domenica 29 maggio 2016

ennesima tragedia della migrazione

Parole di cenere nell’Isola dell’Angelo by JLC dscf3584 Foto tratta da artspeak.org di Maria G. Di Rienzo* Fra il 1910 e il 1940, i migranti cinesi che giungevano negli Stati uniti erano detenuti nella Immigration Station di Angel Island (l’Isola dell’Angelo) nella baia di San Francisco. Mentre aspettavano settimane e spesso mesi, separati per sesso, per sapere se potevano sbarcare, scrivevano poesie sulle pareti delle baracche. Quelle scritte dalle donne andarono perdute nell’incendio che distrusse la loro sezione (nell’immagine sottostante) e provocò la chiusura del centro. angel island detainees La poeta Teow Lim Goh, dopo aver fatto visita all’isola due volte e aver visto “una prigione nel mezzo di un bellissimo paesaggio”, ha compiuto una rigorosa ricerca e poi ha tentato di immaginare cosa quelle donne potevano aver scritto: ne è nata la raccolta di poesie “Islanders”. “I particolari sono diversi al giorno d’oggi, ma io vedo le stesse dinamiche in gioco nel nostro attuale sistema di trattare l’immigrazione e nei dibattiti che la circondano. – dice Teow Lim Goh – Le argomentazioni sono spesso semplicistiche e la logica seduttiva: Loro hanno infranto la legge e devono essere deportati. Noi siamo brave persone e loro sono pericolosi. Che si tratti delle leggi o delle richieste di esclusione di gruppi particolari, noi diamo priorità al nostro conforto e alla nostra fragilità senza badare alle conseguenze che tali azioni hanno sulle vite di altre persone. Le nostre politiche danno forma ai modi in cui viviamo e amiamo. Io spero che le storie che ho scritto ci inducano a parlare di più di questo”. teow Acts of Faith – Atti di fede (da “Islanders”, 2016, di Teow Lim Goh. Trad. Maria G. Di Rienzo) Le donne recitano con lei, le loro voci si sollevano e cadono, lingue ingarbugliate in parole che non comprendono ancora. Non userai invano il nome del Signore Dio tuo. Lei guarda la bambina nell’angolo, silenziosa, con gli occhi che vanno alla deriva verso il mare. Vorrebbe raccontarle della terra dei liberi, un regno di credenti, dove i peccatori diventano salvatori. Ma sa che nessuna parola può salvare la vita a una bimba persa per la febbre, non ci sono parole che possano mitigare una prigione eterna. * Giornalista, formatrice, regista teatrale femminista cura il prezioso blog lunanuvola (dove è apparso questo articolo, la cui pubblicazione su Comune è autorizzata con piacere dall’autrice).

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