ESA-Com SpA (Eco Servizi Ambientali Comunali) è una società veneta (Nogara, VR) operante nel campo dei servizi ambientali dal 2000. La società è a capitale interamente pubblico e serve attualmente 19 comuni della parte meridionale della provincia di Verona e prevede nel prossimo futuro anche l’affidamento del servizio da parte di ulteriori Comuni che porteranno il bacino di utenti serviti alla soglia delle 100mila unità.
Alla società nogarese sono state affidate le attività di raccolta e trasporto rifiuti solidi urbani, della TARES, il servizio di gestione del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi ed anche i servizi complementari di pulizia e spazzamento sul territorio dei Comuni gestiti.
ESA-Com SpA rappresenta ormai una realtà consolidata nel mondo della corretta gestione dei rifiuti, tant’è che nell’edizione del 2015 di “Comuni Ricicloni” si è classificata al 4° posto in Italia tra i consorzi e le società di gestione per quanto riguarda la differenziazione dei rifiuti e prima in provincia di Verona (le prime due posizioni erano occupate da aziende del trevigiano a conferma che il Veneto è capofila tra le Regioni che meglio gestiscono questa “risorsa”), con un risultato di raccolta differenziata media dei comuni serviti dell’80,2%.
Il raggiungimento di tali risultati si deve molto alle nuove strategie adottate che si muovono principalmente in tre direzioni:
- ridurre al minimo i passaggi dei mezzi per la raccolta (es. la raccolta del secco indifferenziato è passato già dal 2013 da settimanale a quindicinale e nei casi di Isola Rizza, Roverchiara e San Pietro di Morubio, una volta ogni quattro settimane, il tutto reso possibile dalla raccolta separata di pannolini e pannoloni);
- campagne di comunicazione e sensibilizzazione ambientale rivolte ai cittadini, con un’attenzione particolare alle classi primarie del territorio, con laboratori didattici e rappresentazioni teatrali (es. lo spettacolo “Lina farfallina”, affidato a Maurizio Corniani, dell’omonima famiglia di burattinai attiva a Mantova sin dal secondo dopoguerra, e destinato alla fascia d’età tra i 4 e i 9 anni);
- tariffa puntuale a svuotamento della frazione organica avviata dal 2014.
Una delle novità introdotte dalla società riguarda appunto la frazione organica (FORSU). ESA-Com SpA ha dotato i cittadini di contenitori da 23 lt muniti di transponder ad alta frequenza che consentono una puntuale verifica dell’utente e del numero di sversamenti effettuati. I cittadini che invece non hanno ritirato il contenitore, si sono attivati per il compostaggio domestico.
Inoltre altro grande beneficio è stato dato dalla la separazione tra la raccolta del secco e quella di pannolini e pannoloni (gettati nel sacco viola e avviati allo smaltimento per la produzione di energia), che ha permesso a 16 comuni sui 19 serviti dalla società di potersi fregiare del titolo di comuni rifiuti free, ovvero con una produzione di RSU inferiore ai 75 kg annui per abitante.
Queste buone pratiche di raccolta e gestione dei rifiuti hanno garantito un contenimento dei costi di servizio fissando il costo medio per il 2015 a 94€ per abitante, in cui i costi per lo smaltimento incidono per circa 24€.
ACQUISTI VERDI DELLA PA: LA SARDEGNA FA SCUOLA
"Approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”. Così a metà degli Novanta la Commissione Europea definiva il concetto di Green Public Procurement o Acquisti verdi della Pubblica Amministrazione (GPP) introducendolo all’attenzione delle amministrazioni continentali.
In Italia, dove le direttive europee in termini di “acquisti verdi” sono state recepite già dal 2003 (DM n.203 del 8.5.2003), una delle realtà che maggiormente ha recepito le indicazioni della Commissione è la Regione Sardegna che, già dal 2007, si è impegnata ad adottare questa politica degli acquisti pubblici ecologici, avviando un percorso volto a sostenere il cambiamento dei modi di acquisto e consumo di beni e servizi all’interno dell’amministrazione regionale e presso gli enti locali che ha portato all’adozione del PAPERS - Piano per gli Acquisti Pubblici Ecologici della Regione Sardegna (DGR n.37/16 del 30.7.2009).
