AMBIENTE & VELENI
Migranti: né muri né ponti: l’Onu istituisca una ‘New Philadelphia’ nel Nord Europa
Antonio Marfella
Tossicologo oncologo, Componente Osservatorio Ambientale indipendente di Acerra
Con oltre un milione e mezzo di abitanti nella sua zona centrale, e sei milioni in tutto il suo aggregato, Philadelphia è oggi la sesta città degli Stati Uniti.
Nel 1681, il quacchero William Penn divenne il proprietario di quella che, in sua memoria, sarebbe stata chiamata la Pennsylvania. Egli volle fondare la nuova città ideale di nome Philadelphia (parola che significa “amore fraterno”, dal greco).
Il più grande flusso migratorio della Storia dell’uomo, in corso in questi giorni e ancora sostanzialmente pacifico, benché gravato di migliaia di morti tra i migranti, impone una riflessione internazionale ed un intervento deciso da parte dell’Onu, la stessa Società delle Nazioni che ha imposto al mondo la nascita dello Stato di Israele, in grado di risolvere, nel modo più pacifico ma anche utile possibile, una situazione potenzialmente esplosiva ben più di varie bombe atomiche.
Una proposta forse meno utopica di quello che appare è quello di pensare ad identificare una zona franca internazionale, in zone anche al momento desolate o poco abitabili, dove, con in consistente aiuto tecnologico ed economico internazionale, di gran lunga comunque meno costoso del costruire muri o impiegare una inutile forza militare solo locale, creare una nuova zona di insediamento urbano di migranti, dando priorità e privilegiando la formazione, la cultura anche in special modo dei Paesi di origine, garantendo formazione lavorativa e quindi successiva certificazione di idoneità al lavoro in un un congruo periodo di tempo al termine del quale chiedere al migrante se permane la volontà di andare all’estero o tentare di ritornare in Patria, magari sperando che nel frattempo siano terminate le condizioni di guerra che ne hanno determinato la migrazione.