centro sociale Zona 22 e del Lab 61
Era il 29 marzo quando il centro sociale occupato Zona 22 a San Vito Chietino decideva di ospitare l'assemblea pubblica contro il progetto, da poco tornato in auge, di Ombrina mare2. L'avevamo definita una scommessa. Non era facile immaginare che il popolo abruzzese si potesse rimettere in marcia dopo l'oceanica manifestazione di Pescara del 2013. Ma noi volevamo dare seguito ad una lotta che ci aveva visto partecipi fin dall'inizio degli anni 2000 e che, dopo la vittoria contro il Centro Oli nel 2008, tornava a minacciare la costa abruzzese. Non potevamo arrenderci.
I preparativi di quei giorni erano frenetici, i telefoni squillavano a ripetizione e tutti i componenti di Zona 22 e del Laboratorio 61 di Lanciano (Chieti), per la maggior parte adolescenti, ventenni e trentenni si diedero da fare per costruire quell'evento. Negli occhi di tutti c'era un sogno. Dopo la manifestazione dei 40.000 a Pescara bisognava rimettere al centro la lotta contro Ombrina per scongiurare definitivamente l'idea, sostenuta dai governi succedutisi negli ultimi quindici anni, di rendere l'Abruzzo un distretto minerario, oltre che un enorme hub di smistamento dell'energia verso il produttivo nord, sia d'Italia che d'Europa. La nostra idea era quella che oltre ai sindaci, alle associazioni ambientaliste, ai partiti politici, ad esprimersi fosse il popolo abruzzese, nel suo insieme.Volevamo che da quel momento di confronto emergesse l'unità di una popolazione che riconosceva, nel modello di sviluppo prospettato dal governo e dalle lobbies energetiche, una minaccia alle tante attività ch , negli ultimi anni, stavano facendo dell'Abruzzo un luogo di attrazione turistica e di eccellenza alimentare e naturalistica.
Insomma, il sogno era tradurre il «no» ad Ombrina in una resistenza popolare contro gli interessi predatori delle multinazionali. Bisognava contrapporre a quel disegno distruttivo un modello di sviluppo fondato sul rapporto di reciprocità con la natura, sulla valorizzazione delle bellezze ambientali, sulla distribuzione equa di responsabilità e ricchezze, e sulla possibilità per la popolazione di scegliere il futuro migliore per il proprio territorio. A quell'assemblea seguirono imponenti momenti di partecipazione popolare, una su tutte la storica manifestazione dei 60.000 a Lanciano. Oggi, dopo che la vittoria è giunta, non possiamo che mettere a verifica quella scommessa, quel sogno collettivoche, insieme a centinaia di persone, avevamo in serbo in quella tiepida giornata di fine marzo.
Ora lo possiamo dire con certezza. La scommessa è vinta. Non vale la pena ripercorrere le tappe che un intero popolo ha solcato per vincere una battaglia difficilissima contro una legge del governo (lo Sblocca Italia) e il potere economico delle multinazionali. Tanto meno ci interessa darci dei meriti: se abbiamo vinto la sfida più difficile che il popolo abruzzese ha dovuto affrontare negli ultimi decenni, lo dobbiamo a tutti quelli che sono parte fondante di quel popolo. Le migliaia di uomini e donne che hanno sfilato per le strade delle città della nostra regione, i tecnici che hanno messo a disposizione le loro competenze e supportato il desiderio di quei 60.000 di dire «no», le istituzioni locali che hanno rispettato il mandato che i cittadini hanno loro conferito, le attività e le imprese che valorizzano il patrimonio di questo territorio nel rispetto delle sue peculiarità, chi ha camminato con noi e ha deciso di impugnare lo strumento referendario coinvolgendo altre regioni d'Italia e rendendo il nostro «no» qualcosa di forte, ampio, che ha messo paura al governo.
Ma, lasciandoci il tempo per i festeggiamenti, sappiamo che questo traguardo non ci mette al sicuro dai molteplici attacchi che minacciano la salute, l'economia e la vita del nostro territorio. La vittoria su Ombrina non deve farci tornare nella intimità delle mura domestiche, né farci girare dall'altra parte quando vediamo altri luoghi del nostro Paese e del nostro pianeta sotto attacco. L'1 per cento della popolazione mondiale, questa nuova aristocrazia finanziaria che governa le sorti del Mondo, continua ad esercitare una pressione fortissima sui governi e sui popoli. Lo fa legittimata dalla forza che il denaro consegna nelle sue mani, capace di rendere merce qualsiasi cosa, di comprare terra, mari, costituzioni. Insomma la vita di tutti noi.
L'enorme forza e la determinazione espressa dal movimento No Ombrina va tradotta in una concreta quanto efficace proposta di futuro vivibile, per noi abruzzesi e per tutti coloro che intendono rendere il nostro pianeta ancora ospitale per l'umanità. La vittoria contro Ombrina si materializza allo scadere di un importante appuntamento globale, laCop21 di Parigi, dove per la prima volta più di 190 Paesi del mondo riconoscono il rischio catastrofico dei cambiamenti climatici per le sorti del pianeta, a causa dell'insostenibilità di questo modello di sviluppo.
È un'occasione importante per tentare insieme un cambio di passo. Chi più di noi, popolo abruzzese, può dimostrare che insieme si possono mettere in crisi gli inquinatori con la forza della pressione popolare e della democrazia? Chi più di noi può dire al mondo che un altro modello di sviluppo, ecologicamente sostenibile, non è un miraggio ma un'alternativa concreta? È arrivato il momento di affiancare alla legittima resistenza che abbiamo saputo mettere in campo contro Ombrina, un orizzonte di proposte concrete, capaci di modificare in modo sostanziale la nostra vita associata. Occorre rimanere vigili «sentinelle», definire piani di gestione del territorio e delle risorse in grado di far fronte alle minacce che incombono sul nostro futuro: cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico, consumo di suolo, perdita di biodiversità, inquinamento atmosferico e delle acque. Per rispondere a queste minacce è necessario essere capaci di determinare un cambiamento di scelte politiche ed economiche, attraverso l'elaborazione di piani per lariconversione ecologica delle produzioni industriali, per la bonifica dei territori inquinati, per la mobilità sostenibile, incentivando un modello energetico decentrato basato sulle fonti rinnovabili a discapito delle fossili. Ora, dopo aver portato a casa questa importante e difficile battaglia contro Ombrina, diamoci il tempo di brindare e chiudiamo l'anno 2015 con il più bel regalo che l'Abruzzo poteva farsi. Ma facciamo del 2016 l'anno della svolta, del cambio di paradigma per quanto riguarda la pianificazione del nostro territorio, per lo sviluppo ecologico ed economico della nostra regione, per un cambio radicale della strategia energetica. Facciamolo a partire da noi. Dal nostro presente, per il nostro futuro e quello delle prossime generazioni, dando loro la possibilità di respirare l'aria pulita delle nostre valli e bere l'acqua cristallina che solo la nostra montagna sa darci. Noi ci stiamo e voi?
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martedì 29 dicembre 2015
uno sguardo indietro per andare avanti
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