Prima Regione del Paese a dotarsi di un “Piano d’azione regionale per gli acquisti verdi”, la Sardegna punta da quasi 10 anni ad una forte riduzione dell’impatto e degli sprechi, conseguenze di un’amministrazione poco attenta alle tematiche ambientali. La razionalizzazione della spesa pubblica parte innanzitutto dalla diffusione di una cultura attenta a contenere i consumi non necessari e tramite la diffusione di un approccio più corretto per valutare il prezzo del bene/servizio oggetto dell’acquisto.
Con gli acquisti verdi perciò l'ente pubblico decide di effettuare un acquisto (che sia un bene o un servizio) attribuendo valore non solo alla qualità del prodotto e al suo prezzo, ma anche all'impatto ambientale del ciclo di produzione. Infatti, se accanto al prezzo si considerano i costi connessi all’utilizzo, come energia o materiali di consumo, e allo smaltimento del prodotto, si possono fare scelte d’acquisto convenienti dal punto di vista economico-finanziario in un’ottica di medio-lungo periodo.
La riduzione dell’impatto delle PA si riflette sull’ambiente nelle fasi principali della vita di qualsiasi bene a partire dalla sua produzione con una riduzione del consumo delle materie prime e di energia e minori emissioni nocive (e quindi minori rischi anche per la salute). Inoltre, per quanto riguarda la fase finale nella vita di un prodotto, ossia il suo smaltimento, spesso la più critica, gli “acquisti verdi” prevedono maggiori possibilità di riutilizzo e quindi una minore produzione di rifiuti.
L’amministrazione dell’isola, per dare un maggiore impulso a questa politica eco-friendly ha istituito il Marchio “La Sardegna Compra Verde”. Questa iniziativa vuole inoltre essere uno strumento di valorizzazione e riconoscimento per gli enti pubblici sardi (Comuni, Province, ASL, Università, Enti parco, Agenzie ed Enti Regionali, ...) che dimostrino di aver intrapreso una politica di Green Public Procurement ed i risultati raggiunti con la sua adozione.
Ultima in ordine di tempo ad aver approvato una delibera in tal senso, è l’amministrazione del Comune di Nuoro. Questo provvedimento, proposto dall’assessore all’Ambiente Giuliano Sanna, prevede l’introduzione dei criteri ambientali minimi nelle procedure di acquisto di beni e servizi, l’istituzione di un gruppo di lavoro per progettare e controllare le azioni di promozione degli acquisti verdi e sensibilizzare i dipendenti alla riduzione degli sprechi nella Pubblica Amministrazione. Buone pratiche che se provengono in primis dalle istituzioni acquistano maggior peso sociale. “La vera speranza – chiosa l’assessore Sanna – è che questo genere di politiche pubbliche possano innescare comportamenti virtuosi da parte di cittadini ed imprese, facendo di Nuoro una comunità sempre più educata al rispetto per l’ambiente.”
PROGETTO SMILE, IN LIGURIA SI TORNA A SORRIDERE
Uno dei maggiori problemi ambientali del nostro tempo è senza dubbio rappresentato dall’inquinamenti dei mari: migliaia di tonnellate di rifiuti che, trasportati dalle correnti, formano ammassi galleggianti di centinaia di migliaia di km² di dimensione. Le correnti oceaniche convogliano i rifiuti (prevalentemente plastica) verso i 5 maggiori vortici subtropicali (due nell’Oceano Pacifico, due nell’Oceano Atlantico e uno nell’Oceano Indiano), formando le cosiddette “isole di spazzatura”. La maggiore di esse, la Great Pacific Garbage Patch (Grande chiazza d’immondizia del Pacifico), è stata individuata nel 1997 dall’oceanografo Charles Moore all’incirca fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo Nord.
Il Mediterraneo, pur essendo un mare chiuso, sprovvisto delle potenti correnti che solcano gli oceani, non è esente da questo grave problema, come evidenzia “Beach Litter”, l’annuale indagine realizzata e curata da Legambiente per monitorare lo stato delle spiagge italiane.
