mercoledì 8 luglio 2015

scuola:fermare la controriforma di Renzi

Cancellati

by JLC
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La protesta di insegnanti, studenti e genitori contro la Buona scuola (foto tratta dalla pagina facebook La scuola non si tocca)

di Matteo Saudino*
Che nelle democrazie liberal-capitaliste i mezzi d'informazione non siano oggettivi, neutri e democratici è noto sin dal diffondersi dei primi quotidiani nel secondo '800. Sul tema, il giovane Orson Wells ha realizzato "Quarto potere", autentico e immortale capolavoro del cinema: l'informazione è controllata dai proprietari delle testate giornalistiche. Una buona legge anti-trust può evitare la concentrazione dei media nelle mani degli stessi soggetti e soprattutto può separare il potere politico dal potere dell'informazione. In Italia servirebbe sicuramente una efficace legislazione sul conflitto di interesse; ma siamo sicuri che essa risolverebbe il problema della manipolazione delle notizie?
A mio avviso ciò è altamente improbabile. Differenziare e moltiplicare i padroni di tv, giornali, piattaforme web dà l'illusione di vivere all'interno di una pluralità nella quale crediamo sia possibile essere informati e prendere coscienza dei fatti. Ma la realtà è ben diversa, perché sui grandi temi economici e sociali i proprietari dei grandi gruppi editoriali hanno gli stessi interessi materiali e, dunque, piegano o oscurano le notizie a loro piacimento. Il dissenso è relegato a poche firme che ogni tanto trovano spazio all'interno di un coro univoco in cui si disperdono o perdono evidenza ed efficacia.
Grandi opere, job actsbuona scuola, Grecia: i poteri forti italiani che controllano l'informazione hanno, in questa fase storica, interessi economici liberisti che convergono sullo smantellamento del welfare state, sulla privatizzazione dei beni pubblici, sulla precarizzazione del lavoro e sull'aziendalizzazione della scuola. Pertanto ogni giorni le notizie vengono deformate in tale direzione: i cittadini devono sostenere le inutili e mafiose grandi opere? Allora chi si oppone deve essere presentato come un vandalo, irresponsabile, antimoderno e antiprogresso; gli italiani devono accettare la cancellazione di diritti del lavoro e l'innalzamento dell'età pensionabile? Allora bisogna ogni giorno ribadire che i giovani non hanno lavoro e non andranno in pensione per colpa dei padri e che con più precarietà ci sarà più lavoro; la democrazia greca mette in discussione la dittatura delle banche e della finanza? Allora i media devono creare panico, screditare Tsipras, fare vedere le piazze piene per il sì e le code ai bancomat; gli insegnanti italiani danno vita ad un movimento di massa che mette a nudo il progetto renziano di scuola autoritaria? Allora bisogna oscurarli, renderli invisibili e parlare ogni giorno di 100.000 assunzioni, di meritocrazia e di scuole più efficaci ed efficienti grazie ad un preside manager.
E così il 7 luglio, decine di migliaia di insegnanti e cittadini, che hanno manifestato il loro dissenso per una riforma approvata a colpi di fiducia parlamentare e con il parere contrario di tutti i sindacati e di oltre l'80 per cento dei docenti, sono stati cancellati dai fatti, dalle notizie. Eppure esistono tante tante tv, tanti quotidiani, tanti grandi siti web. Ma se il pluralismo liberale altro non è che spartizione tra grandi capitalisti che conoscono solo la democrazia del consumo funzionale all'oligarchia dei profitti, non c'è reale possibilità di corretta informazione. Le battaglie sociali popolari non devono trovare spazio: la voglia di democrazia e di giustizia sono contagiose.
Anche in questo caso dobbiamo ripensare modi e spazi democratici: autogestione, cooperazione e mutualismo sono le vie che dobbiamo provare a costruire e a perseguire dall'economia all'informazione, dall'ambiente all'istruzione (abbiamo bisogno, per dirla con lo scrittore e giornalista Raúl Zibechi, di Minuscoli asteroidi ndr). Non possiamo perseguire l'utopia dei padroni illuminati ed etici. Non possiamo continuare a lamentarci per la scarsa onestà intellettuale da Stampa, Repubblica, Corriere, Messaggero, Sole 24 ore, Rai, Mediaset e tv locali sui temi sociali ed economici; essi fanno bene il loro lavoro: producono ideologia per i governi amici, per le banche, le industrie e le fondazioni che li posseggono e finanziano (Fiat, San Paolo, Mediobanca, Publitalia, Berlusconi, Dellavalle, Cairo, Unicredit,...)
Per i media, i greci virtuali avevano già perso il referendum; i greci reali invece si sono ribellati e hanno detto No (Oxi, Ya basta! Un grido nel mondo) e nei quartieri della Grecia sperimentano collettività e solidarietà (leggi anche Le lotte e le speranze della Grecia).
Per i media, gli insegnanti italiani virtuali non esistono o sono rassegnati; ma noi insegnanti reali ci siamo, consapevoli e determinati a lottare contro la scuola del clientelismo e per una scuola democratica, laica e aperta a tutti. Insegnanti oscurati, insegnanti ancora più arrabbiati, perché il reale ha il sopravvento sull'ideale.

* docente di storia e filosofia a Torino
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DA LEGGERE
LA LOTTA DELLA SCUOLA ALAIN GOUSSOT

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