di Paolo Piacentini*
Le rivoluzioni si possono fare in tanti modi e la storia ha lasciato, a noi tutti, insegnamenti importanti di cui bisogna tener conto. Una cosa è certa: non possiamo più pensare di cambiare il mondo se non abbiamo il coraggio di perlustrare nuovi cammini. La metafora del cammino, per la mia storia personale e pubblica, è ovviamente quella che più si addice ed è il faro che illumina l’agire quotidiano per il cambiamento. Oggi ci sono tantissime persone che sperimentano nuove strade individualmente con piccoli gruppi o creando reti di condivisione. Un nuovo mondo si affaccia lentamente ed è fatto di scelte concrete e durature perché non ha la presunzione di cambiare tutto e subito ma vive consapevolmente la testimonianza che un mondo diverso e migliore è possibile.
Queste isole di un nuovo umanesimo non vivono la frustrazione del non vedere oggi realizzato il mondo che vorrebbero, operano ogni giorno nel pieno di una transizione che è insopprimibile perché la crisi non è solo economica ma sociale, culturale e soprattutto ambientale. Oggi non esistono formule magiche, ideologie o culture capaci di immaginare il futuro perché nessuna forza politica o movimento hanno avuto il coraggio di incamminarsi, fino in fondo, dentro le criticità strutturali di questa epoca di passaggio e quindi elaborare un pensiero inedito capace di disegnare nuovi orizzonti possibili.
Un nuovo cammino dell’umanità si può costruire se al primo posto, nelle città come nelle aree interne, si da priorità ad un nuovo senso civico che valorizza i beni comuni e riconosce dentro un nuovo percorso identitario, fortemente inclusivo e solidaristico, attività economiche che sposano fino in fondo la sostenibilità ambientale e sociale stressando ai massimi livelli creatività ed innovazione. Un passaggio epocale come questo ha bisogno, da una parte di una visione profetica, dall’altra di persone che, in una rete sempre più vasta, vivono il cambiamento del qui ed ora.
Questa rete immagina un mondo sempre meno dipendente dalle energie fossili, dall’auto privata, da un benessere materiale alienante; riscopre la coltivazione della terra, riabita le aree interne, si unisce in Gas, sposa pienamente l’innovazione tecnologica e l’applica a nuove forme d’artigianato; riscopre l’economia del dono e dello scambio e quando produce lo fa dando lustro alla bellezza e alla fantasia del nostro Bel Paese.
Molti si chiederanno: che cosa c’entra in tutto questo la terza edizione della Giornata Nazionale del Camminare? C’entra e molto, perché oggi il camminare non è solo un gesto quotidiano che determina un oggettivo benessere psico-fisico ma è un modo nuovo ed inedito, appunto, di osservare il mondo che ci circonda, per averne una conoscenza più profonda, meno superficiale e quindi capace di andare oltre gli stereotipi.
Il 12 ottobre si camminerà senza barriere ideologiche, ognuno con la propria motivazione, ma tantissimi saranno i percorsi che parleranno di disabilità, di legalità, di tutela del territorio, di mobilità dolce, di nuovi stili di vita, di spiritualità. Il 12 ottobre siete tutti invitati a conoscere con passo lento il vostro quartiere, la vostra città, la bellezza del paesaggio storico e naturale delle aree interne, ma soprattutto seguiteci nel conoscere le piccole grandi storie che sfuggono allo sguardo veloce e superficiale di ogni giorno. Accompagnateci a perlustrare nuovi orizzonti perché abbiamo bisogno di unire le conoscenze, non possediamo verità taumaturgiche ma sappiamo che da un gesto così semplice come il camminare capovolge la visione del mondo, rende più orizzontale il confronto con l’altro, rompe la separazione fisica e culturale, predispone all’incontro senza perdere la propria identità. Idealmente uniremo la città alla campagna per riequilibrare un rapporto che la modernità ha distrutto a vantaggio della prima.
Chi riprende a camminare in città, comegesto quotidiano di mobilità dolce, quasi sempre è una persona che è in sintonia con una nuova narrazione del mondo in cui la bellezza del paesaggio, il turismo lento, l’attenzione alla tutela ambientale, un economia solidale creativa e fortemente innovativa sono elementi costitutivi. Nell’ultima assemblea degli assessori al turismo e alla cultura dell’Anci, ho sentito per la prima volta parole molto chiare sul ruolo che la cultura deve avere nel nostro Paese. Fassino in apertura, alla presenza del ministro Franceschini ha detto: “La cultura deve diventare l’elemento costitutivo e strategico di un nuovo rilancio dell’Italia“. Ovviamente non ci aspettiamo che si dica lo stesso del camminare ma il gesto più naturale e antico del mondo viene riscoperto da una fetta sempre più grande di persone che hanno deciso di iniziare da loro, senza attendere, il lungo ed affascinante sentiero che non chiede l’ennesima rivoluzione dentro la storia ma un inedito capovolgimento del nostro modo di pensare che giunga ad un nuovo umanesimo. Per dirla con Ernesto Balducci , il futuro ha un cuore antico e chiudo parafrasando al plurale il camminatore, scrittore e poeta , Luigi Nacci: "Alziamoci e camminiamo".
* presidente di Federtrek
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venerdì 8 agosto 2014
IL 12 OTTOBRE CAMMINIAMO PER MIGLIORARE IL MONDO
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