In questo scenario si inserisce il progetto SMILE (Strategies for MarIne Litter and Environmental prevention of sea pollution in coastal areas), finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Life+ e che ha coinvolto anche ARPAL, Legambiente Liguria e OPLA (Osservatorio Ligure Pesca Ambiente), che mira alla riduzione dei rifiuti marini nelle aree costiere. La loro presenza può mettere a rischio l’equilibrio degli ecosistemi e delle specie che li abitano. Dallo stato dell’ambiente in cui viviamo dipendono molti aspetti importanti della nostra vita quali la salute, la qualità della vita, l’economia del territorio.
Questa iniziativa riguarda il territorio dei comuni di Pietra Ligure, Magliolo, Giustenice e Tovo San Giacomo nella zona del Torrente Maremola, coinvolgendo 13mila abitanti, di cui circa il 70% a Pietra Ligure, centro del savonese che durante il periodo estivo raggiunge picchi di 50/60 mila presenze, con tutti i problemi che un tale afflusso turistico porta con sé.
Si tratta di un progetto di studio dei rifiuti che dal torrente giungono al mare e l’aspetto più interessante riguarda il coinvolgimento diretto dei cittadini. È stata infatti elaborata un’app, la prima in Europa, chiamata “Trashpic”, per inviare segnalazioni e fotografie alle amministrazioni o alla società incaricata, che, tramite la geolocalizzazione, ha potuto provvedere ad un rapido intervento.
Le tre campagne annuali di monitoraggio dell’ARPAL a partire dal 2014 hanno rivelato una prevalenza di rifiuti plastici, sempre tra il 70 e l’80% del totale censito. Tra le classi di utilizzo dei rifiuti, è stata evidente un’inversione di tendenza nella presenza di mozziconi di sigarette, che è passata da un 25% rilevato nel 2014 ad appena il 4% nel 2016. Un risultato ottenuto anche grazie alla campagna di sensibilizzazione promossa dal Comune nel periodo estivo, attraverso il progetto “Spiaggia parlante” (cartelloni a forma di fumetti installati sulle spiagge) e la distribuzione di posacenere portatili. Rimane tuttavia rilevante la categoria degli oggetti “non identificabili”, come ad esempio i frammenti di plastica di dimensione inferiore ai 2,5 cm, che si trasformano a loro volta in microplastiche (<5 mm), principali responsabili dell’inquinamento nella catena trofica delle specie marine.
«Il comune di Pietra Ligure è sensibile a 360° alle questioni ambientali – dichiara l’assessore all’Ambiente Paolo Fontana – e la Regione Liguria è rimasta soddisfatta al 100% e vuole espandere questo progetto ad altre aree».
Anche dalla sezione regionale di Legambiente l’entusiasmo è alto per i risultati di un progetto che «ha unito ricerca, innovazione, gestione ambientale e relazione con le comunità – commenta Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – in una regione dove il rapporto tra costa e entroterra è particolarmente complicato. I torrenti sono stati considerati per troppo tempo solo come corridoi per ospitare infrastrutture stradali o utilizzati come discariche di rifiuti o reflui fognari da cittadini irresponsabili. Le attività di sensibilizzazione sviluppate hanno dato un grande contributo per iniziare a riflettere sul rapporto ecologico tra i materiali post consumo e i nostri torrenti, mettendo l’accento sulla necessità di migliorare la raccolta differenziata e tutelare i nostri corsi d’acqua dall’inquinamento e dal dissesto idrogeologico, aspetti che se vengono trascurati hanno un effetto devastante sui comuni costieri.”
TURISMO E RIFIUTI: IL TRENTINO RISPONDE
I flussi turistici rappresentano spesso un problema per quanto riguarda la gestione dei rifiuti: mancanza d’informazione e un comportamento inadeguato del turista (soprattutto se occasionale) si riflettono spesso in un abbassamento della qualità della raccolta.
Questo problema si acuisce in quelle realtà che hanno lunghi periodi in cui il territorio accoglie nuovi abitanti “a tempo” come ad esempio le zone montane, che vivono sostanzialmente due differenti stagioni turistiche ogni anno: quella invernale, basata sul periodo di apertura degli impianti e limitata nello spazio, e quella estiva, che va a toccare il territorio nel suo complesso.
