SAVONA, GLI EREDI DI SCAJOLA NELLA CITTÀ DI PERTINI
di
Marco Preve e Ferruccio Sansa
E
così a Savona, la città di Sandro Pertini, ha vinto il
centrodestra. E’ diventata maggioranza una coalizione che non è
maggioranza nella cultura e nella storia della città, probabilmente
anche nel sentire profondo dei cittadini.
Ma
forse nemmeno il centrosinistra era più centrosinistra. Per questo
prima di tutto è stato punito. A Savona, come a Torino. O magari
perché il centrosinistra era soprattutto una cosa: il potere. A
Savona, appunto, come a Torino.
E
non è bastato metterci davanti una faccia non conosciuta. Un nome
diverso. Perché gli elettori dietro al candidato che prometteva un
addio al carbone e un addio al cemento, hanno visto quei volti che il
carbone e il cemento l’hanno sostenuto per tanti anni. Non si può
stare da una parte e insieme dall’altra. Non si può cercare di
accontentare chi spera nel nuovo e chi si tiene aggrappato al
vecchio. Si finisce, come è puntualmente successo, per scontentare
tutti.
E’
la fine, forse, del centrosinistra burlandiano-paitiano di cui la
candidatura Battaglia potrebbe essere stato l’ultimo colpo di coda.
Un
cambiamento, certo, come lo è stato la vittoria di Toti. Ma
paradossalmente, complice gli errori del M5S, verso destra. Verso gli
eredi di Scajola. Un cambiamento che non dà sfogo alla speranza, ma
premia chi ha sostenuto il carbone e il cemento. Chi ha messo i suoi
uomini al timone delle banche liguri. Chi andava a braccetto con
certi ambienti della curia.
Chissà
dove andranno adesso quelle forze vive che a Savona si sono battute
contro il degrado ambientale e politico. Speriamo che non si
scoraggino, vedendo che nella loro città le forze che
rappresentavano il passato hanno conquistato oltre il cinquanta per
cento dei voti. E hanno portato due candidati al ballottaggio.
Per
loro la battaglia, con la “b” minuscola, comincia adesso.
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