L'Eni ha deciso di chiudere la raffineria a Gela e subito scattano le proteste per la difesa dei 3000 posti di lavoro. Ma dell'inquinamento e delle bonifiche nessuno ne parla
Eni intende chiudere la raffineria a Gela ma ha anche annunciato che probabilmente interverrà anche a Taranto, Marghera, Livorno e Priolo. I sindacati hanno proclamato per domani 29 luglio una giornata di sciopero nazionale di tutti i lavoratori del settore raffineria dell'Eni mentre per 2 ore sciopereranno i lavoratori degli altri impianti di raffinazione nazionali.
Rosario Crocetta governatore della Sicilia è infuriato: poco più di un mese fa ha autorizzato le trivellazioni nel Canale di Sicilia e ora Eni annuncia di voler chiudere la raffineria:
Difenderò la raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine, a costo di apparire come l'ultimo Samurai o come l'ultimo giapponese del secondo conflitto mondiale. L'Eni non può pensare che noi autorizziamo nuovi pozzi in Sicilia per 2,4 miliardi di euro allo scopo di affidarlo poi all'area padana (raffineria di Sannazzaro di Pavia, ndr), perchè‚ sarebbe un doppio sfruttamento della Sicilia senza ritorno occupazionale: forniremo perciò il nostro petrolio solo alle imprese che intendono investire in Sicilia e creare valore aggiunto, altrimenti non ha senso estrarlo. La cosa squallida emersa in questa vicenda è che c'è un piano di dismissioni che riguarda solo il Sud non è vero che ci sono investimenti alternativi; quelli indicati dall'azienda sono una beffa: la trivellazioni di pozzi con un totale di 200 persone occupate a fronte di tremila licenziamenti. Vorrebbero un'altra Termini Imerese con lo stesso giochetto, del tipo: intanto chiudiamo poi vi promettiamo un mondo di benessere, di biologia (coi biocarburanti, ndr) che non arriveá mai. Se l'Eni ama l'ambiente proceda subito al risanamento del suolo e del sottosuolo, delle
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