Fiumara d’Arte, parte il restauro. Due milioni per il parco di scultura di Antonio Presti. Dopo denunce e indifferenza, la svolta della Regione Siciliana
1982-2015. TRENT’ANNI DI FIUMARA D’ARTE
Lo avevano ignorato, guardato con sospetto, poi addirittura denunciato e perseguito. Il rapporto tra Antonio Presti e le Istituzioni siciliane non è stato dei più rosei. Servivano sensibilità, attenzione, intelligenza; serviva una classe politica scaltra, se non propriamente colta, per cogliere il valore dell’audace operazione messa in piedi – e autofinanziata – trent’anni fa dal mecenate messinese. Era il 1982 quando un giovanissimo Presti decideva di investire tempo, denaro ed energie in un mega parco di scultura, impiantato lungo gli argini del fiume Tusa, sulla costa tirrenica dell’Isola. Nasceva così, per svilupparsi nell’arco degli anni, Fiumara d’Arte, collezione diffusa di monumentali installazioni d’arte contemporanea, affidate a nomi eccellenti – da Tano Festa a Pietro Consagra, da Italo Lanfredini a Paolo Schiavocampo, da Piero Dorazio a Mauro Staccioli – a cui si sarebbe aggiunto più tardi l’Atelier sul Mare, albergo con stanze progettate da celebri artisti.
Erano anni di deserto e di fatica. Anni in cui mancavano del tutto, specialmente al Sud, criteri, budget e buone pratiche per le produzioni contemporanee, tanto più per l’arte pubblica. L’impresa pionieristica di Presti si rivelò epica. Un luogo di formidabile fascinazione, che allora (come del resto anche oggi) nessuna istituzione avrebbe anche solo potuto concepire. E che solo oggi, dopo lunghe traversie, vive una concreta svolta sul piano della tutela e della conservazione.
Lo avevano ignorato, guardato con sospetto, poi addirittura denunciato e perseguito. Il rapporto tra Antonio Presti e le Istituzioni siciliane non è stato dei più rosei. Servivano sensibilità, attenzione, intelligenza; serviva una classe politica scaltra, se non propriamente colta, per cogliere il valore dell’audace operazione messa in piedi – e autofinanziata – trent’anni fa dal mecenate messinese. Era il 1982 quando un giovanissimo Presti decideva di investire tempo, denaro ed energie in un mega parco di scultura, impiantato lungo gli argini del fiume Tusa, sulla costa tirrenica dell’Isola. Nasceva così, per svilupparsi nell’arco degli anni, Fiumara d’Arte, collezione diffusa di monumentali installazioni d’arte contemporanea, affidate a nomi eccellenti – da Tano Festa a Pietro Consagra, da Italo Lanfredini a Paolo Schiavocampo, da Piero Dorazio a Mauro Staccioli – a cui si sarebbe aggiunto più tardi l’Atelier sul Mare, albergo con stanze progettate da celebri artisti.
Erano anni di deserto e di fatica. Anni in cui mancavano del tutto, specialmente al Sud, criteri, budget e buone pratiche per le produzioni contemporanee, tanto più per l’arte pubblica. L’impresa pionieristica di Presti si rivelò epica. Un luogo di formidabile fascinazione, che allora (come del resto anche oggi) nessuna istituzione avrebbe anche solo potuto concepire. E che solo oggi, dopo lunghe traversie, vive una concreta svolta sul piano della tutela e della conservazione.
DALLE DENUNCE DI ABUSIVISMO AL RESTAURO. PIOGGIA DI FONDI EUROPEI
Presti subì un processo penale per abusivismo edilizio, nonostante i singoli Comuni coinvolti avessero dato il loro consenso alla costruzione delle sculture. Ne venne un estenuante contenzioso legale, durato 25 anni, a cui solo un apposita legge mise fine, nel 2006: quella collezione poderosa veniva ufficialmente riconosciuta dalla Regione Siciliana e dunque tutelata. Tutela che, nei fatti, non arrivò mai. Nessuno, da allora, ha attivato percorsi di restauro, pulitura, promozione e valorizzazione di questo patrimonio. L’abbandono, come unica regola.
