Ambiente e salute non possono permettersi il carbone: il caso di Savona
[15 luglio 2014]
Dalla conferenza nazionale “L’impatto sanitario del carbone – la funzione sociale del medico: promotore di salute e di ambiente” organizzata a Savona da Wwf, Ordine dei medici della Provincia di Savona e Associazione medici per l’ambiente Isde Italia, è emerso che «è il carbone tra tutti i combustibili fossili quello che minaccia di più la nostra salute rilasciando in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti a parità di energia prodotta, oltre ad essere la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale».
Le centrali a carbone emettono sostanze pericolose per l’uomo come PM2.5), benzopirene, diossine, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, microinquinanti inorganici come arsenico, cromo e cadmio classificati come cancerogeni certi dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Dalla combustione del carbone si liberano anche isotopi radioattivi con effetti cancerogeni e mutageni sul genoma dell’embrione ed è una delle principali cause d’inquinamento da mercurio, che si accumula nell’ambiente ed è estremamente tossico per tutte le specie viventi. Secondo l’Healt and Enviroment Alliance, intervenuta al convegno, «Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa si eviterebbero oltre 18.200 morti ogni anno, si risparmierebbero 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e fino a 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari, secondo quanto riferito dall’associazione europea».
L’iniziativa ligure è stata anche l’occasione per distribuire un dossier che include anche i dati sull’impianto di Vado ligure, la cui chiusura, secondo quanto scritto nel Decreto di Sequestro Preventivo dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure, emesso da parte del Tribunale di Savona in data 11 marzo 2014, «Eviterebbe ogni anno mediamente: 86 ricoveri complessivi di bambini per patologie respiratorie e asma, 235 ricoveri complessivi di adulti (malattie cardiache più respiratorie) 48 morti tra gli adulti (malattie cardiache più respiratorie)». Per la centrale di Vado ligure i dati riportano: Mercurio: valore massimo riscontrato 65,3 volte il valore di naturalità media e 7,1 volte il valore massimo riscontrato in Italia. Cromo: valore massimo riscontrato 82,5 volte il valore di naturalità media e 5,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia. Arsenico: valore massimo riscontrato 11,5 volte il valore di naturalità media e 2,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia. Diossido di zolfo SO2 : nell’AIA viene indicato un limite per cui si avrebbe una concentrazione di oltre 17 volte rispetto al limite minimo Mtd (migliori tecniche disponibili) previste dalla normativa e oltre 1,7 volte rispetto al limite massimo Mtd. CO (monossido di carbonio) si avrebbe una concentrazione di oltre 8 volte rispetto al limite minimo MTD e di 5 volte rispetto al limite massimo Mtd. Si tratta di due gruppi a carbone destinati a funzionare ancora per ben 6-8 anni con questi limiti clamorosamente superiori a quelli indicati come migliori tecniche disponibile previste dalla normativa.
L’Ordine dei Medici della Provincia di Savona in un documento ufficiale scrive che «nelle aree interessate dalle ricadute delle emissioni della centrale (di Vado Ligure) si osservano elevati tassi standardizzati di mortalità, rispetto alla media regionale e nazionale sia per tutte le cause, che per malattie neoplastiche, cardio e cerebrovascolari” e questo dovrebbe bastare per attivare provvedimenti a tutela dei cittadini».
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia Wwf Italia, ha sottolineato che «se il costo di tutti gli effetti negativi della combustione del carbone fossero pagati da chi ci guadagna sopra, e non dalla collettività, il carbone non converrebbe a nessuno. Ma la questione è anche morale e giuridica: è lecito cercare di guadagnare con un’attività che produce danni ormai largamente accertati alla salute e alla vita di migliaia di persone e quelli, indiretti ma egualmente devastanti, al Pianeta? La risposta è no. Le alternative che ci permetterebbero di rinunciare al carbone, la fonte di energia più inquinante in assoluto, ci sono e si chiamano efficienza energetica e fonti rinnovabili». Il Panda riferisce che la British Medical Association, «Ha recentemente votato per mettere fine ai propri investimenti in società del settore combustibili fossili e di trasferirli a società che lavorano per le fonti energetiche rinnovabili, ed è la prima organizzazione sanitaria al mondo a farlo. Anche in Italia aumenta la consapevolezza su questi temi visto che i medici, tra gli organizzatori dell’evento e gli interlocutori principali, sono chiamati sempre più ad avere un importante ruolo sociale e ad adoperarsi alla “promozione di salute, ambiente e salute globale” come recita l’articolo 5 del nuovo Codice deontologico, approvato dalla Federazione degli Ordini Medici Chirurghi e degli Odontoiatri lo scorso 17 maggio».
Oltre al dossier Wwf, Ordine dei medici di Savona e Isde Italia hanno fatto realizzare dal fumettista Kanjano una serie di 4 strisce a fumetti dal titolo ‘Valdo e il carbone’ che sono state distribuire ai medici durante il convegno e verranno diffuse sui social e sui siti degli organizzatori. Infatti i soli dati scientifici non bastano a risolvere i problemi e durante il convegno sono emerse alcune delle cose che si possono già da ora mettere in campo per arginare il problema. La nuova presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, in collegamento video, ha detto che «Questa conferenza è molto importante: non solo perché vede tra i protagonisti i medici, rappresentati anche dal proprio ordine professionale ma perché vuole fare il punto, in modo serio, sulle ricerche e i dati scientifici disponibili traendone le conseguenze. Occorre rilanciare la prevenzione, vale a dire l’eliminazione delle cause di malattia e di decesso. Occorre dare una mano ai promotori di salute perché possano confrontare i dati e le conoscenze, e perché non si sentano impotenti davanti a cause che non possono rimuovere individualmente. Inoltre visto che le alternative al carbone sono ormai molte, è ora di metterlo tra i problemi da eliminare, è ora di archiviare il carbone!»
Per Roberto Romizi – Presidente Isde Italia, «l’impegno dei medici e degli altri operatori della salute non può arrestarsi su di un’opera di contenimento e riparazione dei danni diretti e immediati degli agenti patogeni, ma deve anche proiettarsi su un’azione a monte di più ampio respiro, affinché la società nella quale viviamo modifichi le sue priorità in favore della salvaguardia della salute segnatamente dei bambini di oggi e delle generazioni future. Ma oggi le agenzie governative sono poste nella condizione di dover attendere la chiara dimostrazione del danno, prima di poter intervenire, spesso troppo tardi. Occorre quindi promuovere il principio di precauzione, per gestire i rischi che si esercita in una situazione d’incertezza scientifica».
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