domenica 3 agosto 2014

LA TRAGEDI DI REFRONTOLO

Il piccolo Vajont di Refrontolo. Realacci: «Terribile monito su mutamenti climatici e manutenzione del territorio»

[3 agosto 2014]
Trevigiano
Come abbiamo più volte scritto in questi giorni di “stranezze” climatiche e come hanno confermato i climatologi della World meteorologigal organization, l’inatteso sta diventando usuale e la tropicalizzazione del clima italiano, con meno pioggia ma più violenta e concentrata,  annunciata dagli scienziati tra gli sberleffi e l’indifferenza generale, è tra noi e sta colpendo duramente, come è successo a Refrentolo, dove stanotte  il torrente Lierza e la sua cascata, simbolo del paesino del trevigiano, hanno spazzato via una festa paesana, fatta imprudentemente in una valletta accanto al corso d’acqua, uccidendo 4 persone .
Il torrente si è ingrossato per le forti piogge a monte e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha detto che «La concausa evidente è che si è creata un’ostruzione del torrente che ha dato vita a una diga naturale, probabilmente creata dai rami e da tutto quello che scende nei torrenti durante i temporali, tra cui balle di fieno giganti. Quando la diga si è rotta ha liberato 4-5 metri di acqua di altezza, un piccolo Vajont. C’è stata una devastazione di mezzi fino a 700-800 metri dal fiume, un disastro» ed ha cercato di dire che questa volta la colpa non è della cementificazione, ammettendo così che la scriteriata cementificazione del Veneto c’entra con i disastri precedenti.
Ma un responsabile della Protezione Civile locale ha detto a Rai News 24 che l’area ha subito modifiche pesanti e che i cambiamenti climatici stanno cambiando ancora di più le cose in un territorio fragilizzato, come dimostrano  le altre  7 frane che si sono abbattute nella zona, una delle quali ha interrotto la strada provinciale tra Follina a Cisone e Molinetto della Croda
Secondo il presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci «La bomba d’acqua e le vittime nel Trevigiano confermano purtroppo tragicamente la necessità di contrastare i mutamenti climatici e gestire bene il territorio. Vicini alla popolazione duramente colpita, dolore per le vittime e sostegno ai soccorritori. Questi fenomeni estremi, ci ha ricordato il professor Maracchi, sono aumentati del 900% rispetto agli anni ‘60/’90. Una politica utile e lungimirante deve dare priorità alla riduzione dei gas a effetto serra e considerare la manutenzione del territorio la prima grande opera che serve all’Italia. La nostra economia può ripartire anche da qui».
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