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Punto di vista: Per una nuova cultura della mobilità
La protezione del clima non funziona se si trascurano i trasporti – tra un quinto e un terzo delle emissioni nelle regioni alpine dipendono direttamente dalla mobilità. Un approccio alla protezione del clima che non preveda una riduzione significativa in questo settore è incompleto e poco credibile. L’attenzione delle ONG e dei cittadini si deve quindi concentrare in questa direzione ed essi devono esigere dai rispettivi Governi obiettivi vincolanti.
“Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati”. Questa affermazione di Albert Einstein trova applicazione, come nel frattempo sufficientemente documentato da diversi studi, anche per la realizzazione di reti di trasporto, che spesso vengono spacciate come antidoto alla crisi economica. Proprio negli ultimi anni della stagnazione e recessione economica, molte regioni sono propense a puntare all’accessibilità convenzionale e ai collegamenti con i grandi centri economici, a nord così come a sud delle Alpi, anziché a rivolgersi all’innovazione e a una marcata caratterizzazione specifica. A partire dagli anni ’70 non si era mai avuta una tale quantità di progetti di costruzione stradali nelle Alpi come si assiste oggi. Mentre è ormai documentato che nuove strade non risolvono i problemi economici, ma li trasferiscono ai cicli economici regionali. Ciò è stato riconosciuto anche dalla Rete di comuni “Alleanza nelle Alpi”, dalla rete di città “Città alpina dell’anno” e dalla CIPRA. Con il loro appello “Protezione del clima ora!”, esse chiedono alla comunità internazionale riunita nel vertice sul clima di Parigi l’introduzione di linee guida rigorose per combattere le cause e le conseguenze del cambiamento climatico.
La buona notizia è questa: i cittadini dispongono di una grande forza nelle loro mani. Chi negli acquisti punta alla regionalità e al rispetto del clima nella scelta dei prodotti, contribuisce anche a spingere grossisti e spedizionieri a battere nuove strade e sostiene i posti di lavoro e l’imprenditorialità nella regione. Chi nel proprio comportamento relativo alla mobilità tiene conto della protezione del clima, dà un notevole contributo a un cambiamento di vasta portata.
Molti esempi riusciti nei settori di economia, turismo e comuni modello distribuiti su tutto l’arco alpino dimostrano che una mobilità rispettosa del clima e attenta ai bisogni delle persone inizia nella testa – non nelle costruzioni stradali. Dobbiamo governare i flussi di traffico tenendo d’occhio il nostro portafoglio e chiedere alle nostre regioni investimenti sul modo di pensare e soluzioni innovative alla domanda di mobilità. Una buona panoramica su come tutto ciò sia possibile è fornita dalla presa di posizione della CIPRA “Per una nuova cultura della mobilità”.
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