La taglia unica non funzionaby JLC |
di Manuela Salvi*
Ma certo, è ovvio. Anche i miei genitori, quando gli hanno detto: "Signori, è una bambina" hanno preparato il tutù e le scarpine di vernice. Poi hanno dovuto fare i conti con la realtà.
La realtà era una bambina che giocava con il registratore di cassa finto, contestava l'uso della forchetta come convenzione arbitraria, e che al saggio di danza classica ha cercato di scaraventare una compagna giù dal palco. Allora si sono riorganizzati.
Hanno buttato nel cestino i fiocchi rosa, lo scettro da principessa e tutto l'armamentario, e si sono messi a studiarmi.
Loro ci dicono sempre: "Siamo cresciuti con voi". Perché anche mio fratello minore non è che alla scuola calcio se la fosse cavata benissimo, ma adesso cucina da dio.
Crescere insieme ai figli penso che sia davvero una grande opportunità e anche il modo migliore di lasciarli liberi di esplorare la propria identità senza lo stress dei modelli a taglia unica.
La taglia unica non funziona. Sarebbe bello, ma non è così.
Sarebbe bello il pacchetto tutto compreso con libretto delle istruzioni, copri di rosa, copri di celeste, segui le indicazioni e Puff, ecco qui la bambina modello, il bambino modello. Non è così. E forse non sarà bello, perché spiazza, ma di sicuro è più interessante.Da genitori stereotipati che producono esseri umani stereotipati si diventa Guide Speciali di Persone Uniche.
Direi che nel cambio ci si guadagna. E ci guadagna anche la società.
* Autrice di libri di letteratura per ragazzi, tra cui “Nei panni di Zaff”, di recente messo all’indice dal sindaco di Venezia; “E sarà bello morire insieme” un best seller che forse sarà presto al cinema; e “Nemmeno un bacio prima di andare a letto, un romanzo sulle baby squillo.
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