mercoledì 29 luglio 2015

beni culturali o location?

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Beni culturali, il Codice dimenticato. Quando i luoghi dell'arte diventano "location"

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APEROL REGGA CASERTA
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Il Codice dei Beni culturali e del paesaggio parla chiaro: "I beni culturali non possono essere [...] adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione". Tra i 184 articoli del Codice non ce n'è uno più eluso e violato dell'articolo 10. E non solo da parte dei privati, che - pagando - possono ottenere in uso individuale i monumenti, ma anche da parte della pubblica amministrazione dei Beni culturali, deputata a garantire la corretta gestione e la tutela del patrimonio storico-artistico.
Cosa s'intende per "uso individuale"? Che lo Stato, le Regioni e gli altri Enti pubblici territoriali possano accordare a singoli richiedenti, dietro pagamento di un canone concessorio, l'uso privato dei Beni culturali di proprietà pubblica esclusivamente "per finalità compatibili con la loro destinazione culturale" (art. 106). Ciò significa, mettiamo il caso, che la disponibilità del Colosseo potrà essere concessa a una società privata, per la realizzazione di un evento, solo dopo aver accertato che le finalità dell'uso proposto non siano incompatibili con la destinazione culturale del bene e che il potenziale concessionario fornisca specifiche garanzie volte a proteggere, anche preventivamente, da eventuali danni (materiali e immateriali) il monumento, a non precludere l'accesso alla collettività e ad assicurare il rispetto e la tutela dei caratteri di rarità e di pregio storico e artistico.
Chi riceverà in consegna il monumento sarà tenuto a osservare scrupolosamente queste norme: va da sé che non potrà, ad esempio, affiggere o proiettare marchi pubblicitari su aree sensibili, usare luci troppo forti o inappropriate, diffondere suoni a decibel elevati, deturpare l'ambiente, far accedere un numero di persone superiore a quello regolamentato e, soprattutto, compromettere il decoro e la dignità del monumento con attività incompatibili con la sua destinazione culturale. Attività, queste ultime, che troppo spesso delegittimano la difficile e delicata azione di tutela, perché alterano la percezione che del patrimonio culturale pubblico ha la collettività, che inevitabilmente finisce per confondere l'uso improprio con una presunta opera di "valorizzazione".
Prendiamo il caso dell'evento organizzato il 16 luglio 2015 nella Reggia di Caserta, proclamata dall'Unesco "Patrimonio dell'umanità". Scopo della serata, come dichiarato nel comunicato stampa diramato il 15 luglio dal ministero dei Beni culturali sul proprio sito internet ufficiale, promuovere un prodotto a marchio Aperol. Titolo del comunicato: "Un aperitivo a corte. Everybody's Welcome". Chiediamoci: l'allestimento nel Parco Reale di un "party" con tanto di dj-set in prossimità della celebre fontana di Diana e Atteone (alimentata dall'acquedotto carolino inaugurato il 17 maggio 1762), con annessa proiezione di potenti fasci luminosi color arancio (colore "brand" dell'aperitivo in questione) e di marchi pubblicitari sulla facciata vanvitelliana che guarda sul giardino, può essere considerato un uso compatibile con la destinazione culturale del monumento?
Sembrerebbe di sì, a giudicare dall'urgenza di reperire quei fondi - così spesso negati dall'amministrazione centrale - necessari alla gestione, all'ordinaria manutenzione e al restauro della Reggia. Ma certamente no, se per "uso compatibile" intendiamo un utilizzo del monumento che sia rispettoso della sua storia (che non è una storia qualunque, ma un capitolo imprescindibile della storia del nostro Paese), del suo fasto, del suo splendore, del suo prestigio, dei suoi caratteri di rarità artistica e, non in ultimo, della sua manifesta fragilità sul piano conservativo. E ancora no, se per "destinazione culturale" intendiamo un luogo deputato a educare e a formare i cittadini italiani e, di conseguenza, a promuovere la democrazia e a diffondere la conoscenza.
L'aspetto paradossale di questa vicenda, però, è che proprio sul sito del Mibac la fontana di Diana e Atteone sia stata degradata al rango di "location", anziché essere presentata per quello che è, o che almeno dovrebbe essere, vale a dire una testimonianza del nostro passato che ha valore di civiltà.
Così il comunicato stampa: "La Fontana di Diana e Atteone con la cascata Reale sullo sfondo è la location che il gruppo Campari, azienda leader nell'industria globale del beverage, ha scelto per ambientare l'evento di presentazione di un prodotto con marchio Aperol". Ecco cos'è diventato il nostro patrimonio culturale: una "location" da affittare (nel caso specifico il canone di concessione, regolamentato dal tariffario, ha permesso di incamerare nel bilancio della Reggia 6 mila euro più 350 di spese di gerenza) allo scopo di allestire l'evento pubblicitario o mediatico di turno. Tutto qui.
L'obiettivo è associare celebri marchi a celebri "location". Ma continuiamo a leggere il comunicato: "Per la riuscita ottimale della manifestazione l'azienda ha provveduto al ripristino di parte dell'illuminazione del Parco Reale che potrà in questo modo essere utilizzabile per future iniziative". Il ripristino di parte dell'illuminazione, dunque (a meno che gli addetti alla comunicazione del Mibac non scrivano corbellerie), non è stato un gesto di puro e incondizionato "mecenatismo", ma un'azione finalizzata alla realizzazione pratica della serata in oggetto. Senza illuminazione, niente festa. Tutt'al più, informa il comunicato, quella parte di illuminazione ripristinata potrà essere utilizzata per altre occasioni. E grazie tante!
Sebbene priva di qualsivoglia valenza culturale, l'iniziativa (per la cronaca, regolarmente autorizzata dagli uffici preposti) non ha prodotto danni materiali al monumento? Benissimo, e a quelli immateriali chi ci pensa? Perché chi ci toglierà dalla mente - e, soprattutto, da internet - le immagini della Fontana di Diana e Atteone trasformata in pista da ballo e della facciata vanvitelliana color arancio "shocking" su cui campeggiano in bella vista marchi pubblicitari?

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