Costa Concordia, gli ambientalisti: «Incomprensibile l’attacco di Gabrielli»
[29 luglio 2014]
Hanno suscitato molte perplessità (e forse amarezza) le accuse rivolte, subito dopo la conclusione dell’operazione di traino della Costa Concordia a Genova, dal capo della Protezione Civile Gabrielli contro le associazioni ambientaliste, accusate più o meno di aver imbastito una campagna denigratoria e propagandistica. A rispondergli indirettamente sull’edizione genovese de La Repubblica, dove cura la rubrica “Genova-New York”, è Federico Rampini che, in un lungo articolo sulla vicenda Concordia dal titolo “Gli Stati Uniti tra business e ambiente: il precedente genovese”, scrive: «E’ possibile, quando c’è l’attenzione politica e convergono gli sforzi di tutti gli attori economici e sociali, invertire la logica della cooperazione al ribasso. Fanno bene le organizzazioni ambientaliste a tenere gli occhi puntati su Genova, oggi e nei mesi che verranno. E’ proprio questo tipo di attenzione della società civile, un’attenzione carente o repressa in molte nazioni emergenti, quella che in futuro potrà dare una marcia in più nella competizione internazionale via via che le opinioni pubbliche diventano più esigenti e vigilanti».
Sulla questione abbiamo sentito il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, al quale abbiamo chiesto cosa ne pensi delle dichiarazione di Gabrielli che sembrava proprio avercela con la campagna “Costa ti tengo d’occhio” di Legambiente e Greenpeace.
«Sono rimasto personalmente molto stupito dall’attacco che il prefetto Gabrielli ha voluto fare, a termine dell’impresa di portare il relitto della Concordia a Genova, contro Legambiente e Greenpeace . ci dice Cogliati Dezza – Innanzitutto perché non ci appartiene proprio la cultura dell’auspicare che le cose vadano male per poter dire “avevamo ragione noi”. Il nostro ruolo è sempre stato altro, e non solo in questa occasione. Noi accendiamo i riflettori e forniamo informazioni su eventi ed emergenze di cui valutiamo attentamente i rischi – e non si può certo dire che questa impresa non corresse più di qualche rischio, come lo stesso Gabrielli ha più volte detto – affinché le cose vadano per il meglio. E non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscere a Gabrielli, alla Protezione Civile, al sistema di controllo Ispra-Arpat, il merito di aver condotto a termine un intervento emergenziale di grande complicazione. Il nostro ruolo è un altro: è quello di tenere alta l’attenzione sociale, senza mai fare allarmismo gratuito, anche per mantenere vivo il rapporto di fiducia tra la gente e le istituzioni, che non mi sembra goda in Italia di buona salute. Tutto questo Gabrielli lo sa e per questo mi risulta incomprensibile l’attacco che abbiamo ricevuto».
Sul suo blog Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, ricorda che «L’operazione “Costa ti tengo d’occhio” promossa insieme a Legambiente – seguire per mare il relitto fino a Genova – aveva lo scopo sia di testimonianza che di comunicazione sui temi legati all’intera vicenda, che sono diversi e complessi. Come Greenpeace abbiamo poi effettuato tre voli in elicottero in tre giorni diversi per realizzare delle immagini a raggi infrarossi – effettuate per nostro conto da una società certificata – di una quarantina di miglia della scia del relitto. Queste immagini hanno escluso, come speravamo, significativi rilasci di sostanze galleggianti diverse dall’acqua. Dunque, come abbiamo ripetuto, in questo caso nessuna notizia è stata una buona notizia».
Quanto alle accuse del Capo della Protezione Civile, Onufrio conclude: «Che poi Gabrielli abbia reagito male, deridendo l’attività degli ambientalisti come “una gita in barca”, è comprensibile data la tensione e la pressione enorme che ha subito in un ruolo così delicato. Probabilmente gli sfugge che il ruolo degli ambientalisti è anche di osservare in modo indipendente ciò che succede. Affermazioni del genere nascondono solo una volontà nascosta di operare senza controlli esterni: le organizzazioni ambientaliste non vogliono, e non possono, sostituirsi alle istituzioni pubbliche, ma si comportano da testimoni e difensori del bene comune. Dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno condotto l’operazione. Il caso della Costa Concordia è dunque esemplare: nel male per la tragedia ampiamente evitabile; nel bene per aver condotto in porto un’operazione difficile e rischiosa».
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