Il presidente del Comitato etico di Etica Sgr risponde alla lettera di Paolo Trezzi sulla (im)possibilità di coesistenza tra etica e rendimento del risparmio attraverso i fondi d'investimento e sul fatto che questi debbano essere promossi, più o meno direttamente, da una Banca Etica. Becchelli ascrive gli argomenti esposti all'eterno dilemma tra purezza dei comportamenti e capacità di trasformare il mondo: dobbiamo realizzare un grande sogno, non possiamo abbandonare i tentativi di contaminare la realtà “sporcandoci le mani” per ritirarci nella nostra cittadella incontaminata, come vorrebbe Trezzi. Il risultato, spiega, sarebbe di diventare del tutto irrilevanti "perché non saremmo seguiti che dallo 0,1 per cento della popolazione". Premiando i “meno peggio” si creano invece stimoli e incentivi perché le aziende migliorino realmente sul fronte della responsabilità sociale e ambientale
La banca etica in Spagna è nata dall'unione della Banca popolare etica italiana e di Fiare
di Leonardo Becchetti
Caro Paolo,
il tuo articolo ripropone il ben noto dilemma tra purezza e capacità di trasformare il sistema su cui tante volte ho riflettuto e dibattuto negli svariati incontri assieme i soci e a tutte le persone che sono animate dal desiderio di cambiare il mondo. Cos’è più importante ed efficace delle due? Cosa ci avvicina di più all’obiettivo e con cosa cambiamo di più? Per me senza dubbio la seconda. Possiamo, come suggerisci, abbandonare tutti i tentativi di contaminare la realtà “sporcandoci le mani” ritirandoci nella nostra cittadella incontaminata. Con il risultato di diventare completamente irrilevanti perché non saremmo seguiti che dallo 0,1 percento della popolazione (almeno dato il livello di sensibilità corrente, che però lavoriamo per far crescere in tutti i modi con la comune nostra missione che mette assieme soci, imprenditori, accademici, operatori della cultura).
Il lavoro dei fondi d’investimento etici è molto semplice. Ricevere da una società di rating classifiche su un gran numero di indicatori di responsabilità sociale ed ambientale e fissare poi un’asticella di valore etico minimo che delimita l’universo dei titoli in cui si può investire da quelli in cui non si può investire. Nessuno pensa che chi sta sopra è perfetto e chi sta sotto il male assoluto. La logica è diversa. Premiando i “meno peggio” si crea uno stimolo ed un incentivo per le aziende a procedere sul fronte della responsabilità sociale ed ambientale usando l’unico strumento a cui danno ascolto (le quote di mercato e le scelte di consumatori e risparmiatori). Non c’è altra strada che “sporcarsi le mani” se si vuole contagiare ed avere un impatto. E la qualità del meccanismo messo in piedi dipende unicamente dalla sensibilità etica dei cittadini. Più aumenta più possiamo essere severi ed esigenti con le imprese, più le imprese cambiano. In altri termini il grado della nostra severità nella scelta dipende dalla sensibilità dei cittadini che noi stessi cerchiamo di alzare.
Dell’altra via che proponi le aziende che contano non avrebbero neanche notizia. Faccio un esempio molto concreto. Tutti sappiamo dell’emergenza ambientale e dell’esigenza di contenere l’aumento della temperatura del pianeta. Ma come ci arriviamo ? Chiudendo i fondi etici ? Di coloro che mettono i loro risparmi lì non ci seguirebbe neanche l’1 percento sul fronte Mag o microcredito (non sono auspici ma i fatti di oggi).Etica sgr ha invece costituito assieme alla rete mondiale di ICCR (Interfaith Center for Corporate Responsibility) un blocco di risparmio da 100 miliardi di euro che ha ottenuto nel mese scorso un impegno importante di molte multinazionali a lavorare sulla strada per la riduzione del riscaldamento globale. Bisogna uscire dalle fonti fossili insomma ma come ci arriviamo ? Etica sgr dentro ICCR aderisce al Montreal Pledge che è un’accordo formulato a fine 2014 nei quali i fondi etici che ne fanno parte (il gruppo qui è ancora più numeroso ed arriva a 3 trilioni di dollari) hanno iniziato a misurare l’impronta di Co2 dei propri portafogli titoli. Con l’obiettivo di ridurla progressivamente vendendo i titoli delle aziende più inquinanti. Ha iniziato il fondo pensione norvegese annunciando la decisione di uscire dalle fonti fossili qualche mese fa. E Etica sgr è la prima in Italia che lavora in questa direzione. Se tutti i fondi che hanno aderito al Montreal Pledge chiudessero la gente metterebbe i soldi nei fondi tradizionali e la pressione andrebbe a zero.
Esiste un solo modo per arrivare al cambiamento e io lo chiamo la teoria del punto di svolta (tipping point). Ovvero quello nel quale una multinazionale decide che è meglio per lei scegliere la strada della produzione e dell’innovazione in direzione della sostenibilità piuttosto che continuare con il vecchio tipo di prodotti. E alla svolta si arriva attraverso due strade. La pressione dal basso del voto col portafoglio e il cambiamento delle regole amministrazioni locali, regionali e nazionali. Se queste due forze crescono come stanno crescendo la multinazionale si fa i suoi conti e capisce che gli costa e rischia di più (per la risposta del voto col portafoglio dei fondi e il rischio di una regolamentazione restrittiva in materia) a restare sulla via vecchia piuttosto che sulla nuova.
