Dei ragazzi preparano pacchi e caricano un furgoncino, li aspettano più di 2.000 chilometri di viaggio. Dalla Germania sono diretti in Sicilia, per ricercare gli assembramenti di migranti presenti sul territorio, entrare in contatto con quelli regolari e non, provare a dare una mano. Il progetto della piccola associazione Projekt Seehilfe, nato in modo spontaneo un anno fa, riscuote un certo successo. Nel secondo viaggio - prima che Angela Merkel si scoprisse buona e pronta ad accogliere i migranti - hanno distribuito anche una fornitura di skateboard: nella condizione del migrante, hanno pensato, riappropriarsi di uno spazio ludico è una ricchezza insperata quanto necessaria. Le loro azioni favoriscono incontro e conoscenza, l’instaurare di un processo che consapevolizzi i cittadini comunitari (ad esempio con gli incontri nelle scuole), come quelli migranti sull’attuale situazione. La forza di questa accoglienza sta nella sua paradossale ordinarietà: quello che fanno i volontari di Ps, a dispetto della xenofobia e della politica del terrore, non è comune ma è fatto da persone comuni
di Anna Dotti
Dei ragazzi preparano pacchi e caricano un furgoncino, li aspettano più di 2.000 chilometri di viaggio. Dalla Germania sono diretti in Sicilia, una rotta da cliché che nasconde un fine piuttosto insolito: ricercare gli assembramenti di migranti presenti sul territorio, entrare in contatto con quelli regolari e non, provare a dare una mano. È il primo passo di Projekt Seehilfe, associazione che nasce come iniziativa privata nel giugno 2014 tra Brema e Jena, a nord della Germania. È lì che Philipp e Johanne – una coppia sotto i trenta, lei studia all’università, lui fa il capo infermiere – decidono di impegnarsi attivamente per aiutare i migranti sulle coste siciliane. Senza perdere tempo coinvolgono un paio di amiche – Anne e Anna, 27 anni entrambe, la prima studentessa la seconda tirocinante - e lanciano una campagna per raccogliere donazioni, in denaro e in natura.
In un paio di mesi il progetto riscuote un certo successo, vari media locali gli danno risonanza, aziende del posto si adoperano come sponsor, e ad agosto si parte per la distribuzione dei beni direttamente in Sicilia.
Dal punto di vista pratico la scelta di entrare in contatto con i migranti direttamente alle porte dell’Europa, invece di fornire loro assistenza in territorio tedesco, ha una connotazione folle e onirica. Ci vuole una buona spinta ideologica per trascorrere quasiventiquattro ore al volante. Prima che Angela Merkel si scoprisse buona e pronta ad accogliere i migranti – o quanto meno quelli che rispettano determinati criteri di selezione –, nell’immaginario collettivo e in buona parte anche nei fatti la Germania era la maggiore responsabile della politica di chiusura dell’Unione europea. Dalla volontà di contrastare questa linea politica, dare prova tangibile di cosa voglia dire accogliere e di come si possa farlo, nasce l’idea di incontrare i migranti direttamente al loro ingresso in Europa.
Oggi le coste della Sicilia non fanno più notizia, lo spostamento sulla “rotta dei Balcani” – un passaggio prevedibile che ha dimostrato e continua a mostrare l’inadeguatezza, per usare un eufemismo, delle politiche migratorie dell’Ue – le ha offuscate. Eppure c’è gente che continua ad arrivare e che lì si ferma, intrappolata in una gabbia di povertà, disagio ed abbandono. Di queste persone si occupa Projekt Seehilfe, con una vena pragmatica che non lascia spazio a specifiche connotazioni politiche partitiche, ma ha i tratti di una pura azione politica partecipativa.
Il primo viaggio in Sicilia si era concluso con la consegna dei beni raccolti agli ospiti di alcuni centri d’accoglienza, l’instaurarsi di una prima rete di contatti, il cominciare a prendere consapevolezza di quali fossero i bisogni effettivi di quelle persone. Dal ritorno in Germania Philipp e Johanne, insieme ad Anne e Anna, non hanno smesso di lavorare in questa direzione, e a loro si sono uniti molti altri. Nel novembre 2014 Projekt Seehilfe viene registrato ufficialmente a Brema come associazione, e ad oggi conta quindici soci: tutti ragazzi tedeschi - il più giovane ha venti anni, il più grande trentuno - che vivono per lo più sparsi per la Germania e si dividono tra studio e/o lavoro e associazione. Fino ad oggi sono stati organizzati altri due viaggi in Sicilia, a giungo e ad ottobre, e Seehilfe è maturata nel tempo.
