l’europa della ragione
paolo bonetti
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Consentitemi di tornare sulla questione della libertà e della laicità, dopo le stragi di Parigi e i molti commenti che hanno generato e continuano a produrre. Francamente mi pare che si stia facendo anche molta retorica, con inviti insensati a una specie di guerra santa contro l’Islam da parte di alcuni e con l’esaltazione dei giornalisti di Charlie-Hebdo come campioni della nostra civiltà da parte di altri. Per parte mia resto fedele alla celebre frase attribuita a Voltaire: “non condivido quello che dici, ma difenderò fino alla morte la tua libertà di dirlo”. I giornalisti del settimanale francese facevano onestamente il loro mestiere, ma certe loro vignette non mi sono mai sembrate particolarmente intelligenti e rispettose verso le convinzioni altrui. Ma avevano tutto il diritto di esprimersi come meglio credevano, la satira non è tenuta al rispetto di certi valori morali o estetici. Quelli che li hanno uccisi hanno violato il principio fondamentale dell’etica laica e liberale e vanno condannati senza se e senza ma.
Faremmo, però, un grosso errore a farne l’emblema della nostra civiltà ed ad assumere atteggiamenti di condanna indiscriminata nei confronti della religione islamica come di ogni altra religione. Non tutti cristiani sono uguali e questo vale anche per i seguaci di altre fedi. Certo, come ho già detto, l’islamismo presente ancora il grave problema della mancata distinzione fra sfera politica e sfera religiosa (per non parlare della condizione di oggettiva subordinazione delle donne), ma il nostro dovere è quello di cercare pazientemente e responsabilmente di far leva su quelle componenti del mondo islamico che si rendono conto della necessità di collaborare per salvare la pace e migliorare così le condizioni di vita dei loro popoli. Poi ci sono gli estremisti e i professionisti del terrorismo, ma guai se entrassimo nella logica perversa di contrapporre alla loro intolleranza la nostra intolleranza e un rinnovato spirito di crociata. Fermezza certamente nel combattere i pericoli del fondamentalismo islamico, ma, per carità, nessuna retorica di una identità europea concepita alla maniera dei vecchi e rovinosi nazionalismi.
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