venerdì 29 agosto 2014

RICONOSCIUTI I DIRITTI DELLE DONNE E DEI BAMBINI

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ROMA - Le mamme esultano. "Siamo felici, quasi incredule di questo risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini", ha detto la coppia alla quale è stata riconosciuta la "stepchild adoption". Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha infatti riconosciuto l'adozione di una bimba che vive con una coppia omosex composta da due donne libere professioniste. La bambina è figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia.

"Questa è una vittoria dei bambini e di tutti quei minori che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Speriamo - hanno dichiarato le due mamme che sono venute a conoscenza della decisione del tribunale mentre erano in vacanza - che questa sentenza possa aiutarli; suggeriamo alle tante altre coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto".

La polemica politica. La sentenza ha inevitabilmente riacceso il dibattito sul tema. Carlo Giovanardi, senatore Ncd, parla di sentenza "eversiva", che "scardina i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico scolpiti nella Costituzione e dalle Leggi votate dal Parlamento". Di parere diametralmente opposto il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto che ha parlato di "sentenza storica" che apre una "speranza per migliaia di famiglie Arcobaleno". Per la Meloni invece si tratta una "sentenza ideologica". Esultano tutte le associazioni gay, dal circolo Mario Mieli all'Arcilesbica.

Le motivazioni della sentenza. La coppia, che vive a Roma dal 2003, ha avuto una bimba all'estero anni fa con procreazione assistita eterologa per realizzare un progetto di genitorialità condivisa. Le mamme hanno così intrapreso un percorso che le ha portate a condividere compiti educativi e d assistenziali e "una solida base affettiva", ora riconosciuta dalla legge.

Il Tribunale ha accolto il ricorso presentato per ottenere l'adozione della figlia da parte della mamma non biologica. Le due donne, sposate all'estero, si erano rivolte all'Associazione italiana avvocati famiglia e minori, per procedere con il ricorso per l'adozione. Il ricorso è stato accolto sulla base dell'articolo 44 della legge sull'adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l'adozione in casi particolari. Ovvero "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore 'sociale', quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo", indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori.

"La norma in questione infatti - ha spiegato l'avvocato Maria Antonia Pili, legale di Pordenone e presidente di Aiaf Friuli, l'Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori del Friuli Venezia Giulia. - non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi, siano esse eterosessuali o omosessuali". Non si tratta dunque del riconoscimento di un diritto ex novo, ha specificato Pili, ma del riconoscimento giuridico di una situazione già consolidata, il tutto sempre nel "supremo interesse del minore". 

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