di Mphatheleini Makaulele*
Ognuno è nato con modi indigeni di vivere e nel modo della Madre Terra. Il ruolo delle donne è il seme. Sono le donne che raccolgono, selezionano, immagazzinano e piantano i semi. I nostri semi arrivano dalle nostre madri e dalle nostre nonne. Per noi il seme è il simbolo della continuità della vita. Il seme non ha a che vedere soltanto con il raccolto, ma con il suolo, l’acqua e la foresta.
Quando piantiamo i nostri semi, non li piantiamo in qualsiasi momento e luogo. Ascoltiamo i nostri anziani che ci istruiscono sul calendario ecologico. Il seme segue questo flusso naturale ecologico. Quando produce un altro seme, esso viene piantato. E il ciclo continua.
Se si taglia il ciclo del seme, si taglia il ciclo della vita. Non comprendiamo come qualcosa [come i semi geneticamente modificati e trattati chimicamente] si possono chiamare semi se non possono continuare il ciclo della vita.
In Sudafrica sappiamo che c’è la libertà delle piante di germogliare e di crescere. Le persone hanno preso coscienza della parola Ogm e molte persone stanno cercando di presentare l’argomento della sovranità alimentare.
Qui, nella provincia di Limpopo, nella regione indigena di Vhavenda, siamo organizzate come Dzomo la Mupo, cioè la Voce della Terra. L’ho fondata nel 2008. Il significato di mupo è: creazione naturale dell’universo, dare spazio a ogni essere sulla Terra. Abbiamo condotto parecchie campagne per proteggere il nostro ambiente, comprese quellecontro la compagnia mineraria australiana Coal of Africa (Carbone dell’Africa), e cause legali contro lo sviluppo in luoghi sacri, e la registrazione delle foreste sacre come aree protette per conto della South African Heritage Resources Agency.
La Rete Africana per la Biodiversità [Abn], una rete nazionale di individui e organizzazioni in 12 paesi, guarda anche ai problemi che devono affrontare l’Africa, alle donne e alla pratica agricola tradizionale. L’Abn opera per l’approfondimento di questi valori e sta diventando una voce importante in Africa e in tutto il mondo. L’Abn è una sede dove far rivivere i valori africani della biodiversità, le pratiche indigene che ci portano la salute, e i tradizionali sistemi agricoli.
Vivo in un ambiente di montagne, di fitte foreste e di suolo fertile. Le nostre madri hanno selezionato il seme dal raccolto precedente che avrebbero piantato. Avevamo un modo di coltivare il cibo stagionale e di sistemare i semi da stagione a stagione. L’attività mineraria sta malamente minacciando la nostra acqua, il nostro suolo, le nostre montagne e i semi e la sovranità alimentare. Il governo permette ora l’attività mineraria nel nostro suolo e sulle nostre montagne con fitta vegetazione, comprese le zone tropicali con suolo buono e acqua pura. Abbiamo bisogno di dialogare circa le alternative per salvare le foreste, i fiumi, le piante, ogni cosa che c’è sulla terra, la mupo.
L’agricoltura commerciale ha dominato le coltivazioni tradizionali e anche la sovranità del cibo. Guarda solo il denaro come prodotto finale. I semi dipendono dai prodotti chimici e non crescono seguendo il flusso ecologico naturale. I semi e i fertilizzanti chimici rendono il suolo secco come una crosta, come il compensato. Il nostro suolo è danneggiato e asciutto. I nostri semi naturali che sono germogliati da soli non crescono più su quel suolo, e questo problema sta causando la perdita dei cibi naturali e dei tradizionali sistemi agricoli, facendo svanire la sovranità del nostro cibo.
