/
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Genova:il filo nero del petrolio
Scienziato Preoccupato |
Posted: 30 Apr 2016 04:17 AM PDT
La sera del 17 aprile, con le urne del referendum sulle trivelle ancora aperte, la rottura di un oleodotto che attraversa i quartieri a ponente di Genova, ha riversato nei vicini torrenti 700 tonnellate di greggio.
Il forte odore di petrolio dopo la rottura dell’oleodotto, i disturbi di chi era costretto a respirare idrocarburi, la morte biologica del rio Fegino e della foce del Polcevera, il petrolio in mare, sono la punta dell’iceberg dell’impatto ambientale, degli extra costi, dell’era del petrolio che si avvia alla sua inevitabile fine.
Un lungo filo nero collega Genova con l’Africa, con il delta del Niger, dove l’estrazione di petrolio ha prodotto la distruzione di questo ecosistema, con pesanti impatti sulla salute della popolazione.
Dalla Nigeria il greggio è arrivato al “porto petroli” di Multedo, un porto in mezzo alle case, i cui abitanti, da decenni, sono costretti a respirare idrocarburi in quantità maggiore dei loro concittadini, con possibili danni alla salute.
Il filo nero, lungo l’oleodotto saltato, arriva a Busalla con una raffineria, racchiusa tra l’autostrada e le case.
Anche qui una convivenza forzata, con una lunga serie di incidenti, culminati con l’incendio del 2008 ed indagini epidemiologiche che evidenziano danni alla salute che si è preferito ignorare.
Il filo nero, sotto forma di 800.000 tonnellate all’anno di diesel a basso tenore di zolfo, da Busalla si disperde fino al milione di autovetture alimentate con questo combustibile.
E dai loro tubi di scappamento, il filo nero raggiunge l’aria del nostro Pianeta, in cui sono scaricate tonnellate di polveri ultrafini e ossidi di azoto, responsabili, per la loro quota, delle 84.000 morti premature registrate nel 2012 in Italia e attribuite all’inquinamento atmosferico.
Ma la combustione del gasolio produce anche anidride carbonica, 150 chili per ogni pieno, che aumentano la concentrazione di questo gas nell’atmosfera del nostro pianeta e ne modificano il clima.
E i nubifragi e le alluvioni che hanno colpito la Liguria negli ultimi anni hanno a che fare con questo drastico cambiamento, con la concentrazione di CO2 passata, in 150 anni, da 270 a 400 parti per milione.
La conferenza di Parigi sul clima, ha ratificato la fine dell’era dei fossili: per evitare un aumento disastroso della temperatura media del Pianeta, oltre il 50 % di petrolio e gas non ancora sfruttato deve rimanere sotto terra.
Il premier Renzi era a Parigi, ma nel momento decisivo deve essersi distratto, in quanto, con il decreto Sblocca Italia, aveva fatto diventare la trivellazione del paese, a caccia dell’ultimo gas e petrolio, una scelta strategica d’interesse nazionale, i cui inevitabili extra-costi ci toccherà pagare negli anni a venire, compreso il tempo perso per realizzare l'inevitabile cambiamento verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.
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venerdì 29 aprile 2016
giovani?
