Giornata di laboratori per grandi e piccoli a Verderame, Casa dell'economia solidale di Pesaro
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di Paolo Cacciari*
Nata più di dieci anni fa, la
Rete dell’economia etica e solidale delle Marche, associa un centinaio di aziende,
50 gruppi di acquisto, 14 associazioni culturali, alcune amministrazioni comunali e 7 punti vendita che chiamano “empori”: Galleria AltraEconomia ad Urbino, AltraEco a Recanati, Emporio di Gaia a Civitanova, Emporio AE a Fano, Circolo Eco e Bio ad Ancona, EcoAma a Fermo, Verderame a Pesaro. Sono gestiti da consorzi di produttori o da cooperative sociali o anche da semplici volontari. Sono punti di incontro, snodi logistici e di idee tra produttori (non solo contadini, ma artigiani, operatori sociali, prestatori di servizi vari) e cittadinanza che desidera essere sempre più informata e responsabile delle proprie scelte di vita.
L’aria che si respira negli empori è straordinariamente diversa da quella di un qualsiasi negozio. Non ci sono merci, ma beni. Sai cosa compri e chi te la vende. Non ci sono pubblicità e confezioni ingannevoli. Il prezzo serve a ripagare un lavoro utile e ben fatto. Null’altro. Il ragazzo tiene in ordine gli scaffali, molto probabilmente, fa parte di un progetto di inserimento lavorativo di persone con fragilità di vario tipo. Ma puoi entrare anche se non hai bisogno di nulla perché gli empori sono anche luoghi di informazione e cultura.
I principi guida della Rees sono la cooperazione sociale, il biologico, la filiera corta. Nella rete vi possono entrare imprese di qualsiasi forma giuridica e ramo d’attività, ma sono chiamate a stipulare un “accordo di rete” che è un vero e proprio patto etico, impegnativo tanto nella conduzione dell’azienda, quanto nel rapporto con l’esterno. Alla base di tutto c’è il vasto mondo contadino che nelle Marche è stato pioniere del biologico (pensiamo alla cooperativa La terra e il cielo) e dell’agriturismo. Poi ci sono i laboratori di trasformazione (pasta, olio, formaggi, cosmetica ecc.) e le imprese che si occupano di bioedilizia. Infine i servizi: da quelli finanziari con la Banca Popolare Etica, a quelli che si occupano di trasporti, informatica, grafica e cultura. L’obiettivo strategico è creare reti di comunità che sappiano soddisfare i propri bisogni con modalità sostenibili ed eque.
Roberto Mancini insegna filosofia all’università di Macerata e fa parte del direttivo della Rees: invita a pensare all’economia come all’attività di cura del bene comune: “L'economia è un segmento della democrazia e la democrazia a sua volta deve essere espressione di una civiltà etica che abbia un senso per l'umanità”. Katya è una delle fondatrici, ci ricorda il lungo lavoro umano, collettivo e plurale, declinato al femminile, svolto per mescolare provenienze e identità diverse e aprirle al territorio. I Gruppi di acquisto, spiega, sono l’anello che chiude la catena delle filiere dell’altra economia e c’è bisogno di una convergenza con la società locale e con gli enti pubblici.
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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro).
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