giovedì 10 dicembre 2015

Legambiente verso il congresso

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Legambiente, un congresso dedicato al cambiamento

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LEGAMBIENTE
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Il decimo congresso nazionale di Legambiente, che si apre l'11 dicembre, all'ex Ansaldo di Milano è dedicato al cambiamento. Quello in atto nella società italiana e nel resto del mondo, e quello che ha già caratterizzato questi ultimi anni. Dall'esplosione della crisi economica, nel 2008, lo scenario globale è, infatti, cambiato a ritmo sostenuto e la sua rapida evoluzione è tuttora segnata da importanti contraddizioni: l'accesso al benessere di milioni di persone insieme all'aumento delle disuguaglianze, l'esplosione della povertà nei paesi ricchi e la riduzione costante del welfare, ma anche la rivoluzione dei social media, la moltiplicazione degli effetti dei cambiamenti climatici e dei disastri ambientali, l'aumento del consumo di suolo e la perdita di biodiversità, l'affermazione delle fonti energetiche rinnovabili, la crisi della cultura dell'usa e getta e modifiche nei consumi, la ricerca di nuovi stili di vita nei paesi industrializzati.
Dedicare l'appuntamento congressuale al cambiamento è dunque, per noi, una sfida e una provocazione al tempo stesso. Una provocazione contro tutti coloro che si sentono moderni solo perché usano le nuove tecnologie della comunicazione. E una sfida perché un ambientalismo che vuole indirizzare e facilitare il cambiamento deve confrontarsi con la modernità. Inoltre, abbiamo deciso di tenere il congresso, simbolicamente, in contemporanea con la chiusura della Cop21 di Parigi perché, anche se finisse con un accordo al ribasso (rischio sempre possibile), il summit sul clima avrebbe comunque segnato un punto di non ritorno: nessuno può più negare che intorno alla questione climatica si intrecciano problemi strategici che coinvolgono le più grandi emergenze di questi anni, la guerra, la povertà, le catastrofi ambientali, la disoccupazione. La questione climatica non è questione tecnica o settoriale, per addetti ai lavori, ma questione popolare che tocca il cuore del problema: quale sviluppo, quale benessere e per chi nel XXI secolo?
Siamo convinti che bisogna marciare spediti verso una economia libera dalle fonti fossili e a zero emissioni, consapevoli che le questioni ambientali sono imprescindibili per il benessere personale e collettivo. Oggi c'è la possibilità concreta di una alternativa ai combustibili fossili: la costruzione dell'economia fossil free, per la quale sono già in campo tecnologie, competenze, filiere industriali, domanda di mercato. Il futuro è già qui, basterebbe non ostacolarlo.
Questo futuro, secondo noi, è fatto di energie rinnovabili a vantaggio dei cittadini, di agricoltura moderna che valorizza la qualità e la sostenibilità, di raccolta differenziata che alimenta l'economia circolare, di legalità che si oppone al degrado ambientale, come previsto dalla nuova legge sugli ecoreati, e di cultura dell'accoglienza che si oppone ai vecchi e nuovi muri. Tra le leve del cambiamento sono decisive l'economia sociale e il volontariato, mentre il Mediterraneo rappresenta uno dei campi fondamentali in cui operare, perché nel Mediterraneo si gioca gran parte della partita per tenere insieme la battaglia per il clima e quella contro la povertà.
E di fronte ai cambiamenti radicali degli ultimi anni, pensiamo che l'ambientalismo abbia in mano la bandiera della speranza, più delle culture politiche che vengono dal Novecento. Perché proprio l'ambiente è al centro del cambiamento in Italia e nel mondo. Perché l'ambientalismo meglio e prima di altri ha colto la portata della rivoluzione energetica. E perché ha compreso prima degli altri che per affrontare la complessità e la gravità delle crisi in atto occorre tenere assieme locale e globale, restituire consapevolezza, coesione, senso di appartenenza alle comunità locali, sentirsi cittadini italiani ed europei, obiettivo irraggiungibile se non si attenuano le disuguaglianze incidendo sulle vecchie e nuove povertà.

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