È stata molto letta e commentata la storia raccontata da Emilia De Rienzo, insegnante di Torino, a proposito di come la scuola è o meno un luogo che accoglie (Nulla da segnalare). Di seguito, una lettera ai genitori scritta da un'altra insegnante, Rosa Costantino, che prende spunto dal racconto di Emilia e ragiona della fatica di un mestiere stravolto da valutazioni, documentazioni, tablet e dalla "Buona scuola", mentre si diffonde sempre di più, soprattutto tra i ragazzi, «una “solitudine emozionale”, un’incomunicabilità, che ci impedisce di comprendere, di amare, di essere disponibili, solidali, aperti... ». Intanto, a proposito di scuola, prosegue la raccolta firme per i referendum sociali, che includono la richiesta di abrogazione di alcune parti della «Buona scuola», e il 23 maggio torna lo sciopero generale
di Rosa Costantino
Caro genitore,
sono un insegnante che ha bisogno di aprire il proprio cuore, prima di lasciare la scuola e l’insegnamento. Manca poco infatti per arrivare al traguardo e non nascondo il mio turbamento nel pensare di dover lasciare i ragazzi. Faccio “fatica”, però, a ritrovarmi e riconoscermi nella scuola d’oggi la “Buona Scuola”, una scuola che, se per un verso recita di mettere al centro il “ragazzo”, dall’altra è bombardata da procedure burocratiche, indicazioni su indicazioni, documentazioni capillari, monitoraggi, valutazioni, che spesso perdono di vista il vero scopo, il vero obiettivo, il vero protagonista del processo educativo “l’alunno”. Senza parlare poi dei docenti che vanno e vengono: fascia A, fascia B, fascia C…, e non certo per loro volontà. A questo si aggiunga il pullulare di strumentazioni tecnologiche, per le quali le scuola di oggi fanno a gara, l’utilizzo dei tablet, ebook, computer (non sempre sostenuta da reti wi-fi efficienti), che sembrano essere la panacea di tutti i mali della scuola. Così il puzzle “scuola” si ricompone o meglio si scompone in mille pezzi.
Ma lasciamo da parte questo aspetto che necessiterebbe di una trattazione più ampia ed esaustiva, anche se vorrei precisare che non appartengo alla categoria di docenti che demonizzano la scuola digitale, anzi…
Quello che mi preme affrontare in questa sede, invece, è un problema un po’ più complesso che definirei generazionale: il problema della “solitudine emozionale” che caratterizza oggi, più che mai, la nostra società e che si riflette inevitabilmente nella scuola in forme diversificate. I ragazzi stanno perdendo la capacità di esprimere i propri sentimenti, nascondono le loro emozioni, non si abbracciano più e se non hanno a portata di mano uno smartphone o un computer non sanno comunicare, perché anche le parole e i gesti hanno bisogno di allenamento e di modelli di riferimento.
Ci stiamo lentamente avviando verso una “solitudine emozionale”, un’incomunicabilità, che ci impedisce di comprendere, di amare, di essere disponibili, solidali, aperti.
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LASCIO ROSARIA GASPARRO
"Lascio. Non mi appartiene più questa scuola. Così come io non appartengo a questa premiata ditta-dittatura di imprenditori... Venghino signori nella gran scuola aziendale del profitto e del prodotto". Il grido di una maestra
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Diventiamo sempre più apatici, distaccati e ci avviamo lungo una strada chiusa ai lati da barricate di indifferenza e qualunquismo, che ci impediscono di accorgerci che intorno a noi c’è un mondo “altro”. Appare chiaro come questa solitudine emozionale viaggi su un canale opposto al ben-essere del ragazzo, condizione essenziale per un percorso educativo e di apprendimento, che abbia successo.
Caro genitore, ritengo quindi che su questo “terreno povero” dovremmo incontrarci nella scuola, una scuola di valori prima ancora che di saperi, aprendo un dialogo e un confronto continuo, affinché per i nostri ragazzi non prenda significato la bellissima metafora di Ungaretti
“Si sta, come d’autunno sugli alberi le foglie”.
Questa metafora esprime con grande lucidità la sensazione di fragilità e di solitudine che molti ragazzi, giovani e adulti vivono nel profondo del loro cuore. Nasce da qui la necessità di un’intesa, di un “patto formativo”, che non siano solo parole scritte su un documento scolastico e dimenticate, ma sia il frutto di intese valoriali e pedagogiche, capaci di ridisegnare il senso della vita dei nostri ragazzi, una vita basata sul rispetto, sulle regole, sulla condivisione, sull’accettazione dell’altro, sulla collaborazione.
Ecco che in questo “humus” il bullismo, la droga, l’intolleranza, la violenza sul diverso, gli atti estremi non troveranno più terreno fertile per impiantarsi e germogliare.
Caro genitore, lavoriamo insieme, è più facile e andiamo più lontano, per regalare ai nostri figli un futuro migliore. Ricordiamo sempre che i figli sono figli nostri e non figli delle istituzioni.
Rosa Costantino, insegnante
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