Il problema si autoelimina quando il turista soggiorna presso delle strutture alberghiere, le quali si occupano della separazione dei rifiuti. Per quanto riguarda le seconde case, in cui il turista viene coinvolto direttamente nella gestione del rifiuto che produce e che spesso deve adattarsi ad un sistema completamente diverso da quello a cui è abituato, la questione diventa più complessa e difficilmente controllabile da parte delle amministrazioni e delle società incaricate.
Due esempi di corretta gestione in comuni montani che vivono molti mesi di turismo all’anno vengono dal Trentino: la AMNU S.p.A. che opera sul territorio della Comunità Alta Valsugana e Bersntol e la FIEMME SERVIZI S.p.A. che si occupa della gestione del ciclo integrale dei rifiuti solidi urbani e della raccolta differenziata nell’omonima valle.
Entrambe le società hanno introdotto da tempo il sistema di tariffazione puntuale (e ancor prima il sistema di raccolta porta a porta), rispettivamente dal 2006 (anno in cui la totalità dei 18 comuni che AMNU S.p.A. serve sono passati a tariffazione puntuale) e dal 2007. Questo metodo contributivo, che sta prendendo piede in molte aree del Paese, prevede una parte fissa ed una variabile in base all’effettiva produzione di rifiuti (calcolata in base al numero di svuotamenti e, in alcuni casi, in base al peso reale del rifiuto conferito), incentivando il cittadino a differenziare il più possibile e ridurre la quantità di secco residuo. Tuttavia le due società hanno deciso una diversa modalità di applicazione del tributo. La parte variabile che i cittadini della Val di Fiemme pagano è legata agli svuotamenti del contenitore della frazione non riciclabile ed è quindi effettivamente differente per ciascun nucleo familiare, con una base minima sotto la quale non si può andare, mentre AMNU S.p.A. ha stabilito dal 2009 che tutti i comuni interessati devono pagare la stessa quota fissa e la stessa quota variabile, spalmando su tutto il territorio i costi indipendentemente dalla reale produzione del singolo individuo, una sorta di “socialismo del rifiuto”. «Abbiamo notato che le differenze erano minime tra i comuni – spiega il dott. Michele Casotti, responsabile commerciale di AMNU – l’unica differenza sono i costi dello spazzamento stradale, ovviamente un comune di 20mila abitanti come Pergine Valsugana ha una necessità diversa da uno di mille». Per le seconde case ci sono delle agevolazioni: la tariffa prevede d’ufficio 2 occupanti (in base ad una ricerca in media sono 2,5) ed una riduzione del 50% della parte variabile.
Poco più a nord invece, nella valle scavata dal torrente Avisio, la FIEMME SERVIZI S.p.A. ha invece varato il progetto turismo “per soddisfare le esigenze degli ospiti della valle che si trovano in difficoltà quando devono ripartire per tornare a casa”. «Dal momento che spesso le partenze non coincidono con i giorni di raccolta – chiarisce il dott. Andrea Ventura, direttore della società – è possibile esporre il sacco rosso contente il secco residuo prima della partenza. Allo stesso modo va utilizzata la “compobox”, una scatola di cartone per lo smaltimento del rifiuto organico e che ha la stessa funzione del bidone dell’umido». Ovviamente si tratta di una soluzione escogitata per venire incontro all’esigenza di gettare l’ultimo rifiuto al termine del soggiorno e per evitare che venga disperso sul territorio, durante la permanenza vanno comunque utilizzati i bidoni per il secco e per l’organico.
Queste buone pratiche di gestione dei rifiuti rispondono all’esigenza dei territori turistici che sono i più vulnerabili in questo senso, dovendo far fronte ad un aumento temporaneo di popolazione che usufruisce del territorio in tutti i suoi aspetti ed ovviamente genera rifiuti che spesso non vengono separati correttamente. In questo modo AMNU e FIEMME SERVIZI cercano di incentivare i fruitori occasionali a raccoglierli e separarli attentamente per preservare l’integrità del territorio.
