Le
spiagge sono dello Stato
In
Italia abbiano ben 7500 km di coste, di cui 4000 km idonei
all’insediamento di stabilimenti balneari che, attualmente, ne
occupano circa 1000 km.
Scrivo
con voce contraria, idea personale e di cui non vuole trattare il
presente testo, all’idea stessa degli stabilimenti balneari e che
apprezza di gran lunga una spiaggia libera ad una attrezzata, poichè
solo in questi spazi è possibili apprezzare veramente, da terra, il
mare.
Io
sono favorevole ad un’Europa più forte e che abbia più voce in
capitolo nelle questioni, anche interne, di ogni stato: un bene
pubblico, un bene statale, regionale etc, è per estensione un bene
europeo.
Negli
ultimi tempi si è posto l’annoso problema del rinnovo delle
concessioni balneari e tante avrebbero potuto essere le soluzioni per
risolverlo: scelta è stata fatta dal nostro governo.
E’
stato deciso di rinnovare le concessioni per 15 anni agli attuali
detentori delle concessioni di demanio marittimo inerenti
stabilimenti balneari: risoluzione del problema estremamente dannosa.
Recentemente
mi è stata suggerita la lettura di un’intervista al Dott. Antonio
Pasca, presidente del TAR di Lecce, che sottolinea come le aree su
cui insistono gli stabilimenti balneari siano di proprietà del
demanio marittimo dello Stato italiano e che quindi i titolari di
concessioni demaniali marittime non debbano essere considerati i
prorietari de facto.
Ciò
che è successo ha avvalorato i timori che il Dott. Pasca esprimeva.
Il
rinnovo di 15 anni delle concessioni demaniali determina che gli
attuali detentori di un diritto ne godano anche oltre il suo termine
naturale per non meglio precisati motivi.
Molte
famiglie hanno investito decenni nel miglioramento di strutture e
hanno favorito il turismo, quindi occorre premiare chi ha lavorato
bene, con premialità relative al fatturato e alle migliorie
apportate.
Occorre
ricordare, tuttavia, che il mondo degli stabilimenti balneari è a
volte fucina di lavoro nero e, soprattutto, di abusi edilizi di tipo
paesaggistico in riva alle nostre coste.
Qualunque struttura abusiva fosse stata realizzata nei decenni avrebbe dovuto essere demolita, per restituire il bene in concessione, nello stato antecedente l’abuso oppure conforme a quanto autorizzato in comune e presentato in agenzia delle entrate.
Qualunque struttura abusiva fosse stata realizzata nei decenni avrebbe dovuto essere demolita, per restituire il bene in concessione, nello stato antecedente l’abuso oppure conforme a quanto autorizzato in comune e presentato in agenzia delle entrate.
La
decisione di rinviare di 15 anni la questione, probabilmente, vuole
aiutare i poveri comuni costieri italiani, già carichi di lavoro, a
non essere sovraccaricati di istanze di sanatoria oppure consentire a
governi compiacenti di formulare nuove leggi speciali che “eliminino”
gli abusi legati alle attività balneari.
Le
novelle politiche di “prima gli italiani” potrebbero far pensare
anche ad una tutela del tessuto imprenditoriale italiano che potrebbe
essere spodestato da imprese e società straniere che garantissero
allo stato condizioni più favorevoli, per acquisire concessioni
demaniali marittime di stabilimenti balneari.
Ritengo
che, in quest’ottica, un tipo di politica protezionistica sia
potenzialmente un danno al tessuto economico dello stato Italia
perchè la gestione di nuovi investitori, anche stranieri, dando loro
precise e ferree regole da rispettare, potrebbe aiutare questo
settore a migliorarsi; tuttavia la miopia imperante non ha una
visione lungimirante.
Credo
purtroppo che questa decisione sia purtroppo, in definitiva,
determinata dalla volotà di assicurarsi un rapporto clientelare da
parte dei partiti politici attualmente al governo, garantendo loro
supporto e voti per le prossime elezioni europee.
In
definitiva, ciò
che mi auguro è che la denuncia, in Italia, di quanto succede e
l’intervento dell’Europa per garantire concorrenza leale possano
portare un’efficace modifica della linea intrapresa.
Ogni
stato può disporre dei propri beni pubblici, sottostando alle norme
economiche europee, tuttavia l’Europa dovrebbe essere più presente
e intervenire con specifiche prerogative, anche in questioni come il
rinnovo delle concessioni demaniali marittime balneari, per garantire
equità, eliminare il clientelismo e tutelare l’ambiente.
Vittorio Baroni
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