di Res Lazio*
Dopo anni di denunce inascoltate sulla vicenda della Città dell’Altra Economia, qualcosa si muove, i recenti articoli pubblicati sull’edizione Romana di Repubblica hanno il merito di aver riportato alla cronaca la vicenda incresciosa dell’ultima gestione del Consorzio Città dell’Altra Economia.
Avevamo denunciato per tempo il sodalizio improprio tra alcune organizzazioni del terzo settore e del cooperativismo, con esponenti della sinistra e i nostalgici della cordata di destra. Una spartizione di potere, tra politica romana collusa al malaffare assieme a pezzi di società civile connivente e compromessa, è riuscita a distruggere quello che per anni piccole realtà dell'economia solidale avevano pensato e sognato (non senza limiti e difficoltà) per quel luogo.
Quella alleanza non poteva portare nulla di buono, i fatti lo dimostrano: coinvolgimento con Buzzi di Mafia Capitale, gestione ridotta alla spasmodica corsa al massimo profitto,l'altra economia ridotta ad “etichetta” per attrarre gente con la faccia pulita della green economy. Dove è finita l'altra economia nei diversi passaggi delle sub concessioni? Dove è finita la capacità di costruire processi ampi, inclusivi e innovativi? Una fine ingloriosa di una storia che con quei protagonisti non poteva andare diversamente. Quello spazio rappresenta un bene comune della città anche perché destinato a un obiettivo di forte innovazione sociale e ambientale.
Noi ancora crediamo possibile una gestione di quello spazio come bene comune, e dunque con una gestione partecipata dal basso, trasparente e non privatizzata, condivisa e coinvolgente in grado di raccogliere e sollecitare le tante esperienze di economia sociale e solidale ecologicamente e socialmente sostenibili. Per far questo occorre che siano riaffermati scopi e funzioni sociali di quel luogo, per evitare che si trasformi nuovamente in una semplice vetrina di cui l'altra economia è solo una semplice etichetta.
Sappiamo bene che oggi, alla luce di quanto accaduto, aumenteranno gli appetiti insaziabili per un utilizzo speculativo e prettamente commerciale di quello spazio, con la scusa del ripristino della legalità e della trasparenza. A chi ci ha già messo gli occhi addosso diamo un'informazione: quell'area è comunque vincolata all'altra economia come ricordano ben due delibere comunali (n. 554/2004 e 135, n. 135/2011), ogni paladino della legalità dovrà fare i conti con questa destinazione d’uso.
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* Rete Economia Solidale Roma e LazioAppello Altraeconomia o affari “loro”? https://reteecosol.wordpress.comFb https://www.facebook.com/reslazioDA LEGGERE
Ricordate le denunce sull'inciucio tra destra e centrosinistra all'epoca dello sgombero della Città dell'altra economia di Roma? Era l'agosto 2012. "Noi la mafia romana l'abbiamo guardata in faccia", dicono quelli che furono cacciati
Il pezzo di società che ha difeso il presidio della Città dell'altra-economia è parte di un movimento più grande. Che in tutto il mondo sperimenta il cambiamento ogni giorno e in molti modi, con cuore e testa, come in una danza. E che nessuno sgombero può fermare
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lunedì 30 maggio 2016
una economia diversa
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