TARIFFAZIONE PUNTUALE: SUCCESSO ANCHE A TREVISO
Treviso è un comune capoluogo di oltre 80mila abitanti: una realtà complessa, articolata e difficile da gestire rispetto alla stragrande maggioranza dei comuni italiani. Eppure Treviso è un comune “Rifiuti Free”, con una produzione di rifiuto secco residuo di 60 kg (era a 270 kg) annui pro capite, ed una percentuale di raccolta differenziata attestata all’85%.
Il merito di questi buoni risultati è ovviamente di una buona gestione a livello politico locale e sicuramente di Contarina SpA, la società che ne è stata incaricata a partire dal settembre 2013. Il primo passaggio per far diventare Treviso un comune virtuoso è stato il passaggio dal cassonetto stradale alla modalità di raccolta differenziata dei rifiuti di tipo domiciliare, il cosiddetto porta a porta. Per la città si trattava di una sfida notevole, soprattutto per via della complessità e della conformazione di un centro storico importante e da rispettare, senza tralasciare le numerose peculiarità urbanistico-architettoniche della città. Tra le varie soluzioni individuate da Contarina, vi è un sistema parallelo di raccolta dotato di mezzi specifici, l’EcoBus (servizio che funziona come un vero e proprio autobus che può raccogliere fino a 2 tipologie di rifiuti per volta, con fermate da 30 minuti a orari prestabiliti ed è studiato per garantire un servizio capillare) e l’EcoStop (particolare mezzo che staziona per 1 ora in punti fissi prestabiliti e può raccogliere tutte le tipologie di rifiuto: secco non riciclabile, carta, umido, vetro, plastica e lattine).
Il passaggio successivo è avvenuto a partire dal 1 luglio 2014 con l’avvio della tariffazione puntuale su tutto il territorio comunale facendo così di Treviso il primo capoluogo italiano ad applicare il principio comunitario “paga quanto produci”, con la commisurazione della tariffa rispetto all’effettiva produzione di rifiuti per ogni tipo di utenza.
Per garantire la buona riuscita del passaggio da raccolta a cassonetto stradale a raccolta porta a porta con tariffa puntuale, è stato indispensabile progettare una strategia comunicativa volta a comprendere da un lato le esigenze tecniche e dall’altro le richieste e le perplessità dei cittadini, chiamati a modificare abitudini e comportamenti quotidiani.
La tariffa puntuale, come avviene quasi ovunque dove viene applicata, prevede una parte fissa ed una variabile. Nel caso del capoluogo veneto la prima incide del 60% e viene calcolata in base al numero di componenti del nucleo familiare, mentre il restante 40% sul servizio effettivo, ossia in base al numero di svuotamenti. Su ogni contenitore del rifiuto secco è installato un transponder. Il codice univoco contenuto nel transponder viene letto tramite un dispositivo dove vengono registrati anche la data e l’ora dello svuotamento. Questo modello vuole quindi premiare il cittadino attento e responsabile alle tematiche ambientali, calcolando quindi la tariffa in base alla quantità di rifiuto secco non riciclabile prodotto.
L’utente è stato, quindi, responsabilizzato ad effettuare una precisa raccolta differenziata mediante i contenitori distribuiti dall’azienda. Il tutto ha generato e genera benefici non solo dal punto di vista ambientale ma anche a livello economico, in quanto i proventi dell’azienda vengono reinvestiti per il contenimento delle tariffe. A supporto delle iniziative della società arrivano i numeri che premiano questa scelta: nel 2015 infatti, la tariffa media applicata da Contarina si è attestata sui 188€, ben al di sotto della media nazionale (304,80€).
Secondo un’indagine commissionata dalla società, questo nuovo modello di gestione non solo funziona, ma riscuote un notevole successo tra i cittadini, facendone una vera e propria “case history”, un esempio che funziona e che può essere replicato in altre realtà urbane. La ricerca di Contarina ha evidenziato come oltre i tre quarti (77,7%) dei cittadini intervistati siano soddisfatti (di questi il 39,8% ha risposto molto soddisfatto) delle modalità di raccolta e di pagamento del contributo.
Il caso di Treviso rappresenta l’ennesimo esempio di come il passaggio ad una tariffazione puntuale sia la strategia vincente nella buona gestione dei rifiuti, soprattutto in quanto si incentiva realmente il cittadino a prendervi parte e a prendersi cura del proprio territorio e di come sia possibile applicarlo anche a realtà eterogenee come può essere una città.
