mercoledì 18 novembre 2015

arte nei luoghi della strage

Arte nei luoghi del terrore a Parigi? Olafur Eliasson progetta un’installazione in Place de la République per il summit internazionale sui cambiamenti climatici


Harvesting ice floating in Nuup Kangerlua, Greenland Photo: Jørgen Chemnitz © 2015 Olafur Eliasson
Harvesting ice floating in Nuup Kangerlua, Greenland Photo: Jørgen Chemnitz
© 2015 Olafur Eliasson
Un Olafur Eliasson sempre più motivato dalla convinzione che l’arte possa cambiare il mondo, contribuendo a renderlo un posto migliore, aveva annunciato che a breve avrebbe riproposto un’opera pubblica, presentata lo scorso anno a Copenhagen (e di cui Artribune non aveva mancato di raccontarvi). Stavolta l’occasione dovrebbe essere l’imminente UN Climate Summit (COP21). Dovrebbe? Sì, il condizionale è d’obbligo considerato che la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma dal 30 novembre all’11 dicembre, si svolgerà a Parigi, come ha confermato il Ministro degli Affari esteri Laurent Fabius un paio di giorni fa. E che Eliasson progettava di stipare 80 tonnellate di ghiaccio estratti dai fiordi di Nuuk – la capitale della Groenlandia – in Place de la République, quella piazza che negli ultimi giorni è stata eletta a baluardo della resistenza al terrore, a roccaforte degli ideali della democrazia, a camposanto di fiori, lumini e pensieri di rabbia e commozione per quanti venerdì 13 non ce l’hanno fatta.
UN ENORME OROLOGIO DI GHIACCIO, MONITO ALL’EMERGENZA CLIMATICA
L’intenzione era – o è tuttora, ancora non ci sono comunicazioni ufficiali – di costruire un enorme orologio, assemblando 12 blocchi di ghiaccio che, sciogliendosi e allagando gradualmente la piazza, portassero all’attenzione pubblica le conseguenze spaventose di un fenomeno quanto mai reale. Un enorme monito agli effetti devastanti del riscaldamento globale e un invito ad agire in favore dell’ambiente, che l’artista ha concepito in collaborazione con il geologo danese Minik Rosing, con il supporto di Bloomberg Philanthropies e in partnership con l’organizzazione non profit britannica Julie’s Bicycle, specializzata nel mettere d’accordo creatività e sostenibilità ambientale. “Spero che i miei lavori tocchino le persone, che possano rendere più reale un problema che può sembrare piuttosto astratto. L’arte ha la capacità di cambiare le nostre percezioni e visioni del mondo. L’opera vuole rendere tangibili le sfide climatiche che stiamo affrontando. Mi auguro che ispirerà un impegno condiviso ad agire”, aveva detto l’artista a proposito della sua iniziativa.
ISIS CONTRO L’UN CLIMATE SUMMIT?
Ice Watch – questo il titolo dell’installazione – dovrebbe essere pronta dal 29 novembre, il giorno prima che i leader di tutto il mondo si riuniranno a Parigi per discutere di come assicurare la stabilità climatica alla generazioni che verranno. Una coincidenza che i fatti di venerdì scorso sia accaduti proprio a distanza di qualche settimana dall’UN Climate Summit, il più grande vertice sull’emergenza climatica dal 2009? Potrebbe non esserlo, secondo Oliver Tickell, giornalista e attivista britannico. Non bisogna dimenticarci che una delle principali fonti di sostentamento dell’ISIS è il petrolio – parliamo di un indotto di 500 milioni di dollari all’anno – e che una stretta di mano internazionale a favore delle energie sostenibili per ridurre le immissioni di CO2, a quelli di Daesh poco farebbe comodo…
– Marta Pettinau

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