Migranti, hub, cibo e cure. Ecco perché Milano è la capitale dell'accoglienza
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Sappiamo che dal mese di ottobre 2014 a luglio 2015 sono passati da Milano 16 mila profughi, tutti diretti verso i paesi del nord Europa. Nel mese di agosto 2015, salvo alcuni giorni a cavallo di ferragosto, la frequenza degli arrivi è arrivata fino a 300 persone al giorno. Siriani, Eritrei, Etiopi, Sudanesi. A questi si aggiungono quelli rinviati in Italia da Svezia, Germania, Svizzera, Olanda, Danimarca... cioè tutti quelli a cui, in merito al trattato di Dublino, le prime impronte sono state prese in Italia, e qui devono ritornare.
Si potrebbe pensare che ci sia una grande confusione! Invece no, mi sento di poter dire in tutta sincerità che l'accoglienza di Milano è certamente la migliore fra tutte le città Italiane. Dai primi di luglio tutto si svolge in modo ordinato. A cento metri dalla stazione, in collaborazione con Grandi Stazioni, il Comune ha aperto un centro di accoglienza e smistamento per i profughi in arrivo (Hub) che lavora con la massima efficienza. Massima non vuol dire perfetta, ovvio, ma vuol dire che tutti sono accolti e nel giro di poche ore vengono trasportati nei centri di accoglienza a loro adibiti. I centri sono sette, in totale. Ci sono quelli per gli uomini soli, quelli per le donne e bambini, quelli per le famiglie, quelli per i minori non accompagnati.
Il centro dovrebbe essere aperto dalle 10 alle 22, ma in realtà non chiude mai. I profughi arrivano in treno o con gli autobus dal sud Italia a tutte le ore, e c'è sempre una persona che li fa entrare, a qualsiasi ora. Si chiama Gianluca Oss Pinter, è un volontario, e praticamente vive lì. Responsabile dell'organizzazione è la Fondazione Progetto Arca, e suoi sono gli operatori che fanno l'accettazione e tengono i contatti con i centri di accoglienza. Ma ad essi si affiancano gli operatori di varie associazioni, ognuna con un compito specifico. Save the Children e l'Albero della Vita, intrattengono i bambini.
SOS ERM, i cui volontari vengono al mattino, si occupano della distribuzione cibo. Nel pomeriggio si alternano altri volontari, non strettamente legati ad associazioni, ma iscritti in una lista del Comune. Cambio Passo si occupa in modo particolare degli eritrei, convogliandoli da Porta Venezia all'Hub della Stazione Centrale.
Ma i volontari di SOS ERM e di Cambio Passo fanno molto di più. Supportano i profughi in cose pratiche: andare in questura, procurare vestiti e carte telefoniche, aiutarli comprare i biglietti dei treni. Ci sono ragazzi eritrei o famiglie siriane che non hanno i soldi per proseguire il viaggio, ed allora si fanno delle collette fra di noi, oppure, se ne abbiamo la possibilità, usiamo dei fondi di SOS ERM o Cambio Passo.
All'interno dell''Hub c'è anche un presidio medico, dove sono presenti dei medici fissi, assunti dalla ASL, che si alternano, dalle ore 10 alle 20. Negli altri momenti per la parte medica spesso ci sono io, dalle 20....fino a che è necessario. I due medici della ASL parlano arabo e inglese. Anch'io appartengo ad una associazione, Medici Volontari Italiani, ma sono lì come volontaria, e parlo con tutti.
Ci sono anche un mediatore culturale eritreo di Terres des Hommes, saltuario, e alcuni mediatori eritrei ed etiopi, operatori di Progetto Arca. Ed infine gli autisti, sempre all'erta, pronti a partire con i nuovi arrivati.
L'Hub è un ambiente molto vasto, di 450 metri quadri. È suddiviso in sala di accoglienza, sale di attesa, spazi per i bambini, sala pranzo, bagni, angolo internet, sala medica, stanze-magazzino. Fra pochi giorni sarà messa in funzione anche la zona docce. In certi giorni abbiamo accolto anche più di 500 persone e tutto è andato bene.
Ma quello che caratterizza la nostra accoglienza, a parte l'efficienza dell'organizzazione, è l'atmosfera di intesa ed armonia che si sente all'interno dell'Hub. La sentono anche gli ospiti, che hanno delle risposte a quasi tutti i loro bisogni immediati, nel limite del possibile ovviamente, e se ne vanno salutandoci con il sorriso. Ognuno di noi ha il suo ruolo, e sappiamo come contare uno sull'altro, spesso passandoci le comunicazioni al volo, a volte solo con gesti e sguardi, perché ci intendiamo anche senza troppe parole. Quando individuiamo situazioni di particolare fragilità, attiviamo anche percorsi esterni di protezione e cura.
Ma quello che caratterizza la nostra accoglienza, a parte l'efficienza dell'organizzazione, è l'atmosfera di intesa ed armonia che si sente all'interno dell'Hub. La sentono anche gli ospiti, che hanno delle risposte a quasi tutti i loro bisogni immediati, nel limite del possibile ovviamente, e se ne vanno salutandoci con il sorriso. Ognuno di noi ha il suo ruolo, e sappiamo come contare uno sull'altro, spesso passandoci le comunicazioni al volo, a volte solo con gesti e sguardi, perché ci intendiamo anche senza troppe parole. Quando individuiamo situazioni di particolare fragilità, attiviamo anche percorsi esterni di protezione e cura.
Ecco, questa per me è la vera accoglienza. I profughi entrano nell'Hub con l'aria distrutta, sofferenti, sporchi, con vestiti laceri e spesso senza scarpe, hanno fame, sete, bisogno di riposare, di essere curati. Si preoccupano per i loro bambini di pochi mesi o pochi anni, o che ancora devono nascere. Gli anziani si trascinano con fatica ma non si lasciano mai andare. Tutti vengono rifocillati, curati, ma anche amati. Eh sì, perché per fare il nostro lavoro ci vuole sì la competenza, ma anche tanto amore per tutti gli esseri umani.
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