domenica 1 novembre 2015

se Marino avesse....di Alberto Castagnola

Pensate come sarebbe bello se Marino…

by JLC
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Bike to school: la vivacità e la determinazione del gruppo romano nei mesi scorsi ha stupito anche la giunta e il sindaco Marino. A immaginare e costruire una città diversa sono in molti e con molte idee
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di Alberto Castagnola*
Pensate come sarebbe bello se Marino, una volta passato il malessere esistenziale dovuto a tutta l’oscena vicenda, decidesse di voltare definitivamente le spalle alla politica politicante, senza ripensamenti, desideri di rivalsa o sedute in riva al fiume in attesa di veder passare i cadaveri degli oscuri personaggi che hanno inflitto un ulteriore vulnus ad una città già disastrata, e decidesse invece, magari anche riprendendo a fare il chirurgo, di rivolgere alle persone che non cessano di richiamarlo una proposta inaspettata.
Pensate che bello se chiedesse a tutti un impegno personale verso la città, non nel suo nome o aspettando di rivotarlo, ma come un soprassalto di dignità, una assunzione diretta di responsabilità, una voglia di fare qualcosa di ben diverso da ciò che si aspettano gli esseri abbarbicati alle poltrone o i gestori obbedienti della fase finale di un sistema in pieno degrado.
Pensate che bello se voltasse pagina con la massima decisione e delineasse un progetto di alternativa, da elaborare con il contributo e l’apporto di tutti coloro che lo osannano malgrado i suoi limiti e le sue debolezze, o forse proprio per quelle, così umane, così lontane dal politichese corrente.
Pensate che bello se spiegasse che le cose positive che ha fatto fossero solo l’inizio, e richiedessero ancora tante idee nuove, un lavoro creativo diffuso, un controllo dal basso di tutte le persone interessate a vivere in una città ben diversa, dove molte delle funzioni pubbliche necessarie richiederebbero una collaborazione costante dei cittadini e una partecipazione che non fosse solo formale o parolaia.
Pensate che bello se riuscisse a far immaginare una città in cui ogni periferia fosse dotata di un centro culturale promosso e animato dagli stessi cittadini della zona; in cui gli abitanti di ogni strada si sentissero responsabili di garantirne la pulizia come se fosse il loro giardino; che considerassero i turisti non dei polli da spennare ma degli ospiti graditi ai quali far conoscere il patrimonio artistico di tante zone completamente ignorate dai tour organizzati; dove fossero rintracciati e valorizzati i mestieri e le capacità personali travolte dall’urbanizzazione selvaggia offrendo la loro opera in primo luogo ai giovani espulsi dal mercato del lavoro.
E ancora, pensate che bello se in ogni strada si stabilissero rapporti diretti con gli agricoltori più vicini per disporre finalmente di cibi non inquinati; se in ogni strada le famiglie e i giovani si conoscessero e avessero una vita di amichevoli scambi; se scambiarsi ricette e tradizioni tra le generazioni diventasse di nuovo un fattore culturale che arricchisce e matura.
In realtà potrebbe non essere difficile avviare processi sociali radicalmente diversi da quelli imposti dai meccanismi economici, stabilire reti di vicinato, dimostrarsi disposti a collaborare a qualunque iniziativa venga proposta da persone conosciute. Certo sarebbe utile avere una forma organizzativa leggerissima, senza elezioni, comitati e burocrazie, informatizzata solo sulle distanze più lunghe, puntando invece alla creazione di gruppi spontanei che si formano e si sciolgono al termine di ogni evento o azione oppure scegliendo di creare gruppi di promotori, capaci però di allargarsi continuamente e di decentrare discussioni e decisioni. Ogni esperienza, poi, potrebbe essere portata a conoscenza di tutto il territorio, affinché altri nuclei possano imitarla o migliorarla.
Certo sarebbe bello che a ogni difficoltà si trovassero soluzioni dal basso, invece di attendere passivamente interventi decisi ai piani alti di un ente locale sordo e ottuso, lento e spesso corrotto. Chissà se Marino e i suoi collaboratori sapranno apprezzare il fascino di una proposta tutta da costruire, che attende solo di essere messa in moto e poi completata e migliorata strada facendo.
Dovrebbero pensare alla miriade di esperienze di base in corso nel territorio urbano, nell’agro romano e nelle zone più lontane che gravitano nella fascia di attrazione della grande città, che improvvisamente si troverebbero di fronte un movimento finalmente non partitico, ma con un progetto altamente politico, con il quale interfacciarsi e magari collaborare, sempre nel rispetto delle differenze di ogni organismo.
Sembra essere una sfida molto più interessante di una primaria o di una elezione tradizionale, sulla cui base potrebbero emergere giudizi politici ed esperienze realmente alternativi, che veramente potrebbero caratterizzare la città capitale a livello europeo e internazionale. Pensate che significato avrebbe di fronte ai tentativi che già aleggiano di imitare Milano o la tremenda esperienza dell’Esposizione mondiale. Pensate quanta gente potrebbe ritornare di nuovo a svolgere un ruolo effettivamente politico di cittadinanza sostanziale.
Pensate che bello chiedere a tante persone di trovare un nome ad un movimento che non ha precedenti; dopo aver messo in piedi cento realtà economiche, lanciare una moneta realmente alternativa che possa unire maggiormente tutte le iniziative e che abbia un nome semplice e risonante; superate certe dimensioni, si potrebbero trovare formule di accoglienza per mille bambini spediti da soli in un paese lontano affinché almeno loro avessero un futuro.
E poi, non dimentichiamo che “se molte persone riescono a sognare insieme, il sogno può diventare realtà”: forse Roma non aspetta altro che questo.
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DA LEGGERE

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