Presenti anche in ministri Orlando e Pinotti
Pd, all'assemblea regionale prove tecniche di dialogo
di Andrea Lazzara
sabato, 28 novembre 2015
GENOVA - “Meglio i caminetti dei roghi”. La chiosa del ministro della giustizia Andrea Orlando sull’importanza di un “gruppo dirigente” che prenda decisioni per il futuro del Pd, non demandando le scelte dei candidati solo alle primarie è probabilmente , l’immagine più significativa di un’assemblea regionale del partito caratterizzata da quelle che si possono definire “prove tecniche di dialogo”.
Tra i primi ad arrivare all’Auditorium del Carlo Felice di Genova, l’ex Governatore Claudio Burlando. Defilato, immerso nei suoi pensieri, segue il dibattito dalle ultime file della sala. Negli sguardi dei delegati ci sono ancora i segni delle fratture, dei dissidi, delle contrapposizioni. Ci sono volti antichi, come l’ex consigliere regionale imperiese Fulvio Vassallo, altri, come quello di Luca Martino, attuale assessore comunale a Savona, attore di una contesa elettorale prossima ventura che avrà un peso non da poco anche sul futuro di tutto il Partito Democratico ligure. E poi ci sono loro, i ministri Orlando e Pinotti, che arrivano dopo le 11, si siedono, ascoltano e poi intervengono.
Su un aspetto c’è unanimità di consensi. L’applauso a David Ermini, commissario mandato in Liguria da Renzi dopo il disastro delle Regionali e dopo che le fortissime contrapposizioni avevano squassato il partito. Ermini ha cercato di ricomporre e mediare tra le varie anime e fissato l’obiettivo dell’ unità, come lo stesso Ermini, ha ribadito, a Primocanale, nella lunga intervista della vigilia. Su questo tutti concordi.
Dal segretario genovese Alessandro Terrile che parla “della forte responsabilità che ancora si sente nell’aver regalato la Liguria alla destra” all’ex segretario regionale Lunardon che, con ottimismo dice “è nell’interesse di tutti avere un Pd coeso, le divisioni sono in gran parte alle spalle”. Lorenzo Basso vede meno rosa e parla di “ferite ancora ben presenti, che hanno svelato problemi latenti e che non erano emersi prima” mentre Raffaella Paita torna al refrain primarie: “Serve sportività, chi vince deve essere aiutato da chi perde”.
Le recenti vicende interne al Pd hanno dimostrato, comunque, che la conflittualità (che qualcuno definisce dialettica) resta. Anche Sergio Rossetti, attuale vicepresidente del consiglio regionale, con un richiamo forte all’unità del partito, cerca di portare alla ragione coloro che, a caccia di ruoli all’interno del partito, utilizzano la comunicazione in maniera spregiudicata: “Comunali di Savona nel 2016, Genova e Spezia nel 2017: non si vince facendo comunicati stampa ma mettendo insieme i soggetti del territori, diventando propulsivi per il cambiamento”.
Ora l’appuntamento è per il Congresso dove, necessariamente, il Partito Democratico dovrà arrivare più unito di quanto ancora oggi non dimostri di essere.
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