Oggi la svolta. Grazie ai PO FERS 2007-2013, oltre 2 milioni di euro saranno impiegati entro il 2015 per la progettazione, il ripristino e la conservazione, le consulenze scientifiche e i programmi di comunicazione, destinati alla titanica impresa di restauro di Fiumara. Tutte le sculture saranno recuperate, tranne la camera ipogea di Hidetoshi Nagasawa, che resterà chiusa – come da volontà testamentarie di Presti – per cento anni esatti. Il restauro, di cui presti avrà la direzione artistica, potrà essere di tipo puramente conservativo, ma anche “rigenerativo”, nel caso in cui gli artisti ancora viventi decideranno di ripensare le loro sculture, con integrazioni e contaminazioni. Un’operazione necessaria, rimandata per troppo tempo, che grazie alle risorse europee diventa realtà.
Presti subì un processo penale per abusivismo edilizio, nonostante i singoli Comuni coinvolti avessero dato il loro consenso alla costruzione delle sculture. Ne venne un estenuante contenzioso legale, durato 25 anni, a cui solo un apposita legge mise fine, nel 2006: quella collezione poderosa veniva ufficialmente riconosciuta dalla Regione Siciliana e dunque tutelata. Tutela che, nei fatti, non arrivò mai. Nessuno, da allora, ha attivato percorsi di restauro, pulitura, promozione e valorizzazione di questo patrimonio. L’abbandono, come unica regola.
Oggi la svolta. Grazie ai PO FERS 2007-2013, oltre 2 milioni di euro saranno impiegati entro il 2015 per la progettazione, il ripristino e la conservazione, le consulenze scientifiche e i programmi di comunicazione, destinati alla titanica impresa di restauro di Fiumara. Tutte le sculture saranno recuperate, tranne la camera ipogea di Hidetoshi Nagasawa, che resterà chiusa – come da volontà testamentarie di Presti – per cento anni esatti. Il restauro, di cui presti avrà la direzione artistica, potrà essere di tipo puramente conservativo, ma anche “rigenerativo”, nel caso in cui gli artisti ancora viventi decideranno di ripensare le loro sculture, con integrazioni e contaminazioni. Un’operazione necessaria, rimandata per troppo tempo, che grazie alle risorse europee diventa realtà.
“LA SICILIA DEVE MOLTO AD ANTONIO PRESTI”. IL RICONOSICMENTO ISTITUZIONALE
“Ad Antonio Presti, il territorio della Valle dell’Halaesa deve molto. Tutta la Sicilia, gli deve molto. Il riconoscimento di Fiumara d’Arte come luogo dell’identità e della memoria, decretato dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, lo attestano in modo univoco. Ad Antonio Presti la Regione chiede di continuare la sua opera nella Valle e negli altri territori dell’Isola nei quali essa è già stata avviata o che la fertile creatività di Antonio ha già individuato”. Parole importanti quelle dell’Assessore ai Beni Culturali Antonino Purpura, figura di qualità – finalmente – designata dal governo Crocetta dopo l’ennesimo rimpasto. Parole che, qualche anno fa, sarebbero sembrate utopia: lontani sono i tempi delle minacce di demolizione, e lunga è la strada percorsa in direzione di una nuova coscienza collettiva. Strada che Antonio Presti, con il suo lavoro costante per la produzione, l’educazione, la sensibilizzazione culturale, ha contribuito largamente a seminare. Oggi il riconoscimento più importante: quello che passa per la cura, per la memoria, per la presa in carico istituzionale.
“Ad Antonio Presti, il territorio della Valle dell’Halaesa deve molto. Tutta la Sicilia, gli deve molto. Il riconoscimento di Fiumara d’Arte come luogo dell’identità e della memoria, decretato dall’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, lo attestano in modo univoco. Ad Antonio Presti la Regione chiede di continuare la sua opera nella Valle e negli altri territori dell’Isola nei quali essa è già stata avviata o che la fertile creatività di Antonio ha già individuato”. Parole importanti quelle dell’Assessore ai Beni Culturali Antonino Purpura, figura di qualità – finalmente – designata dal governo Crocetta dopo l’ennesimo rimpasto. Parole che, qualche anno fa, sarebbero sembrate utopia: lontani sono i tempi delle minacce di demolizione, e lunga è la strada percorsa in direzione di una nuova coscienza collettiva. Strada che Antonio Presti, con il suo lavoro costante per la produzione, l’educazione, la sensibilizzazione culturale, ha contribuito largamente a seminare. Oggi il riconoscimento più importante: quello che passa per la cura, per la memoria, per la presa in carico istituzionale.
- Helga Marsala
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