Il nostro sogno, e quello di tutti gli investitori che lo condividono, è un sogno molto grande ed è questo. Un sogno che non ci rende ciechi nel valutare cosa è meglio e cosa è peggio. Sono il primo a volere un mondo in cui il 100 percento dei risparmiatori mette i soldi in Banca Etica (e in banche simili) o tutti i consumatori comprano prodotti equosolidali o da filiere al 100 percento sostenibili. E mi batto per questo con tutte le mie forze. Sperare di arrivare al 100 percento del cambiamento su quello siamo tutti d’accordo.La strategia migliore per arrivarci per noi è questa e quella che tu paradossalmente suggerisci sarebbe controproducente e ci farebbe fare 10 passi indietro per i motivi che ho cercato di spiegare. Nessuno ovviamente ti impedisce di perseguire altre strade. Io ti ho raccontato le ragioni della nostra.
Cerco di chiarire meglio con un esempio che il tuo approccio al cambiamento è a mio avviso controproducente. E’ come se in una città circolassero al 99% SUV e all’1 percento macchine con motore ibrido (che comunque un po’ d’impatto ambientale ce l’hanno) dove la casa che produce l’ibrido cerca di conquistare il mercato e sta facendo progressi importanti rosicchiando terreno a chi produce SUV stimolando voto col portafoglio dei cittadini e sensibilità ambientale. Per migliorare la situazione tu suggerisci di impedire la circolazione al motore ibrido chiudendo la società. Non mi pare un gran miglioramento e piuttosto un bel regalo per le aziende che fanno i SUV. Il nostro progetto è invece far crescere la domanda dell’ibrido col voto col portafoglio e spingere ad una regolamentazione comunale che avvantaggi l’ibrido o metta fuori legge i Suv. A quel punto l’azienda dominante o esce dal mercato o inizia anche lei a fare ibridi. Chiudere la società che fa ibridi per dire a tutti seguitemi e andremo a piedi ha un unico risultato. Far venir meno la sfida al cambiamento e aumentare la quota di mercato dei Suv visto che sulla via più radicale e meno realistica nessuno degli acquirenti dell’ibrido seguirebbe.
Le sperimentazioni di cui parli sono il primo a studiarle con interesse ma pensi veramente che siano sostituti dell’investimento nel risparmio gestito? Tra l’altro Etica sgr è uno dei maggiori finanziatori di queste esperienze con il proprio fondo di garanzia di 2 milioni di euro che cresce proporzionalmente al risparmio raccolto e che moltiplica la possibilità di investire in queste realtà. E il fondo di garanzia è alimentato dalle commissioni di ingresso nei fondi dei risparmiatori che Etica sgr gira al fondo. E grazie all’aiuto di “fratelli maggiori” dalle spalle un po’ più larghe come Etica sgr che tante esperienze pionieristiche che speriamo cresceranno possono stare in piedi.
Il nostro sogno è un grande sogno. Mettere in modo il cambiamento maggiore possibile in direzione della sostenibilità ambientale e sociale. E la strada secondo noi non è quella di immaginare mondi in cui nessuno ci seguirebbe, ma stimolare chi sul campo ha trovato la sintesi meno peggiore di altri a continuare a migliorare, stimolando al contempo gli altri a raggiungerlo. In questo percorso tutti gli stimoli e i confronti come il tuo sono benvenuti
E' ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”, direttore del corso di specializzazione in European Economics and Business Law e del Master MESCI di Development and International Cooperation. Ha conseguito il Master of Science, in Economics presso la London School of Economics e il Dottorato alle Università di Oxford e di Roma La Sapienza. Ha pubblicato circa quattrocento lavori tra articoli su riviste internazionali e nazionali, volumi, contributi a volumi, quaderni di ricerca ed è tra i primi 70 economisti del mondo come numero di pagine pubblicate su riviste internazionali secondo la classifica mondiale REPEC (Marzo 2014). E'stato membro del consiglio di presidenza della Società Italiana degli Economisti nel triennio 2011-2013, del Comitato Esecutivo di Econometica, di AICCON, presidente del Comitato Etico di Banca Etica dal 2005 al 2014 e attualmente del comitato etico di Etica sgr società leader nei fondi d’investimento etici in Italia. E’ autore di numerosi saggi tra i quali ricordiamo: “Felicità sostenibile” (Donzelli, 2005); “Il denaro fa la felicità?” (Laterza, 2007); “Il mercato siamo noi” (Bruno Mondadori, 2013); "Winkieconomia. Manifesto dell'economia civile" (Il Mulino, 2014). E’ Presidente del comitato scientifico di Next, Nuova Economia per Tutti, e Direttore del sito www.benecomune.net. Cura, inoltre, il blog di Repubblcia La Felicità sostenibile.
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