Il secondo viaggio è stato più che altro conoscitivo, esplorativo, e si è concentrato nell’area sud est della Sicilia, con tappa a Pozzallo, Modica, Scicli, Catania e Pachino. I ragazzi non trasportavano scatoloni, ma hanno contribuito dal punto di vista pratico investendo il denaro raccolto attraverso precedenti donazioni nell’acquisto in loco di prodotti utili (ad esempio donando medicine contro la scabbia ad una struttura d’accoglienza di Catania). L’obiettivo primario del viaggio consisteva nel rinsaldare ed estendere la propria rete di conoscenze, fare il punto della situazione e capire come muoversi successivamente. Lo scorso ottobre invece sono stati caricati su un furgone – messo a disposizione gratuitamente da una concessionaria tedesca – le donazioni di ditte e negozi, spaziando un po’ dall’utile al dilettevole. Ad esempio i volontari hanno distribuitouna fornitura di skateboard, un’azione non convenzionale e intelligente: nella condizione del migrante riappropriarsi di uno spazio ludico è una ricchezza insperata e allo stesso tempo necessaria. Meno originale ma comunque utile è stata invece la campagna online per l’acquisto di medicinali, che attraverso il sito betterplace.org ha raccolto la generosità dei singoli cittadini; generalmente la raccolta fondi è sempre attiva attraverso un canale PayPal, a cui si accede direttamente dall’home page dell’associazione (seehilfe.com).
Coscienti delle difficoltà con cui si scontra la loro buona volontà, soprattutto sul piano comunicativo ed organizzativo – solo alcuni degli associati parlano italiano e nessuno di loro lavora specificamente nell’ambito delle migrazioni –, i membri di Projekt Seehilfe puntano a realizzare progetti piccoli ma significativi (per seguire le varie attività si possono anche consultare le pagine social www.facebook.com/ProjektSeehilfe ewww.twitter.com/ProjektSeehilfe).
Le loro azioni favoriscono una dinamica di incontro e conoscenza, l’instaurare di un processo che consapevolizzi i cittadini comunitari così come quelli migranti sull’attuale situazione. A questo proposito Seehilfe vorrebbe redigere del materiale informativo e sviluppare delle applicazioni per dispositivi mobili, che informino sui diritti e doveri dei migranti in Europa. Da una parte si pianificano attività da realizzare in Sicilia, oltre alle operazioni pratiche di aiuto diretto i volontari si occupano di workshop che permettano ai migranti di impegnarsi in attività distensive e ricreative. Dall’altra parte si guarda al lavoro da fare in Germania: riuscire a creare una rete di contatti, a incontrare la sensibilità della gente, non solo rappresenta una condizione per la possibilità d’essere del progetto, ma anche uno dei suoi obiettivi. Per questo i ragazzi dell’associazione hanno avviato degli incontri nelle scuole, fanno conoscere agli studenti il loro lavoro e la realtà delle migrazioni al di là dei riflettori mediatici. Projekt Seehilfe è una dimostrazione lampante e confortante di come nell’ambito dell’immigrazione si possa operare, estranei dalle solite logiche e strumentalizzazioni. La sua forza sta nella sua paradossale ordinarietà: quello che fanno i volontari non è comune ma è fatto da persone comuni. Questo è il valore aggiunto che Seehilfe comunica ai cittadini tedeschi, tra i banchi di scuola e non, così come ai migranti in Sicilia.
Un gruppetto di giovani pallidi all’estremo Sud Italia, che guidano a velocità moderata con la cintura di sicurezza allacciata, anche sul sedile posteriore, che si esprimono con un inglese impeccabile, che regalano skateboard insieme ai caschi da indossare, è di per sé uno spettacolo rimarchevole. Che questi stranieri siano lì per incontrarne e conoscerne altri, a dispetto della xenofobia e della politica del terrore, in una terra da sempre crocevia di genti e culture, è un ottimo motivo per ben sperare.
DA LEGGERE |
lunedì 7 dicembre 2015
migranti:chi parte per aiutarli
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento