Franceschini all'inaugurazione del porto di Classe: tutela e valorizzazione non sono in contrasto
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A vederlo oggi, il sito archeologico dell'antico porto di Classe, si stenta a credere che qui fu di stanza una delle flotte più potenti del Mediterraneo: avvolto da terre, canali e campi di girasoli, il bacino dista ormai una decina di chilometri dal suo mare e qualcosa in meno dal centro di Ravenna, strabordante di mosaici e palazzi storici. Eppure qui per tanto tempo ci furono vele al vento, soldati, carichi da imbarcare e marinai bruciati dal sole: lo scalo fu attivo sin dall'età di Augusto, e rimase in funzione per secoli, oltre l'Impero e gli stravolgimenti della storia.
Lo hanno scavato, gli archeologi, a partire dagli anni Settanta, e oggi, grazie al sostegno delle Istituzioni e allo sforzo della Fondazione Ravenna Antica, che cura la valorizzazione dei siti più emblematici della città romagnola, è finalmente possibile visitarlo, in un percorso che guida i visitatori tra strade e magazzini, su piattaforme di corten e vetro, con il supporto di ricostruzioni multimediali.
Era presente anche il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini, insieme a sindaco e rappresentanti della Fondazione, all'inaugurazione del nuovo Parco Archeologico, primo tassello di una vasta area che presto godrà dei risultati dei nuovi scavi in corso a San Severo, e di un Museo specifico, ospitato in un antico zuccherificio.
Tante le parole di apprezzamento, da parte del ministro, che vede nella realizzazione del Parco quella sintesi tra pubblico e privato, tra tutela e valorizzazione, che considera fondamentale nella gestione dei Beni Culturali in un Paese come l'Italia. Un Paese che, nonostante la crisi, accoglie sempre più turisti, e che rimane in cima alle preferenze dei viaggiatori di tutto il mondo, attratti dalle unicità di cultura e paesaggio e da quella grande bellezza che ogni borgo e ogni centro storico nasconde in sé. Un Paese che, nello stesso tempo, ammonisce il Ministro, deve imparare a differenziare la sua offerta, e a convogliare i flussi di visitatori verso le migliaia di capolavori sparsi sul territorio, decongestionando i centri storici di Roma, Venezia e Firenze che sono già al limite, e che rischiano di collassare per il cedimento dei loro fragili equilibri.
Investire, valorizzare, promuovere, fare marketing: questo in sintesi il pensiero di Franceschini, che sottolinea l'importanza dell'ArtBonus, con gli sgravi fiscali per chi supporta il patrimonio, e che insiste sulla necessità di considerare la valorizzazione del patrimonio come qualcosa di fondamentale, e non in contrasto con la tutela.
Non gli si può dare torto: valorizzare non è una bestemmia, e l'Italia deve investire decisamente in cultura, se intende tirarsi fuori dalla crisi puntando in primis su ciò che nessun altro può offrire allo stesso modo. Ci si potrebbe chiedere, semmai, se lo scorporo di Soprintendenze e Poli Museali, citato anche a Classe in tal proposito, fosse l'azione più efficace da compiere per raggiungere questo obiettivo, in un deprimente contesto generale di riduzione di fondi, personale e progetti.
Perché al di là di proclami ed etichette, sulla cultura bisogna essere chiari: se si decide di puntare sul patrimonio come risorsa strategica, bisogna avere il coraggio di investire, sostenere, mettere in campo uomini e mezzi. A Ravenna sono state investite risorse importanti, e i risultati si vedono.
Al tramonto, sull'antico porto, i visitatori sciamano, accompagnati da un piccolo stuolo di guide in polo bordeaux, scattando foto agli ultimi raggi del sole riflessi nell'acqua del bacino, tra basoli e muretti. Il Parco Archeologico di Classe è ormai realtà, ed è un nuovo gioiello.
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