I COMUNI RIFIUTI FREE IN TOSCANA SONO TARGATI PUBLIAMBIENTE
Sono 14 i comuni della Toscana presenti nel Dossier Comuni Ricicloni 2016. Quattordici comuni Rifiuti Free sparsi tra le province di Pistoia (4 comuni) e Firenze (10) che insieme raggruppano all’incirca 220mila abitanti. Il servizio di gestione dei rifiuti in questi comuni è svolto da Publiambiente S.p.A., azienda empolese tra le prime in Toscana per quanto riguarda la raccolta differenziata, con una media di bacino del 65% e punte vicine al 90 nei comuni in cui è attivo il servizio di raccolta domiciliare.
L’attività primaria dell’azienda si esplica innanzitutto nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani: dalla raccolta allo smaltimento, all’avvio al recupero e riciclo delle varie materie, contando 7 centri di raccolta, 2 stazioni ecologiche e 9 cantieri operativi dislocati nel circondario Empolese Valdelsa, nel Pistoiese, nella Valdinievole e nella zona del Mugello.
Tra il 2008 ed il 2012 Publiambiente ha avviato in 15 comuni, per un totale di circa 230 mila abitanti, il servizio di raccolta 'porta a porta' applicando la tariffazione puntuale, che per la prima volta introduceva il principio europeo “chi inquina paga”, facendo dipendere l'ammontare del pagamento al comportamento di ciascuna utenza.
Tuttavia, a partire dal gennaio del 2013 la TARES e, successivamente, la TARI hanno imposto di legare la determinazione della tariffa esclusivamente alla superficie dell’immobile ed al numero dei componenti del nucleo familiare, facendo venir meno i principi introdotti con la tariffazione puntuale e ripristinando il metodo cosiddetto normalizzato. «Ciononostante – spiega Paolo Regini, Presidente di Publiambiente S.p.A. – per salvaguardare gli ottimi risultati raggiunti e non disperdere l'impegno che i cittadini avevano profuso fino a quel momento, Publiambiente, insieme alle Amministrazioni Comunali, ha messo a punto un sistema di riduzioni tale da preservare il principio di equità introdotto con la tariffazione puntuale, prevedendo fino al 30% di abbattimento sull’intera tariffa per le famiglie e le aziende virtuose che differenziano correttamente e mantengono il numero degli svuotamenti del contenitore dei rifiuti indifferenziati entro certi parametri. In questo modo, è stato possibile consolidare i successi raggiunti sul piano della sostenibilità ambientale e contenere le tariffe per i cittadini».
Il comune più virtuoso tra quelli che hanno affidato la propria gestione dei rifiuti a Publiambiente è quello di Monsummano Terme, situato nella parte centro-orientale della Valdinievole. Il comune, con una popolazione che supera i 20 mila abitanti, ha una produzione di RSU annuale pari a 33,7 kg per abitante ed una percentuale di raccolta differenziata pari all’86,79%.
«Il modello organizzativo è ottimo – sintetizza l’assessore all’Ambiente Andrea Mariotti – e la cittadinanza è stata particolarmente recettiva». Da quando la società empolese ha avviato il sistema di raccolta porta a porta sul finire del 2012, dopo il primo anno di avvio, si è registrato un calo dei costi sia per l’amministrazione che per i cittadini. «Nonostante tutto – ci tiene a precisare l’assessore – nonostante la stangata della TARES, siamo riusciti a garantire un risparmio per i nostri cittadini, con una diminuzione del 3% nel 2016. Questo grazie anche al centro di raccolta localizzato nel territorio comunale (nella frazione di Cintolese) gestito direttamente da Publiambiente e che, dati gli ottimi risultati finora raggiunti, ha già ottenuto un permesso per l’ampliamento».
Il modello di gestione di Publiambiente, unitamente ad un sistema tariffario realmente equo e premiante, ha consentito a tutti i Comuni di raggiungere alti livelli di raccolta differenziata ed abbattere in maniera significativa la quantità dei materiali da avviare in discarica, facendo di questa parte di Toscana un'eccellenza a livello nazionale e non solo.
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