Quando il suolo è danneggiato, quando la foresta non ha più alberi dai quali cogliere i frutti, la donne ne risentono per prime. In Africa la maggior parte delle donne non ha un impiego. Il nostro reddito viene dal suolo dove posso coltivare piante, dalla foresta con gli alberi dove posso raccogliere frutti selvatici, organici, dal ruscello e dal fiume dove posso andare a prendere acqua pura, pulita. Globalmente, le donne che non hanno un impiego o che non hanno istruzione stanno sperimentando il problema di dove trovare il cibo e mangiare nel modo in cui lo abbiamo fatto da generazioni.
Adesso la gente dipende soltanto dai mercati [per il cibo che mangiamo] perché i loro campi non producono più cibo naturale, e devono comprare tutto, compresi i semi, e perciò c’è fame e povertà. La gente non tocca più il suolo per ricavarne alimenti; trovano lo stesso cibo surgelato e impacchettato sullo stesso scaffale in ogni stagione.
Non soltanto questo sta causando una perdita di seme e di sovranità alimentare globalmente, ma noi donne di abitudini indigene, sappiamo che la salute è influenzata dal cibo che mangiamo. Abbiamo bisogno di varietà di cibi. Ma andare al supermercato tutto l’anno e non trovare i nostri cibi naturali (e stagionali) influisce sulla salute della nostra famiglia.
Quando i bambini e altri membri della famiglia sono ammalati, questo ha per prima cosa un impatto sulle donne. Non possono più cercare le erbe nelle foreste per curare la loro malattia perché gli alberi vengono tagliati e il suolo non riesce più a lasciar germogliare i semi e le piante per poterci far cogliere i prodotti verdi selvatici.
L’agricoltura tradizionale viene praticata in zone rurali, come Mahayani nella regione Vhavenda, dove ci sono donne anziane che hanno la conoscenza ancestrale di far crescere piante che saranno il nostro alimento. L’alternativa è di ripristinare il ruolo della donna. Le giovani donne e le ragazze devono riconnettersi al suolo e ai campi delle nostre nonne, alla foresta vicino alle nostre case, e ai semi indigeni locali. Ogni donna ha la necessità di riconnettersi al suolo. Le donne devono anche istruire le ragazze e le giovani circa i semi e la sovranità alimentare e l’importanza del suolo perché sono quelle che resteranno per tramandare tale sapere.
Le donne sono l’alternativa. Dobbiamo rimettere in uso i nostri metodi tecnici di coltivazione per mezzo della permacultura e dell’agroecologia. Anche se il suolo è stato danneggiato dai fertilizzanti chimici e dai semi chimici, c’è una possibilità di ricostruire, raccogliere, compostare e lavorare il suolo perché diventi di nuovo vivo.
Le donne di Dzono la Mupo stanno portando la sovranità del cibo alle loro famiglie. Nei nostri orti chiamati muse e nei nostri campi chiamati tsimu, insegniamo ai bambini che il cibo viene dal suolo, non dagli scaffali dei supermercati.
Le donne ascoltano il calendario ecologico e conoscono la stagione per piantare, quando scegliere certi semi e quali produrranno cibo. I bambini non conoscono più il calendario ecologico. A che cosa serve il futuro se ci rinunciamo? Se non parliamo di questo in quanto donne, chi comprenderà?
Le donne devono combattere contro la completa distruzione dei campi, delle montagne e dei fiumi, vicini loro, in modo che possiamo di nuovo mangiare i frutti selvatici e il cibo di stagione. Siamo coloro che dovrebbero difendere dalla sparizione le rimanenti foreste indigene. Le donne devono svolgere il ruolo di parlare e [di agire in merito] alle minacce a una futura generazione sana.
* Mphatheleini Makaulele è una leader indigena insignita di premi, coltivatrice e Direttrice di Dzomo la Mupo, un’organizzazione comunitaria nel Sudafrica rurale. Fa anche parte della Rete Africana per la Biodiversità.Articolo pubblicato da Other Worlds, tradotto da Maria Chiara Starace per Z-Net (© 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0) |
venerdì 29 gennaio 2016
le donne salvano la terra
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento