di Monica Pasquino
Non ci saranno solo le anime più reazionarie della Chiesa, nè l’ideologico Comitato “Difendiamo i nostri figli”, al Family day di oggi. A riempire di corpi il Circo Massimo e a decretare il successo dell’iniziativa sarà la presenza di numerose famiglie cattoliche, in primis neocatecumenali (naturalmente l'universo cattolico è molto più plurale di quanto i grandi media mostrano, leggi Famiglia, menzogne e mistificazioni di ). Cosa le spinge a partecipare, da cosa sono animate?
Molti di questi genitori hanno inoltrato a parenti e a gruppi classe messaggi allarmistici per mettere in guardia amici e conoscenti contro i pericoli della “dittatura gender”, parole copiate e incollate su e giù per lo stivale, trasmesse tramite cellulare, facebook e whatsapp. Una parte di loro ha sicuramente visto il video Gender revolutiondi ProVita e ne è rimasto inquietato, mentre ad altri sarà sembrato un po’ eccessivo. Solo in pochi hanno sfogliato testi che sostanziano l’opera di diffamazione sul genere e sull’educazione alle differenze – come Gender distruzione o Educare al maschile e al femminile – senza comprendere che sono libri confusivi e semplificatori, pieni di errori scientifici. Tutti, ma proprio tutti, sono in piazza per difendere i propri affetti, perché hanno paura per il futuro dei propri figli e vogliono lottare per il loro benessere. Eppure nessuno, tra quelli in piazza, si domanda com’è la vita nella scuola che ogni giorno è frequentata dai propri figli e figlie, cosa accade nelle classi, nel cortile, tra i corridoi e dietro le porte dei bagni, né ha curiosità di sentire “l’altra campana” e di sperimentare in prima persona cosa si discuta nei corsi organizzati dalle associazioni che cospirano per promuovere “l’ideologia gender”.
Se mi chiedessero cosa facciamo nei laboratori di educazione sentimentale, di prevenzione al bullismo e all’omofobia, di contrasto agli stereotipi di genere, risponderei a questi genitori preoccupati raccontando innanzitutto quel che accade in classe quando noi non ci siamo. Comincerei dal bullismo: ne è vittima un ragazzo/a su tre tra gli undici e i diciannove anni, negli ultimi anni è aumentata la presenza di ragazze tra gli aggressori. Continuerei con qualche dato sulla sperimentazione di droghe e abbuffate alcoliche, forse non tutti sanno che in Italia si inizia dai dodici anni. E poi parlerei di un fenomeno che gli adulti hanno difficoltà a inquadrare bene, visto la sua complessità, l’autolesionismo(bruciarsi con le sigarette, farsi dei tagli…), a partire dai tredici anni quasi il 40 per cento ne ha fatto esperienza. Affronterei naturalmente anche il tema della sessualità: tre adolescenti su quattro approcciano per la prima volta al sesso attraverso internet; uno su quattro è a rischio di dipendenza pornografica; la maggioranza degli adolescenti ha esperienza di sexting, cioè ha fatto, spedito o condiviso foto o video erotici.
Molto diffusa è anche la prassi delle baby doccia, ragazze che offrono sesso orale nei bagni delle scuole, in cambio di sigarette, ricariche del telefono, soldi o anche solo per acquisire potere all’interno del gruppo. Concluderei raccontando che tra le adolescenti è in aumento la contraccezione di emergenza del 12 per cento, che la “prima volta” è ancora senza preservativo e che quasi il 40 per cento degli under quindici ha avuto un rapporto sessuale, ma certo i genitori non ne erano a conoscenza.
Rifugiarsi in una verità data con termini semplificatori, per quanto assurdi, è più facile chemettere in gioco il proprio ruolo genitoriale e interrogarsi sul valore del rispetto e della differenza, ma non aiuta le scuole ad essere spazi di accoglienza e sicurezza, in cui ognuno/a può sentirsi a proprio agio e crescere in autonomia. La possibilità di costruire un futuro migliore per chi amiamo inizia da noi, dalla nostra consapevolezza, non dalla guerra a un nemico immaginario, il gender e l’educazione alle differenze. Molte sono le cause del disagio e delle violenze che ogni giorno si verificano tra le mura delle scuole, ma considerarne l’ampiezza e problematicità e analizzarle è un compito troppo faticoso e doloroso, meglio andare ad ascoltare i predicatori del Family Day.
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sabato 30 gennaio 2016
il bisogno del nemico
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