mercoledì 29 luglio 2015

questa non è la linea dei Verdi

C’è movimento a sinistra del Pd. Ma per andare dove?

Sinistra
Pippo Civati con il deputato di Sel, Nicola Fratoianni, durante la presentazione della nuova associazione ''Possibile'', Roma, 21 giugno 2015.     ANSA/ETTORE FERRARI
Parte un coordinamento tra i parlamentari. Mentre il caso Cagliari già provoca le prime fratture
Un gruppo parlamentare in autunno, un nuovo partito pronto per le amministrative della prossima primavera. È la road map che si è data la nuova sinistra che prova a riorganizzarsi. I parlamentari di Sel e alcuni fuoriusciti da Pd (Stefano Fassina, Sergio Cofferati, Monica Gregori) e M5S (Adriano Zaccagnini, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella) si sono riuniti stamattina per avviare questo percorso.
Non sarà facile, come complicata è stata la vita di tutte quelle forze politiche che si sono mosse a sinistra dell’Ulivo, prima, e del Pd, poi. Innanzitutto, perché il presunto spostamento verso il centro del Pd non sta provocando – almeno stando ai sondaggi – quella voragine elettorale a sinistra, che questa nuova formazione si proporrebbe di colmare. Quindi, perché l’opposizione al governo Renzi in questo momento sembra essere appannaggio soprattutto di forze populiste e demagogiche, con le quali è difficile entrare in competizione mantenendo posizioni più “responsabili” (chiedere a Forza Italia). Infine, ma l’elenco potrebbe continuare, perché il vecchio vizio del settarismo e della frammentazione non è stato ancora del tutto debellato da queste parti.
Emblematico è il caso di Cagliari, dove la ricandidatura del sindaco Massimo Zedda (Sel) vede mettersi di traverso Pippo Civati, su una posizione politica chiara quanto potenzialmente suicida: non allearsi con il Pd, mai. Nemmeno alle amministrative. Nemmeno quando il candidato non ha niente a che vedere con quel partito, anzi ha vinto le primarie proprio contro un dirigente dem (come fece Zedda nel 2011). E lo stesso Civati ha disertato l’assemblea dei parlamentari di stamattina, tirandosi fuori (almeno per ora) dal nuovo progetto.
L’idea dell’autosufficienza da quelle parti più che velleitaria è ridicola. Se la sinistra vuole porsi realmente come forza di cambiamento, e non semplicemente come schieramento di testimonianza, come troppe volte ha fatto negli ultimi anni, deve trovare la forza di essere compatta al proprio interno (terribile quanto emblematico il ritratto pubblicato ieri dall’Espresso), la capacità di aprirsi alle tante forze sociali che faticano a trovare rappresentanza e il coraggio di confrontarsi con il Pd e con il governo. Non assumere posizioni preconcette, non trincerarsi dietro l’opposizione a ogni costo. Non rincorrere le forze della rabbia, ma essere di stimolo a quelle della speranza.
Solo in questo modo farà bene a se stessa e al paese. E probabilmente anche al Pd.

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