iente tornerà come prima in America Latinaby Comune Info |
Nessun libro di storia dell'América Latina ricorderà il 2015 come un anno delle rivoluzioni ma tutti dovrebbero segnalarne la straordinaria importanza. Mentre si fa ogni giorno più veloce il declino dei governi progressisti, un'alchimia assai diversa ricompone con nuove energie e inediti protagonisti il composito patchwork dei movimenti antisistemici. Diversi tra loro si apprestano a fronteggiare quell'avanzata delle destre che, puntuali, presentano i riti consunti dell'alternanza politica. Al di là dei discorsi sull'orgoglio patrio e i socialismi del futuro, tuttavia, le esperienze vissute da milioni di persone producono sempre cambiamenti veri che sedimentano nella società: nulla tornerà come prima dell'era progressista. La tristezza di chi rimpiange la retorica di grandi leader carismatici apre un contrasto interessante con l'allegria di chi, come Raúl Zibechi, insiste nel credere che i movimenti sociali giochino un ruolo centrale nei cambiamenti più profondi e che la storia la facciano i popoli e non i governi
di Raúl Zibechi
Quello che finisce è stato l'anno peggiore per il progressismo latino-americano, al punto tale che i governi che ci saranno nel 2016 non assomiglieranno a quelli che c'erano nel 2014. Tuttavia, paradossi della vita, l'anno che termina è un momento chiave nella ricomposizione dei movimenti antisistemici della regione.
La caduta dei governi progressisti è un evento lungamente annunciato. La campana ha suonato due anni fa, emettendo due suoni ben distinti. La brusca caduta dei prezzi dellecommodities è stata interpretata come un fenomeno passeggero, ma con il tempo ha stravolto bilanci che erano stati elaborati con il petrolio a più di cento dollari al barile.
Un disastro economico annunciato da tempo, perché nel decennio progressista i governi hanno reso più profonda la dipendenza dalla soia, dagli idrocarburi e dai minerali. Perfino il Brasile, l'unico paese industriale della regione sudamericana, ha visto la sua industria indebolirsi mentre crescevano le esportazioni di minerali di ferro, carne e soia in cambio di prodotti cinesi finiti.
L'esaurimento di un modello
Le cosiddette "conquiste" dei progressismi hanno iniziato a mostrare le sfilacciature del loro esaurimento: hanno abbassato la povertà che al culmine della crisi, verso il 2000, aveva raggiunto livelli tremendi, però sono state incapaci di modificare gli indici di disuguaglianza nella regione più disuguale del mondo. Con la crisi, le politiche sociali vengono fagocitate dall'inflazione, dalla disoccupazione e dall'adeguamento fiscale.
Come solitamente accade, la crisi economica ha messo allo scoperto le miserie che gli anni di prosperità hanno permesso di dissimulare: gestioni mediocri, corruzione, mancanza di progetti a lungo termine ed eccesso di dichiarazioni. Com'è possibile che il socialismo del XXI° secolo e le "rivoluzioni" in atto siano stati neutralizzati da una manciata di voti? Ciò nonostante, nulla tornerà ad essere uguale nella regione. Le esperienze che vivono milioni di persone possono non coincidere con i discorsi, ma lasciano sempre dei sedimenti.
Per quelli di noi che credono che la storia la facciano i popoli e che i movimenti sociali abbiano un ruolo centrale nei cambiamenti, il 2015 è stato un anno di allegria. In Argentina si è manifestata l'enorme potenza del movimento delle donne quando, a giugno, 350.000 di loro sono scese nelle strade di Buenos Aires con lo slogan "Ni una menos" [Nemmeno una di meno], contro la violenza maschilista; così come le 65.000 [donne] che si sono riunite a Mar del Plata, al 30° Encuento Nacional de Mujeres [Incontro Nazionale delle Donne].
La lotta degli studenti delle scuole secondarie di São Paulo, con l'occupazione di 200 centri scolastici come espressione del rifiuto verso una riforma educativa neoliberale, è una dimostrazione che le giornate del giugno 2013 continuano ad essere vive nei cuori e nei viali brasiliani. L'estensione della lotta contro l'attività mineraria nel sud del Perù, dove le comunità rurali stanno resistendo al progetto Las Bambas per l'estrazione di rame ad Arequipa, dimostra che il movimento è ben lontano dall'esaurirsi in una regione o di fronte a un progetto specifico. In Ecuador, la recente sollevazione indigena e popolare contro la decisione di Rafael Correa di privare le popolazioni della gestione autonoma dell'educazione interculturale bilingue, è un'altra dimostrazione che gli Stati non sono riusciti a ridurre alla disciplina i popoli.
Di fronte alla svolta a destra della regione, al riposizionamento degli USA e al capitale finanziario, ci sono ancora i movimenti, pronti a lottare per dire due cose che molti sembrano aver dimenticato: con la vita non si gioca, signori del capitale; non utilizzate la nostra lotta come una scala per arrampicarvi, signori progressisti.
Fonte Diagonal
Traduzione per Comune: Daniela Cavallo
Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte delle società in movimento è redattore del settimanale Brecha. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità in molti paesi del mondo, a cominciare dal Messico, dove Zibechi scrive regolarmente per la Jornada. In Italia ha collaborato per oltre dieci anni con Carta e ha pubblicato diversi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi. L’edizione italiana del suo ultimo libro, “Alba di mondi altri” è stata stampata in Italia in luglio dalle edizioni Museodei. Molti altri articoli inviati da Zibechi a Comune-info sono qui.
L’adesione di Raul Zibechi alla campagna di Comune
ALBA DI MONDI ALTRI
I NUOVI MOVIMENTI DAL BASSO IN AMERICA LATINA
è l’ultimo libro di Raúl Zibechi ediz. museodei Hermatena pagg 200 – E 15
Per informazioni sull’acquisto del libro, i lettori romani possono scrivere a carmosino@comune-info.net, i non romani ad aldozanchetta@gmail.com
Saranno gli esclusi a costruire la nuova storia? A modo suo, Raúl Zibechi propone per molti versi questa domanda. È il mondo dei dannati della terra, quelli che vivono nella zona del non-essere e subiscono ogni giorno violenze inaudite. Sono loro, persone che possono perdere solo umiliazioni e catene, a essere davvero interessate a creare un mondo altro. Possono riuscirvi? Questo libro è parte della tenace ed emozionante ricerca per rispondere a questa cruciale domanda. Marco Calabria nella nota introduttiva scrive: «Dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso (Raúl) consuma le scarpe percorrendo in lungo e in largo l’America. Attraverso autopistas e impervi caminosinsegue le tracce della resistenza al dominio del capitale e delle merci sulle persone. Le ha trovate ovunque: nelle periferie di Asunción e lungo le steppe della Patagonia, sugli altopiani andini e tra le nebbie delle selve tropicali. A volte è tornato per mettere in discussione quel che gli era sembrato di capire». Lo sguardo di Zibechi penetra a fondo dentro un mondo invisibile, occultato com’è agli occhi di quelli che stanno in alto.
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