Via Pietro Calvi, 29 - 20129 Milano
Tel.0270006265
info@libreriadelledonne.it www .libreriadelledonne.it
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Martedì 31 maggio 2016, ore 18.45, primo incontro del ciclo Cibo dell’anima cibo del corpo 2016, ideato da Ida Faré, promosso dal gruppo Estia e dal Circolo della rosa presso la Libreria delle donne di Milano, via Pietro Calvi 29, tema:
Verso una nuova coscienza evolutiva?
Due parole di spiegazione per quelle/i che desiderano farsi anticipatamente un’idea degli argomenti in ballo.
La coscienza evolutiva è riconoscibile nelle risposte che gli esseri umani danno alla domanda sulle origini.
Intendo riprendere le ultime pagine del mio L’anima del corpo. Chi lo ha letto, sa che quelle pagine, più che una conclusione, sono l’inizio di un nuovo corso di idee, che si collega al Doppio sì.
Come sappiamo, si continua a discutere sulla pratica di riprodursi ricorrendo a donne scelte allo scopo e disposte a rinunciare alle prerogative materne. Sappiamo anche che la questione appare molto difficile da trattare in maniera coerente.
Non c’è da meravigliarsi. Finalmente la nostra società si sta rendendo conto di quello che voleva dire la rivolta femminista. Una nuova coscienza evolutiva va formandosi. Ma in che direzione? Ecologica o tecnologica? Di sfruttamento o di libertà femminile?
Nel programma ho citato parole di Ida Dominijanni, da Diotima, L’ombra della madre:
In che misura le trasformazioni del sociale, del simbolico e dell’immaginario sono oggi interpretabili come effetti della risignificazione della madre portata avanti dal femminismo?
La femminista Anne Donchin, studiosa di bioetica, in un saggio apparso in Nuove maternità (in vendita nella Libreria delle donne), risponde:
Sui nuovi modelli di riproduzione, le femministe vanno d’accordo su punti importanti. Ma sono profondamente divise sul significato sociale della maternità e nell’analisi delle relazioni di potere che la riguardano.
Le divisioni, è la mia ipotesi, portano al pettine il nodo della separazione tipicamente moderna tra natura e cultura. Il femminismo da sempre è in contrasto con questo dualismo: ne va dell’integrità femminile. Ma a un certo punto è sceso a compromessi che adesso rischiamo di dover pagare. In proposito io seguo Carole Pateman, Il contratto sessuale (recentemente rieditato da Moretti e Vitali).
Disegnerò una possibile veduta di quello che sta capitando introducendo una concezione endogena del vivente e l’idea del non disponibile. Anticipando la seconda lezione del martedì 7 giugno.
M’impegno a usare un linguaggio semplice e a non essere noiosa. (Luisa Muraro)
Verso una nuova coscienza evolutiva?
Due parole di spiegazione per quelle/i che desiderano farsi anticipatamente un’idea degli argomenti in ballo.
La coscienza evolutiva è riconoscibile nelle risposte che gli esseri umani danno alla domanda sulle origini.
Intendo riprendere le ultime pagine del mio L’anima del corpo. Chi lo ha letto, sa che quelle pagine, più che una conclusione, sono l’inizio di un nuovo corso di idee, che si collega al Doppio sì.
Come sappiamo, si continua a discutere sulla pratica di riprodursi ricorrendo a donne scelte allo scopo e disposte a rinunciare alle prerogative materne. Sappiamo anche che la questione appare molto difficile da trattare in maniera coerente.
Non c’è da meravigliarsi. Finalmente la nostra società si sta rendendo conto di quello che voleva dire la rivolta femminista. Una nuova coscienza evolutiva va formandosi. Ma in che direzione? Ecologica o tecnologica? Di sfruttamento o di libertà femminile?
Nel programma ho citato parole di Ida Dominijanni, da Diotima, L’ombra della madre:
In che misura le trasformazioni del sociale, del simbolico e dell’immaginario sono oggi interpretabili come effetti della risignificazione della madre portata avanti dal femminismo?
La femminista Anne Donchin, studiosa di bioetica, in un saggio apparso in Nuove maternità (in vendita nella Libreria delle donne), risponde:
Sui nuovi modelli di riproduzione, le femministe vanno d’accordo su punti importanti. Ma sono profondamente divise sul significato sociale della maternità e nell’analisi delle relazioni di potere che la riguardano.
Le divisioni, è la mia ipotesi, portano al pettine il nodo della separazione tipicamente moderna tra natura e cultura. Il femminismo da sempre è in contrasto con questo dualismo: ne va dell’integrità femminile. Ma a un certo punto è sceso a compromessi che adesso rischiamo di dover pagare. In proposito io seguo Carole Pateman, Il contratto sessuale (recentemente rieditato da Moretti e Vitali).
Disegnerò una possibile veduta di quello che sta capitando introducendo una concezione endogena del vivente e l’idea del non disponibile. Anticipando la seconda lezione del martedì 7 giugno.
M’impegno a usare un linguaggio semplice e a non essere noiosa. (Luisa Muraro)
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